Capitolo 18 - Tiziana e la Chimera

"Amore, solo amore è quello che sento
Dimmi perché quando penso, penso solo a te
Dimmi perché quando vedo, vedo solo te
Dimmi perché quando credo, credo solo in te grande amore
Dimmi che mai
Che non mi lascerai mai.
Dimmi chi sei
Respiro dei giorni miei d'amore.
Dimmi che sai
Che solo me sceglierai
Ora lo sai
Tu sei il mio unico grande amore"

Grande Amore – Il volo


Il giorno dopo l'avventura nell'Argentario, i due amanti si dettero il buongiorno e la buonasera e si sentirono via Teams come sempre. Tiziana in settimana scrisse che di venerdì sarebbe stata in sede. Marco restando nel vago, le fece sapere che forse ci sarebbe stato anche lui, ma che avrebbe avuto molto da fare.

La mattina del suddetto venerdì Marco non scrisse nulla e allora lei fece lo stesso, ma ci rimase male perché si era abituata al suo buongiorno mattutino. Verso le nove e mezzo però sentì squillare il cellulare aziendale. "Sei sola in stanza?" Chiese Marco.

"Si, perché?"

"Allora mi autoinvito!" Disse lui entrando. Indossava una camicia bianca e pantaloni neri. Lei invece gonna nera, blusa bianca e blazer nero estivo. Entrambi avevano gli occhiali.

Tiziana rimase a bocca aperta nel vederlo e gli occhi le presero la forma di due cuori.

"Due mesi fa eravamo la sotto ricordi?" Disse lui avvicinandosi alla finestra aperta.

"Eccome se lo ricordo! Non avrei mai pensato che il tuo amico avesse lo studio proprio sotto il mio ufficio."

"Stasera rivado a bagnare le piante, viene a darmi una mano?"

Tiziana fece un risolino "non è una cattiva idea, verso le cinque e mezzo ti può andar bene?"

"Ottimo direi, se non mi fissano riunioni improvvise! Ma spero di no, visto che sono tutti in ferie. Ti va di un giro in Rocca adesso? Non dovrebbero esserci troppi colleghi in giro in pieno agosto"

"Ok, aspetta che mando questa mail e arrivo!"

"Mettiti la mascherina!"

"Certo! Ecco fatto, adesso sono a tua disposizione!" Disse Tiziana bloccando il PC.

Insieme salirono fino al quarto piano, il più alto, dove si trova anche il Salotto Retail con il tavolo rotondo e le sedie rosse.

"Ricordi il nostro secondo incontro? Quando mi inventasti che ci sono le telecamere?"

"Non è una bugia!" Rise lei.

"Tranquilla, stavolta farò il bravo." Disse andando verso una stanzetta senza una parete e senza finestre, con due divanetti rossi e un tavolino di cristallo, due quadri sopra ciascun divanetto, un appendiabiti antico e un angelo sopra una colonna. "Questa stanza è dedicata a me... sono o non sono un angioletto?"

"Certo, ma sei il mio angioletto, non quello della banca."

"Vorresti che fossi solo tuo?"

"Magari! Sì, certo che lo vorrei!"

"Seguimi! Ci sei mai stata di sopra?" Disse Marco salendo per delle scale che si trovavano accanto alla stanza. 

"Mai stata, certo che tu conosci tutti i segreti della Rocca!"

"Può darsi, vieni" le sussurrò abbracciandola in vita. "Da qui, durante le visite guidate, si può accedere al tetto. Adesso però ci fermiamo in questa stanzetta. Da queste tre feritoie medievali si possono osservare i tetti senesi che si trovano intorno. Non è bello da vedere?"

"Moltissimo, è un posto davvero romantico!" Tiziana osservò il panorama indicando il Mastio in lontananza che spuntava fra i tetti: "Quella è la Torre del Mangia e di là c'è Santa Caterina."

"Adesso ti porto da un'altra parte, ancora più romantica" la interruppe Marco "ma dobbiamo fare in fretta perché mi inizia una riunione tra venti minuti".

Scesero di due piani e infine si trovarono nella Galleria Peruzziana, proprio sotto lo scompartimento dedicato all'Acqua, con ai lati i mostri marini cavalcati da fanciulli e figure muliebri, e con al centro della volta il tritone e la nereide, avvolti in un caloroso abbraccio d'amore.

"Chiudi gli occhi" ordinò imperativo e poi dolcemente le sussurrò all'orecchio "ti fidi di me?"

"Mi fido di te!" Marco l'abbracciò da dietro, le mise le mani agli occhi, il collo in quello di Tiziana muovendolo perché entrambi potessero guardare in alto. Lei rise leggermente e si avvicinò con la schiena al suo petto. L'odore di lui così vicino era eccitantissimo.

"Adesso puoi aprirli! A chi ti somigliano questi due?" disse Marco poggiandole con delicatezza le mani nel bacino. Lei guardò in alto per alcuni istanti e poi girandosi verso di lui disse "A noi!". In quel momento magico sembrava che il tempo fosse fermo per loro. "È bellissimo stare abbracciati".

Marco risalì dai fianchi alle spalle, molto delicatamente per farle vedere l'immagine sul soffitto senza perdere l'equilibrio: "ti tengo io, così non rischi di cadere perché ti gira la testa. Sai cosa scrisse Albert Einstein in una lettera a sua figlia?"

"Anche il più grande fisico della storia parla di sentimenti? Su dimmi che sono curiosa" disse lei voltandosi di nuovo verso di lui. 

Marco si schiarì la voce ed iniziò:

"C'è una forza estremamente potente per la quale fin ora la scienza non ha trovato una spiegazione formale.

È una forza che include e governa tutte le altre, e che è persino dietro a qualsiasi fenomeno che opera nell'universo che non sia ancora stato identificato da noi.

Questa forza universale è l'Amore!

L'Amore è luce dato che illumina chi lo dà e chi lo riceve.

L'Amore è gravità, perché fa sentire alcune persone attratte da altre.

L'Amore è potenza, perché moltiplica il meglio che abbiamo e permette all'umanità di non estinguersi dal suo cieco egoismo.

L'Amore rivela e svela.

Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, vedremo che l'Amore vincerà su tutto,

tutto trascende e tutto può, perché l'Amore è la quintessenza della vita"

Tiziana lo ascoltava estasiata "Sei proprio un angelo caduto dal cielo, mio Tesoro" disse poi voltandosi e guardandolo intensamente negli occhi azzurrissimi e brillanti.

In quel momento la Galleria Peruzziana era tutta per loro e il tritone e la nereide li osservano dall'alto della volta. Marco le prese una mano ed iniziò ad accarezzarne il palmo con il pollice, lei stava per svenire, tanto era estasiata da quel momento magico che si era creato fra loro.

Sembrava che si conoscessero da sempre e che finalmente si fossero ritrovati per non separarsi mai più: due metà spezzate che si univano per formare un solo corpo e una sola anima.

Si ammirarono per un periodo di tempo indefinito, parlandosi d'amore solo con lo sguardo, poi lui le dette un bacetto leggero sulle labbra. Fu tentato di proseguire, ma la paura di essere scoperto lo fece ritornare in sé. "Adesso dobbiamo andare, la riunione mi aspetta, ma ci vediamo alle cinque e mezzo davanti allo studio, giusto?" L'interruppe Marco. Lei annuì e si avviarono rapidi nei rispettivi uffici. Era inutile rischiare, tanto dopo il lavoro avevano tutto lo Studio dell'Avvocato Simone a disposizione.

All'orario prestabilito si trovarono davanti al palazzo. Marco aprì il portone principale, salirono le scale ed infine aprì la porta d'ingresso. Appena entrò si tolse tutti i vestiti e pretese lo stesso da Tiziana.

"Mi piace vederti nuda" le disse strusciandosi al suo corpo.

"Anche a me" disse avvinghiandosi a lui.

Immediatamente divennero un solo corpo. Fecero l'amore in mille modi e Tiziana non perse più sangue. Quando Marco glielo fece notare lei rispose "Mi sono adattata a te, adesso sono solo tua!"

Infine, si stesero su uno dei divanetti dello studio e ne approfittarono per farsi delle foto insieme mentre erano ancora nudi.

Rimasero nello studio per quasi due ore, assorti nel loro paradiso d'amore, poi, dato l'orario, furono costretti a staccarsi.

Quando Tiziana tornò a casa tutto il mondo le parve un paradiso, gli uccellini cinguettavano nel cielo azzurrissimo di Siena. La Fortezza, da dove passava tutti i giorni prima di tornare a casa in San Prospero, aveva dei colori al tramonto fantastici, così belli che volle fotografarli. La sera, cucinò la cena più buona che sua figlia avesse mai mangiato e poi guardò un film da bambini sul divano con lei e il maggiore. Si sentiva piena di energie ed era tutto per merito del suo angioletto.

Quest'ultimo, nel frattempo, era tornato a casa e si era tuffato in piscina per fare una mezz'oretta di vasche. Quando era uscito dall'acqua aveva cercato canzonette pop da sentire tramite cellulare e poi si era messo a fare la corda e work out al ritmo della musica con un'energia insolita. Quando si fermava per riprendere fiato rideva sa solo. Poi si guardava le braccia muscolose riflesse nel vetro e tirava gli addominali.

Anna lo osservava preoccupata dalla finestra, mentre preparava la cena per i gemelli.

Era evidente che durante l'estate si era innamorato di qualcuna.

E in tal caso, lei poteva aspettarsi la richiesta di divorzio in ogni momento per poter sposare l'altra, una giovane russa ad esempio, oppure una rumena o una qualsiasi donna dell'est, che ha vissuto la povertà, il dolore e l'ingiustizia sulla sua pelle, e che pertanto non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrarsi un italiano tontolone con un buon portafoglio, come il caro Marco.

Se una donna così lo avesse sposato, in poco tempo lei sarebbe dovuta sloggiare da casa, per farla rimanere da sola padrona di tutto il baccellaio. Un uomo può amare contemporaneamente due italiane svampite e ingenue, ma non due donne dell'est, quelle sì che li sanno mettere in riga.

Sua madre l'aveva avvertita che non doveva separarsi con la consensuale. Se non avesse sempre vissuto nella bambagia l'avrebbe capito da sola che il matrimonio, oltre che una romantica promessa d'amore per giovani sognatrici, è un vero e proprio contratto e un buon avvocato sa come massimizzare il profitto che deriva dal suo miglior utilizzo. Una donna pragmatica e risolutrice questo lo sa, non si sarebbe fatta prendere dai sentimenti e avrebbe tutelato la sua prole al meglio.

Ma Anna era consapevole di essere sognatrice, svampita e ingenua, a differenza delle donne dell'est, super attive, realistiche, dinamiche, con personalità ben più forti di quelle dei mariti accaparrati, dominatrici e sempre bellissime. Pertanto, chiamò subito sua madre per trovare alla svelta una soluzione.

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