Buon compleanno (Rebecca)
Oggi, nel secondo giorno di Maggio, compio ventisei anni. Non ho mai festeggiato il mio compleanno e non ho mai avuto una vera torta, al massimo mio padre prendeva una merendina e ci metteva una candelina. Ricordo ancora il desiderio che esprimevo ogni anno "essere amata dai miei genitori", poi con il tempo ho capito quanto fosse ridicolo e inutile affidarsi ad una candelina così ho smesso. Questo fino a quando non ho conosciuto Edoardo, da allora tutto è cambiato. Ogni anno, il giorno del mio compleanno mi portava a cenare nel miglior ristorante, mi faceva regali costosi e mangiavamo la torta, poi andavamo a casa sua e facevamo sesso fino allo sfinimento. Ricordo che prima di addormentarci mi diceva sempre "buonanotte raggio di sole", peccato che adesso quel raggio di sole si sia spento proprio per mano sua. Il fatto che adesso sia seduta in uno dei ristoranti migliori della città, a scegliere il dessert dopo una cena fantastica rievoca nella mia mente e nel mio cuore quei momenti. Il problema è che questa volta non ci siamo solo io ed il mio amore, questa volta con noi c'è mia madre, la sua nuova fiamma. Quando il cameriere si avvicina al nostro tavolo per prendere le ordinazioni e si rivolge a me, io neanche me ne accorgo perché sono immersa nei miei pensieri.
<<Mi scusi, ero nel mio mondo. Comunque, prendo un sorbetto al limone>>
Già, un sorbetto è proprio quello che ci vuole dopo una cena a base di pesce
<<Rebecca come ti trovi a casa ora che l'hai tutta per te?>>
Povero Edo, cerca sempre di riempire con le sue domande i momenti saturi di silenzi imbarazzanti. Ovviamente al posto mio risponde l'arpia, non è che ci tenessi a rispondere...però lei ha la cattiva abitudine di dire menzogne al solo scopo di mettermi in cattiva luce davanti agli altri.
<<Tesoro mio, come vuoi che si trovi? Non le va mai bene niente, è incontentabile>>
Nelle sue parole percepisco tutto il disprezzo che prova nei miei confronti. Non è vero che non mi va bene niente! Avevo Edoardo e lei me l'ha portato via. È una donna ingorda di attenzioni, una donna che odio!
<<Ho bisogno di prendere un po' d'aria>>
Quando esco mi siedo sui gradini del ristorante. Da qui si riescono a vedere la luna piena e le stelle. Diverse macchine passano lungo la strada, ad un tratto il semaforo diventa rosso per permettere a una ragazza di attraversare, un autista se ne accorge all'ultimo momento e si sentono le ruote della sua macchina stridere sull'asfalto, è un suono davvero sgradevole. Mi guardo attorno e mi rendo conto che la Terra continua a girare sul suo asse, incurante dei miei problemi e del dolore causatomi da essi. Forse è giusto così, ma è anche vero che quando si soffre si ha bisogno di qualcuno con cui dividere il proprio fardello e vedere che tutti sono felici, spensierati e se ne infischiano di te non aiuta per niente. La porta alle mie spalle si apre ed ecco che dal ristorante esce Edoardo, è semplicemente bellissimo. Vi chiedo scusa se lo dico sempre, ma è più forte di me, è un impulso. Indossa dei jeans scuri con una camicia bianca, ho sempre pensato che le camicie diano agli uomini un'aria seducente ed è inutile dire che in questo momento vorrei tanto che il mio Edo se la togliesse per farmi toccare i suoi pettorali scolpiti. Vi chiedo gentilmente di non pensare male di me. Non sono nè una pervertita nè roba del genere, sono solo una ragazza che è in astinenza dal sesso da un po' di tempo. Quindi, cercate di capirmi, i miei desideri sono più che leciti.
<<Posso sedermi accanto a te?>>
<<Il gradino non è di mia proprietà, quindi non c'è bisogno di chiedermi il permesso. Comunque, sì, puoi sederti>>
So che mi ha fatto quella domanda al semplice scopo di iniziare una conversazione, e so anche che rispondendogli in quel modo sono risultata antipatica. Mi sento già in colpa ed è proprio questo il problema: non devo sentirmi così solamente perché gli rispondo male. Lui non si è sentito in questo modo dopo avermi scaricata, ha agito a sangue freddo.
<<Sono venuto per darti una cosa>>
Non ho neanche il tempo di chiedergli cosa che lui esce dalla tasca dei jeans uno scatolino e me lo porge. Lo prendo in mano: è rosso a forma di conchiglia, l'interno del coperchio è in madreperla e poggiata sul morbido cuscinetto di seta vi è una collanina d'oro bianco che come ciondolo ha una perla a forma di goccia. Onestamente non me lo aspettavo proprio un gesto del genere
<<Questo regalo è bellissimo. Devo ringraziare il mio patrigno?>>
Edoardo mi guarda dritta negli occhi e sospira avvilito per poi rispondere alla mia domanda
<<Rebecca non ho mai detto di volerti fare da padre, lo sai. Questo regalo è da parte dell'uomo che hai amato e che adesso sta riconsiderando i sentimenti che prova per te>>
Sento gli occhi umidi e gonfi e delle lacrime calde che esplorano le mie guance. Se quello che sta dicendo fosse vero, vorrebbe dire che ho ancora qualche possibilità di avere la vita che ho sempre desiderato.
<<Davvero?>>
<<Sì, davvero. L'altro giorno io e tua madre stavamo... bhe io e Filomena... insomma, hai capito>>
<<Sì, ho capito, stavate scopando>>
<<Bhe, ho visto che ha la tua stessa voglia, sopra il pube. In quel momento mi sei venuta in mente tu, ho persino pronunciato il tuo nome. Rebecca, sta succedendo tutto così in fretta, non riesco più a capire cosa sia giusto e cosa no>>
Nonostante mi faccia schifo l'idea che la donna malvagia ed il mio amore fossero avvinghiati l'uno all'altra, sono felice che in un momento così intimo come quello lui abbia pensato a me e non a lei. Rebecca uno, mamma zero.
Mi avvicino ad Edoardo e poggio le mie labbra sulle sue, le nostre lingue si attraggono come calamite. Ogni volta che sto con lui provo le stesse emozioni che ho provato quando ci siamo incontrati, è sempre come se fosse la prima volta. Questo dimostra che l'amore ardente che provo per lui è destinato a durare nel tempo. Nessuno mi impedirà di amarlo, tanto meno mia madre.
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