Capitolo 7 - Terzo incontro
«Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?»
(da Romeo e Giulietta - William Shakespeare)
Marco si era separato proprio nel momento sbagliato. Con la pandemia era stato costretto a stare isolato e il contatto femminile gli mancava da morire. La donna che vedeva più spesso era la ex moglie sempre più oppressa da crisi di panico e depressive, tanto da essersi presa addirittura una pausa da lavoro per malattia.
Tuttavia, la vedeva solo per portarla al pronto soccorso o dai medici, né avevano provati più di uno, per provare a trovare una cura. Non c'era stato alcun ritorno di fiamma, Marco provava soltanto un forte senso di colpa per non averla saputa rendere felice e per non esser riuscito ad onorare la promessa matrimoniale.
L'unica donna che desiderava in quel momento era Tiziana. Non si riteneva innamorato, non era un'opzione possibile, ma attratto fortemente sì. Continuava a guardare le sue foto trasfigurandole e ad immaginarsi la faccia di Tittina mentre le accarezzava la pancia, scivolando con la mano vicino al costume e sperando che lei facesse altrettanto. Si era accorto che Titty tendeva ad eseguire i suoi ordini: gli sarebbe piaciuto comandarla, per non dire sottometterla. Però gli piaceva anche essere romantico.
Mercoledì le avrebbe dato solo un bacio. Il Sabato appena trascorso, la Rocca era stata ancora più deserta delle altre volte e allora ne aveva approfittato per esplorare il quarto piano e aveva trovato una soffitta molto intima con due finestrine strette che davano sui tetti senesi. Quello era il posto giusto.
Ma lei lo avrebbe accettato oppure rifiutato? Un compagno l'aveva, non era separata come lui. Tiziana poteva ritenerlo un semplice amico, cosa per Marco impensabile e quasi offensiva.
Dopo tutto quel corteggiamento non poteva non aver capito le sue intenzioni. Mercoledì la loro storia avrebbe dovuto avere una svolta, se lo avesse rifiutato in estate l'avrebbe scordata.
La mattina tanto bramata si svegliò prestissimo, fece tre docce, verificò di essersi depilato dappertutto e di avere la pelle liscia come una prostituta, si tolse ogni rimasuglio dei baffi grigi e di barba.
Non si piaceva granché perché era gonfio a causa del cortisone. Indossò pantaloni neri, snellenti e camicia bianchissima e uscì di casa.
Arrivò in Rocca prestissimo e si sistemò nel Salotto Retail. Poi fece un giro al quarto piano, dove si era sistemato lui, e al secondo, dove aveva la scrivania Tiziana.
Lei non era ancora arrivata, in compenso però erano arrivati tantissimi colleghi e si erano chiusi ognuno in una stanza. Mentre si trovava al secondo piano, vide un collega entrare nella stanza di Titty. Voleva quasi dirgli che la stanza era occupata, ma vide in lontananza altre persone e allora sgattaiolò via in fretta.
Con quell'affollamento, farla salire al quarto piano era troppo pericoloso e poco romantico. Con l'estate si erano ridotti i controlli per contrastare l'epidemia e gli impiegati avevano ripreso ad occupare gli uffici, pertanto, c'era un insolito concentramento in sede.
Quando vide Titty attiva su teams le scrisse "Sei nella tua stanza?"
"Si, un collega l'aveva occupata, è molto gettonata come sai, ma l'ho fatto sgombrare."
"Ci vediamo dopo?"
"Certo, passa da me durante la pausa pranzo."
"Vado a prendere qualcosa?"
"Io ho già le mie verdure, prendi qualcosa per te e poi ci facciamo un caffè!"
"Hai anche il cetriolo e le carote enormi?" non lo disse ovviamente, ma lo pensò. "A dopo Titty"
"A dopo Teddy" Marco sorrise, era buffo sentirsi chiamare così, come se fosse un tenero orsacchiotto.
Verso l'una e mezzo, Marco entrò nella stanza di lei all'improvviso, si levò la mascherina, la tolse a Titty e l'abbracciò con l'intenzione di baciarla.
Lei lo scansò subito, "Non mi sembra il caso, hai visto quanti colleghi che ci sono in giro." E poi gli fece un lungo elenco di personaggi importanti della banca chiusi nelle stanze vicine.
Aveva ragione Tittina, però era stata crudele a mettersi il vestitino bianco a macchie gialle e nere con dei tacchi vertiginosi. Lei sapeva che lui adorava quel vestito, gli aveva fatto un sacco di complimenti alle foto che aveva messo su Facebook. Adesso era eccitato da morire e non sapeva come fare a trattenersi.
Lei continuava a gesticolare come una lolita. Era muscolosa ma minuta e dimostrava molto meno di 37 anni. Con i capelli raccolti sembrava una geisha abbronzata. E gli parlava con una voce più sexy del solito. Sapeva di piacergli e si sentiva bella, però lo scansava con disinvoltura. Che nervoso!
Raggiunse il culmine quando gli disse che aveva fatto pranzo e che si era serbata le carote per lo spuntino nel pomeriggio, mostrandogli due enormi carote arancioni con tutta la buccia in una vaschetta di plastica design intonata al colore delle verdure. "Sai dove te le metterei queste carote!" aveva pensato Marco.
Ad un certo punto lui fece il grave errore: la chiamò con il nome di sua moglie e si inoltrò in un bel carpineto perché iniziarono a parlare di quest'ultima, tanto che Tiziana ad un certo punto si mise anche a dargli consigli su come farle passare la depressione: passeggiate all'aperto, pilates, sole e così via. Si propose addirittura di farle una tabella di allenamento di corpo libero.
Marco cercò di cambiare discorso, ma ritornarono sullo stesso tema con l'aggiunta di una lezione sugli adempimenti amministrativi a favore dei dipendenti, tipo Legge 104 sull'assistenza dei familiari con disabilità riconosciute, permesso compensativo per chi ha lavorato nei giorni festivi, altri permessi per assistere i familiari, poi assegni per il nucleo familiare, Speed, 730 online, PagoInRete. Insomma, affrontarono tutte le problematiche tipiche dei genitori con figli, di cui entrambi erano piuttosto esperti.
La via dell'amicizia era stata presa e se sei amico di una donna non ci combinerai mai niente, lo spiegava chiaramente Max Pezzali degli 883 in una sua canzone "La regola dell'amico".
Marco in quel momento ebbe la certezza di desiderarla soltanto e di non avere nessuna intenzione di essere un suo amico e per questo motivo stava per scoppiare "Scusami Tiziana, mi sono accorto che è tardi e devo terminare la presentazione, a presto!" che in realtà voleva dire "A mai più!"
Salì le scale arrabbiato, finì il lavoro per tempo, tornò a casa e salì in bici per sfogarsi.
Ma non bastò, durante la doccia si dette da fare ulteriormente, ancora e ancora, pensando a lei.
Ma il suo volto gli dava fastidio e allora si mise un asciugamano in testa e pensò di baciarla, ma senza vederla. E neppure lei doveva vederlo e per questo motivo aveva un asciugamano in testa anche lei. Dovevano fare sesso come se fossero da soli e in modo violento fino a farla urlare. Voleva sentirla urlare senza vederla.
... e si svegliò di soprassalto con il lenzuolo zuppo di sudore e di altro.
Era stato un brutto incubo, era troppo ansioso, doveva rilassarsi e non pensare al futuro ma viversi il presente. Anche perché quella mattina era il troppo atteso mercoledì!
Marco si affrettò a cambiare le lenzuola e a infilare in lavatrice quella sporche e poi si fece una doccia fredda. Mentre si asciugava e successivamente si stendeva una crema corpo, riuscì a ragionare e a riflettere sul fatto che si sarebbero visti a lavoro, e pertanto anche un bacio sarebbe stato rischioso.
Ritenne allora più intelligente convincerla a farsi invitare a Puntala, sottolineando per stare da soli. Inoltre, non doveva entrare nella stanza di lei e soprattutto doveva contenersi!
Su quest'ultimo aspetto era decisamente convinto che ci sarebbe riuscito, data l'entità dello sfogo notturno. Inoltre, si ricordò di un impegno che aveva preso con uno dei suoi migliori amici, e ritenne che potesse risultargli utile.
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