XCV Dylan: L'ALBA DI UN NUOVO GIORNO
Canada, 28 luglio 2010
Mi sveglio che è ancora buio. Non sono nel mio letto, ma in quello di Iris. Lei dorme. Ha la testa sul mio petto e le braccia abbandonate lungo il busto. Volgo uno sguardo fugace alla flebo. Scende, lenta.
Mi libero del corpo di Iris e scendo dal letto. Adagio la sua testa sul cuscino.
E' bella quando dorme. Molto, molto bella.
Per un attimo resto ad osservarla, rapito.
Poso il palmo sul suo torace e controllo che si muova. Respira. Poi tolgo subito la mano come se un fuoco fosse pronto a scottarmi.
Perché sto facendo questo?
Mi allontano di qualche passo e, senza distogliere gli occhi dal suo corpo addormentato, raggiungo la porta. Scendo al piano inferiore. La casa è immersa nel silenzio. A quanto pare è ancora troppo presto anche per il signor Sanders.
Vado in cucina e apro il frigo. C'è del latte e ci sono anche un paio di uova. Decido di cuocerle, utilizzando la padella appesa sotto alla cappa.
L'odore del cibo si diffonde nella stanza, aprendomi una voragine nello stomaco.
Sistemo su un vassoio un paio di marmellate, qualche chicco di uva e del formaggio.
Poi risalgo di sopra.
Iris non si è ancora svegliata.
Poso il vassoio sul comodino e mi siedo al suo fianco. Con l'indice percorro la sua guancia destra, dolcemente, finché lei non apre gli occhi.
"Buongiorno"
Iris resta un secondo a guardarmi, imbambolata. Dopo poco le sue labbra si distendono in un grazioso sorriso.
"Buongiorno" sussurra.
Le sue braccia puntano verso l'alto, stirando tutto il corpo.
"Come stai?"
Iris muove la testa in un breve cenno affermativo. "Credo di stare bene" dice.
"Non avrei voluto svegliarti, ma ho dovuto farlo" punto un indice verso i vetri, "là fuori sta succedendo qualcosa di magnifico e desidero condividerlo con te"
Iris sposta l'attenzione alla finestra.
La tenda è aperta e il sole sorge proprio di fronte a noi. Il cielo è roseo e i raggi chiari sembrano voler bucare l'atmosfera.
"E' la prima volta che mi soffermo a vedere l'alba e non avevo mai notato quanto fosse bella" ammetto.
Iris non stacca gli occhi dallo spettacolo naturale.
La mia voce si alza roca e ancora un po' assonnata: "Spesso non ci rendiamo conto di quante cose preziose ci siano intorno a noi, le diamo per scontate, fin quando non ne sentiamo la mancanza o non ci fermiamo un attimo ad ammirarle..."
"Oppure quando non possiamo averle, allora capiamo quanto quello cose siano davvero importanti" aggiunge lei.
In poco tempo il sole nasce, illuminando il volto candido di Iris. Le nostre parole sono pure e lasciano un solco dentro di me. Un solco deciso e profondo, esattamente come l'alba di questo nuovo giorno.
"Ti ho preparato qualcosa da mettere sotto ai denti" le indico la mia opera d'arte composta da carboidrati, proteine e vitamine.
Iris sposta l'attenzione al vassoio sul comodino. Le sue labbra si piegano in un sorriso.
"Nessun uomo ha mai fatto questo per me, neanche mio padre" dice.
Ricambio il suo sorriso, mentre il mio cuore si stringe e affonda.
"Sembra tutto molto buono..." La voce di Iris è calda e gentile.
"Aspetta di assaggiare quello che ho preparato, prima di sbilanciarti!" mi sento in dovere di avvisarla.
Con cautela posiziono il vassoio sopra il letto, tra di noi. Mangiamo in silenzio. Iris mi guarda mentre assaggia le uova. Beve qualche sorso di latte e mi guarda ancora. E, io, d'altro canto, non riesco a distogliere gli occhi dai suoi.
Non riesco a far rallentare i battiti del mio cuore. Non riesco neanche a smettere di pensare a quanto sia semplice e vero questo momento.
"Grazie" sussurra lei ad un certo punto.
"Non ho fatto molto, solo messo insieme qualche ingrediente e..."
"Non solo per la colazione" dice, seria. "Grazie per ieri sera, per esserti messo in gioco, per avermi fatta ridere e passare una serata così spensierata e...e poi grazie per aver fatto pace con Steve e anche per averlo coinvolto. Tu non sai quanto tutto questo mi abbia resa felice!"
"Non devi ringraziarmi. Se tu sei felice, lo sono anche io" dico, mangiando un chicco d'uva.
Iris si sistema i capelli dietro le orecchie.
I tubicini che ha al naso le hanno irritato la pelle, screpolandola leggermente sopra le labbra.
"Invece voglio ringraziarti perché so quanto per te sia stata difficile, anche se cerchi di nasconderlo. Steve non è stato molto gentile nei tuoi confronti, ti ha picchiato, ha cercato di metterti i bastoni tra le ruote in ogni modo, ha fatto la spia, ma tu hai messo da parte ogni rancore e lo hai accolto..."
Accantono tutto il resto delle parole e mi focalizzo solo su un piccolo particolare. "Ha fatto la spia?" sollevo le sopracciglia, cercando di ricordare il frangente.
Iris arrossisce e io la incoraggio a parlare con un cenno della testa.
"Tu e Tara, vi ha visti ed è venuto a dirmelo..."
Scuoto la testa, per niente sorpreso. Immaginavo lo avesse fatto, ma non ne avevo la certezza. Adesso, ricollegando il comportamento di Iris la sera stessa dell'uscita al Mr Grey, tutto si spiega.
"Perchè non mi hai detto niente?" le chiedo.
Lei fa spallucce.
"E' per questo motivo che quella sera, quando siamo stati al locale, eri così strana, giusto?"
Iris annuisce.
"Tara era venuta a casa mia la mattina, voleva rimettere a posto le cose, farle tornare come a New York, ma io non le ho permesso di riportare indietro il tempo. Non ho potuto farlo. Le volevo bene e gliene voglio ancora adesso, ma solo perchè è stata una presenza importante di una parte disperata della mia vita. Una vita che oggi, non esiste più..."
Iris respira veloce. Il suo torace si alza e si abbassa sotto alla maglietta in modo repentino.
"Il nostro patto sembra aver ferito così tanta gente..." sussurra, di nuovo con la tristezza negli occhi.
D'istinto le afferro le mani. Stringo le sue dita tra le mie e cerco di rassicurarla.
"Ti sembrerò egoista e insensibile, ma per una volta non voglio soffermarmi sugli altri. Il nostro patto è stata la cosa più bella che mi potesse capitare questa estate e nella mia intera vita. Se tornassi indietro farei tutto esattamente come ho fatto. Tutto!"
Gli occhi di Iris brillano, in sintonia con i miei. Poi si staccano appena, abbassandosi sui resti della nostra colazione.
"Steve soffre" dice, "lui crede di amarmi, mentre io lo considero solo un amico. Ieri sera se ne è andato via in quel modo, mi dispiace davvero tanto averlo visto così triste..."
Il silenzio cala nella stanza, ingombrante.
"Tu non hai nessuna colpa. Non puoi ricambiare i suoi sentimenti per forza!"
Le labbra di Iris sono contratte, le sue guance lisce, anche se leggermente spigolose.
Le percorro con lo sguardo, dolcemente. Improvvisamente mi sento cattivo. Perfido e superficiale. Ho trascinato la purezza di Iris in un accordo che a quanto pare si sta rivelando più complesso del previsto.
Non avrei mai pensato che questa ragazza, ingenua e malata, fosse in grado di sconvolgere così tanto la mia vita. Prima non significava niente per me tentare di coinvolgerla nella mia più grande passione, adesso invece è linfa vitale.
I miei occhi scorrono sul suo volto.
Alcune briciole di pane sono rimaste adese ai lati della sua bocca. Allungo le dita e le allontano. Il mio respiro sale e mi sembra di avere un caldo improvviso. La mia camicia, se pur sganciata sul davanti, sembra lo stesso esageratamente pesante. L'istinto mi dice di avvicinarmi alla sua bocca invitante e depositarvi un semplice bacio. Poi un altro e un altro ancora. Mi dice di spingere Iris indietro nel letto e baciarla fino a restare senza fiato, fino a perdere ogni contatto con il mondo, tuttavia, la ragione mi frena.
Il nostro patto è forte e deve essere rispettato. Non ho mai visto Iris piangere. In realtà, in questo mese, non lo ha mai fatto neanche nelle situazioni peggiori. Ha rispettato la mia richiesta e io devo rispettare la sua.
Scosto la mano dal suo viso. Mi allontano dal letto e da Iris, che segue il mio spostamento con una strana espressione nello sguardo.
"Dylan, va tutto bene?"
Mi avvicino alla finestra e guardo fuori. L'albero, la magnolia. I fiori in giardino bagnati dalla rugiada.
Non ho mai creduto all'amore e, adesso, il destino mi sta punendo per questo. Mi sta giocando un brutto scherzo perché sto letteralmente perdendo la testa. Sto cedendo e lo sto facendo per una persona che non posso e non devo avere.
Iris non mi vuole. Lei, la sua condizione, il suo mondo non hanno niente a che vedere con il mio. Mi sento tremare le ginocchia mentre mi volto verso la ragazza semiseduta sul letto.
"Tutto bene" annuisco.
Iris aggrotta la fronte, pensierosa. "Scusami, non avrei dovuto parlarti di Steve. Ti ha messo di malumore..."
Sposto appena la tenda. L'auto dell'infermiera del centro entra nel viale di accesso. Iris deve fare la sua terapia e io ho il mio lavoro.
I sogni sono finiti. E pure le strane idee che mi passano dalla testa.
"Devo andare al centro" mi incammino verso la porta, "ci vediamo quando stacco..."
Iris annuisce. Poi, prima che esca dalla stanza, mi richiama.
"Vorrei tanto tornare a mangiare dove siamo stati la prima volta che siamo usciti, ti andrebbe di andarci oggi pomeriggio?"
La mia mano stringe la maniglia, incapace di andarsene sul serio.
"Ci andremo in auto, non a piedi. Per favore..."
Al piano inferiore la voce dell'infermiera e del signor Sanders si intrecciano in convenevoli.
"D'accordo" annuisco.
Iris sorride. Le sue labbra si allungano quasi fino alle orecchie. Ricambio e faccio per uscire.
Iris però mi chiama ancora una volta: "Dylan, posso chiederti un favore?"
I miei occhi vanno dritti nei suoi.
"Possiamo dirlo anche a Steve di questa uscita? Non voglio essere pesante, né insistente, ma vorrei aiutarlo a risollevare un po' il morale e..."
"Va bene" taglio corto.
Per quanto odi sopportare la presenza di Steve, credo che sia meglio così.
Stare da solo con Iris sarebbe troppo pericoloso. Io, lei e il posto del nostro primo appuntamento, se così possiamo chiamare l'inzio di un patto, di un mese, di un'estate che mi sta letteralmente capovolgendo la vita, non sono certo la cosa migliore per me in questo momento!
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