XI Dylan: UNA PRESENZA INQUIETANTE
Canada, 26 giugno 2010
La villa della famiglia Cox è enorme.
Credo sia la casa più grande della valle del Bow River. Una abitazione in legno ai piedi delle Montagne Rocciose, al centro del Banff National Park.
Il signor Cox dopo avermi fatto visitare l'intera dimora, presentato sua moglie Lydia e i due domestici filippini, mi conduce in quella che sarà la mia casa per questa estate: la dependance.
" Starai bene qui" dice, " avrai la tua privacy e i tuoi spazi" apre la porta della piccola casetta, facendomi segno di entrare.
L'interno è verniciato di un tiepido azzurro.
Il tavolo, le quattro sedie e la cucina sono tutti della stessa scalatura dei colori del cielo.
" Qui c'è il divano letto e qui potrai trovare delle coperte" apre una cassapanca, " ti serviranno, la notte la temperatura scende di qualche grado"
Mi guardo intorno, sconfortato e totalmente demoralizzato. Sono in una specie di baita, miglia e miglia lontano da New York.
Ho con me solo un trolley e tanta voglia di fuggire.
" Il water è sul retro, se hai necessità della doccia verrai a farla in casa, naturalmente! Se hai bisogno di qualsiasi cosa, lenzuola, biancheria pulita, potrai pure chiedere ai nostri domestici. Sono brave persone, ti aiuteranno!" trascina la mia valigia in cucina, " hai qualche domanda, Dylan?"
" Perchè sono qui, signore?"
L'uomo mi rivolge i suoi piccoli occhi chiari, " Non chiamarmi signore, preferisco Bill".
"Perché sono qui, Bill?"
Lui posa i palmi sul tavolo, sporgendosi verso di me, " Per imparare ad apprezzare il dono della vita."
Non muovo un muscolo, mi limito a fissare il signor Cox, Bill o come diavolo si chiama.
" Sono in difetto con tuo padre per un favore personale che mi ha fatto molti anni fa, e prendermi cura di te per questa estate è un buon modo per sdebitarmi!" dice lui, " non ti chiedo molto, solo di essere puntuale."
" Puntuale, dove?"
" Come ti avrà già detto Tad, sono il direttore di un centro per malati cronici. Tu dovrai solo presentarti nel mio ufficio alle ore otto del mattino. Firmerai la presenza di entrata e quella di uscita alle ore quattordici, tutti i giorni, ad eccezione della domenica. Fare volontariato ti piacerà! "
" Non ho mai fatto niente del genere, io non sono in grado di..."
" Non preoccuparti, ti abituerai" mi frena, " infondo nessuno è capace di affrontare la malattia, neanche chi deve conviverci per tutta la vita! Aiutare gli altri è stimolante e ti insegna davvero molte cose, non essere pessimista. Vedrai le persone del mio centro ti piaceranno, sono pazienti molto in gamba!"
Apro bocca per chiedere in cosa consiste di preciso il mio compito, ma lui mi ferma di nuovo, " Ah! Un'altra condizione fondamentale per la tua permanenza! Tad mi ha detto del tuo vizietto..." mi ammonisce, " in questa casa non entra alcol di nessun tipo, d'accordo?"
Niente alcol. Perfetto.
Lavoro, astinenza e poi cos'altro?
Mi guardo intorno alla ricerca almeno di un televisore. Quando ne vedo uno in fondo alla stanza, di fronte al divano letto, mi sento un po' rincuorato.
Con la Tv o morirò più lentamente o mi convincerò a non farlo.
" Allora?" Il signor Cox sembra impaziente, " niente vodka, birra, rum o bevande con più di zero gradi, intesi?"
Riporto il mio sguardo su di lui, " Intesi, Bill" sottolineo il suo nome così tanto, da renderlo insopportabile.
" Perfetto! Sistemati pure e riposati. Domani inizia la tua vera vita qui a Banff" si dirige verso l'uscita, chiudendosi la porta alle spalle.
Impreco e sbatto un pugno contro il tavolo, facendo cricchiare il legno.
Odio questo azzurro, odio questo posto, odio il fatto di essere isolato dal resto del mondo. Odio non avere voce in capitolo!
Mi stendo sul divano.
Non ho intenzione di fare niente, solo far sì che questa estate trascorra il più velocemente possibile e dormire forse è un ottimo modo per ammazzare il tempo.
***
Nel tardo pomeriggio mi sveglio in modo alquanto crudele. Mugolo, mi stiro, apro gli occhi e caccio l'urlo più acuto mai fatto nella mia vita.
Nella dependance dovrei essere solo, invece c'è uno strano individuo a farmi compagnia.
E' seduto su una sedia proprio di fronte a me, mi sta osservando. Non si scuote al mio grido, non si scompone, distende semplicemente le gambe, allungandole sul tappeto.
Mi porto a sedere sul divano, " Chi diavolo sei?" dico con voce rauca e ancora impastata dal sonno.
" Steve Cox" dice, " il figlio di Bill" incocia le braccia al petto.
I suoi occhi sono piccoli e verdi, in effetti sono identici a quelli del signor Cox.
" Perchè sei qui? E cosa diavolo stavi facendo?"
" Volevo vedere come eri, Dylan Prince! "
Scuoto la testa nella confusione più totale, " Cosa?"
" Sì" afferma, " sapevo che saresti arrivato, mio padre me lo aveva detto!"
" Dunque?" domando, " fai così con tutti gli ospiti? Posso assicurarti che è abbastanza inquietante!"
" Inquietante?"
" Non si entra in casa degli altri senza chiedere prima il permesso, non si spiano le persone mentre dormono!" mi difendo.
" Ma questa è casa mia! E non ti stavo spiando, stavo giusto dandoti una sbirciatina"
Sbuffo infastidito e mi metto in piedi.
Il brutto risveglio mi sta facendo montare il mal di testa. Avrei bisogno di un paio di bicchieri di Champagne o anche semplice vodka liscio per togliere il senso di disagio opprimente.
Vado al lavello e mi sciacquo la faccia.
L'acqua fresca mi dà sollievo.
Mi volto. Il rampollo di casa Cox è ancora seduto con le gambe stese e le braccia al petto.
" Hai intenzione di rimanere qui per molto?" mi tampono le tempie e il collo con una pezza di cotone.
" Me ne andrò non appena avrai risposto alle mie tre domande"
Lascio andare un profondo respiro, " Okay..." Pur di far uscire questo individuo dal mio spazio vitale sarei disposto anche a subire un intero interrogatorio.
" Quanti anni hai?"
" Venti "
" Un solo anno in più di me" dice serio, " cosa hai commesso di tanto grave per essere stato spedito fin quassù?"
" Ho bevuto oltre il limite consentito dalla legge e fatto un incidente in auto, anche se non ero io a guidare"
" Quindi tuo padre ha deciso di punirti inviandoti in questo sperduto paese di montagna ad accudire malati e purificarti l'anima!"
La verità mi fa decisamente bruciare lo stomaco.
" Ultima domanda" squilla Steve, balzando in piedi e venendomi vicino, " hai una fidanzata che ti aspetta a New York?"
La curiosità e la sfacciataggine di questo ragazzo sono pruriginose come l'orticaria.
" Non ho una ragazza" sbuffo.
Mi viene in mente Tara, ma lei non è la mia donna. O perlomeno lo è, ma solo a metà!
" Spero che non ti farai strane idee di trovarne una qui" mi guarda in modo duro, "a Banff non ci sono ragazze adatte al tuo stile di vita, da noi le persone sono semplici e buone. Quindi, se vuoi vivere in santa pace, fai il tuo lavoro e non pensare ad altro! " raggiunge la porta. Prima di uscire mi rivolge uno sguardo definitivo, duro e arrogante.
Chi diavolo è questo ragazzo per dirmi cosa devo o non devo fare?
Non solo sono in un piccolo paese fuori dal mondo, non solo mi sono giocato l'intera estate, ma dovrò anche avere a che fare con un mio coetaneo stupido e fastidioso.
Fanculo!
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