Cambiamenti (Rebecca)
Il solo posto al mondo in cui si può incontrare un uomo degno di questo nome è lo sguardo di un cane.
~ Romain Gary
Passano i giorni ma il dolore non passa e, vivido, si insinua sempre più nei recessi della mia anima.
Vorrei che fosse tutto diverso, vorrei non avergli detto addio, vorrei non averlo amato e, più di ogni altra cosa, vorrei non averlo mai incontrato. Del resto non si può desiderare ciò che non si conosce, o forse mi sbaglio?
Ho sempre identificato in mia madre la causa dei miei problemi con Edoardo, ma in queste circostanze quale sarebbe la sua colpa se non quella di amare lo stesso uomo che amo io? Non sarebbe, forse, questa la colpa di cui io stessa sarei macchiata secondo lei?
Ebbene, l'unica cosa di cui mi sento realmente colpevole e quella di aver amato un uomo vile, opportunista e privo di carattere,meschino e dalla doppia faccia; ma ciò che ancor di più mi inchioda come colpevole è l'amore che continuo a provare per quest'uomo.
Non faccio altro che pensare alla vita che avremmo potuto avere insieme e quando mi rifugio nei miei sogni ad occhi aperti, ecco che il mio castello fatto di fantasie crolla e la mia mente mi ricorda che lui sta per avere un figlio e che non mi ama abbastanza.
Ho deciso di dare un taglio al filo invisibile che ci univa e che lentamente mi stava stritolando fino a soffocarmi, voglio voltare pagina e lasciare che viva la sua vita come meglio crede.
Non molto tempo fa, infatti, ho desiderato la sofferenza di Edoardo al pari del suo amore ed ora il mio desiderio è stato esaudito.
Quindi eccomi qui, in un nuovo studio fotografico, con nuovi colleghi ed un nuovo datore di lavoro che, purtroppo o per fortuna, non sarà mai all'altezza del precedente.
Qui tutto è diverso: le pareti non sono più quelle che hanno visto sbocciare il mio amore, le macchine fotografiche non sono più quelle che hanno segretamente immortalato il mio volto solitario e, successivamente, una coppia innamorata. Anche l'aria che si respira è mutata; non si sente più l'odore inebriante della passione o del desiderio o, quello acre, del tradimento.
Più di ogni altra cosa, però, sono cambiata io, ho deciso di vivere a pieno la mia giovinezza e di lasciarmi alle spalle Edoardo; se è ciò che vuole, che stia con una donna arida nell'animo e avvizzita nel corpo.
Io andrò avanti, troverò un uomo che mi ami come lui non ha mai fatto e che non stia con me solo per avere scaldato il letto, troverò la felicità mentre lui, alle prese con pannolini sporchi e giocattoli sparsi per casa, la cercherà invano avendola persa per sempre.
<<Rebecca, dopo il lavoro verrai con noi? Vogliamo festeggiare la tua prima settimana trascorsa qui>>
Sorrido, in questo periodo c'è chi gioisce per il mio arrivo e chi piange per il mio abbandono; la vita se vuole sa essere ironica.
<<D'accordo, ci sarò con molto piacere>>
Le ore passano, finisco di rivedere il cortometraggio al quale sto lavorando e saluto tutti, essendo ormai pronta per andare a casa.
Mentre guido enumero mentalmente tutto ciò che devo fare una volta arrivata: lavarmi, cambiare vestiti, innaffiare le piante e mettere le lenzuola pulite, visto che questa mattina no ne ho avuto il tempo.
Quando posteggio però, avviene un cambio di programma. Sento uno strano verso, sembra un lamento ma non riesco a comprendere se si tratti di un cane o di un gatto; provo ad avvicinarmi al luogo di provenienza del verso e quando arrivo vicino al cassonetto della spazzatura si fa sempre più forte.
All'inizio non riesco a mettere bene a fuoco la piccola sagoma che si trova ai miei piedi, ma poi capisco di che si tratta e sento un tuffo al cuore.
Accovacciato per terra vi è un cagnolino, di piccola taglia, dal pelo marrone ricoperto di erbacce che si lecca la zampetta anteriore insanguinata, il cucciolo è evidentemente denutrito (gli si vedono persino le costole) e i suoi occhi parlano da soli implorando pietà.
Non posso lasciarlo per strada, non sarebbe corretto e non riuscirei mai a perdonarmelo così mi guardo intorno, alla ricerca di qualcosa con cui prenderlo.
Dopo aver trovato uno scatolone mi avvicino al cucciolo e, senza troppa fatica, lo metto dentro con l'intenzione di aiutarlo.
Quando entro a casa, la prima cosa che faccio è portare il cagnolino in balcone dove lo lascio mentre vado a prendere il necessario per accudirlo.
Con un vecchio panno, bagnato in una bacinella, pulisco la ferita e, con un altro asciutto la fascio.
Gli ho anche portato un po' di latte ma, forse a causa del trauma subito, non sembra avere voglia di berlo.
Non avendo, per ovvie ragioni, una cuccia in cui farlo stare prendo una cassetta della frutta e la ricopro con un lenzuolo, successivamente prendo il cane e lo adagio dentro.
Per stanotte dormirà in balcone (siamo a fine maggio, non dovrebbe esserci freddo), avendolo infatti trovato per strada potrebbe avere delle zecche o essere malato ed io non voglio correre rischi. Comunque, domani mattina lo porterò dal veterinario e, una volta sottoposto al controllo, sarà libero di entrare in casa.
Essendosi fatto tardi, non faccio più nulla di ciò che avevo programmato e vado direttamente alla cena con i miei colleghi.
Durante il tragitto in macchina, non faccio altro che pensare al cucciolo e a come si possa avere il coraggio di abbandonarne uno.
Alla fine giungo alla conclusione che l'uomo è davvero una creatura cattiva ed egoista.
Quando scendo dalla macchina ed entro nel locale che mi è stato indicato l'imbarazzo si impadronisce di me.
Le pareti e il tovagliato sono bianchi e neri, i lampadari che pendono sulle nostre teste sono di cristallo, il mattoni del pavimento sono neri con delle pagliuzze di metallo argentato che danno un effetto brillantato e tutto sembra conferire al locale un aspetto a dir poco formale.
La cosa che, forse, mi imbarazza di più è l'abbigliamento dei miei colleghi. Tutti hanno cambiato vestiti e le donne indossano,alcune dei tubini neri, altre dei pantaloni di tallieur con una camicia bianca.
Poi ci sono io che indosso gli stessi vestiti di stamattina:semplici jeans con una maglietta verde ed un paio di ballerine.
Mi sento osservata, più che dai miei colleghi dagli altri clienti del locale, e sento le guance diventarmi bollenti.
Un'altra cosa che sento e che mi succede sempre quando non sono a mio agio, sono i palmi delle mani che sudano.
In questo momento se potessi sparirei da dove mi trovo.
<<Rebecca tutto bene?>>
<<Sì, solo che mi sento un po' fuori luogo>>
Inizio quindi a spiegare il perché della mia risposta e parlo del mio contrattempo avuto con il cucciolo.
I miei colleghi ascoltano in silenzio, fino a quando non finisco di parlare, e restano senza parole sentendo in che condizioni ho trovato il piccolo.
<<Bastardi, prima li prendono e poi li abbandonano come se fossero spazzatura>>
Dice un mio collega
<<Sono assolutamente d'accordo con te, cose del genere non dovrebbero accadere>>
Risponde un altro ed ecco che, in pochissimo tempo, prende vita un acceso dibattito ed io comincio a sentirmi un po' più a mio agio.
<<Reb, scusa se ti interrompo, ma è un maschio o una femmina?>>
<<È un maschio però non so ancora come chiamarlo>>
La nostra conversazione, avente come argomento il cagnolino, si conclude con questa affermazione perché subito dopo arrivano le pietanze che abbiamo ordinato e che non vediamo l'ora di assaporare. Sembrano davvero deliziose e spero che l'aspetto rispecchi il gusto.
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