XXXIV Iris: A DURA PROVA
Canada, 3 luglio 2010
Il dottor Cox rigira tra le mani una piccola busta rossa. Sembra una cartolina, di quelle natalizie che si utilizzano per fare gli auguri ai parenti.
Ho appena finito di esporgli le mie difficoltà economiche, a seguito del licenziamento.
Gli ho chiesto del tempo per organizzarmi.
"Non ce n'è bisogno" dice lui, "ho appena ricevuto una sostanziosa donazione da una associazione. Le tue cure sono coperte fino alla fine dell'anno"
Resto spiazzata. " Ah!" esclamo. Poi mi rianimo: " No, non posso accettare. Non trovo giusto essere io a utilizzare i soldi che una associazione ha messo a disposizione per tutto il centro."
Il medico scuote la testa. "Tranquilla Iris, sono io il responsabile di questa clinica, posso decidere come e quando utilizzare le offerte!"
Decido di non entrare in polemica.
Infondo si tratta di una donazione e il dottor Cox sa il fatto suo in merito di gestione economica. Se ritiene che questi soldi debbano essere spesi per le mie cure, non posso far altro che acconsentire.
Non vedo l'ora di dirlo a mio padre.
Niente doppi turni per lui e un po' di riposo per la sottoscritta.
Sono anni che non trascorro un'estate senza pensare veramente a nulla.
Anche Steve ne sarà felice.
Niente più levatacce notturne e molto più tempo da passare insieme.
Il dottore ripone la busta con i soldi dentro al suo cassetto, chiudendolo a chiave.
Si schiarisce la gola e mi rivolge di nuovo i suoi occhi chiari. "C'è anche un'altra notizia, che credo ti farà piacere" dice.
"Si tratta dello pseudomonas? Siamo finalmente riusciti a eradicarlo dai miei polmoni?"
Lui si schiarisce la gola. "Sai bene che non lo abbatteremo mai del tutto, però siamo sulla buona strada per ridurne la carica. Dalle ultime tue analisi, il batterio pare molto sensibile agli antibiotici che stiamo facendo" sorride compiaciuto,"ma non è di questo che volevo parlarti, c'è un'altra faccenda..."
Lo ascolto.
Oggi sembra proprio una giornata ricca di novità.
"Ecco, si tratta del trapianto" tira fuori una lettera, questa volta dalla sua valigetta. "Sei in lista"
Il mio cuore si ferma.
Passano i secondi. Uno, due o forse tre.
Guardo il foglio. Qualsiasi cosa ci sia scritto è indecifrabile in questo momento.
La scrivania davanti alla quale sono seduta sembra improvvisamente enorme.
Mi sento piccola. Mi sento indifesa e impaurita.
Inizio a tremare.
Il dottor Cox allunga una mano verso la mia parte del tavolo. "È una grande occasione. Proprio quella che stavi aspettando!" mi ricorda.
Deglutisco.
Il mio cervello non riesce a elaborare un pensiero sensato. Dovrei essere felice.
In realtà lo sono.
Il fatto è che improvvisamente ho paura.
Ho davvero tanta paura.
"Non guarirai dalla tua malattia, ma potrai avere una vita migliore" mi rassicura.
Piego la testa, sussurando un debole: "sì, lo so"
"Il trapianto bipolmonare non sarà uno scherzo. Ti ho parlato più volte delle possibili complicanze, ma non abbiamo, non hai, troppe possibilità di scelta." continua, "i tuoi polmoni non reggeranno per molto altro tempo ancora"
Le pareti dello studio sembrano così imponenti e vicine, mentre cerco di riportare i miei battiti a un ritmo più regolare.
"Abbiamo già tutti gli esami necessari per l'eventualità dell'intervento" il dottore prende una penna dal barattolo porta matite e me la porge, "manca solo una tua firma sul consenso"
Ho sempre affrontato tutto con grande coraggio. La mia malattia, le cure, le difficoltà quotidiane. Adesso però è diverso.
Ora si fa sul serio.
Il destino mi sta mettendo a dura prova.
La vita non è più un gioco o una regola da rispettare.
Qui si sta parlando di una manovra invasiva.
Un vero e proprio intervento chirurgico.
Mi trema la mano mentre lascio il mio autografo sul documento. "Quanto tempo passerà prima che possa essere chiamata?"
Cox piega il foglio, riponendolo di nuovo nella sua borsa. "Non possiamo saperlo. Da questo momento potrebbe essere domani come tra giorni o mesi. Dovrà esserci un donatore idoneo e con il tuo stesso gruppo sanguigno. Sarai rintracciata al recapito telefonico di casa. Potrai essere convocata in ogni momento. "
Mi alzo dalla sedia con lentezza.
Esco dallo studio stordita.
Ho il cuore gonfio di mille sensazioni e nessuna di esse è positiva.
Non dovrei sentirmi così affranta, ma il timore, l'ansia e la paura prevaricano su tutto.
Mi metto a camminare verso casa.
Ogni respiro che faccio, ogni alito di vento che mi passa dal naso fino in gola, mi fa riflettere sulla mia condizione.
Mi impongo di mostrarmi contenta.
Devo esserlo.
Ho superato davvero tanti ostacoli, riuscirò ad affrontare anche il trapianto.
Adesso devo scalare la montagna, ma dopo sarà una corsa e sarà tutta in discesa!
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