Capitolo 7

'' La forza di volontà attraversa anche le rocce ''

Proverbio Giapponese


Il sole stava appena arrossendo le nubi mattutine, facendo sbiadire la luce delle stelle che ora, rancorose, stavano abbandonando risentite il manto notturno.

Qualcosa di tiepido le solleticava il polso, e contraendo appena le dita, toccò qualcosa di morbido e liscio, socchiuse appena un occhio ma anche la leggera luce che penetrava dalla finestra le diede fastidio e dovette serrarlo immediatamente; un corpo era riverso appena sul letto in cui stava dormendo e non riusciva proprio a capire di chi potesse essere. Si mosse leggermente sotto le lenzuola e la sua testa pulsò dolorosamente, facendole corrugare la fronte. Perché la testa le faceva così male? Perché la sentiva così pesante e le tempie martellavano come dei tamburi africani? Improvvisamente un pensiero prese vita nella sua mente e comprese, come una stupida aveva cercato di lavorare nonostante il tempo stesse ormai peggiorando, e come se non bastasse, si era presa l'acquazzone e di conseguenza, una bella freddatura con una terribile febbre da cavallo!

Sospirò rassegnata di fronte alla propria stupidità e si rimise su un fianco, aprendo ancora una volta gli occhi; ciò che vide le fece bloccare il respiro in gola e il cuore prese a palpitare impazzito nel suo torace. Cosa ci faceva il signor Greystone nella sua stanza? Cosa mai l'aveva portato a stare così vicino a lei, riverso a metà sul letto? Era forse preoccupato per lei?

'' Ma no.. Cosa vai a pensare? Lui preoccupato per me.. Sarebbe assurdo '' pensò guardando attentamente il viso dormiente del suo compagno notturno. Era bello, non poteva negarlo. Scandalosamente e pericolosamente affascinante, ed ora che poteva osservarlo con tranquillità poteva assorbire ogni più piccolo particolare; come un pittore, osservava il suo soggetto per poterselo imprimere nella mente e dipingerlo sulla tela. Lei avrebbe conservato avidamente quella immagine, e silenziosa prese a guardarlo; la mascella pronunciata era decisa e leggermente adombrata dalla prima barba del mattino, le labbra erano rosee erano leggermente imbronciate e sul labbro superiore c'era un piccolo neo che non aveva mai notato prima d'ora, aveva ciglia dannatamente lunghe e se ne sentì invidiosa. Un uomo non dovrebbe avere ciglia simili, per cui una donna avrebbe ucciso! Sentiva il forte impulso di accarezzarle, poterne sentire la morbidezza sotto i polpastrelli e solleticarli; scendere verso il naso e più giù.. verso la bocca..

- Che state facendo? - domandò una voce rauca dal sonno, facendola trasalire e capire: lo aveva toccato davvero!

- Io.. nulla! Cosa.. cosa fate voi qui caso mai! - rispose divenendo paonazza. Si consolò che almeno il rossore potesse passare per febbre che per pura e semplice vergogna.

Edward si mise a sedere sulla poltrona e, quando la sua schiena scricchiolò dalla terribile postura avuta per tante ore, una smorfia dolorante si formò sul suo volto. Si strofinò una mano sul volto e osservò fuori dalla finestra per un secondo.

- Avevo deciso di rimanere qui, nel caso la febbre fosse salita. Jane e suo marito avevano la serata libera e non potevo di certo fargli saltare i programmi perché una ragazzina ha deciso di farsi una bella sosta sotto l'acqua! Anche se ora comprendo che non deve essere scesa affatto visto il color peperone che ha assunto la tua faccia - disse con un piccolo ghigno - Comunque ammetto che forse ho esagerato un pochino nello stuzzicarti. Ho deciso di chiamare degli aiutanti, non riusciresti a fare tutto da sola. Ma prima dovrai pensare a rimetterti, non voglio una ortobotanica in salute precaria e che possa quindi fare un lavoro misero e scialbo! -

Holly alzò gli occhi al cielo, sentendo un fremito salirle la schiena nel saperlo accanto a lei e vegliandola, nonostante non fosse tenuto a farlo.

- La ringrazio per essere rimasto, ma ora può pure andare. Mi sento meglio e vorrei fare una doccia visto che sono tutta sudata - disse lei in tono sbrigativo. Non aveva amato il tono con cui aveva pronunciato ortobotanica, e non amava l'idea di avere tra i piedi delle persone; non era mai stata brava a fare lavoro di squadra, nessuno le dava mai retta a causa del suo carattere timido e impacciato, e quando riusciva ad esporre le sue idee nessuno la considerava e facevano di testa loro. Sapeva già che sarebbe successo, se lo sentiva nelle ossa indolenzite..

I giorni seguenti divennero per Holly una corsa ad ostacoli; dopo aver passato ore intere in un letto con la testa pesante e fazzoletti sparsi tra le lenzuola, si era messa di buona lena e recuperare il tempo in malattia. Come da annunciato dal padrone di casa, una squadra di giardinieri era stata messa a sua completa disposizione per sistemare il viale della villa, e lei aveva già cominciato a sbuffare nervosa alla vista di tutti quegli uomini che, a detta sua, non l'avrebbero ascoltata nemmeno se si fosse messa a ballar nuda davanti a loro.

E non aveva sbagliato affatto.

Non capiva se era lei che non riusciva a farsi rispettare, essendo timida ed impacciata col gentil sesso, oppure fossero gli uomini che incontrava ad avere pessimi caratteri. Erano tutti uomini di trent'anni ovviamente, e sembrava che solo loro sapessero cosa fosse meglio fare per quel pezzo di giardino da ristrutturare. Non contava un accidente il fatto che lei fosse una specialista. Molto probabilmente pensavano che i suoi diplomi fossero carta igienica, ergo utili a pulirsi il didietro e tirare lo sciacquone dello scarico. Più di una volta era andata a parlarne con il padrone di casa, e già mal tollerava il dover andare da lui e piagnucolare; Holly era una persona molto orgogliosa in certi frangenti e non amava andarsi a lamentare delle cose, soprattutto quando svolgeva un lavoro così grosso e importante! Eppure dovette ingoiare il rospo, e affrontare il lupo e le sue fauci. Il risultato? Uno sguardo annoiato e un'alzata di spalle erano la conferma che non solo non si cavava un ragno dal buco con lui, ma che gli uomini fossero estremamente solidali con i loro compari della loro specie. O forse tra stronzi ci si capiva anche con uno sguardo..!

L'aria che quel giorno soffiava sulla brughiera e tra le chiome quasi spoglie degli alberi era fredda e pungente, segno inequivocabile dell'arrivo dell'inverno; osservava con attenzione le erbacce che segnavano il percorso con sguardo infastidito mentre il piede batteva ritmico sul selciato. '' Dannazione! Le ho tolte precisamente una settimana fa e ancora ritornano! Com'è possibile?! '' pensò frustrata, inginocchiandosi a terra, pronta a prendere il fastidioso compito di toglierle. In verità aveva dato ordine ad uno dei ragazzi, ma come al solito facevano di testa loro e non c'era verso che la ascoltassero un minimo! '' Oh ma esiste un girone dell'inferno anche per loro, Dante deve averne scritto uno apposta sui maschilisti sbruffoni '' asserì convinta mentre si accingeva a prendere la paletta, dopo essersi tirata su le maniche del suo pullover ormai ingrigito dalla polvere. Osservò con occhio critico quelle dannate erbacce, perciò a tentoni cercò di prendere lo strumento che aveva posato a terra lì vicino ma non lo trovò.

Spaesata si guardò attorno - Ma.. Lo avevo lasciato qui! Giusto? Si! Quindi dove.. Non sarà uno scherzo di uno degli scimmiotti spero! - borbottò a denti stretti, alzandosi in tutta fretta. Percorse qualche metro e trovò due dei ragazzi parlottare tra loro, quando la videro arrivare arrestarono il discorso e la guardavano maliziosi.

- Scusate.. Avete per caso visto la paletta per togliere le erbacce? L'avete presa voi? - chiese titubante. Non li sopportava era vero, spesso le facevano battutine stupide che la facevano solo arricciare il naso, ma ne era comunque un poco intimidita.

- No ragazzina, non abbiamo visto la tua paletta. Ne abbiamo già una per noi a testa - disse uno dei due, sghignazzante e seguito a ruota dall'altro. Holly alzò gli occhi al cielo e si chiese se non fosse un sottile sottinteso per qualcos'altro..

- Ho perso la mia paletta.. Ma dove diavolo l'avrò messa? - farfugliò agitata; non era una cosa sua, e aveva il terrore che il padrone della casa potesse in qualche modo fargliela pagare con gli interessi.

Decisa a ritrovarla, voltò loro le spalle, fingendo di non aver sentito alcuni commenti poco galanti sul suo sedere ma che la fecero arrossire di vergogna. Uomini! Perse un'ora buona per trovarla, ma con scarsi risultati: dovette perciò chiedere in prestito quella di uno dei giardinieri. Se la sistemò vicino e si inginocchiò per iniziare il lavoro, quando udì un piccolo scricchiolio e fece appena in tempo a voltarsi che vide qualcosa sfrecciare di tutto punto lontano da lei. Era una specie di pan bauletto. '' Un pan bauletto che cammina? Ma.. Non ho bevuto questa mattina! O forse è la fame? '' pensò confusa, notando uno strano luccichio in lontananza. Ma non era la sua paletta quella?! Abbassò lo sguardo e vide che effettivamente anche quella paletta era scomparsa.

- Ehi! - urlò e, dimentica del suo stato impolverato, si mise a correre dietro a quella strana.. cosa!

Continuava a correre e imprecava mentalmente, si sentiva una deficiente! Non era mai stata un asso nella corsa, e quando lo faceva, assomigliava più ad un maiale zoppo sui tacchi; non si accorse di una radice che sbucava maligna dal terreno e vi ci inciampò cadendo rovinosamente a terra. Doveva aver anche ingoiato un po' di terra a giudicare da come tossiva, ma non si diede per vinta e si rialzò zompettando e ricominciò la sua folle corsa. Una cosa era sicura, un pan bauletto non aveva zampe pelose! Con uno scatto agile e quasi da felino ubriaco, decise il tutto e per tutto: si gettò a pesce.

- Ti ho preso piccolo ladruncolo! - esultò trattenendo quell'ammasso di pelo e grasso tra le braccia, che ora si dimenava come un diavolo inferocito.

Lo guardò bene ed esclamò stupita - Ma.. E' un cane corgi! -. Il cane la fissò altezzoso e continuò a dimenare il suo corpo come una trota indemoniata, ma lo tenne ben stretto quando vide la sua paletta stretta nelle sue piccole fauci.

- Lo sai che non si deve rubare? Il tuo padrone non ti ha insegnato l'educazione? - disse sarcastica mentre lo metteva a terra e afferrò saldamente il manico della paletta, e toglierglielo di bocca. - Questa mi serve! Non è un bastone chiaro? Accidenti, guarda come sono ridotta! E tutto perché ti sono corsa dietro, cane pestifero! -.

Osservò il canide che la fissava con sguardo deciso, poi con aria solenne le diede le spalle, o per meglio dire, le mostrò il suo regale posteriore peloso, e zampettò verso la casa.

- Ehi aspetta un attimo! Ma da dove salti fuori? - chiese come se le potesse rispondergli; amava i cani, ma non ne aveva mai potuto avere uno poiché sua madre era allergica al pelo. Non poteva però lasciarlo girovagare per la tenuta, quindi prima che potesse fare un altro passo, lo riprese in braccio, e giudicò lo sguardo del cane come: panico. Panico più totale.

- Vieni andiamo. Vediamo se troviamo qualcosa da mangiare che dici? Io avrei un poco d'appetito sai? E poi, non se come reagirebbe Edward se ti vedesse.. - sospirò tra sé, mentre teneva ben saldo il cane, stretto al petto, che non si era mosso d'una virgola.

Raggiunsero presto la porta del piccolo cucinino che la servitù un tempo utilizzava, e con un piccolo slancio, l'aprì senza troppi problemi. La stanza era sorprendentemente calda, grazie al calore che la vecchia stufa accesa emanava, dando sollievo alla ragazza che posò finalmente il cane a terra. Lo vide rimanere fermo per un poco, poi si mise ad annusare la stanza incuriosito; guardò nella credenza e vi trovò del pane morbido al tatto e del prosciutto affumicato con cui avrebbe fatto un panino. Prese anche un bicchiere d'acqua, dopo aver preso una ciotola e riempirla per il piccolo cane che stava bevendo avidamente.

- Eri assetato eh? La corsa deve averti spompato.. - boffonchiò a bocca piena. Vedendo che non la degnava d'uno sguardo, si mise a mangiare fissando distrattamente la cappa del focolare, non accorgendosi che la porta della stanza era abbastanza aperta da far uscire il cagnolino senza troppi problemi.

- As.. Aspetta! Dannazione - ringhiò esasperata. Quel cane era posseduto!

- Qui bello, qui! Oh diamine.. E ora? -

Sempre più ansiosa, camminò velocemente lungo i corridoi della casa, chiamando il cane a voce sostenuta; si sentiva un po' stupida effettivamente, e se qualcuno l'avesse vista, probabilmente l'avrebbero reputata una pazza che girava per la villa con un panino in mano e chiamando un cane, che sembrava essere svanito nel nulla. Un abbaiare interruppe i suoi pensieri, camminò spedita verso la stanza da cui veniva il guaito ed entrò senza preamboli; la stanza era un piccolo salottino, con un divano e diverse poltrone circondavano un basso tavolino con gambe in legno intagliato, sormontato sa un piano in vetro nero opaco, e al suo centro troneggiava uno splendi vaso cinese in porcellana molto antico e che doveva valere molto, o almeno così pensò Holly. Di fronte vi era come di consueto il caminetto in marmo bianco che stranamente era acceso, vi era anche una credenza piena di libri e addirittura busti raffiguranti probabilmente agli antenati di Greystone ed infine una piccola credenza piena zeppa di liquori e grappe faceva bella mostra di sé.

Il costante borbottio canino la fece sobbalzare e togliere gli occhi di fronte a tanta bellezza, era una villa antica ma ancora si stupiva di quante stanze dovesse ancora vedere e quanti tesori inestimabili possedesse quella tenuta. Si mise a quattro zampe e gattonò, posando il panino sul basso tavolino e guardò attentamente sotto una delle poltrone in velluto color borgogna e vide due luminosi occhi vispi che la fissavano.

- Cosa ci fai lì sotto? Andiamo esci! Non dovremmo nemmeno essere qui! E intendo proprio tu ed io sai? ..Non ti sarai mica incastrato vero? - chiese titubante, e il cane mugolò triste. Sospirò e allungò le mani, afferrandolo sotto le zampe e tirando con delicatezza, sembrava proprio incastrato perché non si muoveva di un millimetro - Perfetto.. Dovresti metterti a dieta sai? Sei davvero cicciotto! Dai.. Forza! Ci siamo quasi.. - stava quasi per esultare quando due voci interruppero il suo solitario monologo.

- Che diavolo sta facendo?! -

- Oh cielo! Edward, mi vuoi spiegare che sta succedendo in questa casa? - domandò una voce leggermente rauca, con tono piuttosto sconvolto.

Holly sobbalzò così forte che urtò il tavolino, il vaso cinese barcollò pericolosamente e mentre quello rovinava a terra in mille preziosissime schegge perlacee, il cane uscì facilmente di gran carriera, andando in braccio a quella che doveva essere la sua vecchia padrona.

Una donna un poco in carne la fissava curiosa e leggermente sconvolta. Era piuttosto anziana, i capelli bianchi erano stretti in una crocchia severa lasciando scoperto un volto paffuto e con delle rughe attorno agli occhi di un color nocciola vivo e alla bocca sottile, un naso leggermente adunco faceva bella mostra sopra la bocca. Indossava un completo di gonna e tweed color crema, e una collana e orecchini di perle completava la sua misé, insieme alle scarpe nere basse con leggero tacco quadrato. Le mancava solo il cappellino coordinato e poteva assomigliare benissimo alla regina Elisabetta!

Lo sgomento per essere stata sorpresa inginocchiata a terra, e lo sguardo furbo del cane che ora ansimava con la lingua di fuori in braccio alla donna, venne interrotto da un'imprecazione piuttosto colorita da parte del padrone di casa, che sembrava ormai sul punto d strangolarla da un momento all'altro.

- Porca puttana! Il mio costosissimo vaso cinese! - ruggì Edward.

Si.. L'avrebbe ammazzata seduta stante!



Scusate per l'enorme ritardo! Purtroppo ho avuto diversi problemi e un lutto in famiglia, mi ha tolto completamente le energie e la voglia di scrivere.. Spero che questo capitolo possa piacervi, anche se non è lungo e forse non è scritto come si deve.. 

Un bacione

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