XXIV Iris: COME UNA FURIA

Canada, 30 giugno 2010

"Sono Steve, apri per favore!"

Indosso una t-shirt extralarge e il primo paio di jeans che mi capita sotto mano.
Ho passato una buona mezz'ora in vasca da bagno. Mi sento rigenerata e ripulita dall'umidità lasciata dalla pioggia.

" Ehi! ragazza!" bussa di nuovo.

Lego i capelli in alto con un elastico.
Sono ancora umidi. "Sto arrivando!" scendo al piano inferiore.

Questo ragazzo dovrebbe bersi una dose di camomilla. Ultimamente mi sembra piuttosto agitato!

Apro la porta.

Steve entra in casa come una furia.
E' rosso in volto e respira all'interno di una mascherina in modo alquanto rumoroso.
Le vene del suo collo sono esageratamente tirate.
Da quando lo conosco, ricordo di averlo visto in questo stato una sola volta. Quando il dottor Cox gli negò di portarmi al concerto dei Blink 182 per il mio quattordicesimo compleanno. Era infuriato con suo padre e con chiunque gli capitasse vicino.

" Che è successo?" provo a chiedere.

Steve cammina avanti e indietro.
E' come se i suoi piedi non riuscissero più a fermarsi. "Lo detesto!" ringhia, " quel newyorkese che si crede il padrone di casa, lo detesto!"

Mi avvicino, cercando il modo migliore per placare la sua frenesia. Lo accompagno a sedere sul divano. Per fortuna lui si lascia posizionare, ma solo per poco tempo.
Un secondo e balza di nuovo in piedi.

"E' entrato nel mio bagno mentre stavo facendo la doccia. Si è messo a fare pipì in mia presenza e quando ha finito, mi ha praticamente cacciato fuori nudo e insaponato. Ti rendi conto?"

Porto una mano alle labbra, nascondendo un sorriso. " Dylan ha davvero fatto questo?"

Gli occhi del mio amico cessano di vagare per la stanza, immobilizzandosi sui miei. " Come lo hai chiamato?"

" Dylan. Non è questo il suo nome?"

Steve annuisce. " Lo hai detto così, così...come se lo conoscessi!"

" Infatti!" sorrido, "proprio questa mattina ho avuto il piacere di fare la sua conoscenza. Mi ha riaccompagnata a casa. "

Steve non dice una parola.

" Qualche problema?" alzo un sopracciglio, vedendo il suo viso impallidirsi e poi tornare di nuovo del colore del fuoco.

" Vuoi dire che tu, lui, tu..." apre e chiude la bocca, cercando di esprimere chissà quale frase di senso compiuto. " Tu e lui avete fatto la strada insieme?"

"Già!"annuisco, " a dire la verità, non mi sembra così crudele come lo descrivi. E' solo un ragazzo!"

" Un ragazzo?" si porta di fronte a me. " Ha fatto un incidente a New York. E' per questo che è stato spedito fin qui. Lo hanno trovato imbottito di alcool e droga! E' un tipo pericoloso. Dobbiamo stargli alla larga. Il più possibile!"

Fisso Steve negli occhi. Non vi leggo niente, solo paura.
Perché? Non dovrebbe!
Non ci sono traffici di droghe qui, almeno non nella nostra comunità.
Poi, a dire il vero, Dylan non mi sembra il tipo che fa uso di sostanze. Non ne ha l'aspetto.
Per quanto riguarda l'alcool so quanto il dottor Cox stia attento affinchè non girino bottiglie dentro casa, non dopo che sua moglie è stata in terapia per ben quattro anni.

"Steve, amico mio" gli prendo le mani, stringendole più forte che posso. " Vedrai, andrà tutto bene. Dylan si comporterà al meglio. Non avrà con sé alcool o droghe e tuo padre lo farà rigare dritto..." provo a tranquillizzarlo. " Al massimo farà uso di qualche giornaletto...sai, quelli che leggete sempre voi uomini..."

Steve si sottrae dalla mia presa, " Scusa?" arrossisce ancora di più di quanto non lo sia già.

Non posso evitare di ridere. E' buffo vedere quanto lo imbarazzi parlare di certe cose.

" Oggi Dylan aveva una rivista tempestata di donne nude. Lui dice che è di tuo padre, ma io non riesco a immaginare il dottor Cox con quel genere di libri tra le mani..."

Steve riprende a camminare.
Guarda a terra e bofonchia qualcosa.
Poi sfila i laccetti della mascherina che porta, lasciandola cadere sul pavimento del salotto.
"Scusami, devo andare. Ti aspetto questa notte davanti alla taverna, come sempre. Sarò puntuale!" si dirige verso l'uscita.

" Steve?" lo richiamo.

Lui però è già sul giardino.
Non cammina più. Corre.
Attraversa velocemente il sentiero, fino al grande cancello e oltre.

Guardo il cielo.
Menomale almeno che è smesso di piovere.

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