Preparativi (Filomena)
Tu, o Tantalo, in eterno sarai tormentato dalla fame e dalla sete: infatti se avvicinerai la bocca all'acqua, essa si ritirerà; e se alzerai le braccia verso i frutti quelli il vento li alzerà verso il cielo.
~ Zeus
Non credevo che potessero esistere così tanti tipi di confetti.
Ci sono quelli alla frutta, quelli allo champagne, i classici e i più stavaganti come quelli ricotta e pera o quelli ai petali di rose.
L'ultima volta che sono entrata in una confetteria risale a quando mi sono sposata al municipio con Alfredo. Ricordo che mia madre mi aveva costretto a comprare dei confetti per darli alle sue amiche e fingere che mi stessi sposando in chiesa.
A tutte loro aveva detto che stavo organizzando un matrimonio in piccolo, qualcosa di molto intimo e con pochissimi invitati.
Lei, estremamente cristiana e fedele alle dottrine della Chiesa, provava un'immensa vergogna per me; per quella figlia che era diventata madre prima delle nozze e prima ancora di aver messo piede nel mondo degli adulti.
Forse ora sarebbe felice di vedere che mi sposo in chiesa o, forse, no. Forse sarebbe nuovamente delusa da me che mi sto sposando per la seconda volta e che, sempre per la seconda volta, aspetto un figlio prima delle nozze.
Sono sicura del fatto che mi odierebbe se sapesse che ho costretto Edoardo a sposarmi, so anche che sarebbe disgustata dal sapere che lui era il fidanzato di Rebecca e che l'ama ancora.
Io lo so che il suo sentimento per lei è ancora vivo; lo vedo nei suoi occhi spenti, lo percepisco nei suoi sospiri, lo assaporo nei baci svogliati che mi dà e lo sento nel suo tocco privo di desiderio.
Ma per quale motivo è più facile giudicare? Perché si tiene conto solo delle azioni sbagliate che una persona compie?
Mia madre mi diceva sempre di porgere l'altra guancia, di perdonare sette volte sette eppure, lei non è stata in grado di farlo con me anzi, era proprio lei a scagliare per prima la pietra.
So che nella vita ho sbagliato tutto e magari meritavo davvero il suo biasimo ma, era mia madre, avrebbe dovuto supportarmi pur non condividendo le mie scelte.
Ivece, era sempre pronta a ricordarmi quanto fossi stata un fallimento; persino prima di morire non ha avuto parole gentili per me, l'unica cosa che mi ha detto è stata:
<<mi auguro che crescendo, Rebecca non diventi come te>>.
Ma com'è diventata mia figlia? Onestamente, non lo so, è come se non la conoscessi, come se in tutti questi anni accanto a me avessi avuto un'estranea e l'artefice di ciò è stata mia madre.
Lei ha fatto nascere in me la paura che Rebecca potesse odiarmi, la paura di non essere capace di crescere una bambina e di darle amore, mi ripeteva sempre:
<<se non ami Dio, come puoi amare tua figlia che è una sua creatura? E come può lei amare te se tu non fai lo stesso con il suo padre celeste?>>
Temevo che mia figlia potesse provare per me ciò che io provavo per mia madre e questo mi ha portata al punto di vedere Rebecca come una minaccia.
Ormai, però è tardi per rimuginare su quanto è avvenuto in passato, la mia occasione di avere un legame con lei è andata persa.
L'unica cosa in cui adesso spero è che il matrimonio con Edoardo mi dia la possibilità di cominciare tutto da capo. Non mi importa se lui non mi ama come fa con Rebecca, abbiamo questo bambino che porto in grembo a unirci; basterà l'amore che prova per lui a non allontanarlo da me.
<<Filomena, hai scelto il gusto dei confetti? Si sta facendo tardi e devo andare a lavoro>>
<<non ancora, sono idecisa tra quelli alla fragola e quelli al melone. Tu quali preferisci?>>
<<per me non fa differenza, sei libera di scegliere, l'importante è che fai in fretta>>
Ecco dimostrato l'interesse inesistente di Edoardo nei confronti del matrimonio.
Per lui tutto è uguale, anche quando abbiamo scelto la sala ho dovuto fare titto io, lui è presente solo con il corpo ma con la mente è costantemente altrove, costantemente a mia figlia.
<<per una volta potresti scegliere tu qualcosa? Ti ricordo che siamo in due a sposarci>>
<<prendili alla fragola. Vado in macchina, ti aspetto lì>>
E così, non avendo nulla da ribattere, faccio come mi dice. Del resto, cosa si può rimproverare ad un uomo costretto ad agire contro la sua volontà? Nulla, non lo si può accusare di nulla.
La nostra umione equivale a un tacito accordo necessario per entrambi: lui si distrae da Rebecca ed io provo ad assaporare la felicità o forse l'amore, onestamente non saprei dire quale tra le due cose.
Ma cos'è la felicità se non un miraggio? Se non qualcosa di effimero? Ciò che, in passato, per me è stato motivo di gioia adesso non lo è più e, molto probabilmente, ciò che lo è oggi non lo sarà domani. Può forse un individuo adulto essere felice con ciò che lo rendeva tale da bambino? Decisamente no.
E allora la felicità, almeno per me, è paragonabile al supplizio di Tantalo.
Lui aveva fame e sete ma quando si avvicinava all'albero carico di frutti o alla fonte d'acqua, il primo si ritirava e la seconda si prosciugava.
Allo stesso modo, quando io penso di aver trovato la felicità, ecco che questa si allontana da me.
È stato così quando ho conosciuto Alfredo, quando ho saputo di aspettare la mia primogenita, quando ho iniziato a frequentare Edoardo ed è così anche adesso.
Ma io non ho rubato nettare e ambrosia agli dei né, tanto meno, il cane d'oro posto a guardia del loro tempio.
Però ho privato Rebecca della sua fonte di felicità, forse il fato ha voluto sottopormi ad una crudele legge del contrappasso in previsione della mia cattiva condotta.
Comunque sia, "alea iacta est", ormai non si torna indietro. Ho intrapreso questa strada e la percorrerò fino alla fine, non ho nulla da perdere.
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