Capitolo 16


'' E a cosa serve parlare, se già sai che gli altri non provano ciò che provi tu? ''

L. Bourgeois


- Mi piacerebbe portarti in un posto domani, se sei d'accordo – le disse Edward, accostandosi al suo corpo nudo.

- E dove? – chiese Holly, mentre posava la testa sul petto tonico di lui.

Sentì le dita di lui accarezzarle dolcemente il fianco, sfiorandole poi la curva del seno senza malizia alcuna – Non ho nessuna intenzione di dirtelo. Voglio che sia una sorpresa – ridacchiò sentendola sbuffare appena.

- Nemmeno un piccolo indizio? –

- Nemmeno una sillaba. Le mie labbra sono sigillate! –

Holly si girò su un fianco, sollevandosi appena e lo guardò, sollevando un sopracciglio – Però sono curiosa ora. Un indizio piccolissimo? – bisbigliò imbronciando le labbra.

- Per quanto tu sia adorabile e sia molto tentato di discuterne con te, non dirò niente. – ridacchiò afferrandola per i fianchi e portandosela sotto di lui.

- Mmm.. Non sono mai stata un amante delle sorprese.. Non so mai come devo comportarmi –

- Ah si? – abbassò la voce mentre si avvicinava al suo viso, gli occhi puntati fermamente sulle labbra di lei, stese in una linea imbronciata.

- Si. Non mi sono mai sentita a mio agio; mi ricordo che una volta mia madre mi portò in un centro commerciale. All'epoca abitavamo a Chicago, avevo sette anni ed eravamo sotto Natale; ricordo che ero molto triste perché pensavo che Babbo Natale non mi avrebbe mai portato i regali laggiù, ma mia mamma mi assicurò che lui sarebbe venuto a portarmi i regali ugualmente. Quando lo vidi, seduto su quel piccolo trono circondato da abeti, regali e da aiutanti elfi, mi sentii davvero felice; ero raggiante per la sorpresa e ringraziai mia mamma per aver fatto venire lì Babbo Natale. Spesso i grandi magazzini organizzavano queste feste per i più piccoli, perciò era normale che ce ne fossero tanti in attesa di parlare con il papà delle feste natalizie. Un bambino che era davanti a me, aveva chiaramente sentito quello che avevo detto alla mamma e mi disse piuttosto candidamente che ero una povera scema a credere che lui fosse il vero Babbo Natale, e quando arrivò il suo turno, non so come ma riuscì ad abbassargli non solo la barba, ma anche i pantaloni rossi. Ci rimasi malissimo, perché quello era solo un uomo sulla trentina e non il caro vecchietto del polo nord. Non aveva nemmeno un filo di pancia! –

Edward tentò in tutti i modi di non ridere, ma non ci riuscì. Scoppiò letteralmente a riderle in faccia, immaginandosi una bambina dai capelli rossi tutta eccitata nel voler parlare con il sostituto di Babbo Natale, per poi scoprire che non era reale, e tutto perché un bambino gli aveva tolto barba e pantaloni di fronte a molte persone!

- Non ridere! Per me è stato traumatico! Da allora non mi sono più piaciute le sorprese in generale, finivano sempre in modo drammatico per la sottoscritta! Come quando vollero regalarmi per il compleanno un gatto, lo avevano chiuso in una scatola con i fori, ma quando aprì felice di avere un animale domestico da coccolare, quello mi si gettò addosso soffiandomi e artigliandomi la faccia! – disse mogia.

Edward continuò a ridere e dovette spostarsi sul suo lato del materasso e tenersi una mano sul ventre, gli faceva male perfino la mascella a furia di ridere e sentiva le lacrime agli angoli degli occhi. Non rideva così tanto da anni. Boccheggiò cercando di inspirare un po' d'aria e guardò Holly, che ora lo guardava con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato.

- Lieta che le mie disgrazie ti facciano ridere – disse acidamente, voltandosi dall'altra parte.

- O.. Oddio scusami.. E' che.. andiamo! Anche tu rideresti immaginandoti la scena! – ridacchiò ancora al sol pensiero, mentre le accarezzava languidamente la schiena – Andiamo, voltati! Prometto che non riderò più delle tue disgrazie, lo giuro! – disse mordendosi il labbro, sentendo ancora il bisogno di ridere.

Holly si voltò ancora corrucciata, ma quando vide il viso sereno e disteso di Edward, abbandonò un poco l'aria seccata. Non lo aveva mai sentito ridere così prima di allora, anzi non era nemmeno sicura che sapesse cosa volesse dire ridere in modo spensierato e sincero; lo aveva sempre visto serio e inavvicinabile, l'aria sempre severa e impassibile tranne in pochi casi in cui aveva sorriso mestamente. Erano rari i sorrisi sinceri e gentili, e ancor più lo era la sua risata, roca come se non ridesse da molto tempo. E la cosa la faceva riflettere molto. Cosa poteva essergli accaduto per renderlo così cinico e alle volte spietato? Si rendeva conto che non sapeva quasi nulla di lui, e sentiva il profondo bisogno di conoscerlo meglio.

- Che succede? – le chiese, con sguardo leggermente accigliato.

- Non ti ho mai sentito ridere. Ci ''conosciamo''.. – disse facendo le virgolette in aria con le dita -.. da mesi, ma non è mai successo che ridessi di cuore come adesso. Hai sempre l'aria tetra e quando sorridi è raro che raggiunga anche gli occhi.. Mi sono resa conto che non so praticamente niente di te, e mi stavo chiedendo cosa ti fosse successo per renderti così aspro e ombroso.. –

Edward s'irrigidì e il suo sguardo si perse nel vuoto. Quando parlò, le vennero i brividi sulla pelle – Sono un uomo d'affari, il mio compito è tenere alto il valore della mia azienda e non è di certo una scampagnata. – disse bruscamente, sdraiandosi sulla schiena e fissando il soffitto. Non voleva essere sgarbato, ma non amava che la gente gli ricordasse costantemente che nella vita possono esserci anche i colori e non solo il nero cupo. Ma lui aveva perso la gioia e la spensieratezza quel giorno, e da allora la sua vita era incentrata solo sulla negatività e la voglia di tenere la gente a distanza.

- Non è solo quello.. E' come se.. avessi smesso di vivere. E questo mi rattrista. Sei un uomo meraviglioso Edward, so che c'è molto di più dell'uomo d'affari in te, ma non vuoi mostrarlo a nessuno. Ma non ti forzerò, so che le persone hanno i loro tempi prima di raggiungere il limite e che bisogna rispettare il loro volere. – bisbigliò lei, osservando la sua mascella tesa e lo sguardo freddo. Ogni muscolo in lui denotava nervosismo, e forse con quelle parole lo aveva fatto trincerare dietro un muro invalicabile, ma voleva davvero essere sincera con lui e non voleva pentirsi di aver esposto ciò che pensava di lui.

Lo vide alzarsi velocemente e indossare dei pantaloni in lino che era solito usare in casa, una maglione leggero e uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e senza dire una parola. Holly sbuffò contrita e si mise a sedere. Sapeva perfettamente che non amava parlare si sé, ne tanto meno sentirsi dire a viso aperto frasi che rappresentavano la pura realtà dei fatti, ma le dispiacque vederlo contrariato e desideroso di mettere metri di distanza da lei. Stava soffrendo molto per questo e dovette mordersi piuttosto ferocemente il labbro per non mettersi a singhiozzare dal dispiacere e dal disappunto. Credeva di aver raggiunto una certa intimità con lui, ma forse non era così; il sesso con lui era meraviglioso, anche se lo avevano fatto pochissime volte fino a quel momento, ma ciò non significava aver raggiunto una sorta di stabilità tra loro che implicasse il poter parlare liberamente di tutto ciò che era successo in passato, o su ciò che si poteva pensare o provare. Aveva compreso che discutere dei propri sentimenti per Edward fosse un tabù, ma credeva anche che se non l'avesse forzato di continuo lui avrebbe imparato a fidarsi di lei e ad aprirsi un po' di più. In fin dei conti, lei stessa aveva detto molte cose sul suo passato perché sentiva di potersi fidare, di aver trovato qualcuno con cui parlare senza sentirsi giudicata. Ma questo però non valeva anche per lui.. Serrò gli occhi e si addormentò molto dopo, ma i pensieri cupi le tormentarono il sonno fino al mattino dopo.

Doveva aver preso sonno molto tardi, infatti sentiva la testa pesante e gli occhi terribilmente gonfi. Non aveva sentito bussare la prima volta, ma solo alla quarta volta insieme ad una voce alta e squillante che le fece martellare le tempie dolorosamente.

- Signorina, è sveglia? Il signore l'aspetta per la colazione in sala da pranzo –

- Scendo subito Jane.. Il tempo di rendermi presentabile – mugugnò sedendosi e posando i piedi sul pavimento, che le fece arricciare le dita da tanto freddo fosse.

A passo strascicato andò verso il bagno dove fece una doccia molto veloce e con acqua fredda. Se avesse usato acqua calda era quasi certa che si sarebbe addormentata in piedi nella doccia! Si spazzolò i capelli che sembravano avere vita propria e, notando quanto non riuscisse a dare loro una direzione ben precisa, dovette ricorrere ad una pettinatura di salvataggio. Uno chignon spettinato era perfetto, corse in camera e osservò l'armadio indecisa: la sera prima Edward le aveva promesso un uscita a sorpresa, ma non era sicura fosse dell'umore adatto per portarla fuori. Decise di rischiare e indosso un paio di jeans chiaro e un maglioncino color caramello, si allacciò le scarpe ai piedi e, dopo aver preso un profondo respiro e pregando ogni santo possibile, scese in sala da pranzo. La tavola era già stata imbandita con piattini e tazze in porcellana, una teiera se ne stava al centro delle stoviglie restanti, e si poteva notare dalle volute di vapore che ne uscivano che il tè all'interno dovesse essere bello caldo. Edward non si era accorto della sua presenza visto che continuava a leggere il giornale e lasciando la sua tazza a portata di mano, mentre la bevanda si stava chiaramente freddando.

Holly si morse appena l'interno di una guancia mentre nervosa giocherellava con il bordo della manica, insicura se dovesse salutarlo e interrompere così la sua lettura, e magari ritrovarselo di cattivo umore. Indecisa se aprir bocca o meno, ci pensò Jane ad aiutarla, arrivandole alle spalle.

- Prego signorina, si sieda! Gradisce del tè oppure una spremuta? – le domandò gentilmente.

Edward alzò lo sguardo e sollevò un sopracciglio, perplesso. '' Perché mi guarda così? Oddio, non ho del dentifricio sulla bocca spero! '' pensò inorridita la ragazza, mentre borbottò un grazie a Jane, dicendole che il tè le andava benissimo.

- Buongiorno – la salutò l'uomo che ripiegò il giornale e lo mise sul lato del tavolo sgombro.

- Buongiorno.. – rispose guardinga, prendendo posto accanto a lui, fissandolo con la coda dell'occhio.

- Qualcosa non va? – le domandò circospetto – C'è qualcosa che non gradisci? –

'' Si. La tua innata capacità di fingere che non sia successo nulla '' pensò irritata Holly, mentre si serviva prendendo una fetta di pane tostato e spalmandoci sopra del burro e della marmellata di lamponi fresca. – Niente, non ho niente Edward. Va tutto magnificamente – borbottò leggermente inacidita. Perché doveva essere lei di cattivo umore? Al diavolo lui e il suo umore altalenante!

- Mi sembri strana, più del solito.. – rispose storcendo il naso. E ora? Che diavolo aveva da rispondergli con quel tono? '' Forse perché ieri sera sei stato uno stronzo e l'hai lasciata sola in camera come uno stoccafisso?! '' sibilò la sua coscienza. – Comunque tra mezz'ora usciamo – le disse un po' burberamente, sorseggiando poi il suo tè corretto.

- Usciamo? – domandò cautamente, cercando di mantenere la calma.

- Ti avevo detto che saremmo usciti oggi e lo faremo. Come mai ne dubiti ora? –

-...Niente, lascia stare – davvero non ci arrivava! E di certo lei non avrebbe fatto il primo passo per capire cosa diamine gli avesse preso la sera prima per uscire stizzito a quel modo dalla stanza.

Edward la guardò ancora per un istante prima di alzarsi – La macchina sarà pronta tra venti minuti – e la lasciò sola, ancora una volta. Sapeva perfettamente cosa pensava, ma come poteva spiegarle che dopo ciò che era accaduto, aveva praticamente smesso di avere una vita? Come poteva farle comprendere ciò che provava da dieci anni? No, non avrebbe mai compreso. E probabilmente si sarebbe allontanata da lui e.. Non era pronto a questo.

Sospirò e andò a mettersi degli abiti più comodi; sperava che l'idea avuta avrebbe potuto farle capire quanto tenesse a lei, e che potesse perdonargli alcuni comportamenti tenuti verso la sua persona.

La macchina raggiunse velocemente il centro città, facendo rimanere perplessa Holly. Nonostante fosse lì da molti mesi, non aveva mai avuto il tempo sufficiente per visitare Sheffield, tranne quelle poche volte che Edward l'aveva invitata ad uscire con lui. Quando però vide di fronte a sé l'entrata di un enorme viale circondato da vasti prati verdi, spalancò la bocca stupita. Di fronte ai suoi occhi si ergeva un enorme e lungo edificio pieno di finestre ampie e cupole tonde in vetro; voltò il capo di scatto e guardò l'uomo vicino a lei, che le sorrideva con gentilezza ed indulgenza di fronte all'eccitazione della ragazza.

- Ma.. Ma è.. –

Edward annuì – Si. Benvenuta al giardino botanico di Sheffield –

- Oh mio Dio! Ho sempre voluto venirci! Ricordo che è stata una delle cose che mi hanno più entusiasmato nei miei studi. Mi ero sempre ripromessa che se un giorno fossi mai venuta in Inghilterra, per prima cosa avrei visitato questo giardino! Ma da quando sono qui non ho mai avuto abbastanza tempo per poterci venire e ora.. Grazie Edward! – gli sorrise commossa, baciandogli un angolo della bocca. Era la prima volta che prendeva l'iniziativa di baciarlo senza timore, ma era così felice di quel regalo che non le interessava. Se non si fosse vergognata, avrebbe iniziato a saltellare come una bambina di fronte ad un negozio di dolciumi!

- Sapevo ti sarebbe piaciuto. Io ci sono venuto solo una volta, e all'età di dieci anni. Confesso che non so praticamente nulla di questo giardino – sorrise impacciato, vergognandosi leggermente per quella piccola verità.

- Allora sarò più che lieta di farti da cicerone! – disse allegra, prendendolo a braccetto ed entrando all'ingresso. Così iniziò la sua lezione.

Il giardino botanico di Sheffield era situato vicino al centro città, e sono un insieme di giardini aperti fin dal 1836 e che oggi coprono 19 acri di terreno in pendenza. Questi giardini sono elencati dall'English Heritage come sito importante per interesse storico che architettonico. E' costituito da diversi padiglioni in vetro che ospitano al loro interno una collezione di varie e meravigliose specie di piante, provenienti da molte zone del mondo offrendo al visitatore uno splendido scenario con i suoi magnifici alberi e prati e il centro di Broadwalk. Vi sono ben 18 aree di giardini basate su temi geografici o botanici, attraversati da sentieri tortuosi che conducono il visitatore alla sua esplorazione. Amato dai bambini è un raro Pozzo dell'orso, che può essere trovato nascosto tra i giardini mediterranei o dell'Himalaya recentemente rinnovati. Esposto nel giardino dell'Evoluzione c'è invece un fossile di lepidodendro, simile ad un albero, datato all'incirca 312 milioni di anni. Ci sono anche giardini in stile tradizionale e vittoriano, pieni di rose dai molteplici colori e uno spazio progettato dai professori James Hitchmough e Nigel Dunnett, portano visitatori tutto l'anno dimostrando un grande interesse.

Altra particolarità del giardino, è la Curator's House ovvero il ristorante e la sala da tè. In realtà è un bistrot caffetteria indipendente e situato nel parco dei giardini. Aperta tutti i giorni, servono colazioni, pranzi tipici, torte fatta in casa, tè alla crema e snack vari.

La particolarità di questo bistrot è la terrazza che dà sui giardini, e le ariose e luminose verande delle stanze in cui accolgono i visitatori che si vogliono fermare per la notte. Mangiando e gustando cibo preparato solo con ingredienti freschi e stagionali, servendo addirittura gli arrosti della domenica.

Edward era incantato dalla forza della passione sprigionata in quella lunga descrizione del luogo. Poteva percepire e toccare quasi con mano quell'amore immenso per la natura e di conseguenza il suo lavoro, i suoi studi. Erano anni che non gli capitava di trovare qualcuno così pieno di sentimento per ciò che faceva; un tempo anche per lui era così. Calcoli e strategie erano un gioco divertente, ma poi, quando dovette assumere la massima responsabilità verso l'azienda, era diventato tutto un abitudine e pian piano quel divertimento era scomparso, lasciando dietro di sé solo una grande amarezza e una profonda noia. Andava avanti per inerzia, e vedendo la gioia in quegli occhi luminosi, si sentiva intimorito e brutto. Lui, che nella sua vita da imprenditore non si era mai sbagliato una volta, trovava barboso il suo ruolo, mentre la ragazza accanto a sé che sembrava attirare guai ovunque andasse, trovava sempre del bello in ciò che faceva. Si sentì molto a disagio e parecchio ridicolo di fronte a lei.

Decise di godere della sua luce ancora per un poco, trovandosi a sorridere più spesso e a trovare interessante ogni spiegazione che lei gli dava quando lui poneva una domanda. E lei oltre ad essere una persona acculturata, aveva una grande pazienza e sapeva coinvolgere anche l'ascoltatore più annoiato. Si erano così ritrovati in mezzo ad una cerchia di persone interessate. Non l'avevano notato inizialmente, ma man mano che proseguivano nei vari padiglioni, la gente si fermava ad ascoltarla e a porre domande a cui lei rispondeva altrettanto velocemente. Sembrava che la sua timidezza evaporasse quando c'era di mezzo la sua conoscenza, e questo lo rendeva stranamente felice. Aveva sempre pensato che la timidezza fosse un terribile difetto nelle persone, e che gli facevano perdere del tempo prezioso quando poteva essere già arrivato al dunque, ma con lei lo considerava più una sfida. Cercare di spronarla sia fuori che dentro il letto, per lui era diventato quasi gratificante.

- E' l'una passata. Che dici se andiamo a mangiare qualcosa al bistrot? – le chiese Edward.

- Oddìo! Mi dispiace, ti ho fatto fare tutta una tirata e non mi sono resa conto che era passata l'ora di pranzo! – sussultò Holly, guardandolo apprensiva come una nonna che aveva visto dimagrire il nipote.

Edward ridacchiò – Figurati, mi ha fatto piacere vederti così felice e reattiva quest'oggi! Però ora ho davvero fame, parlare di piante mette un gran appetito perciò mademoiselle.. – le disse offrendole il braccio – Posso offrirti un pranzo della domenica come si deve? –

Holly rise – Non sia mai che ti faccia attendere oltre! Non vorrei doverti portare in braccio fin lì perché mi sei svenuto dalla fame! –

Mangiarono l'arrosto era stato annaffiato con madera, con patate novelle insaporite con aromi e pisellini al burro e menta, e non contenti mangiarono pure una buona fetta di torta di mele. Era davvero tutto squisito, e si divertirono moltissimo a commentare qualsiasi cosa vedessero e che a loro parere fosse buffa o strana.

A pomeriggio inoltrato, avevano deciso di averne abbastanza e che era perciò l'ora di tornarsene a casa. Edward aveva deciso di rimanere al bistrot e bere un altro caffè prima di rientrare, perciò Holly decise di andare a vedere le rose che incorniciavano il sentiero d'ingresso. Erano splendide, pensò allungando timidamente una mano e accarezzando di tanto in tanto i petali rosa e bianchi dei fiori, quasi con riverenza e ne inspirò il dolce profumo che emanavano.

- Sono molto belle non è vero? – pronunciò una voce dietro di lei.

Si voltò bruscamente e per poco non finì addosso all'uomo che le aveva rivolto la parola. Lo osservò per un momento e ne restò affascinata: non era alto come Edward, ma aveva comunque un fisico prestante, forse dovuto a qualche sport. Aveva un viso dai tratti dolci, due occhi di un profondo azzurro mare e capelli biondissimi e ondulati. Se Edward era un cavaliere dall'armatura nera, l'uomo di fronte a lei poteva benissimo essere considerato il principe delle favole che sua madre le leggeva da bambina. Un sorriso increspò quelle labbra sottili e una perfetta dentatura bianca fece capolino, quando sorrise più apertamente, notando la ragazza fissarlo imbambolata.

- Mi scusi, non volevo disturbarla. Ma non avevo mai visto nessuno così assorto guardare un semplice fiore. E poi, sono rimasto affascinato dalla sua figura circondata da fiori di diversi colori, messi in risalto dal colore dei suoi capelli. –

Holly arrossì e abbassò lo sguardo. Si sentiva stranamente a disagio di fronte a tanta sfrontatezza libertina! Eppure con Edward ormai ci aveva fatto il callo.. Dov'era quando le serviva? Solo lui la rendeva sicura, mentre adesso di fronte a questo sconosciuto non riusciva nemmeno a pronunciare fiato.

- L'ho messa a disagio non è vero? Me ne scuso, tendo spesso a parlare in modo opportuno con chiunque attiri la mia attenzione. Non volevo metterla in imbarazzo, mi perdoni. Robert Hardy, piacere di fare la sua conoscenza – disse sorridendo, prendendole delicatamente una mano e posandovi un delicatissimo bacio da perfetto gentiluomo.

- Oh.. Holly.. Holly Thyme.. – disse imbarazzata, sciogliendosi da quella presa, piuttosto turbata.

- Siete qui sola Holly? Non dovreste girare sola in un parco così grande! –

Prima che potesse ribattere, una voce alle sue spalle la fece sobbalzare – Infatti non è sola, è con me –

Edward era corso velocemente quando l'aveva persa di vista, e quando vide la sua postura rigida insieme a lui, un profondo moto di rabbia lo aveva fatto correre in suo soccorso.

- Edward William Greystone. Cristo da quanto tempo – rispose il biondo malignamente.

Edward non rispose subito, voleva prima accertarsi che non avesse fatto nulla ad Holly. Sospirò interiormente quando la vide più serena in sua presenza e la nascose dietro la sua schiena. – Molti anni si. E devo dire che avrei sperato di non rivederti per altrettanti Robert – sibilò.

Robert ghignò aspramente – Oh non ne dubito. In fin dei conti, vedermi per te deve essere intollerabile. Da quando Mary è morta dico bene? Deve essere fastidioso per te, dover fare i conti con la tua anima lurida, sapendo ciò che hai fatto! E lei? E' la tua nuova amante? E' un po' fuori dai tuoi standard, deduco che non faccia parte del tuo vomitevole mondo dorato eh? Non ne hai avuto abbastanza? Sa a cosa va incontro, venendo a letto con te? Presumo di no a giudicare dalla sua faccia. E dimmi, gli hai detto di Mary? Di come l'hai trattata? – ringhiò furioso, avvicinandosi con prepotenza.

- Non sai di che parli Robert. E non ti azzardare a mettere in mezzo Holly, o Mary. Chiaro? E se ti dovessi ancora vedere vicino alla mia donna in quel modo, mi assicurerò di rispedirti dov'eri in una scatola di cartone, in tanti piccoli pezzi che nemmeno i canarini possano vedere. –

- Non mi fai paura Greystone. E mi assicurerò che tu non possa più nuocere a nessuno, tanto meno a povere ragazze ingenue come lei – indicò la rossa con un gesto della testa. Prima di andarsene però si rivolse a lei – Dovresti fare più attenzione alle compagne con cui esci bambina, spesso il diavolo di nasconde tra noi, e lo capisci quando è troppo tardi – sorrise malignamente e se ne andò.

Se quella giornata era cominciata con buoni propositi, terminò con una brusca sferzata. Dopo quello strano incontro dove Holly aveva molte domande che le vorticavano in testa, Edward decise senza mezzi termini di tornare a casa con una faccia così impassibile da farle venire i brividi sul corpo. E non erano brividi piacevoli. Sapeva, sentiva, che sotto quello sguardo freddo ribolliva la rabbia più nera e la colpa di tutto erano state le parole di quell'uomo. Anzi, l'uomo in tutta la sua interezza. Era accaduto qualcosa tra i due molti anni prima, di questo ne era più che certa. Era forse a causa sua che Edward era diventato l'uomo chiuso e tenebroso del presente? Questa domanda le pungeva la punta della lingua nella speranza di trovare l'uscita, ma doveva mordersela con forza per non rischiare di rovinare completamente la giornata.

- Edward.. – s'arrischiò a dire, vedendolo stringere con forza i pugni fino a sbiancarne le nocche delle mani. – Edward per favore, vuoi parlarmi? Chi era quell'uomo? Perché ti ha parlato in quel modo? – bisbigliò coraggiosamente, ben sapendo di correre un grosso rischio. Con lui alle volte era come correre su un sottile strato di ghiaccio; se si fosse rotto, sarebbe crollata in un abisso torbido in cui probabilmente non ne sarebbe uscita indenne.

- Nessuno di importante. Ti ha detto qualcosa? – ringhiò in risposta, sorvolando deliberatamente le sue domande.

- Non mi sembrava nessuno di importante – rispose prontamente – Comunque no, non mi ha detto niente. Fin quando non sei intervenuto, non sapeva chi fossi e con chi mi accompagnassi.. Ma deduco dalla tua domanda che c'è qualcosa che nascondi, e vorrei sapere cos'è. –

- Non sono affari che ti riguardano ragazzina. Stanne fuori chiaro? E non chiedermi più niente, non siamo niente io e te, non ti devo nessuna spiegazione in merito! – esplose. Sapeva che quello che le aveva detto era ciò che di più falso potesse dire, ma non era pronto a raccontarle parte di sé e vederla scappare inorridita da lui. Non era innamorato di lei, ma non era nemmeno amicizia quella che provava per lei o una semplice e banale attrazione fisica. '' Non sono pronto a rivivere ancora quella faccenda. '' pensò frustrato più con sé stesso che con lei. Sobbalzò quando vide gli occhi di Holly allargarsi stupiti, per poi ombreggiarsi di rabbia ma anche di tristezza. Si diede dello stronzo, in fin dei conti lei quale colpa aveva se lui era un tale codardo?

Sospirò – Holly.. – tentò di rimediare ma venne fermato bruscamente da lei che aveva appena alzato una mano e facendolo zittire.

- Sai, io non sono una persona così coraggiosa, ma ti ho raccontato quasi tutto della mia vita. E l'ho fatto perché nonostante tutto, mi sono fidata di te. Mi sono affidata a te, letteralmente. Non pretendo che tu ora ti metta a elencare tutta la tua vita davanti ad un pasticcino e una tazza da tè perché so bene che non siamo così intimi da poterlo fare. Ma pensavo, speravo più che altro, che fossi almeno sincero e mi dicessi: Non me la sento di parlarne, scusami. Mi sarebbe andato bene anche questo. Magari avrei sofferto, ma sarebbe andato bene ugualmente piuttosto che questa rabbia ingiustificata nei miei confronti. Però ti devo ringraziare, hai messo in chiaro il confine che c'è tra noi due, in modo che non corra il rischio di oltrepassarlo e dimenticarmi chi sei tu e chi sono io! – urlò furibonda. Si slacciò la cintura di sicurezza e non attese nemmeno che l'autista le aprisse la portiera. Uscì lasciando Edward accigliato e sofferente; non si fermò nemmeno quando lui le corse dietro chiamandola a gran voce.

Holly sentiva le lacrime salirle con prepotenza agli occhi, ma non avrebbe pianto per lui. Non meritava nemmeno una singola lacrima da parte sua. Entrò in casa, ma venne raggiunta da Edward che le afferrò prontamente un polso.

- Maledizione.. Vuoi fermarti? Senti sono stato.. –

- Cosa? Un cafone? Uno stronzo insensibile? Oh credimi, sei questo tanto altro! Preferisci vivere solo e nell'oscurità? Fai pure! Io mi sono stancata! Sono stanca del tuo modo di fare, non appena una persona tenta di starti vicino la colpisci nel modo più meschino possibile! Non tutti vogliono entrare nelle tue grazie per carpire i tuoi punti deboli e colpirti. C'è chi vuole starti accanto per puro e sincero affetto, ma tu non lo consenti! Non sono gli altri, sei tu! Tu con i tuoi modi da bastardo, tu e la tua altezzosità! Sono esausta, perché mi sembra di stare su un altalena e non riesco a scendere; per tutta la vita mi sono sentita di troppo, il nulla per alcune persone ma ho sempre avuto il maledetto vizio di voler fare la crocerossina e salvare tutto e tutti, ma chi, chi salva me? Te lo dico io: nessuno! E' ora che io cominci a pensare a me stessa, e se tu vuoi continuare a vivere nella disperazione e nella solitudine fallo, è una tua scelta, ma lascia andare me! Non trascinarmi con te, perché non lo merito! Io merito molto, molto di più di semplice sesso! Trovati un'altra stupida pronta a compiacerti, io sono stanca e stomacata per continuare a scaldarti il letto come una cortigiana da alto borgo! – disse gelida.

Edward sobbalzò e la lasciò, come scottato. Non si sarebbe immaginato una simile furia, e se da una parte il suo cuore aveva sobbalzato di rimorso e tristezza, dall'altro ne fu estasiato. Ed eccitato. I due vennero interrotti dalla governante, che silenziosa e attonita aveva ascoltato lo sfogo della ragazza verso il suo datore. Tossì con discrezione attirando così l'attenzione su di sé.

- Signorina, mi scusi.. Al telefono c'è un suo amico, dice di chiamarsi Arold e ha bisogno di parlare con lei, dice che è urgente –

Holly tremò spossata e il sospiro che fece uscì tremolante e privo d'energia – Si lo conosco. Fammi strada per cortesia –

Jane annuì e guardò Edward, che non degnava lo sguardo a nessuno tranne che alla ragazza. Vide una profonda tristezza e dispiacere nei suoi occhi e se ne dispiacque; era a conoscenza dei fatti che avevano portato Edward sull'orlo della disperazione più nera e di conseguenza vide anche il cambiamento in lui, anno dopo anno. Ma quello sguardo, le faceva sperare che anche per lui era giunta finalmente l'ora che superasse il suo trauma, e che Holly forse era l'unica che potesse salvarlo dal baratro; lo stava facendo inconsapevolmente, ma nessuno dei due interessati sembrava accorgersene. Edward fu tentato di fermarla, ma sapeva che non era possibile, non in quello stato. Erano entrambi troppo presi dallo sconforto e dalla rabbia per poter parlare, così a malincuore la lasciò andare, ripetendosi mentalmente di lasciarle tempo e spazio a sufficienza per farla sbollire, per poi parlare con più calma.

Holly sapeva che era stata un poco crudele con lui; non era vero che la stava trascinando in un vortice oscuro e che voleva prendere le distanze. Come poteva farlo? Lei lo amava, si. Si era innamorata di quell'uomo burbero e cinico che nonostante gli inizi burrascosi, l'aveva comunque trattata con riguardo e rispetto, nonostante le battute al vetriolo che ancora si scambiavano di tanto in tanto. Ma non era disposta a mettere il suo cuore nelle mani di una persona che non era disposta a mettersi a nudo per lei. Lei lo voleva tutto, non solo il suo corpo, cuore e mente compresi. Voleva davvero aiutarlo a superare qualsiasi cosa lo avesse spinto a tenersi a distanza da tutti, perfino dalla sorella. Lo aveva notato, provava affetto incondizionato per Beth, eppure quando le parlava o la salutava, c'era sempre una sorta di freddezza in lui, e questo faceva soffrire lei e Beth compresa.

Sospirò frustrata e prese la cornetta del telefono in mano, rispondendo quasi svogliatamente. Non aveva la forza di parlare con nessuno, ma a detta di Jane era una cosa urgente. Quello che sentì le fece gelare il sangue nelle vene e per poco non urlò; dovette appoggiarsi al muro quando riattaccò, per non crollare sul pavimento. Subito venne soccorsa dalla governante, che la fece sedere su una sedia. Non sentì niente di quello che diceva, la sua vista era annebbiata e le orecchie le fischiavano mentre la testa girava troppo velocemente.

Doveva assolutamente tornare a casa.



Scrivo qui sotto per una comunicazione importante: fra due settimane partirò in vacanza, e ahimè non credo riuscirò a connettermi! Tuttavia, se dovessi riuscire ad avere fortuna (e non sentirmi addosso la nuvoletta di sfiga di Fantozzi) potrei riuscire a postare qualcosina!

Per ora, vi do un grosso bacione, e al prossimo aggiornamento!

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