LVIII Iris: QUALCOSA CHE SA DI AMORE
Canada, 18 luglio 2010
"Iris, posso parlarti?"
Mio padre entra nella mia stanza cauto, quasi in punta di piedi.
È da poco passata la mezzanotte, ma non riesco a prendere sonno. Mi sollevo a sedere sul letto e gli rivolgo uno sguardo stanco.
Sono giorni che stiamo in silenzio, giorni che mi corrodo dentro ed evito anche il più semplice contatto. Adesso però sembra che sia proprio arrivato il momento di affrontare le cose.
"Tra noi non può andare avanti così. Dobbiamo assolutamente chiarire questa situazione!"
Lo seguo posizionarsi sul letto al mio fianco.
"Sono un uomo, anche io posso sbagliare" dice desolato.
Sposto un ciuffo di capelli dietro le orecchie e incontro i suoi occhi. Sono buoni, sono quelli del padre che è sempre stato.
Improvvisamente capisco che non posso stare in guerra con lui per sempre.
Okay, ha commesso un errore, quello di nascondermi qualcosa di davvero importante, ma è pur sempre il mio vecchio!
Così, senza pensarci due volte, mi butto a capofitto tra le sue braccia. Mi è mancato da morire. La casa senza le nostre parole era enormemente vuota e fredda.
"Ti voglio bene, bambina mia"
Premo forte la guancia contro la sua maglietta e avvolgo le mie braccia attorno alla sua vita.
Anche un padre può sbagliare, credendo di farti del bene. Questo l'ho capito.
Dopo alcuni minuti ci sciogliamo dall'abbraccio. Papà si schiarisce la voce e mi chiede: "Hai pensato a cosa fare...riguardo ai soldi intendo?"
Il mio cuore precipita a fondo.
I soldi. I soldi di Dylan.
"Non voglio del denaro sporco" mi metto sulla difensiva.
Il mio vecchio mi studia, poi mi prende le mani e le stringe forte dentro alle sue.
"Non si tratta di denaro sporco, solo di denaro. Dylan ha sbagliato a fare tutto a tua insaputa, ma quei soldi li ha donati con il cuore, io lo so."
Il cuore.
Sorrido amaramente.
Non so cosa stia facendo il cuore di quel ragazzo in questo momento, il mio sta solo cercando di non rompersi ancor più di quanto non lo sia già.
"E poi ormai non si può tornare indietro. Tu in questo momento non sei in grado di lavorare e io non so se riuscirei a mettere da parte abbastanza liquidità con i doppi turni a lavoro. Sei in attesa di un trapianto, di una svolta significativa della tua vita. Hai avuto l'occasione di conoscere una persona buona, un ragazzo che si è preso a cuore la tua storia, non farti mangiare dall'orgoglio, per una volta accetta semplicemente come stanno andando le cose..."
Piego la testa.
Devo affidarmi al destino. Controvoglia e senza troppe alternative, annuisco.
"D'accordo"mi lascio uscire in un sussurro, "accetterò l'aiuto economico di Dylan"
Mio padre sorride e si mette in piedi.
"Adesso sono molto più tranquillo. Finalmente la mia bambina sta tornando quella di prima..."
Sospiro.
Quella di prima. Prima di cosa? Prima di Dylan? Non so se sarà mai possibile...
Poi papà si sofferma sulla soglia della porta, infila le mani nelle tasche dei pantaloni e dice: "Non è facile, ma i Sanders superano tutto. Tu e io insieme siamo forti, no?"
Non posso fare a meno di sorridere.
E' proprio tenero il mio vecchio quando cerca di dire qualcosa di carino.
"Sì lo siamo, papà!"
Lui se ne va, dandomi la buonanotte.
Lascia dietro di sè una leggera scia di profumo.
Qualcosa che sa di fresco e buono. Qualcosa che sa di amore.
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