XXI Dylan: SEGRETI IN AUTO
Canada, 30 giugno 2010
Sono le sette del primo giorno di una nuova settimana e dell'ultimo di un mese alquanto insignificante.
Ho passato la domenica più noiosa della mia vita. Chiuso nella dependance come un fuggiasco di guerra, a dormire per la maggior parte del tempo. Non ho visto Steve e neanche sua madre Lydia o il dottor Cox.
Non ho visto nessuno.
Mio padre mi ha chiamato due volte, ma ho rifiutato entrambe le chiamate.
Non voglio sentirlo. Non dopo l'assurda punizione che mi ha imposto.
Assonnato mi trascino in bagno per lavarmi i denti. Nonostante abbia riposato per l'intero week-end sono stanco.
Il lunedì lo sono sempre. Qualcuno dovrebbe abolire questo giorno dal calendario!
Obama è capace di tutto.
Forse dovrei sentire lui se può depennarlo.
Il clacson dell'auto di Cox emette un paio di squilli. Sputo il dentifricio in eccesso e ripongo lo spazzolino nella busta. " Sto arrivando!" mi faccio sentire.
Ancora una strombazzata. A quanto pare il dottore ha fretta di andare a lavoro.
"Eccomi!" mi chiudo la porta alle spalle.
Non appena metto il naso fuori mi accorgo che è in pieno atto un temporale.
Sono due giorni che piove.
A New York non mi è mai importato niente delle condizioni atmosferiche, adesso però sembra improvvisamente interessarmi. Comincio a odiare a una a una tutte le nubi del cielo.
Bill Cox mi attende sul viale di fronte al cancello. Faccio una piccola corsa fino alla sua vettura. Salgo in fretta per evitare di bagnarmi. Una doccia fredda a quest'ora del mattino potrebbe condizionarmi l'intera giornata.
"Prima di andare al centro devo fermarmi in farmacia " Cox ingrana la prima.
Guardo avanti e non dico niente.
" Devo rinnovare il piano terapeutico di Steve per il prossimo mese"
Continuo a rimanere in silenzio così, forse, il signor Cox capirà che non mi interessa assolutamente niente ne' del piano terapeutico, ne' tantomeno di suo figlio.
L'auto procede lenta, rispettando precedenze e quant'altro, fino a raggiungere le vie del centro. Riconosco il negozio di video e poco più avanti la biblioteca.
Cox parcheggia proprio di fronte a quest'ultima. "Aspettami qua. Farò veloce!"
Fisso il portone dell'edificio e, immancabilmente, penso all'enciclopedia medica e alla mia ricerca.
Un brivido mi attraversa la schiena.
La pioggia picchia sui vetri, rafforzandosi.
Distolgo l'attenzione dal portone della biblioteca, seguendo il dottore attraversare la strada sotto a un grande ombrello.
Entra in farmacia e chiude la porta.
Poso la nuca contro il poggiatesta e aspetto.
Non sono un tipo molto bravo con le attese. Cinque minuti mi sembrano un'eternità.
Mi muovo sul sedile.
Distendo le gambe e le riporto piegate.
Ci vorrebbe una sigaretta adesso. Giusto un paio di tiri per distendermi i nervi.
Ho notato una tabaccheria all'angolo.
Ci farò un salto nel pomeriggio.
Non posso avere dell'alcool, ma un po' di nicotina credo di meritarla.
Cox è ancora chiuso in farmacia. Mi spazientisco e prendo a frugare nell'abitacolo.
Quello che una persona tiene nella propria auto rivela molto di ciò che è.
Il rosario appeso allo specchietto retrovisore e la foto di Steve nella tasca del parasole, lasciano trasparire la sua devota impeccabilità.
Apro lo sportello del cruscotto. Fazzoletti, gomme da masticare, occhiali da sole.
Poi in una tasca più nascosta una scatolina.
La prendo.
Profilattici!
Li rigiro tra le mani. Cox è un medico, dovrebbe sapere che non si tengono in auto.
Il caldo li rende inutilizzabili.
Ne prendo un paio e li infilo in tasca dei jeans.
Non so perchè lo faccio. Non ne ho bisogno. Tara non è qui e senza di lei anche il sesso non ha senso di esistere.
Ripongo la scatola dove l'ho trovata e faccio per chiudere lo sportellino, quando noto un giornale arrotolato in fondo al cassetto.
Lo tiro fuori. In copertina c'è una donna nuda, completamente nuda.
Sfoglio le prime pagine e ci sono altre donne nude, ciascuna fotografata in una posizione diversa. Non impiego molto a capire che si tratta di una rivista pornografica.
"Hai capito il dottorino?" mugugno.
Improvvisamente la portiera si apre.
Il signor Cox chiude l'ombrello e entra in auto di fretta. " Maledetta pioggia!" impreca.
Nascondo il giornale dietro la schiena e chiudo con il ginocchio lo sportello del cruscotto.
" Scusami se ti ho fatto aspettare, annoiato?"
Scuoto la testa e improvviso un sorriso.
Cox riprende a guidare verso il centro di cura.
Piego la rivista e la faccio scivolare lentamente dentro la tasca della mia giacca.
Faccio tutto con cautela, affinchè l'uomo al mio fianco non si accorga di niente.
***
Anastasia mi indica la sala terapia, lasciandomi un pacco di giornali in mano. " Dylan vai di là e distribuiscili, dovrebbero essere sufficienti per tutti"
Li rovisto. Sono perlopiù riviste di pesca, moto e moda.
Il giornaletto che ho nella tasca della giacca brucia quanto il fuoco.
Mi mette ansia. Non mi piace affatto tenerlo con me. Non sono propenso a questo genere di cose e non so cosa possa trovarci il signor Cox.
La recupero e la camuffo tra quelle che mi sono ritrovato in mano.
Con la tasca vuota mi sento molto più ranquillo!
Un'infermiera mi sorride, facendomi segno di entrare.
Il mio passo è cauto e incerto.
Avanzo tra le poltrone disposte in file.
I malati sono silenziosi, ognuno sembra concentrato nel mondo della propria condizione.
Inizio a distribuire i giornali, senza soffermarmi troppo su ciascuno degli individui.
Non voglio avere niente a che fare con queste persone, niente con i loro guai.
Quando arrivo a metà del mio percorso, tra le persone sedute, riconosco una faccia nota.
La ragazza sulla barella. L'amica di Steve.
Iris, credo che si chiami.
Senza neanche rendermene conto mi soffermo a guardarla.
Questa volta non ha una maschera a coprirle la faccia e posso vedere il suo volto per intero.
Le sue labbra sembrano morbide e ben definite. Il suo naso è sottile.
La sua pelle è chiara, ma non pallida come l'altra volta.
La guardo scrivere su una specie di quaderno che tiene in mano.
L'infermiera le si avvicina, traffica sul suo braccio con un lungo tubo trasparente.
Poi le appende una piccola bottiglietta di vetro sopra la testa.
La giovane non si scompone, continua a svolgere la sua attività. Chissà cosa sta appuntando con tanta dedizione?
Poi succede tutto in modo alquanto repentino.
I suoi occhi si alzano e incontrano i miei.
C'è qualcosa di strano nel suo sguardo. Qualcosa che non riesco affatto a spiegarmi. Infondo sono solo un paio di occhi verdi. Niente di più.
Resto fermo, quasi immobile con la pila di giornali in mano.
Le labbra della ragazza si muovono, fino ad allungarsi in un sorriso. " Hai intenzione di dare anche a me una rivista come agli altri?" domanda.
Scuoto la testa, riprendendo le redini del mio corpo. Afferro il primo giornale che mi capita a tiro e glielo porgo.
Lei chiude il suo quaderno, mette la penna che tiene tra le dita dietro un orecchio e prende la rivista. I suoi occhi si spalancano di fronte alla copertina. E anche la sua bocca.
Guardo nella sua stessa direzione e mi sento morire.
La donna nuda, sfrontata, davanti all'obiettivo, mi spinge a rifferare subito il giornale. "Oh!" biascico, "scusa, mi dispiace, io... "
Lei si tappa la bocca con una mano.
I suoi occhi ridono.
Cerco una rivista che parli di moda o di capelli, o anche di ricamo, purchè possa uscire da questo inghippo.
La ragazza mantiene un sopracciglio alzato, in attesa. La sua espressione sembra molto divertita.
" Ecco, questa può andare!" Le passo un giornale di gossip locale.
Non appena lei lo prende, fuggo rapidamente verso le altre poltrone, senza darle il tempo di aggiungere qualsiasi genere di commento.
Riprendo a respirare solo quando sono un paio di postazioni più avanti.
Non ho mai avuto la faccia così accalorata. Credo di andare quasi a fuoco.
Tutta colpa di Bill Cox e delle sue umane debolezze.
Maledetto!
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