La tristezza dell'angelo

La tristezza dell'angelo

Alexander fu trascinato verso l'entrata della scuola dalla sua sorellina:«Izzy potresti lasciarmi... per favore?»

«Assolutamente no! Se no come minimo prendi e ti dai alla fuga... e adesso andiamo». Izzy rafforzò la presa sul braccio del fratello, Jace intento gli osservava divertito.

I tre ragazzi si avviarono verso l'ingresso dell'Idris Accademy, appena giunsero davanti all'ingresso principale Isabell lo lasciò. E finalmente Alec poté guardarsi intorno: il sentiero che portava dal cancello alla scuola era circondato da dei magnifici e profumati filadelfi.

L'ingresso della scuola era anticipato da una scalinata di marmo e da una statua costruita in onore dei fondatori della

scuola. Alec si fermò davanti alla statua: questa rappresentava un angelo avvolto dalle proprie ali. Queste avvolgevano un corpo minuto e coperto da una semplice tunica. I capelli erano lunghi e acconciati da fiori di filadelfo. Ma ciò che colpì Alec era il viso dell'angelo: aveva tratti affascinanti e delicati, le labbra in un timido sorriso e aveva gli occhi aperti e malinconici. Ad Alec sembrava che quegli occhi lo stessero chiamando.

"Quest'angelo... sembra nascondere un segreto enorme... in questi occhi... persi nel dolore di non avere risposte... chissà quali sono i segreti... che gli stanno distruggendo il cuore... sembra prigioniero di una gabbia invisibile... che non può assolutamente aprire... chissà chi ti tiene incatenato a questo mondo.

Quali sentimenti ti rendono così triste?

Non puoi proprio volare via libero?

Hai scelto tu di rimanere in questo gelido mondo?

Sei prigioniero... dei tuoi sentimenti.... proprio come me... se solo avessi le ali come te forse potrei volare via... dal dolore di non poter essere accettato... dalle bugie dei miei genitori... dal disprezzo che mi riserva mio padre.... dalla tristezza di mia madre."

Isabelle gli sfiorò con la mano la spalla:«Alexander, stai bene?». Il giovane annuì silenzioso e poi le prese delicatamente la mano e si avviarono verso l'ingresso.

Ad Alec e Izzy mancò il fiato nel vedere l'edificio, che gli si stagliava di fronte. Jace che gli aveva raggiunti fischiò ammirato e disse:« e foto sul fascicolo, non gli portano onore! Vero Ragazzi? » I due fratelli annuirono.

Era un edificio maestoso, costruito totalmente in pietra bianca, con leggere sfumature di giallo e rosa. Le finestre che davano sul giardino erano bianche e a forma d'arco. con appese delle bandiere con sopra lo stemma della scuola. I tre ragazzi attraversarono insieme il maestoso portone in legno bianco e si ritrovarono in un lungo corridoio. Appena entrarono si osservarono attorno. Il corridoio era pieno di studenti di tutte le età che parlavano e ridevano, Alec si osservo intorno notando che ognuno indossava la divisa come voleva, e che in pochi la indossavano impeccabilmente come lui: "Chissà perchè i professori permettono un comportamento simile".

Isabelle si voltò e disse: «Fratelli vado a prepararmi. Non posso permettermi di sfigurare ancora è arrivato il momento di truccarmi. A dopo» Alec alzò gli occhi al cielo:"Cosa non farebbe una ragazza per il trucco e parrucco". Stava per dirlo a Jace, ma quando si girò per parlargli, noto che il ragazzo si era allontanato e che chiacchierava con un gruppo di studenti. Alec provò un senso di gelosia: "Perché riesce a relazionarsi... mentre io non sono capace di parlare con nessuno., non sono capace di essere amichevole come lui". Poi si avviò verso la segreteria dove un gruppo di nuovi studenti era in fila ad aspettare il proprio turno, per parlare con il responsabile degli studenti e per recuperare il programma. Alec si appoggiò al muro e attese di essere chiamato. Alec si sentì osservato e sollevo la testa guardandosi intorno notò un gruppo di ragazzi e ragazze di terza che lo stavano osservando ridacchiando. Riabbasso velocemente gli occhi, arrossendo, iniziò a giocare con un bottone della sua giacca.

"Non sono capace di essere amichevole... continuo a dirmi questa bugia... ho solo paura di non farcela... di essere rifiutato... di deludere o di essere deluso...di farmi conoscere da loro... di mostrare chi sono davvero. Ho paura di deludere soprattutto mia madre... di distruggere l'orgoglio della famiglia... di mio padre.

Per non far ciò devo impegnarmi... superare la scuola in maniera brillante... renderli orgogliosi di me "

Era così concentrato che non si accorse dell'arrivo di Izzy e Jace, finché il ragazzo non gli appoggiò la mano sulla spalla il moro sobbalzò per lo spavento.

«Alec stai bene?» Izzy lo osservò con gli occhi pieni di preoccupazione e lui le sorrise dolcemente.

«Si, pensavo solo ai risultati dell'esame».

«Alexander, lo sai che qualsiasi cosa succeda, non affronterai nostro padre da solo» La ragazza lo strinse in un dolce abbraccio.

«Esattamente Alexander ti staremo vicino, ma sono sicuro che avrai ottenuto un ottimo punteggio. Che soddisferà sia nostro padre che nostra madre».

Alec sorrise forzatamente e annuì:«Izzy, la tua divisa...» Alec si era reso conto solo adesso che Isabelle si era tolta la cravatta e aveva sbottonato la camicia e la gonna era più corta di quella del regolamenti. Il viso, che prima era struccato, ora era truccato con ombretto viola, eyeliner e mascara nero. Isabelle fece una giravolta attirando l'attenzione del gruppo che prima rideva del fratello. Isabelle lo notò e gli lanciò un bacio, i ragazzi le sorrisero e abbassarono lo sguardo. «Eri carina, anche senza tutto questo trucco».

Isabelle sbuffò:«Alec, tu staresti molto meglio con la camicia un pò sbottonata e la cravatta slacciata»

Alec sentì le guance accaldarsi:«Ma Izzy quel abbigliamento va contro il regolamento»

«Fratellone sei così noioso. Ma sei anche così adorabile»Isabelle lo strinse in un abbraccio, che Alec ricambiò, poi cerco di ottenere l'attenzione di Jace. Ma il fratello era distratto e quindi gli chiese:«Ehy Jace cosa stai guardando?»

Alec si voltò verso l'amico e ne seguì lo sguardo, Jace stava osservando una ragazza. Questa doveva avere l'età di isabelle e stava seduta a gambe incrociate. I capelli rossi erano tenuti su da una matita, e la testa era china su un blocco da disegno e disegnava con molta calma e attenzione. Dalla segreteria una voce disse«Clarissa Fairchild». Nessuno delle ragazze fece un passo per entrare nella stanza, un ragazzo dai capelli e gli occhi marroni con gli occhiali, le appoggiò la mano sulla spalla della ragazza. Lei lo osservò confusa, poi sentì che la voce del segretario la stava chiamando, raccolse velocemente le sue cose e si avviò verso la stanza. Ma prima di entrare inciampò fortunatamente Jace riuscì ad afferrarla in tempo.
«Stai bene?».

«Si, ti ringraziò» La ragazza gli sorrise timidamente e poi arrossì. Jace le ricambiò il sorriso, ma Alec notò che era un sorriso sincero, non uno di quelli che riservava solo ai propri parenti, e non uno di quegli arroganti e falsi. La lasciò e Isabelle le raccolse la borsa, la ragazza le sorrise e la ringraziò. E mentre gli passava vicino, Alec la potè osservare meglio, non era brutta ma era insignificante rispetto alle ragazze, che Jace era solito rimorchiare, gli occhi verdi erano vispi e dolci e il suo viso era cosparso di lentiggini la facevano sembrare una ragazza più piccola ma molto graziosa.

Jace raccolse un disegno che era caduto alla ragazza e dopo averlo guardato, attirò l'attenzione dei fratelli: «Alec, Izzy guardate che magnifico disegno».

Isabelle sussurrò:«E' davvero magnifico». Il disegno rappresentava un magnifico schizzo della statua davanti all'ingresso. Solo che nel disegno l'angelo, sembrava vivo e sofferente, infatti grosse lacrime scivolavano dal suo voltò.

Jace ripiegò con cura il foglio: «Appena esce glielo consegnerò e finalmente mi presenterò a lei» Alec annuì in silenzio.

Poi i tre fratelli si accorsero, che il corridoio era diventato meno rumoroso, in ragazzi stavano osservando la porta alle loro spalle per cui si voltarono. All'entrata c'erano due ragazzi e una ragazza ed Alec capì il motivo del silenzio erano tutti e tre bellissimi e aggraziati, sembravano usciti da un quadro.

Alec riconobbe uno dei due ragazzi: era il ragazzo contro cui era andato a sbattere stamattina. Alec notò che indossava la cravatta di seconda, le braccia erano scoperte e al polso indossava un bracciale d'argento con una croce. I capelli marroni e ricci erano tutti disordinati e la pelle marrone chiaro faceva risaltare quella più chiara e liscia della ragazza che gli stava vicino. Era la ragazza più bella che Alec avesse mai visto: i capelli biondi mossi le cadevano leggeri sulle spalle. Era bella come un angelo, ma Alexander potè intuire che come l'altro ragazzo nascondesse un passato doloroso. I suoi grandi e luminosi occhi verdi erano traditi da una luce di pura malvagità.

Poi l'attenzione di Alec si posò sul terzo ragazzo. Questi stava tenendo la porta alla ragazza, che lo ringraziò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Un sorriso illuminò il suo voltò e le fece un grazioso e teatrale inchino, che la ragazza ricambiò con un bacio sulla guancia, seguito da una riverenza. Poi la ragazza lo prese sotto braccio e i tre si avviarono verso la segreteria. Alec aveva notato che la maggior parte dei ragazzi tendeva a indossare la divisa in maniera irregolare, ma lui li batteva tutti. La giacca nera della divisa era appoggiata su un braccio e si poteva vedere che sopra era stata cucita una fenomenale tigre bianca, avvolta dalla neve e da alberi innevati. La camicia viola e aderente era priva di cravatta ed era sbottonata facendo intravedere una collana argentata, con un appeso un ciondolo portafoto. Infine indossava calzoni aderenti neri e scarpe di pelle nere. Alec sollevo lo sguardo sul viso del ragazzo e ne rimase ipnotizzato. I capelli neri medio lunghi e con delle sfumature viola, cadevano delicati sulle spalle del ragazzo ed erano cosparsi di glitter argentati. Appena incrociò lo sguardo del ragazzo, si ritrovò immerso in due magnifici e seducenti occhi verde-giallo più simili a quelli di un gatto che a quelli umani. Questi risaltavano sulla pelle ambrata del ragazzo ed erano anche truccati da uno strato di eyeliner nero e di un ombretto viola brillantinato. Alec si sentì mancare l'aria quando si rese conto che anche lui non gli staccava gli occhi di dosso. Si sentì arrossire subito abbassò lo sguardo. Ma sentiva che il ragazzo dai magnifici occhi da gatto non distoglieva lo sguardo da lui. "Perchè mi sta fissando... probabilmente sta guardando Isabelle... mi sto solo montando la testa". Dopo qualche secondo sollevò di nuovo lo sguardo ed incontro di nuovo i due magnifici occhi da gatto.

«Alec tocca a te» Isabelle lo riportò alla realtà, Alec le sorrise e si avviò verso l'ufficio della segreteria. Entrando un uomo si alzò e venne a stringergli la mano: «Benvenuto alla Idris Academy. Sono il tutore che si occupa dei nuovi arrivati, mi chiamo Hodge Skywalker».

«Alexander Lightwood. Piacere di conoscerla, mi dispiace di aver tardato».

«Non ti preoccupare, Allora fammi vedere... dove ho messo la tua scheda...» L'uomo si mise a cercare, il fascicolo del ragazzo. Mentre lo faceva Alec rimasto in piedi, si mise ad osservare la stanza: sembrava di essere in un vecchio studio dell'ottocento, non c'erano né computer né qualsiasi altro strumento tecnologico. In fondo alla stanza c'erano due poltrone con davanti un tavolo basso in legno che era pieno di libri e fogli. Ma Alec notò che in realtà qualsiasi superficie era piena di libri: dalle imponenti librerie ai davanzali " Più che uno studio sembra una piccola biblioteca. E' da ammirare che un uomo così giovane abbia così tanti libri"

«Sei interessato alla letteratura?» Alec non si era accorto, che l'uomo aveva smesso di cercare il suo fascicolo e che lo stava osservando. Il ragazzo annuì:«Avete un raccolta da ammirare.» Alexander fece un passo in avanti e sfioro con delicatezza la copertina dei libri. Ma tolse velocemente la mano rendendosi conto che non aveva nemmeno chiesto il permesso.

«Mi dispiace»

«Ma non fa nulla. Non posso che essere felice che un ragazzo giovane possa essere interessato alla raccolta di libri di un uomo anziano. Di solito i ragazzi si mettono a osservare il cellulare o a cercare di mettermi fretta. Guarda pure tutti i libri che vuoi, mentre cerco la tua cartella».

Alec lo osservo perplesso: "Si è definito anziano ma se avrà a malapena trentacinque anni". L'unica cosa che lo faceva sembrare più vecchio erano gli occhiali tondi e i vestiti che indossava: ossia una vecchia giacca da professore, con abbinata una camicia bianca a scacchi e dei calzoni di flanella marroni. Sotto gli occhiali erano nascosti due occhi grigi e amichevoli ma velati da una strana e profonda nostalgia. Una cicatrice profonda gli copriva quasi interamente una guancia.

«Alexander puoi sederti. Ho trovato la tua cartella. Scusa il ritardo».

«Non si preoccupi»

Dopo essersi seduto, Alec iniziò a sentirsi a disagio e a guardare nervosamente il fascicolo: "Li dentro c'è il mio futuro... o la mia morte precoce...".

Hodge si mise ad esaminare il fascicolo: «Tu e i tuoi fratelli non siete mai andati a scuola... Avete viaggiato molto... Oh avete avuto degli ottimi insegnanti... Infatti sei stato uno dei più bravi... Hai ottenuto un punteggio di 90 su 100... Sei il quindicesimo in classifica... Congratulazioni Alexander per essere entrato nel corso Shadowhunter»

Alec tirò un sospiro di sollievo e sussurrò: «Mi potrebbe chiamare Alec, ci sono più abituato e la ringraziò»

Hodge gli sorrise e continuò:«D'accordo. Domani inizieranno le lezioni, eccoti il programma. Essendo che sei nuovo ho deciso di assegnarti un tutor. Ti sta aspettando davanti alla biblioteca. Utilizza questa giornata per conoscere la struttura». Alec sorrise e disse:«La ringrazio». Alec stava per uscire quando l'uomo si passò una mano tra i capelli neri: «Aspetta Alexander prima che me lo dimentico. Tieni, è il foglio per far richiesta in un club». Hodge allungò al ragazzo un altro foglio.«La ringrazio, arrivederci signor Starkweather»

«Arrivederci Alec puoi mandarmi tua sorella?»

Il ragazzo annuì e uscì dalla stanza. Appena uscito intravide sua sorella con un gruppetto di ragazze di prima, le fece un cenno colla mano per attirare la sua attenzione le gli sorrise:«Ci vediamo dopo, il mio amato fratellone mi sta aspettando». Le ragazze sorrisero ad Alec, che accennò a un timido sorriso e poi posò lo sguardo sulla sua sorellina:«E' il tuo turno. Mi aspetta un tutor, non metterti nei guai»

«Alec mi conosci. Io non mi metto mai nei guai»

«E' perchè ti conosco, che sono certo che ti metterai nei guai.» Alec le diede una carezza sui lunghi capelli neri e le sorrise dolcemente. La sorellina gli schiocco un bacio sulla guancia ed entrò nella segreteria.

Alec decise di salutare anche il fratello e lo cerco tra la folla. Lo vide in fondo al corridoio, era appoggiato al muro e parlava con la ragazza con i capelli rossi. La ragazza lo stava osservando divertita:«Rimorchi sempre in questa maniera le ragazze» Fece un piccola pausa per sistemarsi una ciocca di capelli.«Le chiedi di farti da insegnante da disegno?»

«Giurò sul mio onore, che non ti sto cercando di rimorchiare. Sono serissimo e mi sono innamorato dei tuoi disegni. Vedi il segretario deve essersi sbagliato, mi iscritto per sbaglio a un corso di disegno. Ma io non sono capace di tenere in mano una matita. Per cui volevo chiederti di farmi da insegnante di disegno».

Lei gli sorrise e gli prese la mano, scarabocchiando ci sopra un numero, Il viso di Jace si illuminò di un sincero sorriso. che scomparve velocemente. «Ti lascio il numero di mia madre è un'insegnante di disegno. Di certo saprà darti tutte le lezioni di cui hai bisogno» E poi si avviò verso il ragazzo che l'aveva riscossa prima.

Appena si fu allontanata Alec scoppio a ridere, jace lo guardò scocciato e offeso:«Alec non è per niente divertente»

«Io invece lo trovo molto divertente. Il grande Jace ha guadagnato un nuovo numero di una bella ragazza: peccato sia quella di sua madre. Consolati fratellino se la figlia e così carina, lo deve essere anche la madre»

«Alec ti avverto, te la faccio pagare» Jace si avvicinò sorridendo al fratello ed Alec ancora ridendo arretrò scherzosamente. Ma andò addosso a qualcuno:«Mi dispiace». Un aroma piacevole di mandarini e di legno di cedro, lo avvolse accompagnata da una voce calda e dolce:«Non ti sei fatto male, mio piccolo tesoro?» Alec voltò lo sguardo e rimase in silenzio, appena incrociò uno sguardo da gatto.

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