LXVIII Iris: GHOST

Canada, 21-22 luglio 2010

Scrivo come se non ci fosse un domani.
Scrivo tutto, dalla passeggiata nel bosco al volo in aliante. Annoto una per una ogni emozione provata. Il cielo vicinissimo, le montagne a un soffio e il cuore che scoppia di paura e libertà.

Io e Dylan.
Io e il mio principe azzurro. Che poi di azzurro non ha proprio niente, in realtà!
O forse sì. Da quando c'è lui tutto mi sembra più chiaro intorno a me. Ogni attimo, ogni minuto, ogni ora e ogni giorno sono a colori.
E' come se l'alone grigio nel quale ho vissuto per diciannove anni si stesse pian piano sfumando, lasciando il posto a un bellissimo  arcobaleno di nome Dylan Prince.

Avrei dovuto capire fin da subito che Dylan era un ragazzo speciale. Lo avrei dovuto intendere da quando ho incontrato i suoi occhi e ho pensato che si trattasse dello sguardo di un angelo. Bellissimo e bruno, sceso direttamente dal cielo.

Il suo errore è ormai acqua passata. Quello che sta facendo per me, i film che mi fa rivivere, il suo semplice esserci, sono di gran lunga sufficienti per annientare ogni sbaglio.

È chiaro che mi vuole bene.
Chi si farebbe esplodere il tappo di una bottiglia sul naso, se non ci tenesse davvero?

Ormai l'ho perdonato e l'ho fatto anche con tutto il cuore. La voglia che avevo di baciarlo, di sentire il suo sapore sulle mie labbra e il suo odore vicino al mio hanno vinto ogni reticenza.

E mentre la mia mano traccia sulla carta le nostre iniziali e una miriade di cuoricini, la mia mente vola al nostro ultimo bacio.
Sento ancora la brezza tra i capelli e l'odore del bosco che si mescola a quello di Dylan. Sento ancora le sue labbra morbide e il suo fiato caldo.

Il mio cuore batte forte al solo pensiero. Sospiro e lascio andare il diario sul letto.

Non credevo che innamorarsi fosse così complicato. In realtà non credevo neanche che mi sarebbe mai successo.

Invece eccomi qua, a pensare in modo ossessivo a un ragazzo, che però deve rimanere solo e soltanto una semplice controfigura.
Per quanto ami Dylan io non posso permettermi di averlo. Non posso permettermi di infrangere il patto e non posso permettermi di trascinarlo nel mio mondo infernale.

Tutto resterà solo un gioco.
Noi, i nostri baci e i nostri respiri.
Tutto ha avuto un inizio ed avrà anche una fine. Il cinema mi sta ammaliando.
Forse l'epilogo sarà davvero quello di ritrovarsi seduti vicini su delle poltrone rosse a mangiare pop corn e vedere una pellicola sul grande schermo.

Picchietto la penna sul naso e penso a cosa altro aggiungere per concludere la pagina, quando un paio di colpi alla finestra mi fanno riscuotere.

Salto a sedere sul letto.
La faccia di Dylan è schiacciata aldilà del vetro.

"Iris, apri!" dice in labiale.

Chiudo il mio diario. Lo infilo sotto al letto e vado ad aprire la finestra.

Dylan è arrampicato sull'albero.

"Ciao" dice.

"Ciao" dico anche io.

Lascio che salti dentro la mia stanza. Ha in mano un pacchetto con i cuori e la cosa mi fa sorridere.

"Sono passato per lasciarti questo!" mi porge il pacco.

"Grazie"

Rigiro tra le mani il regalo. Nonostante mi sforzi di mantenere la calma, il mio cuore batte all'impazzata. Ancora non sono molto avvezza alle sue improvvisate!

Dylan infila le mani in tasca dei jeans e incurva appena le spalle. "Non lo apri?" chiede.

Annuisco e inizio a stracciare la carta.

"E' un film al quale tengo molto" dice lui, "dovrai procurarti dei fazzoletti prima di vederlo! Ecco, non che voglia farti piangere, anche perchè tu non puoi farlo, altrimenti infrangeresti la nostra promessa, ma vedi si tratta di...di un film molto commovente!"

L'immagine sulla copertina ritrae un uomo e una donna. I loro volti sono sfuocati, come catturati da un flash. Lui le bacia il collo e lei mantiene la testa indietro.

"Ghost" leggo ad alta voce.

"Ghost" ripete lui.

"Credo che lo vedrò questa sera stessa" affermo.

Dylan annuisce e torna alla finestra.

"Perchè non resti qui? Potremo guardarlo insieme!" lo richiamo.

"No, meglio di no...Preferisco che lo vedi da sola" dice lui, voltandosi di nuovo verso di me. "Quando guardi un film per la prima volta devi assaporarlo, coglierne le sfumature. Devi viverlo! Puoi farlo solo se sei tu, il tuo televisore e la tua cameretta..."

L'ombra della notte che sta per arrivare oscura la stanza. Non posso vedere il volto di Dylan a pieno e neanche i suoi occhi. Il suono della sua voce però è così dolce e significativo che basta a farmi tremare le ginocchia.

Dylan si gira di nuovo e salta giù dalla finestra. I rami dell'albero si piegano sotto al suo peso, accompagnandolo nella discesa.
Quando posa le suole delle scarpe sul giardino, lascio andare un respiro che neanche mi ero accorta di trattenere. Vedere Dylan arrampicarsi e scendere dall'albero come un felino, non è certo la cosa più tranquilla del mondo.

Poi lo vedo alzare il naso all'insù e rivolgermi un sorriso.

"Buonanotte, guerriera!"

"Buonanotte, mio principe!"

Chiudo i vetri e lascio andare un sospiro.
Sono davvero una guerriera?
Chissà se la mia armatura riuscirà a proteggermi dal mondo! E da tutto quello che mi passa dentro?
***

Spengo il televisore che sono le due passate.
Ho gli occhi rossi come un peperone, ma ho trattenuto tutte le lacrime dentro di me per non infrangere il giuramento.

Quando Dylan parlava di fazzoletti, non credevo che dicesse sul serio o perlomeno non fino a questo punto. Ghost mi ha rapita.
Sam e Molly, il loro amore, i loro progetti, stroncati da quel brutto incidente. La lotta di Sam per mettersi in contatto di nuovo con Molly.
Lui, un fantasma e lei, una donna distrutta dal dolore. E poi quel ti amo, detto prima di salutarsi per sempre, quello che lui mai era riuscito a dirle in vita. Tutto è assurdo e doloroso, tanto da sembrare reale.

E' il film più triste che Dylan mi abbia mai lasciato, quello più tragico e al contempo speranzoso. E' qualcosa che va oltre lo schermo della tv. E' qualcosa che mi apre un profondo taglio nell'anima.

Mi fa riflettere sulla mia condizione, sulla spada di Damocle puntata costantemente sulla mia testa. Mi fa assaporare il dolore degli altri e anche il mio.
Mi fa risalire a galla il terrore per il trapianto.
Proprio adesso che non vorrei neanche pensarci. Proprio adesso che vorrei solo vivermi questa estate, Dylan e tutte le giornate da passare insieme a lui.

Quando mi capita qualcosa di bello ho sempre paura che finisca da un momento all'altro recita Sam nel film. Lo stesso vale per me.
Vivo in balia più completa della paura.

Mi addormento con un misto di emozioni che viaggiano nel mio corpo e le lenzuola spiegazzate da troppi cambi di posizione.

Non so che ore sono quando mi sveglio, ma la stanza è ancora buia e fa un freddo esagerato.
Sto battendo le labbra, i denti e anche le braccia. Cerco di coprirmi, ma le coperte che ho non mi bastano.

Accendo la luce sul comodino.
Mi fanno male gli occhi e anche la testa.

Mi alzo alla ricerca di un pile più grosso.
Apro l'armadio e frugo tra i cassetti.
Stare in piedi mi fa fatica. Troppa fatica.

Mi affaccio alla porta e chiamo mio padre.
Una volta e un'altra ancora. La mia voce si perde lungo il corridoio e giù dalle scale.

Poi quando sento i passi del mio vecchio e la sua voce impastata dal sonno e pure un po' impaurita chiedere: "Bambina mia, cosa c'è?", i miei occhi non vedono più nulla.

"Oh Santo Cielo, ma tu scotti! Hai la febbre!"

Sono le ultime cose che sento dopo il tocco di mio padre sulla mia fronte.
È un attimo.
Non mi reggo più in piedi.
Cado stesa a terra come un fantoccio.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top