~31~

Siamo quasi arrivate a casa, saluto Sharon e continuo da sola, immersa nei miei pensieri. Ripenso alla gara, chissà com'è. Non ne ho mai vista una. Entro in casa e trovo la mamma intenta a cucinare.
"Ehi, ciao tesoro, com'è andata la giornata?"
"Bene, grazie. Tu? Come mai a casa? Hai di nuovo il turno di notte?"
"Si, la mia amica Diana mi ha chiesto di sostituirla, ha il piccolo con la febbre, sai com'è vuole restare vicino a lui."
"Ok, capito. Cos'hai preparato di buono? Sento un buon profumino."
"Risotto ai funghi, arrosto al forno e una torta squisita."
"Mamma? Cosa si festeggia?"
Non mi risponde e continua nelle sue cose. Aiuto la mamma ad apparecchiare, prendo una tovaglia blu con dei cuori bianchi, due bicchieri del medesimo colore, i tovaglioli e le posate. Anche perché siamo solo noi due.
"Danielle, aggiungi un posto a tavola, abbiamo un'ospite."
"Chi deve venire?"
"Richard, un mio collega di lavoro, deve portarmi alcuni documenti."
"Richard eh?"
La guardo con fare malizioso e noto che lei arrossisce. Mi sa che ho ragione c'è del tenero tra di loro.
Penso che lo meriti, ormai è passato tanto tempo da quando papà non c'è più, ha diritto di rifarsi una vita. Ricordo che da quando loro non ci sono più, ha passato tutto il suo tempo ad accudire me. Adesso ha bisogno di qualcuno che può prendersi cura di lei.
Presa da questi pensieri continuo ad apparecchiare la tavola. Vedo entrare dall'ingresso della cucina un signore sui quarantasei anni, alto molto alto, credo un metro e novanta su per giù, un fisico molto scolpito per essere un dottore, capelli neri con delle sfumature grigie tirati all'indietro, gli occhi verdi con delle linee marroni al suo interno. Rimango lì a guardarlo come se fosse un alieno, la mamma me lo presenta risvegliandomi dalla trance in cui ero.
"Danielle lui è Richard, Richard lei è Danielle."
"Piacere mio Danielle, tua madre mi ha parlato molto di te."
"Piacere..."
Non riesco a dire altro, mamma si rivolge a noi facendo segno di sederci. Passiamo tutto il tempo tra chiacchiere e cibo.
"Allora Danielle, dimmi come va la scuola?"
"Bene grazie, faccio parte di una squadra di pallavolo."
"Mi fa piacere, sei tutta tua madre, modesta ma al tempo stesso in gamba."
Mentre dice queste parole fissa la mamma e lei diventa come un peperone. Durante il pranzo fa molte battute, è molto simpatico. Lo vedo proprio bene con lei, non la vedevo ridere da un bel pezzo.
"Devo dire che non ho mai mangiato un risotto così buono. Complimenti davvero è stato tutto squisito."
"Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto."
  Finiamo di mangiare, saluto Richard e mi reco nella mia camera. Domani ho vari test, quindi ho tanto da studiare, inizio subito. Passo tutto il pomeriggio a studiare, non rendendomi conto di che ora sia.
Mamma mi saluta e va a lavoro.
Guardo l'ora sono le sette, squilla il telefono...
"Pronto..."
"Ehi Danielle, ci vediamo per le nove."
"Ok, passi tu da me?"
"Si, alle nove sotto casa tua."
Chiudiamo la chiamata. Mi avvicino all'armadio per vedere cosa mettere. Decido per uno skinny nero leggermente strappato sulle ginocchia, una maglietta blu con la scritta "You are my everything" Al centro e le mie adorate sneakers. Vado in bagno e faccio una doccia, mi vesto e inizio a piastrarmi i capelli, metto un filo di matita e un lucidalabbra. Riguardo l'ora, ho finito giusto in tempo, sento un clacson, è Sharon. Scendo e vado in macchina.
"Allora pronta per l'adrenalina?"
"Ehi, non è che sarà pericoloso?"
"Lo è, ma i ragazzi sono bravi, non è la prima volta che lo fanno."
"Ma perché lo fanno non capisco...e poi dove correranno?"
Mette in moto la macchina e ce ne andiamo.
"Allora, la gara si svolgerà su una strada di quattrocento metri, non ci saranno luci, ne segnali, solo loro le moto e l'ostacolo."
Annuisco con la testa, ma non capisco come si può rischiare la propria vita, per una stupida gara. Siamo arrivate, aveva ragione Sharon la strada è proprio buia, ad illuminarla solo fari di auto e moto. Ci sono una cinquantina tra ragazzi e ragazze, tutti pronti per assistere alla gara. Ci avviciniamo ai ragazzi e li salutiamo, parteciperà anche Jack alla gara. Mi volto e vedo un camioncino con tanti mattoni sopra e dei ragazzi che li stanno posizionando...decido di chiedere a Luke cosa sia.
"Ehi Luke, ma cosa stanno facendo lì?"
"Stanno costruendo un muro, quello sarà l'ostacolo da superare. Iniziamo a correre e ad un certo punto dobbiamo superarlo."
"Oddio ma voi siete matti?! Ragazzi non fatelo..."
"Tranquilla principessa non succederà nulla."
"Ma perché fate questo?"
"Hanno messo in palio un Honda EV06, in più tuta e casco speciale."
"Solo per una stupida moto?"
Mi stampa un bacio sulla guancia e vanno a posizionarsi. Provo imbarazzo a questo gesto, abbasso lo sguardo toccandomi la guancia, poi lo guardo e incrociamo gli sguardi, solo qualche istante, non capisco cosa stia succedendo. Lui si gira.
La gara inizia e io ho una paura tremenda...sento il cuore che batte a mille, ad ogni sterzata il mio cuore perde un battito, vedo che hanno quasi raggiunto il muro. Sentiamo un botto tremendo, i ragazzi si affrettano a vedere cosa sia successo, non sappiamo chi sia caduto, corriamo verso i ragazzi e troviamo un Luke inerme a terra. È stato catapultato dalla moto, ha sbattuto contro questi mattoni. Mi copro la bocca con le mani, non riusciamo a capire se sia...oddio non oso pensare, non può essere vero. Jack chiama un ambulanza, mentre tutti gli altri se ne vanno lasciandoci solo lì in mezzo al nulla, il muro di mattoni è stato smontato. L'ambulanza è arrivata, i medici soccorrono subito Luke, iniziano a fare domande sul come sia successo, ma lasciamo parlare Jack perché non sappiamo cosa dire, siamo letteralmente sconvolte. Vediamo i medici caricarlo sull'ambulanza e la vediamo allontanarsi. Io e Sharon c'è ne andiamo a casa sconvolte. Vado in camera mia e inizio a piangere, pensando a Luke inerme a terra, pieno di sangue, mi addormento tra le lacrime con il suo nome sulla bocca.

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