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- Oh cavolo. Ho dimenticato di avvisare la mamma.
- Ecco cosa significa essere imbranate.
- Cosa ho fatto di male per meritarmi una coscienza come te.

"Scusa ma ti sembra questo il modo? Che diavolo ti è saltato in testa?"
"Scusa credevo fossi di turno..."
"Non dire cavolate, sapevi benissimo che ero qui!"
"Ok, ok. Mi dispiace, ho dimenticato di avvisarti, però ti avevo detto che oggi arrivava Massimiliano."
"Ah e quindi ti sembra giusto, non avvisare. Mi pare logico. Mi hai fatto penare..."
"Ti ho chiesto scusa!"

"Non servono le scuse in questo momento...sono molto furiosa con te!"
"Mamma ho capito. Non serve continuare."
Mi guarda senza dire nulla è davvero furiosa.
Poi riprende...
"Meglio che vada a letto domani ho l'aereo alle sette e quarantacinque!"
"Scusa perché l'aereo? Dove vai?"
"Ho un'importante convegno a cui non posso mancare."

La guardo senza dire nulla e vedo la mamma andare verso la sua camera sbattendo la porta.

- Ha ragione tua madre, hai sbagliato in  pieno.
- Tu Come al solito sei molto confortante.
- Ehi ci deve pur essere qualcuno che ti fa ragionare.
- Va al diavolo.

Me ne vado nella mia stanza, mi poggio sul letto mentre qualche lacrima scende sul mio viso, so perché ha reagito così...

Flashback

"Ma Dove sono finiti tuo padre tuo fratello?"
"Josh mi aveva detto che aveva una partita e che poi papà sarebbe passato a prenderlo."
"Ma è tutto il giorno che sono spariti, i cellulari sono spenti, quando tornano mi sentiranno quei due."

Sentiamo bussare alla porta, mamma va ad aprire già pronta a fare una scenata, guardo l'ingresso e non sono loro, ma due poliziotti.

"Signora ferretti?"
"Sì, sono io, come posso aiutarla agente?"
"Possiamo entrare?"
"Prego entrate pure."
"La ringrazio."

Io e la mamma ci guardiamo disorientate, non sappiamo cosa vogliono, mentre penso a questo guardo l'ora, visto che sono le ventitre passate, la loro presenza non fa presagire nulla di buono.

Una forte fitta al petto mi giunge come una pugnalata, come se mi stessero piantando un pugnale dritto al centro del cuore, ho paura...
I due poliziotti ci guardano ma non aprono bocca,  si osservano a vicenda come se non trovassero le parole, così la mamma li incita a parlare.

"Agente come mai qui e a quest'ora poi?"
"Ecco...signora si sieda per favore..."
Mia madre che fa quel che dice.
"Vede...stasera c'è stato un incidente, tra un camion e un'auto, purtroppo le persone a bordo della vettura non ce l'hanno fatta."

Lui si ferma, le lacrime iniziano a uscire da sole sul mio volto, il tempo per me sembra essersi fermato, la mamma sembra paralizzata, come se non avesse capito di cosa si trattasse, infatti chiede al poliziotto.

" Mi scusi perché viene a dirlo a me?"
"Signora lei forse non ha capito. Quella macchina Era di suo marito."
"No aspetti cosa sta dicendo? Agente  cosa vuole dirmi?"
"Signora... Mi dispiace!"
"Dio no!!! Non può essere!!!

Vedo la mamma che inizia ad urlare, dicendo che non è possibile, inizia a tenersi la testa tra le mani, poi alza la testa e guarda il poliziotto con gli occhi pieni di lacrime, tra i singhiozzi riprende a parlare.

" La prego agente mi dica che non è vero, mio marito e mio figlio non possono essere morti."
"Signora si faccia forza."

La mamma inizia a piangere disperatamente io corro da lei e ci abbracciamo. Le mie lacrime si mischiano alle sue, dando vita ad una voragine dentro di noi, i due agenti si alzano e ci lasciano da sole in quella casa che ormai è diventata un buco nero per noi.

Fine flashback

Le lacrime ormai scendono ininterrottamente sul mio volto, quella maledetta giornata si è portata con sé una parte di noi, piangendo mi ritrovo addormentata.

Ad un tratto sento la musica di "Faded" come sottofondo, non riesco ad aprire gli occhi,con la mano tasto il comodino cercando il telefono, riesco a raggiungerlo e rispondo con la voce impastata dal sonno.

"Pronto."
"Ehi dormigliona."
"Amore."
"Su, su, alzati, fra mezz'ora passo a prenderti."
"Prendermi? Dove dobbiamo andare?"
"Lo sapevo, domani c'è il ballo, lo hai dimenticato?"
"Oh cavolo, mi alzo subito il tempo di una doccia."
"Ok, sbrigati."

Riaggancia, sono sveglia adesso, guardo l'ora, sono le dieci del mattino, giro per casa ma della mamma nessuna traccia. Ripenso alla litigata con lei, se n'è andata senza nemmeno salutarmi.

Mi guardo allo specchio ho due occhiaie da paura. Dio sembro uno zombie.

Mi dirigo verso il bagno per fare una doccia veloce, apro il getto d'acqua e mi ci immergo, cercando di levare via la tristezza ma so che non è possibile.

Faccio in fretta, metto un asciugamano e vado verso l'armadio, prendo la mia maglietta della Vans nera, un paio di shorts di colore azzurro e le mie Vans nere.

Mi vesto in fretta, metto un po' di correttore per coprire le borse sotto gli occhi, un po' di eyeliner, un po' di lucido e lego i capelli con una coda alta. Do un'ultima occhiata allo specchio e sono pronta.

Esco e trovo Massimiliano ad aspettarmi. 
"Eccola qua la mia dormigliona."
"Dai non è vero."

Divento rossa in viso, lui viene verso di me abbracciandomi forte e lasciandomi un dolce bacio a stampo. Lo guardo negli occhi, ricambia lo sguardo come se avesse già capito il mio stato d'animo, infatti mi osserva perplesso.

"Piccola che succede? Perché hai pianto?"
"Ehm, non  ho pianto... cosa te lo fa pensare?"
Abbasso lo sguardo, non so mentire, infatti lui se ne accorge. Mette un dito sotto il mio mento facendomi alzare la testa, mi fissa negli occhi come se mi stesse scrutando nell'anima.
"Perché mi stai mentendo?"

- Digli la verità stupida, altrimenti litighi anche con lui.
- Maledetta coscienza.

S"cusami, non volevo farlo, solo che ho litigato con la mamma..."
"Perché?"
Si ferma un attimo a pensare, poi riprende.
"O no, ti prego dimmi che non ti sei dimenticata di avvisarla che ritardavi..."

-Beccata!!! Anche lui sa che sei un imbranata.
- Oddio ma che ho fatto di male per meritarmi questo.

"Purtroppo sì..."

Calde lacrime Rigano il mio viso, ormai riesco solo a fare questo da un po' di tempo, sono diventata molto vulnerabile, mi volto per non farmi vedere da lui, non voglio fargli pena. Sembro una bambina...

"Ehi, ehi, no scusami per favore, la mia era solo una domanda, ti prego non sciupare questi occhi stupendi con le lacrime."

Mi asciuga le lacrime e mi fa salire in macchina dopo un po' mi calmo.

"Scusami, non volevo... Ma ho passato quasi tutta la notte sveglia e per di più la mamma è partita senza nemmeno salutarmi. "
"Vedrai che passerà, questi tre giorni l'aiuteranno a calmarsi e tutto tornerà come prima."

Annuisco, mentre mette in moto, ce ne andiamo verso le Champ-Elysees, dove ci sono vari negozi come Cartier, Dior, Gucci, insomma i negozi di marche più pregiate.

"Piccola ti regalo io il vestito."
"No no, amore, non è giusto che paghi tu."
"Lascia che ti faccio un regalo."

Faccio segno di si con la testa.  Restiamo in silenzio, accendo la radio e sentiamo la voce di Liam Payne che canta "For You." Lui appena la sente inizia a cantare, lanciando ogni tanto qualche occhiata verso di me. Io mi sistemo meglio sul sedile e rimango ad osservarlo...

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