XLIV Iris: PRETTY WOMAN
Canada, 5 luglio 2010
La scommessa che io e Dylan abbiamo fatto continua a frullarmi in testa senza tregua.
L'intreccio delle nostre mani e la sua bocca che si muove, convinta di farmi invaghire del suo mondo. Il cinema.
Gli occhi di Dylan nei miei e le nostre promesse; non dovrò piangere, non dovrò abbattermi, non dovrò essere triste, ma soprattutto lui non dovrà innamorarsi di me.
Tutto questo per un mese.
Un solo mese.
È stato doloroso far giurare qualcosa del genere. È stato strano e quasi stridente ma, come dice Steve, non posso permettermi l'Amore.
Non io. Non la ragazza malata in attesa di trapianto. Chiedere Amore sarebbe come portare Dylan nel mio Inferno, invece con lui voglio vivere soltanto trenta giorni di un immemorabile Paradiso.
Sto per ripercorrere ancora una volta momento dopo momento la giornata di ieri quando, all'improvviso, qualcuno suona il campanello.
Forse è mio padre che ha dimenticato le chiavi, anche se è un po' presto perché rientri da lavoro. Sono appena le sei del pomeriggio.
Vado ad aprire la porta e il mio cuore si ferma.
Dylan è sulla soglia con in mano un'enorme busta di pop corn e una piccola scatolina fasciata con carta rossa a cuori.
"Per te" sorride, porgendomi le due cose.
Lo guardo sorpresa. "Per me?" punto l'indice contro il mio petto.
Lui annuisce, divertito.
Prendo tra le mani i pop corn e anche la scatolina.
"Di cosa si tratta?" chiedo, rigirando quest'ultima.
"C'è solo un modo per scoprirlo...aprila!" dice ovvio.
Lo guardo, indecisa.
"Non c'è una bomba e neanche dello spray al peperoncino" ride.
Sfilo il nastro con cautela. Non sono molto avvezza a scartare i regali. Forse perchè non ne ricevo spesso, se escludiamo quelli di compleanno da parte di Steve, di mio padre e Eva. Tolta la carta quello che rimane è una custodia in plastica con stampate due figure.
Un uomo e una donna.
Lui in abito elegante e lei con stivali in pelle alti fin sopra il ginocchio.
Di lato una grande scritta rossa.
"Pretty Woman" leggo.
Lentamente alzo gli occhi su quelli di Dylan. Una scintilla rischiara le sue iridi quasi nere.
"Ti farò innamorare del cinema" dice, "un mese da adesso!"
"ma io..."
"Niente ma! Stasera ti chiuderai nella tua stanza. Ti mangerai i pop corn e vedrai questo film, come nelle migliori usanze americane!"
"ma..."
Lui porta le braccia sui fianchi e mi guarda con fare minaccioso.
"Non ho una televisione! Ricordi?" riesco finalmente a dire.
Il ragazzo di fronte a me abbandona la sua aria da boss e sorride di nuovo. Le sue labbra si increspano così dolcemente, da farmi tremare visibilmente le ginocchia.
"Non preoccuparti! Ho pensato anche a questo"
Lo guardo sempre più attonita.
Lui si volta e punta l'indice in direzione del viale di accesso. Parcheggiato fuori dal cancello c'è un camioncino bianco.
Dylan fa un cenno all'uomo alla guida, il quale scende prontamente, sorreggendo sulle spalle quello che ha tutto l'aspetto di un televisore.
"Adesso hai tutto ciò che ti occorre. Dvd, cibo e uno schermo piatto!"
Non posso credere ai miei occhi.
Guardo scioccata il fattorino scaricare l'apparecchio esattamente ai miei piedi.
Dylan batte una pacca sulla spalla dell'uomo, ringraziandolo. Poi torna con gli occhi nei miei.
"Adesso devo andare" dice. Prima di voltarsi però aggiunge: "Ah! E per domani pomeriggio non prendere impegni. Hai un appuntamento con il sottoscritto!"
Osservo l'aspirante regista allontanarsi, percorrendo il viale a ritroso. Si sofferma vicino alla magnolia e stacca uno dei fiori.
Solo quando lo posiziona dentro al taschino della sua giacca, mi rendo conto che sono rimasta imbalsamata sulla soglia della porta, sorridendo come una sciocca.
Mi riscuoto dallo stato di trance nel quale sono finita e lo richiamo. Dylan si volta.
"Perché?" Gli chiedo. " Perché stai facendo tutto questo?"
Lui alza le spalle. I suoi capelli ondeggiano morbidi sospinti da un sottile alito di vento.
"Per il cinema. Tutti devono conoscere il suo immenso potere" dice. "Ho in mente un piano che mi farà vincere sicuramente!" riprende a camminare. Sale sul camioncino alla sinistra del fattorino. Prima che l'uomo metta in moto, apre il finestrino e si affaccia. "E poi...quassù tra questi monti è una noia immane! Dovevo pur trovare qualcosa per passare il tempo, no?"
L'auto parte, portandosi via la voce di Dylan e le sue pseudo giustificazioni.
Resto di nuovo da sola.
Anche se proprio da sola non sono.
Una busta di mais scoppiettante, un televisore ultra moderno e il mio primo DVD tra le mani, sono i miei nuovi amici per questa sera.
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