Capitolo 20


'' Chi ti ama ti strappa dagli occhi la malinconia e ci semina campi di girasoli ''

B. Brussa


Holly si era rinchiusa in bagno per vestirsi e truccarsi. Si stava fissando allo specchio da ormai venti minuti buoni, gettando di tanto in tanto un occhiata al vestito che aveva scelto da indossare quella sera. Edward le aveva detto che il ristorante non era così altolocato da dover indossare un abito lungo, ma era anche vero che i due avevano metri di misura ben diversi. Se per lui non era così lussuoso, poteva anche significare che in realtà lo fosse ma non abbastanza per Edward!

Si morse lievemente il labbro e allungò la mano sulla gruccia e afferrare l'indumento, toccando seta e chiffon sotto i polpastrelli. Era un abito lungo fino al ginocchio e non troppo vistoso, aveva le maniche a tre quarti ma essendo ancora piuttosto freddo la sera, avrebbe indossato anche un giacchetto leggero, aveva un pudico scollo rotondo adatto quindi a nascondere il suo seno, e una cintura vintage in vita, il tutto di un unico colore: nero. Ai piedi aveva deciso di indossare delle decolté con cinturino argentate, e pregò tutti gli Dei esistenti di non farla cadere rovinosamente a terra a causa del tacco piuttosto alto, decisamente troppo per i suoi standard. Per il viso aveva deciso di non fare granché, solo una leggera stesura di mascara sulle ciglia e, decisa ad osare, un rossetto borgogna sulle labbra. Per i capelli fu una vera e propria tragedia invece perché non aveva nemmeno una piastra da poter utilizzare, non che fosse così utile con i suoi capelli ricci poi. Perciò decise di lasciarli sciolti e vaporosi, grazie all'aiuto di schiuma e phon.

Prese un bel respiro, ed uscì.

Dovette aggrapparsi con forza alla maniglia della porta per non cadere sul pavimento; Edward di stava sistemando i gemelli ai polsini della candida camicia che aveva deciso di indossare quella sera. La posa in cui era messo, faceva risaltare i pantaloni scuri che avvolgevano alla perfezione le natiche sode. '' Oh Signore! Tutto quel ben di Dio, ed è solo mio! '' pensò euforica. Quanto le sarebbe piaciuto sistemargli i polsini per toccargli i polsi e sfiorargli le vene che risaltavano sulla pelle...

- Ti piace ciò che vedi? - le disse rocamente, avendo visto il viso arrossato di lei con la cosa dell'occhio.

- Lo hai fatto apposta vero? - alzò gli occhi al cielo.

Edward rise appena e si avvicinò a lei - Sei bellissima - le disse sinceramente, baciandole sull'angolo delle labbra carnose.

- Anche tu - e gli posò le mani sul torace, senza però alcuna malizia.

Le sorrise prendendole una mano tra le sue, carezzandole le nocche con il pollice - Sei pronta per andare a mangiare dell'ottima cucina italiana? Andremo in taxi, non vorrei che ti slogassi le caviglie con quei trampoli così alti! - disse piuttosto ironicamente.

- Bè, non volevo farti sfigurare. Insomma non so nemmeno dove stiamo andando, perciò ho optato per un look abbastanza elegante... - mugugnò.

Edward sorrise - Non mi faresti sfigurare nemmeno con un nido di quaglia in testa. Andiamo ora, il taxi dovrebbe essere qui a momenti -

L'aiutò ad indossare un cappotto leggero e, dopo aver infilato il suo, presero l'ascensore e andare nella hall, dove un addetto lì salutò e aprì loro la porta con fare zelante. Il taxi li stava già aspettando, pronto a portarli in centro Firenze; viaggiarono in maniera alquanto rumorosa, guardando e commentando i monumenti che passavano sotto i loro occhi. Ad Holly brillavano gli occhi dall'entusiasmo, felice nel ricordare alcune strade che spesso aveva frequentato da giovane. Ed Edward si sentiva ugualmente felice nel vederla così spensierata e chiacchiereccia, e sperò di cuore di farle godere quei giorni nel modo più tranquillo possibile e di vederla sempre con quella luce allegra negli occhi.

Il taxi si fermò di fronte ad un ristorante rustico ma rinomato. L'insegna portava il nome di Antico Ristoro di Cambi. Edward dovette aiutarla a scendere, perché era rimasta chiaramente senza parole.

- Ma.. Oddio! Ci sono venuta qualche volta da piccola! Credevo mi avresti portato in un locale chic e super costosissimo - disse sollevata.

Edward alzò un sopracciglio - Guarda che non mangio ogni giorno caviale e champagne! Anche io apprezzo la cucina semplice e si dà il caso che apprezzi anche mangiare in locali più ''popolari'' - e le aprì la porta per farla entrare per prima.

Vennero accolti da una tipica atmosfera rustica, dove all'occhio saltò il bancone dei salumi, frutta di stagione, verdure e le carni per le bistecche alla fiorentina. Il locale possedeva una cantina di vini pregiati ovviamente toscani come il Brunello di Montalcino, alcuni Chianti classici, i rossi di Montepulciano e tanti altri. Le sale aveva struttura cinquecentesca poiché la trattoria a quei tempi era in realtà un convento che venne utilizzato in seguito come locali di stalla-scuderie di nobili famiglie fiorentine, infatti si potevano scorgere qua e là tracce assai evidenti: effigi, oggetti d'epoca, rifiniture architettoniche. Il tutto dava un senso di calore e protezione, grazie anche all'arredamento semplice e dai colori.

Vennero accompagnati ad un tavolo un po' appartato, dove il cameriere chiese loro se volessero un tipico antipasto all'italiana, e proponendo loro il vino da accompagnare. Subito venne servito l'antipasto, un insieme di salumi e formaggi tipici toscani con qualche verdura sott'olio. Mangiarono con gusto, ridendo e scherzando su ogni cosa venisse loro in mente; sembravano due adolescenti ad occhi estranei, si stuzzicavano con battute maliziose, sfiorandosi quasi accidentalmente con le mani e con il busto. Quasi fossero una novella coppietta di innamorati, ma a nessuno dei due importava ciò che potevano pensare gli altri, in quel momento vivevano nella loro bolla di felicità e non avrebbero permesso a nessuno di distruggerla. Deliziarono il loro palato con un primo di tagliatelle ai funghi porcini e tartufo, e Edward dovette sistemarsi diverse volte il cavallo dei pantaloni che gli era diventato fastidioso nel guardare come la sua donna portava la forchetta alla bocca, la gola bianca alla luce delle lampade si muoveva ritmicamente quando ingoiava il boccone di cibo e i mugolii di apprezzamento lo mandavano in estasi. Lo fecero quasi diventare un animale, l'avrebbe afferrata rudemente e trascinata sul tavolo e poi presa con vigore sotto gli occhi degli altri clienti. Dovette bere una dose esagerata di vino e acqua, tenendo le mani occupate pur di non toccarla. Anche il secondo venne apprezzato da entrambi, Holly, sotto insistenza di Edward, scelse il filetto all'aceto balsamico mentre lui prese una bistecca alla fiorentina. Il dolce non venne preso, Edward aveva in mente di mangiarlo nella loro stanza da letto, ma questo non glielo disse, in compenso però presero un ottimo caffè e un amaro per digerire la cena. Decisero di fare due passi prima di tornare all'albergo, godendosi la città e le vie antiche sotto un cielo stellato e privo di nubi.

Erano passate ormai le dieci quando decisero di ritornare in albergo, e sotto insistenza di Holly tornarono a piedi. Quando provò a farle cambiare idea fissandole insistentemente le scarpe, lei gli rise in faccia dichiarando che non avrebbero goduto della bellezza romantica della città se avessero preso un altro taxi.

Ecco perché ora lei ora si trovava seduta sulla poltrona lamentandosi appena del dolore ai piedi.

- Te l'avevo detto - sospirò lui, togliendosi del suo cappotto e sistemando anche il suo nell'armadio.

- Lo so lo so, ma non me ne pento nonostante il dolore atroce - ridacchiò chinandosi per togliere le scarpe.

Quando vide il gesto la fermò inginocchiandosi davanti a lei, le afferrò una caviglia con molta delicatezza e con molta lentezza le sfilò la prima scarpa continuando a guardarla negli occhi. Holly arrossì a quel gesto, perché nessuno mai le aveva fatto una cosa simile prima, e soprattutto facendo sembrare quel gesto tanto intimo ed erotico. Sentì il calore delle sue mani sulla pelle, le dita che parsimoniose le massaggiavano la pianta e il collo del piede fino ai polpacci. Quando passò all'altro era pienamente in estasi e tremendamente rilassata, se l'avesse presa su quella poltrona di certo non si sarebbe tirata indietro. Forse perché i pochi ragazzi che aveva avuto nella sua vita pensavano più al loro benessere, forse perché lei così timida non riusciva a lasciarsi andare, o forse perché Edward era così sicuro di se stesso e così esperto con il corpo femminile, sentì il suo ventre risvegliarsi in un languido calore.

- Va un po' meglio ora? -

Dovette sbattere diverse volte le palpebre per poi guardarlo - Si ti ringrazio. Non sono molto abituata a questo genere di scarpe - ridacchiò piegandosi in avanti e baciandogli la fronte, dopo avergli sistemato il ciuffo per baciargli la pelle.

Edward sorrise - Hai ancora spazio per il dolce? -

- E me lo chiedi? C'è sempre spazio per un dolcetto nel mio stomaco! -

Lo vide alzarsi ridacchiando della risposta e chiamò dal telefono in camera, chiedendo di portare ciò che aveva richiesto nel pomeriggio. Holly non lo sentì, era uscita a prendere aria fresca sul balcone, rimirando il cielo notturno in silenzio. Due forti braccia le cinsero i fianchi spingendola indietro, e subito si beò del calore del corpo possente di lui.

- A cosa stai pensando? - le sussurrò piano all'orecchio, baciandole il lobo.

Holly chinò indietro il capo poggiandolo sulla spalla - A tutto e a niente in realtà. Mi sembra quasi surreale di essere qui con te, senza preoccupazioni. Eppure sono anche terrorizzata al pensiero che sia tutta un illusione, ho paura di tornare alla realtà e.. E vedermi piombare addosso tutti i miei problemi -

- Gli ostacoli ci saranno sempre Holly. Ma come ti ho già detto: questa volta non sei da sola, affronteremo tutto insieme; ora però pensiamo solo a divertirci, abbiamo di fronte a noi due settimane per rilassarci e soprattutto, abbiamo un dolce che ci aspetta! -

Sapeva di essere un tantino logorroica, e anche troppo ansiosa, perciò si lasciò guidare da Edward dentro senza più dire una parola. Dopotutto era lì per rilassarsi che diamine!

Si sedette sul letto ponendo le gambe sotto il sedere e aspettò il ritorno dell'uomo che aveva appena aperto la porta. Lo sentì confabulare sottovoce, poi ringraziò e richiuse la porta. Quando tornò lo vide spingere un piccolo carrello, dove sopra c'era una galoche e un cestello pieno di ghiaccio e una bottiglia di vino al fresco. Spalancò gli occhi - E quello? - ridacchiò mentre alzava il coperchio rivelando due coppe enormi di tiramisù.

- Un omaggio alla mia signora! Volevo che ci gustassimo in santa pace il dolce, e così ne ho fatto fare uno nelle cucine dal cuoco. Spero ti piaccia, so che è un dolce tipico italiano -

Afferrò la coppa che gli venne allungata e sorrise - E' un pensiero bellissimo Ed, io amo i dolci, e il tiramisù è uno tra quelli che preferisco in assoluto! - prese il cucchiaino e lo affondò nella dolce crema cosparsa di cacao amaro, ne prese una bella cucchiaiata e se lo mise in bocca. Un profondo gemito di piacere le risalì lungo la gola, mentre un esplosione di dolcezza e amaro combattevano sulla sua lingua. Quando riaprì gli occhi vide il sorriso maliziosi di Edward.

- Sai, avrei dato qualsiasi cosa per poterti fotografare nell'esatto momento in cui hai gemuto. Il tuo viso decantava la perdizione e l'estasi, pari quasi ad un orgasmo sessuale. -

Holly arrossì - Sei davvero.. Tu vedi malizia in tutto! - borbottò portandosi alle labbra ancora un poco di dolce.

Edward rise e continuò a mangiare il dolce. Risero e scherzarono, imboccandosi talvolta a vicenda come due liceali. Entrambi erano felici; erano anni che non si lasciavano andare in quel modo, specialmente Edward che aveva finalmente trovato l'opportunità di ridere senza nessun giudizio o senso di oppressione. E lo stesso valeva anche per Holly. L'eccitazione grazie al vino dolce era salita parecchio nell'ultima ora, e più di una volta si erano ritrovati a baciarsi o toccarsi.

Lui la guardava come se fosse la cosa più bella al mondo, e desiderava renderle omaggio con tutto se stesso. Vederla ridere, il rossore che le imporporava le guance e finalmente più libera e sicura della sua persona lo rendevano euforico e bisognoso di contatto. Perciò quando iniziò a toccarla sopra i vestiti, quando parlò sembrò quasi implorarla di concedersi a lui - Ho bisogno di te, ti voglio -

Con mani nervose le tolse tutto ciò che la copriva, velocemente e senza guardare dove buttava i vestiti. Vedendola fare lo stesso con lui lo rincuorò; nel giro di pochi minuti si trovarono entrambi nudi, pelle contro pelle, dove la luce delle lampade giocava creando ombre maliziose sugli avvallamenti dei muscoli e dei fianchi sinuosi. La spinse piuttosto rudemente sul letto, per poi abbassarsi su di lei come un predatore balza sulla preda. Con la sua lingua percorse ogni centimetro di quella pelle di porcellana, seguendo le onde morbide dei seni; ogni parte del corpo venne coperta da baci umidi e famelici facendola sospirare piena di attesa. Le gambe muscolose di lui cinsero le sue in una morsa d'acciaio, e quando le premette il bacino contro il suo facendole percepire i suoi duri lombi, inarcò le anche rispondendo a quell'invito. Quella pelle dura, liscia e calda si dondolava ad un ritmo lento... lo sentì completamente dentro di sé, e i suoi muscoli si strinsero in risposta, smaniosa di trattenerlo e stringerlo con tutte le sue forze. Ma lui indietreggiò quasi subito, lasciandola vuota e mugugnò irritata; lui la guardò con un luccichio diabolico nello sguardo, voleva sentirla implorare.

- Oh per favore.. -

Lui in risposta si abbassò baciandole lo sterno e poi l'ombelico, dove la lingua pungolò dispettosamente; descrisse la circonferenza per poi soffiarci sopra. Spinse le sue mani sotto la sua schiena incurvata dal piacere, massaggiandole i muscoli per poi seguire la rotondità delle natiche morbide. Era così inebriata da non percepire quasi per niente i capelli di Edward sul suo ventre, e la testa proseguire la strada verso il basso tra le sue gambe. Gliele aprì non trovando alcuna resistenza e vide il centro nervoso lucido e gonfio, pronto per la sua bocca. Sembrava quasi implorarlo ed Edward, come un santo caritatevole, lo accolse nelle sue labbra baciandolo e succhiandolo con devozione. Holly gridò, i muscoli si contrassero in un terribile spasmo, e con il bacino iniziò a dondolarsi al ritmo della suzione di quella bocca peccaminosa. Il suo sapore dava alla testa, e succhiò con più voracità fino a farla venire. Si alzò immediatamente e con un colpo secco del bacino entrò in lei, il suo membro pulsava troppo dolorosamente per poter sopportare ancora la lontananza con quell'umida e calda cavità e gemette quasi rabbiosamente quando percepì gli spasmi dei suoi muscoli pelvici stringersi attorno a lui. Il ritmo con cui la prese era veloce e secco, ed Holly annaspò in cerca d'aria. C'era dolore ma anche molto piacere in quel ritmo cadenzato da dure spinte, si aggrappò alla sua schiena con le unghie, che scivolarono verso il basso lasciando una dolorosa scia fino alle natiche. Edward spinse ancora di più. Si unirono amandosi finché non rimase nessuno spazio a dividerli; avvertirono l'orgasmo riecheggiare nelle loro carni, si abbracciarono fino a che non mancò loro il respiro. Holly strofinò il suo viso sudato dal piacere contro il suo collo, mentre entrambi cercavano di riprendere fiato.

- Sono qui, con te, e non ti lascerò mai - gli sussurrò lei all'orecchio, e per lui fu abbastanza.


Erano passati già tre giorni, e li avevano passati tra musei e tour gastronomici. Sembravano una coppia di sposini in luna di miele; Holly aveva cominciato a sentirsi più a suo agio mano a mano che il tempo passava, in compagnia di Edward balbettava ormai poco anche se arrossiva ancora spesso. Si sentiva più sicura di se stessa, osava molto in presenza di lui, non si sentiva più a disagio nel mostrare il suo corpo nel loro letto. Quella mattina però Edward aveva da fare, perciò aveva deciso di uscire senza di lui. Era quasi passato un anno dalla morte dei suoi genitori, e non aveva più visitato la tomba dei suoi; si era vestita di tutto punto e prima che Edward si destasse aveva abbandonato la stanza lasciandogli un biglietto scritto.

Ricordava ovviamente la strada per andare verso il fioraio, e scelse delle peonie rosa chiaro per entrambi e si diresse di buona lena al cimitero. Camminò per diversi metri prima di trovarli. Sorrise mestamente mentre si inginocchiava di fronte alle lapidi. Notò che le fotografie erano un poco sporche, perciò prese un fazzoletto e lo passò sul vetro; con le mani spazzò via foglie secche e petali ormai marciti del tempo. Probabilmente la signora Lidia non aveva potuto pulirla, ma non gliene fece una colpa. Infondo doveva solo ringraziarla per prendersi cura della tomba dei suoi genitori e portare sempre fiori freschi. Dopo aver pulito tutto depose i fiori nel vaso e sorrise soddisfatta.

- Ciao mamma, ciao papà. Scusatemi se non sono venuta prima ma ci sono state molte novità per me. Mi sono trasferita. Mi spiace davvero aver approfittato dell'idea del viaggio dopo il vostro funerale, ma non riuscivo.. Avevo bisogno di cambiare un poco l'aria e perciò ho deciso di trasferirmi in Inghilterra, sono andata da zia Marge sapete? E ho anche trovato lavoro, certo con qualche difficoltà nel mezzo ovviamente. Ho conosciuto un uomo sapete? All'inizio non andavamo molto d'accordo, ma poi con il tempo abbiamo iniziato a comprendere i nostri caratteri e piano piano abbiamo sciolto il ghiaccio. E' una persona splendida, mi ha portata qui per farmi cambiare aria, ero molto stressata per tante cose. Sono sicura che vi piacerebbe! E' fantastico, mi fa ridere e mi fa stare bene. Mi ha aiutata a tirare fuori più coraggio, sono più sicura della mia persona e so che posso fare molto, basta credere in me stessa! Quante volte me lo avete ripetuto? Moltissime, ed io non vi ho mai ascoltate. E' così strano che una persona con cui non volevo averci a che fare potesse farmi compiere un così grande passo? - ridacchiò - Lui mi piace, moltissimo. E mi dispiace davvero che voi non possiate conoscerlo... Ogni giorno non faccio altro che sentire la vostra mancanza. Mi mancano i tuoi dolci carbonizzati mamma, o il tuo pessimo senso dell'umorismo papà. Mi mancano le risate contagiose che facevamo insieme, i nostri viaggi, le nostre giornate nei musei o al mare. Quanto vorrei foste qui - singhiozzò, le braccia strette attorno al ventre.

Una mano si posò sulla sua spalla facendola sussultare, girando il viso verso quella presenza con le lacrime a solcarle le guance. Edward le stava sorridendo con dolcezza.

- Edward..? Ma che fai qui? Credevo dovessi.. -

- Sei stata davvero veloce stamattina a mollarmi in camera. Perché ieri sera non mi hai detto che volevi venire qui? -

- Avevi detto.. Che avevi da fare e perciò non volevo disturbarti e farti venire qui, togliendoti del tempo prezioso.. -

- Sarei venuto senza battere ciglio. Il lavoro può aspettare, e poi dovevo solo fare una telefonata, posso sempre farla più tardi. -

Holly fece un sorriso acquoso - Scusami. Edward, ti presento i miei genitori -

Lui ricambiò per poi guardare le fotografie - Assomigli molto a tua madre. Il colore e quei riccioli indomiti li hai presi da tuo padre però - ridacchiò.

- Si è vero! Tutti me lo dicevano. Ma io non mi sento bella come lei, lei era coraggiosa. Ha sposato mio padre contro la volontà dei suoi sai? Erano dei ricchi benestanti, mio padre era di umili origini e non vedevano di buon occhio la loro relazione, quando videro però che nulla li avrebbe separati non vollero più vedere la loro unica figlia. -

- Allora avevano ragione. Sei identica a tua madre, perché vedo lo stesso coraggio in te - le rispose. I suoi occhi fieri erano nei suoi, e sentì il suo cuore sciogliersi in una calda pozza d'acqua. Poi prese a battere furiosamente, e l'unica cosa che riuscì a fare poiché le parole non volevano uscire, fu quella di baciarlo davanti alla tomba dei suoi genitori. Forse non era poetico, forse non era romantico, ma a lei non interessava minimamente. Un bacio dato con amore non aveva bisogno di essere recriminato o dato in determinati momenti e luoghi specifici.

Uscirono mano nella mano dal cimitero, entrambi felici per quell'ulteriore passo in avanti.

- Holly? Sei tu? -

Holly si bloccò. Il respiro le si mozzò quando la sua mente registrò che quella voce, l'aveva già sentita prima. '' Non può essere! Oh andiamo, non posso essere così sfigata! '' pensò deglutendo il groppo di saliva che aveva fermo in gola. Edward aveva notato il suo turbamento, entrambi si voltarono a guardare il ragazzo che avevano di fronte. Era non troppo alto, snello, dalla pelle olivastra e i colori scuri di capelli ed occhi. Non gli piacque minimamente come quel bell'imbusto stesse guardando la sua donna. Non gli piaceva affatto! Digrignò i denti e serrò la mascella.

- Filippo... - bisbigliò Holly sgranando gli occhi, la pelle del viso pallida come la morte.

Edward spalancò gli occhi quando collegò quel nome alla ragazza.

No. Tutto ciò non era affatto divertente!

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