Capitolo 7

Ian
Dopo 5 settimane di servizio ero finalmente riuscito ad ambientarmi,trasferirsi a Roma non era stato semplice, sebbene non vivessi più da tempo con la mia  famiglia avevo instaurato un certo rapporto con i miei vecchi colleghi, la caserma di Livorno era stata la prima in cui avevo lavorato, lì avevo imparato tutto ciò che sapevo, e l'idea di doverla lasciare non mi aveva entusiasmato, anche se sapevo che prima o poi, per un motivo o per un' altro mi avrebbero trasferito.A Roma, venni accolto meglio di come mi ero immaginato,  i nuovi colleghi erano  giovani alcuni addirittura erano all'inizio della carriera e molto disponibili.Nell'indagine che mi era stata affidata ero stato affiancato dal Tenente Marco Morandi, con maggiore esperienza rispetto alla mia, che anche se non era il primo caso che seguivo quello era il più importante e  mi rendevo conto di avere ancora molto da apprendere. Quando venni trasferito, per questioni burocratiche, il mio vecchio capitano aveva fatto di tutto perché mi venisse affidato come primo incarico nella  nuova caserma un caso simile a quello per il quale avevo deciso di intraprendere la carriera nelle forza dell'ordine , sapeva quanto tenessi a quei generi di casi e non esitò a mettersi in contatto con il capitano della caserma in cui ero stato mandato per chiedergli il favore.

Quella sera avevo il turno di notte e stavo svolgendo insieme a  Marco delle ricerche al computer riguardanti il caso. Era molto  più grande di me ,e molto più preparato, aveva lavorato prima di diventare tenete dell'arma dei carabinieri come investigatore privato per cui sapevo che in quello specifico caso la sua presenza sarebbe stata determinante. Da quello che avevo conosciuto, Marco, era una persona alla mano e disponibile , ma quando si trattava di lavoro non guardava in faccia nessuno, si vedeva chiaramente che metteva  il cuore in ciò che faceva, come  d'altronde anche io. Quello che facevamo noi non era  semplice lavoro,fare i carabiniere significava avere grandi responsabilità, non ci si limitava a far rispettare la legge, si era responsabili della sicurezza della gente, le persone si aspettavano di essere protette e spesso fare il possibile non bastava.
<< E' arrivata una telefonata di lamentela per disturbo della quiete pubblica, probabilmente qualche festa universitaria, chi se ne occupa?>>disse Saverio il più giovane della caserma entrando negli uffici
<<ce ne occupiamo noi >> rispose Marco facendomi segno di alzarmi
<< dove si va?>>
<< via 25 aprile zona centocelle>> disse  precedendoci fuori dagli uffici.

Arrivati fuori dall'abitazione, Marco si avviò verso il portone d'ingresso che era spalancato, la musica e le urla dei ragazzi sicuramente ubriachi erano eccessive, anche se la casa più vicina era a una quarantina di metri di distanza era impossibile restare indifferenti a quel frastuono alle 3 di mattina passate. La festa era al terzo piano, quando entrammo l'appartamento era pieno di ragazzi che ballavano e bevevano senza sosta due di loro un ragazzo e una ragazza erano in piedi su un tavolo e si dimenavano attaccati l'uno all'altra a suon di musica, mentre le sedie disposte intorno alla stanza erano occupate solo da coppiette impegnate in varie attività,ma dove era finito il pudore ? Mi chiesi guardandoli scioccato.Nessuno sembrò fare caso a noi in piedi davanti alla porta, quasi tutti dovevano essere ubriachi e Dio solo sa cos'altro, se avessimo approfondito le cose avremmo sicuramente portato qualcuno con noi, ma siccome non era accaduto niente a parte il rumore preferimmo semplicemente porre fine ai festeggiamenti. Marco provò a richiamare l'attenzione dei ragazzi, ma visti gli scarsi risultati si fece largo tra la folla e mentre io accendevo le luci lui  staccò i fili delle casse non appena individuò il computer in un angolo vicino al balcone.
<< Tutti coloro che non abitano in questa casa sono pregati di accomodarsi fuori, la festa termina qui>> urlò indicando ai ragazzi la porta di ingresso.
Ci volle qualche minuto perché tutti comprendessero la situazione e cominciassero a lasciare l'appartamento, i ragazzi ancora sobri portavano fuori i compagni ubriachi che si lamentavano,  nel giro di 5 minuti la stanza si svuotò e rimasero solo 4 ragazze e un ragazzo
<< da ciò deduco che la casa appartiene a voi>> disse Marco
<< si, ci dispiace, non volevano creare problemi la situazione ci è sfuggita di mano>> tentò di giustificarsi una ragazza mentre stringeva la mano dell'unico ragazzo rimasto,
<< per questa volta ve la cavate con un richiamo, essendo anche la prima segnalazione da questa parti non prenderemo provvedimenti, ma mi auguro che non accada di nuovo>> proseguì Marco guardando ad una ad una le ragazze che  annuirono senza dire una parola.
<<Ehi  chi ha spento la musica, perché non ballate più>>la ragazza che poco prima ballava sul tavolo era ancora lì e continuava a dimenarsi senza alcuna intenzione di scendere
<< signorina scenda dal tavolo e vada a dormire insieme alle sue amiche >> disse Marco.
Era  ubriaca anche lei e lo si capiva non solo da ciò che diceva ma anche da come lo diceva,
<< Bev scendi andiamo dai sei ubriaca,>> la ragazza  con i capelli neri che fino a quel momento era rimasta seduta vicino la veranda si era alzata e la stava tirando per un braccio cercando inutilmente  di fermarla  e farla scendere
<<lasciami , non ho sonno, la festa non è finita, perché sono andati via tutti?>> disse liberandosi dalla presa e guardando la stanza vuota.
Solo nel momento in cui si fermò la riconobbi, era la ragazza che avevo incontrato sul pullman diverse sere prima, ora era truccata e indossava un vestito al limite della decenza ma era lei, non avrei mai potuto dimenticare quegli occhi e quel viso, ero sicuro che non l'avrei più rivista , almeno non nell'immediato futuro e invece eccola lì proprio davanti ai miei occhi. Non era messa bene e aveva bisogno di essere portata a letto, con molte probabilità le amiche non sarebbero riuscite a farla scendere e le parole servivano a  ben poco.
<< Ci penso io>> dissi all'amica che disperata cercava di farla ragionare  e mi avvicinai al tavolo dicendo
<< signorina, abbiamo fatto andare via noi tutti, ora scenda da quel tavolo senza farmelo ripetere una seconda volta >> .
Di fronte all'ennesimo rifiuto la presi dalle gambe e me la caricai in spalla ignorando i pugni e le proteste.
<< Non credo sia in grado di camminare da sola>> dissi sempre tenendola a mo di sacco di patate
<<se mi dici dove si trova la sua stanza ce la porto io >> chiesi alla ragazza dai capelli neri, che immediatamente mi indicò una porta vicino l'ingresso e mi precedette lungo quello che doveva essere il corridoio.
Arrivato nella camera la feci scendere e la adagiai sul materasso,   << ecco fatto, adesso può anche continuare a ballare se vuole>>  dissi sorridendo alla biondina che, invece rimase seduta sul letto probabilmente non avendo le forze per alzarsi
<< non hai il diritto di dirmi quello che devo fare e non avevi il diritto di portarmi qui >> biascicò sforzandosi di tenere la testa alzata per guardarmi  << mi creda ne avevo tutto il diritto e ora si calmi prima che dovrò condannarla per resistenza a un  pubblico ufficiale  >> dissi ironicamente dirigendomi verso la porta
<< aspetta, aspetta , io ti conosco , ti ho già visto>> a quelle parole mi bloccai, non poteva avermi riconosciuto, era ubriaca e mi aveva visto una mezza volta, oppure si?
<< non credo signorina, probabilmente non riconoscerebbe nemmeno sua madre se fosse qui, perciò mi ascolti si metta a dormire>> mi affrettai a dire,
<<no,no, io ti conosco, tu sei quello del pullman>>. Ok mi aveva riconosciuto e ora? Non era il caso di mettermi a parlare con una ragazza ubriaca che il mattino dopo probabilmente non si sarebbe ricordata nulla, e per di più  ero anche  in servizio.
<< Bev adesso basta>> si intromise l'amica che fino ad allora aveva assistito alla scena in silenzio, salvandomi in calcio d'angolo
<< mettiti a dormire, non sei nemmeno nelle condizioni di parlare>> disse, colsi quindi   al volo l'occasione per dire  << la sua amica ha ragione signorina, si riposi, buonanotte>> e uscii dalla stanza per raggiungere  Marco all'entrata.
<<Bene, io direi che possiamo andare>> dissi ,
sentii  marco dare gli ultimi avvertimenti alle ragazze e poi seguirmi fuori dall'edificio.

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