Addio, mia prode
Artemide aveva pianto raramente nella sua eterna vita divina.
Aveva pianto per Callisto, la sua adorata seguace, quando la dea era stata costretta a trasformarla in orsa, per poi cacciarla via dal gruppo, quando aveva scoperto che la cacciatrice era incinta.
Aveva pianto per il cacciatore Orione, quando lo aveva trovato morto, la schiena trafitta dalla puntura di uno scorpione.
Ora Artemide piangeva per il suo unico, vero amore, la cacciatrice che aveva fatto battere per millenni il suo cuore divino.
Anche se prossima alla morte, Zöe Nightsade appariva bellissima: i suoi occhi scuri riflettevano il cielo notturno, le sue labbra sottili, che Artemide aveva desiderato con tanto ardore tremavano per il gelo o per il dolore procuratogli della ferita. I folti capelli corvini, di solito raccolti in un'unica treccia, ora erano sciolti sull'erba, quasi a formare una maestosa criniera scura.
-Ti ho servita bene mia signora?-
Artemide trasalì quando sentì la voce così flebile della sua amata seguace e , volgendo lo sguardo verso il suo viso notò che quest'ultimo era più pallido, mentre il petto di Zöe si alzava a si abbassava a un ritmo più lento.
Una lacrima colò giù per la guancia della dea, e fu ben presto seguita da altre salate gemelle.
-Sì la migliore delle mie attendenti- rispose Artemide, cercando di sopraffare il nodo che le bloccava la gola.
Non aveva mai confessato il suo amore per la luogotenente, entrambe avevano fatto un giuramento! Non potevano provare alcun sentimento forte ne verso gli uomini, ne verso le donne.
Affianco a lei, anche Talia Grace, figlia di Zeus, piangeva e con lei anche gli altri semidei partiti per salvare Artemide: Annabeth Chase poggiava la testa bionda sulla spalla del padre, singhiozzando.
Artemide aveva cominciato a voler molto bene alla giovane figlia di Atena: era una ragazza saggia e inteliggente, ovvio, ma aveva anche quel misto di coraggio e lealtà tipico di una
cacciatrice. Artemide lo aveva notato sin dal primo momento in cui si erano incontrate, quando la dea aveva preso il suo posto per sorreggere il cielo. Entrambe erano state rapite dal titano Atlante, padre di Zöe e allo stesso tempo suo assassino.
Il figlio di Poseidone teneva lo sguardo sul terreno, bagnato dalle sue lacrime. Artemide non aveva mai avuto stima per gli uomini, ma Percy Jackson si era dimostrato...diverso dall'idea che la gemella di Apollo aveva sul genere maschile.
Lui aveva accettato di sorreggere il cielo al posto suo, permettendole così di sconfiggere Atlante per poi riportarlo sotto il suo antico fardello. La dea gli era ancora riconoscente per questo.
Con un movimento delicato, Zöe prese la mano di Talia nella sua -Mi dispiace per le nostre liti, avremmo potuto essere amiche-
-Avevi ragione tu- rispose la semidea -Su Luke, sugli eroi, sui maschi...su tutto-
-Forse non su tutti gli eroi- mormorò Zöe -Hai ancora la spada Percy?-
Il giovane semidio le portò l'arma è gliela mise in mano.
-Hai detto la verità Percy Jackson. Tu non sei affatto come Ercole. Sono onorata che tu abbia questa spada-.
Fu scossa da un brivido violento.
"No...amore mio...non voglio lasciarti" i ricordi sulla cacciatrice si confusero tra loro. Ricordi di battute di caccia al chiaro di luna, ricordi di notti passate a sognare le labbra di Zöe. Ricordò di quando una volta la cacciatrice l'aveva sorpresa a piangere di nascosto. Lei, senza dire niente, aveva abbracciato la dea. In quel momento, il cuore di Artemide aveva fatto i salti in aria e, mentre rispondeva al gesto della seguace, accarezzandole i folti capelli scuri, si era ritrovata a desiderare che quell'abbraccio non finisse mai.
-Le stelle....riesco di nuovo a vedere le stelle mia signora.-
-Sì, mia prode. Stanotte sono splendide-.
-Le stelle- un'ultima, breve parola e non si mosse più.
"Addio, mia prode. Addio amore mio."
La storia di Zöe, della cacciatrice che conscia del suo destino aveva accettato comunque di partecipare all'impresa per salvarla, non sarebbe mai stata dimenticata.
Ricordando le ultime parole di Zöe, Artemide pronunciò una benedizione e dalle labbra della fanciulla uscì un lieve fumo argenteo. La dea lo raccolse nel palmo della mano.
Altre parole in greco, e la polvere prese il volo verso il cielo notturno.
Un attimo e nella volta celeste brillò una nuova costellazione, una fanciulla con l'arco teso e gli abiti argentati.
-Che il mondo ti onori mia cacciatrice, vivi per sempre nelle stelle-.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top