CVI Iris: JOE E SUSAN
Canada, 31 luglio 2010
Dylan mi guarda negli occhi. Lo fa con una luce più profonda e intensa del solito.
Il suo sguardo sembra parlare; sembra dire che esiste un mondo dentro di lui.
Ci sono le montagne, i fiumi, le colline.
C'è il mare. C'è un Universo intero.
Poso il mio palmo sul suo volto, accarezzando la sua guancia liscia e leggermente arrossata. Probabilmente si è rasato da poco, l'odore del dopobarba si sente chiaramente. Trattengo il respiro e mi inumidisco le labbra secche.
Il mio cuore batte forte. C'è Dylan qui e poi c'è tutto un lungo corridoio che porta all'ignoto.
Al mio futuro.
"Ho paura adesso. Improvvisamente ho tanta, troppa paura..." sussurro, a un filo dalla sua bocca schiusa.
Dylan sorride. E' chiaro che lo fa solo per tranquillizzarmi. Le sue labbra tremano e si sforzano di restare distese. Anche lui ha paura. Forse quanto me.
"Non devi avere paura. Le guerriere non ne hanno mai" avvicina la sua bocca alla mia per posarvi un bacio leggero. Il suo sapore è buono, inconfondibile. E' sapore di Dylan.
E mi tranquillizza, un pò.
"Questa notte ho visto il film che mi hai lasciato"
Dylan sposta una ciocca dei miei capelli e me la sistema accuratamente dietro l'orecchio.
"E cosa mi dici? Vi presento Joe Black non è il solito film...come è stato? Scommetto che ti è sembrato strano e surreale..."
Ad occhi chiusi mi lascio cullare dal palmo di Dylan che accoglie la mia guancia. Non è stato strano e neanche surreale, è stato semplicemente diverso. Alzo di nuovo le palpebre e incontro le pupille curiose del ragazzo bello e premuroso che sta esattamente di fronte a me. Invece di dargli la mia opinione, intercetto il suo sguardo e lo fisso, tanto da leggere nel profondo del suo animo.
Poi recito con trasporto: "Abbi una felicità delirante o almeno non respingerla. Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore, perché la verità non ha senso se manca questo. Non innamorarsi profondamente equivale a non vivere. Ma devi tentare perché se non hai tentato non hai mai vissuto..."
Dylan apre e chiude la bocca, senza far uscire alcun suono.
"L'ho imparato a memoria, per te..." spiego, "le parole del padre di Susan, Bill Parrish, mi hanno colpita. Tutti nella loro vita devono avere una felicità delirante ed io...io l'ho avuta, con te..."
"Oh, Iris..."
Il respiro di Dylan sale e scende, quasi quanto il mio.
"Iris, quel delirio, quella follia, l'ho vissuti anch'io in questi giorni" posa la fronte contro la mia. "Mi dispiace, mi dispiace da impazzire! Non sono stato capace di mantenere la promessa. Io...io...io mi sono innamorato di te..."
Il mio cuore subisce un colpo. Ben assestato e quasi violento. Dylan si è innamorato.
Accidenti! Avrei dovuto evitarlo, avrei dovuto proteggerlo. Non sarebbe dovuto succedere, ma che razza di guerriera sono?
I miei occhi si gonfiano e si arrossano.
Sento tutto il dolore, tutta la tristezza, tutte le ingiustizie di questa terra accumularsi dentro alla mia testa e dentro al mio cuore.
Non resisto più. Le lacrime si fanno spazio ed escono una ad una. Lente, senza far rumore.
Dylan mi asciuga gli angoli degli occhi.
Non riesco a guardarlo adesso. Sono così disperata e sorpresa dalla sua dichiarazione, che non sono neanche in grado di alzare la testa.
"A quanto pare neanch'io sono riuscita a mantenere la promessa" tiro sù con il naso.
Dylan ride: "Non siamo stati molto bravi..."
Pian piano sollevo lo sguardo su di lui.
Sorrido, continuando a piangere ed è la contraddizione più forte e travolgente che esista.
"Ti amo, mia guerriera..." dice lui.
"Anch'io ti amo, mio principe!"
Le lacrime mi scendono incontrollate ormai.
E Dylan si arrende nell'asciugarle.
"Non siamo stati capaci di mantenere la nostra parola, ma tu hai vinto comunque la scommessa. Io ti amo, Dylan, amo il tuo mondo. Amo il cinema e potrò continuare ad amarlo tanto quanto la mia stessa vita, qui, sulle montagne"
"Quando uscirai da questo posto ti porterò al cinema. Sarà la nostra uscita da fidanzati. Quella vera. Ricominceremo tutto da capo e questa volta sarà sul serio, senza alcuna finzione..."
"Dylan, non devi...non devi sentirti obbligato a stare con me. Sono malata e sto per avere un trapianto..."
"Io voglio stare con te!" dice lui, guardandomi improvvisamente in modo duro.
"Ma renderei i tuoi giorni un inferno. Proprio perchè ti amo, non voglio che tu sacrifichi la tua vita con una ragazza imperfetta come me..."
"Tu non sei imperfetta! O forse lo sei, ma è proprio questo che amo di più. Ogni tua singola, minuscola imperfezione. Ed anche io sono imperfetto, forse è per questo che ho intenzione di sacrificare ogni ora, ogni giorno, ogni mese, ogni anno con la ragazza speciale che sei. E non importa se dovrò tornare a New York, troveremo una soluzione, troveremo un modo per vederci, ci penseremo! Possiamo farlo. Se lo vogliamo possiamo davvero essere felici, insieme..."
I singhiozzi si alternano alle lacrime.
Non ho più fiato.
L'infermiera alle mie spalle emette un paio di colpi di tosse: "Credo che i cinque minuti siano scaduti. Siete davvero commuoventi, ma se non ci sbrighiamo, sarà il chirurgo a far piangere me come si deve!"
La barella si muove di nuovo.
"Ragazzo, esci di qui e torna in sala d'aspetto con tutti gli altri. Iris starà bene e deciderete più tardi i dettagli della vostra giovane storia d'amore, coraggio!"
La donna spinge con forza il lettino lungo il corridoio, portandomi sempre più distante da Dylan, il quale resta immobile a guardarmi allontanare.
Mi sollevo e mi giro indietro.
Voglio vedere Dylan fino all'ultimo istante.
Voglio memorizzare ogni suo particolare, ogni espressione e movenza.
Poi, desiderosa di sentire di nuovo la sua voce, mi sbilancio dalla sponda della barella.
"Cosa avevi in mente per il film che ho visto questa notte? Quale scena?" chiedo, sfuggendo allo sguardo esasperato dell'infermiera.
Dylan infila le mani nelle tasche. Ha la camicia fuori dai pantaloni e i capelli più arruffati del solito. La penombra del corridoio lo incornicia perfettamente, rendendolo bello in modo assurdo.
"Ti avrei portata alla piscina della tenuta Cox e avrei fatto l'amore con te, come Joe e Susan..."
La sua voce mi arriva dritta al cuore, mentre una grande porta si apre in modo automatico, consentendo il passaggio della lettiga sulla quale sono adagiata.
"Joe Black era la morte..." butto fuori, mantenendo il contatto visivo con il ragazzo ancora immobile a gambe divaricate e a testa alta.
"La morte che ha deciso di lasciarsi andare all'amore..." replica lui.
Sono le ultime due parole, prima che la porta si chiuda, facendo sparire Dylan dalla mia vista.
Definitivamente.
Adesso sono davvero sola, sola con la mia malattia. È il mio momento.
Niente più lacrime, niente più dolore.
Dimostrerò a tutti di essere una guerriera.
Una di quelle invicibili.
Lo dimostrerò a Dylan e anche a me stessa.
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