XII Iris: FAME D'ARIA

Canada, 27 giugno 2010

L'ultimo cliente se ne va che sono le due passate.

Ho appena finito di pulire l'ultimo dei tavolini, quando sento una improvvisa fame di aria.
Corro alla finestra, stringendo i palmi contro le grate di ferro. Cerco disperatamente di respirare.

Il mio torace scende e sale e di nuovo scende con ampi movimenti. Anche i muscoli del collo si impegnano per portarmi più ossigeno possibile.

"Tutto bene?"

Pedro mi guarda da dietro il bancone. Sembra impaurito.

Annuisco, cercando di sorridere.

Lui aggrotta la fronte, " Sei sicura?" si toglie la pannuccia e mi viene incontro, " vuoi che chiami tuo padre?"

Scuoto la testa energicamente, " No!" ansimo, " non lo faccia! Sto già meglio!" torno al tavolino, prendo di nuovo in mano lo straccio per riporlo in uno dei cassetti della credenza.

Il mio respiro è ancora corto, ma cerco di non darlo a vedere.
Pedro scuote la testa e va dietro al banco. 
Lo guardo preoccupata con la coda dell'occhio. Mi tranquillizzo solo quando vedo che non ha preso in mano il telefono, ma è solo tornato al suo lavoro.

Menomale. Una telefonata a casa a quest'ora potrebbe sul serio uccidere mio padre!
***

Steve mi tiene per mano.
Camminiamo piano, l'uno di fianco all'altra nel buio della notte.

Non dovremmo stare così vicini.
In realtà lui non dovrebbe neanche alzarsi da letto a quest'ora per venirmi ad accompagnare. Infondo i due balordi non sono più tornati, probabilmente erano soltanto ladruncoli di passaggio. Tuttavia Steve non sente ragioni. Neanche la specie di litigio di questa mattina lo ha fatto desistere.

Così eccoci qua! Insieme. A parlare della nostra vita, per le vie solitarie di Banff. 

" Oggi è arrivato il ragazzo da New York"

Con un orecchio ascolto le parole del mio amico e con l'altro i battiti del mio cuore, che sembrano essere notevolmente accelerati rispetto al loro solito. Mi concentro il più possibile per fingere di non sentirli.

" E' uno di quei tipi che si credono fighi, vestito di tutto punto, con la puzza sotto al naso..."

" Vedo che ti va molto a genio!" ridacchio.

" Non è divertente!" bofonchia, " il solo pensiero che quel tizio debba passare tutta l'estate nei paraggi di casa mia, mi infastidisce notevolmente!"

" Magari non è come sembra" provo a dire, " può essere che conoscendovi meglio possiate anche andare d'accordo!"

Steve stringe la mascella, mettendo in evidenza la peluria bionda che ha sugli zigomi.

Lo spingo con un leggero colpetto alla spalla, " E dai, non sarà certo uno sconosciuto a rovinarti questa estate" dico, " cosa hai intenzione di fare? Tirerai di nuovo fuori canna e esca? Sarebbe bello! Potresti andare a Jasper!"

Finalmente Steve si rilassa. Smette di pensare ai suoi problemi e sorride, "Sai che hai avuto un'idea grandiosa! Ho sempre detto di andare a pescare nel Beauvert, ma non l'ho mai fatto!"

Sono felice di averlo reso di nuovo allegro.
Tuttavia la sua solarità dura poco.
All'improvviso diviene serio, lascia andare la mia mano e si piazza di fronte, bloccandomi la strada. " Perché non ci andiamo insieme?" squilla, " domani! Prendiamo la mia auto fino al parco di Jasper e poi scendiamo a piedi alla riva del lago. Potresti sdraiarti al sole mentre io pesco!"

" Sarebbe bello..." sospiro, " ma..."

" Ti prego! Le previsioni sono ottime per tutta la giornata!"

" Steve non possiamo!"

Lui si rabbuia. I suoi occhi verdi, illuminati dalla luce delle stelle di questa notte chiara, si spengono. " Porterò una mascherina, la indosserò ogni volta che ti sono troppo vicino..." quasi mi supplica.

" Non è solo questo, per andare al lago dovremmo partire presto e io devo fare il ciclo di antibiotici la mattina..."

Le labbra di Steve assumono una specie di broncio. Le sue lentiggini intorno al naso e sulle guance divengono un unica macchia di colore.

Mi fa tenerezza.
Infondo sarebbe solo un giorno di pausa...
Cosa potrebbe mai succedere?

Rifletto sul da farsi e alla fine annuisco, " E va bene, procurati una mascherina e inventa una scusa plausibile a tuo padre della mia assenza al centro, domani salterò la terapia e andremo in gita! "

Steve si mette a saltare per strada, "Sarà la nostra fuga di inizio estate!" schiamazza.

Vorrei farlo anche io, correre e saltare, ma non ne ho le forze. Mi limito a sorridere e tenermi un palmo stretto al petto.
I battiti rallentano.
Il cuore torna a pompare regolare.
Piano, piano.

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