LXXIV Iris: GLI EFFETTI CATASTROFICI DELL'AMORE

Canada, 23 luglio 2010

Steve sposta gli occhi da me a Dylan, apparso alle mie spalle sulla soglia della cucina. Trattengo il fiato, mentre vedo i due ragazzi studiarsi a vicenda.

Poi accade tutto in modo piuttosto repentino; Steve entra in casa mia come una furia, senza darmi il tempo né di parlare, né di provare a fermarlo. Si fionda contro Dylan e lo afferra per il colletto della camicia.

"No! Fermati !!!" grido, impaurita da qualsiasi cosa abbia in mente di fare.

Steve non mi ascolta. Avvicina il viso a quello di Dylan e gli grida contro tutta la sua rabbia: "Cosa stavi facendo con Iris?" 

Dylan non risponde, afferra i polsi del mio amico e cerca di allontanarlo il più possibile dal proprio corpo.

Senza aspettare oltre mi avvicino ai due.
Poso una mano sulla spalla di Steve e tento di calmarlo. E' davvero arrabbiato, molto più di quando ha mollato a Dylan il pugno sulla porta della dependance di casa Cox.

"Per favore, non c'è bisogno di alzare le mani" lo supplico, "Steve parliamone..."

Lui però non sente ragioni. E' come se le sue orecchia fossero ovattate dalla rabbia o da chissà cos'altro. Dylan dice che probabilmente è geloso, ma un amico non può esserlo. Dovrebbe essere solo felice per me se ho conosciuto un ragazzo con il quale riesco a stare bene. Oh! Sarei così contenta se anche Steve e Dylan potessero andare d'accordo. Lo desidererei davvero tanto!

Dylan mi cerca con lo sguardo, quasi a chiedere aiuto o pietà.

"Steve stiamo solo giocando, per favore..." lo prego ancora.

Il mio amico si volta. Mi lancia un'occhiata fulminea e sbotta: "A cosa? All'infermiera e il dottore? Non siete un po' grandi per quel genere di divertimento?"

Sospiro demoralizzata: "Stiamo recitando! Dylan vuole solo farmi innamorare del cinema e ci sta riuscendo alla grande! Perché non capisci?"

Steve scuote il corpo di Dylan. Le sue dita sono così strette alla stoffa della sua camicia, che ho quasi il timore possano reciderla.

Gli occhi scuri di Dylan perdono per un attimo il contatto con la realtà aggressiva che hanno di fronte. Si spostano sui miei, questa volta non chiedono aiuto, questa volta brillano di una luce nuova.

"Sul serio ci sto riuscendo?" mi chiede.

"Sì" annuisco.

Dylan sorride.

Steve segue perplesso il nostro scambio di sguardi e di parole, poi approfittando dell'attimo di leggerezza si getta di nuovo contro Dylan, mollandogli un pugno dritto sullo stomaco.

Dylan si riscuote, porta le mani sulla pancia e grida dal dolore.

Steve, senza neanche dargli il tempo di lamentarsi, lo riacciuffa e lo spinge di nuovo al muro.

"I tuoi giochetti mi fanno schifo. Tu mi fai schifo!" gli sputa in faccia.

Dylan riesce ad riafferrargli le braccia. Questa volta si rivela capace di sottrarsi alla pressione di Steve, spingendolo alla parete e invertendo così le posizioni.

"Tu e Iris non state insieme. Tu non hai nessun diritto su di lei. Non hai nessun diritto di entrare in casa sua come se fossi il padrone. E non hai nessun diritto di decidere della sua vita, come e con chi lei possa passare le sue giornate!" La voce di Dylan è ferma e decisa. I suoi occhi sono fissi su quelli del suo avversario.

"Tu non sai niente..." replica Steve, "non sai assolutamente niente..."

"No, tu non sai niente!" Dylan allenta la presa, lasciando di nuovo libero il mio amico. "Dici di conoscere Iris meglio di chiunque altro, ma non sai neanche quali siano i suoi sogni e le sue paure. Ti sei mai fermato a chiederglielo? Lo hai mai fatto?"

Steve contrae le mascelle, così forte da farmi affondare il cuore dritto dentro lo stomaco.
Poi, approfittando del minuscolo attimo di libertà concessagli, si getta di nuovo contro Dylan e inizia a prenderlo a cazzotti ovunque; sulla pancia, sulla schiena e contro i fianchi. Dylan non risponde alla violenza, cerca solo di placare la rabbia del suo aggressore e di limitare i danni.

Mi sento morire. Non posso continuare a vedere i due ragazzi prendersi a pugni e parole. Quella che si prospettava la giornata più bella della mia vita, si sta rivelando un vero e proprio disastro.

Improvvisamente, quando tutto mi sembra perduto, la porta si apre. Scorgo la figura di mio padre entrare.

"Papà aiuto, per favore!"

Il mio vecchio mi raggiunge. Ha il volto visibilmente preoccupato. Quando vede i due ragazzi che cercano di uccidersi, si precipita su di loro.

Afferra Steve per il retro della maglia e lo trascina via. Dylan, con il fiato grosso e i capelli sugli occhi, resta immobile a guardarlo finalmente allontanare.

Mio padre si spinge a prendere anche Dylan per la manica della camicia, trascina i due fino alla soglia della porta e li caccia fuori.

"Vergognatevi!" gli urla contro, "azzuffarvi come due bambini di fronte a una ragazza che non sta bene! Iris ha avuto la febbre fino a ieri e voi avete trovato il modo giusto per fargliela tornare di nuovo!"

Steve infila le mani dentro le tasche. Il suo volto, ancora arrossato, cerca un modo per tornare a distendersi. "Mi scusi, signor Sanders" dice, apparentemente dispiaciuto.

Dylan invece non si disturba a parlare.
Mi cerca con lo sguardo e mi trova subito dietro le spalle di mio padre. I nostri occhi si scambiano qualcosa di più di un semplice mi dispiace. I nostri occhi si trovano ed è come se desiderassero portare a termine ciò che non hanno potuto fare i nostri corpi.

Poi Dylan si risistema la camicia e si volta.
Se ne va verso la berlina parcheggiata fuori dal cancello. Anche Steve sale sulla sua auto.
In poco meno di un minuto entrambi i ragazzi e le rispettive auto sono fuori dalla mia vista.

Mio padre chiude la porta.

"Per fortuna che sono tornato prima. Non potevo resistere senza sapere come stavi!"

"Sto bene" annuisco.

Lui sorride, rassicurato.

"Grazie per essere arrivato in tempo e per essere intervenuto, quei due si stavano quasi per uccidere..." sospiro.

"Eh bambina mia, che ci vuoi fare, questi sono gli effetti catastrofici dell'amore!" dice lui, sparendo in cucina.

Resto visibilmente perplessa dalla sua affermazione. Poso la schiena contro la porta e mi lascio scivolare a terra, scaricando l'adrenalina ancora in circolo.
Tutto l'odio e l'amore appena vissuto si impossessano del mio corpo e della mia testa. Mi fanno tremare.
Mi fanno vibrare.

Dylan e il suo torace nudo. Dylan e i suoi baci voraci. Dylan e le sue mani sulla mia pelle.

Cosa sarebbe successo se Steve non ci avesse fermati? Forse niente di quello che sto pensando e anche un po' sperando! Ci avrebbe semplicemente sorpresi mio padre e la scena non sarebbe stata certo delle migliori!

Poi, improvvisamente, è proprio la voce del mio vecchio, proveniente dall'altra stanza, a riscuotermi dai pensieri.

"Iris, chi è Violet?"

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