CX Iris: CUSTODIRE L'AMORE
Canada, 4 agosto 2010
"La pressione sta scendendo!"
Mi concentro. Non è più la voce di Dylan a parlare, ma quella di una donna. Grace.
E' la voce di Grace, la mia infermiera personale.
Apro gli occhi. Ci sono tanti volti sopra di me, ma nessuno ha iridi scure come quelle del mio angelo custode.
"Dylan, dov'è Dylan?" biascico.
Nessuno fa caso alla mia richiesta. C'è chi si occupa del mio catetere venoso, iniettando qualcosa di freddo, che risale sulle mie vene, dritto, fino al cuore. C'è chi toglie il telo che copre il mio corpo e chi mi posiziona una maschera davanti al viso.
"La frequenza cardiaca è in salita, merda!"
Ecco la voce del dottor Roy. Ha ragione Grace, non è così scorbutico come sembra. Infondo un merda lo possiamo concedere a chiunque!
Poi vedo arrivare anche un uomo dalla folta barba bianca. Lo metto a fuoco mentre si avvicina al mio letto. Riesco a distinguere i suoi lineamenti, nonostante la mia testa giri vorticosamente alla ricerca di Dylan e dei suoi occhi.
"Qualcosa non va, dobbiamo portarla subito in sala operatoria!" dice l'uomo, serio. Adesso lo riconosco. Si tratta del dirigente medico, quello che mi ha fatto firmare un malloppo di carte la mattina che sono arrivata.
"Avvisate il blocco operatorio, subito!" di nuovo è il dottor Roy a parlare.
Qualcuno sgancia il letto nel quale sono distesa. Mi muovo, agitandomi sulla barella.
"Dylan? Dylan?"
La mia voce è rauca, quasi priva di suono.
"Iris, calamati. Respira dentro questa mascherina. Vedrai, andrà tutto bene..."
Ignoro la richiesta di Grace e continuo a cercare Dylan. Era qui fino a pochi istanti fa, non può essere andato molto lontano.
Il suono del monitor e la mia testa che gira mi fanno sentire in un altro pianeta. Improvvisamente mi sembra di avere un macigno sopra il petto. Un peso che mi schiaccia le coste e tutta la gabbia toracica.
Qualcuno spinge il mio letto oltre il tendaggio. In realtà sono tante le mani che portano la barella lontano dalla mia postazione.
Grace è al mio fianco e mi sorride con gli occhi. Cerca di rassicurarmi, quando in realtà è la prima ad avere paura. Mi soffermo sulle sue pupille. Tremano e non lo hanno mai fatto fino ad oggi.
"Iris? Iris? Dove la state portando?"
Porto una mano alla mascherina che mi costringe il naso e la bocca, allontanandola.
"Dylan!"
Lui si avvicina a me. Cerco di concentrarmi sul suo volto per essere sicura che sia davvero il mio fidanzato e non una stupida visione.
Il mio respiro diviene un filo sottile.
Il dolore è qualcosa di irresistibile e la mia vista si appanna.
"Dylan, sei qui..."
"Iris, sono qui. Sono qui!"
La barella si muove, la sento viaggiare sotto al mio corpo e Dylan si muove con essa e con me, o almeno tenta di farlo.
"Iris andrà tutto bene, fidati di quello che ti dico. Io ti amo. Ti amo, hai capito?"
Le sue mani cercano le mie guance, mentre Grace tenta di costringermi di nuovo dentro alla mascherina dell'ossigeno.
"Anche io ti amo" sussurro.
Un crampo lanciante, dritto dentro la pancia, mi sorprende. Mugolo, cercando la mano di Dylan. Ho come l'impressione di vedere la morte in faccia. Bella o brutta che sia è qualcosa di decisamente insopportabile. Qualcosa che voglio che finisca. Qualcosa che non ho mai provato prima di adesso.
"Ce la farai, adesso passerà tutto. Non è niente, niente di importante"
Le nostre dita restano strette le une alle altre.
Il freddo della mia pelle unito al caldo del suo tepore.
"Dylan, devi promettermi una cosa..."
Grace cerca di calmarmi, ma qualsiasi cosa dica è lontana anni luce da me. Sono concentrata sul mio dolore, su Dylan e sui suoi occhi.
Sono concentrata sull'unica cosa davvero importante. Il mio amore per lui.
"Io...questo dolore è troppo forte, troppo...morirò...morirò..."
Dylan respira veloce, posso sentirlo data la poca distanza che ci separa.
"Iris, tu non morirai...non succederà..."
Vorrei potergli credere, vorrei poterlo fare, ma è come se il mio corpo stesse scivolando sempre più a fondo o stesse salendo sempre più in alto. Mi sento leggera. Il dolore è forte ma allo stesso tempo è soffice e mi trasporta via con sè, strappandomi dalla realtà.
"Per favore, Dylan, promettimi che se morirò tu non ti arrenderai. Non adesso che hai capito quanto sia bello amare. Promettimi che destinerai il tuo amore ad un'altra persona, promettimelo..."
"Iris, cosa stai dicendo? I medici risolveranno tutto. Dovranno farlo...non puoi lasciarmi. Io senza di te non sono niente. Io ho solo te..."
Le parole di Dylan si confondono nella mia testa. Muovo le labbra, senza far uscire alcun suono. Poi respiro a fondo e parlo, di nuovo: "Dylan io ti guarderò ovunque sarò e ti guiderò ovunque tu sarai..."
"No, Iris, non succederà niente di tutto questo. Noi due ci ameremo, ci ameremo sempre. Ricordi? New York? La nostra famiglia, le nostre vacanze in Canada e..."
"Dylan, ascoltami, per favore. Tu sei la persona più capace di amare che io conosca. Custodisci tutto questo amore per una donna che si meriti di te...promettimelo..."
Sono le ultime parole che riesco a dire, prima di sentirmi completamente svuotata e priva di forze. Le mie braccia si afflosciano sul lettino, il mio collo si rilassa e i miei occhi si chiudono.
Non vedo più Dylan, ma solo una grande macchia scura.
Grace approfitta della mia debolezza per mettermi di nuovo la mascherina.
Sento il rumore delle ruote che attraversano veloci il corridoio. Sento le persone intorno a me così lontane, da sembrare solo fantasmi.
Il suono di un ascensore che arriva.
Poi quella voce, ovattata, triste, speranzosa che niente di tutto questo sia vero.
"Te lo prometto"
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