CAPITOLO UNO
POV Ermal
Oggi è una di quelle giornate strane.
Una di quelle in cui qualcosa ti dice che devi restare a casa e non uscire, ma devi farlo per forza e quindi resti tutto il tempo con un senso di angoscia che ti divora.
È proprio così che mi sento. Da quando questa mattina sono uscito di casa alle 5 per andare a lavorare.
Dopo aver dato un bacio alla mia mamma, che sta lottando per non abbandonarmi.
Un po' mi tranquillizza il fatto di restare ore e ore dentro una piccola bottega, restare ore e ore a fabbricare scarpe, di tutti i tipi.
Tacchi per le donne, mocassini per gli uomini, scarpe rosse per le donne, scarpe blu per gli uomini. Scarpe di numero fino al 37 per le donne, scarpe fino al numero 40 per gli uomini.
È brutto questo mondo.
Un mondo dove tutto viene etichettato, persino le persone lo sono.
Questo non è il mondo a cui voglio appartenere.
Un mondo dove devi stare pure attento a che ora vai in bagno perché se sbagli di un minuto ti viene puntato il dito contro.
Oggi è una di quelle giornate in cui la solita routine è più insopportabile del solito.
La mia routine?
Mi alzo alle 4 tutte le mattine, pulisco casa, alle 5 esco per andare a lavoro e torno verso le 2 di notte.
Con quelle 40. 000 lire che guadagno ci compro il pane e le medicine per mamma.
Prima parlavo di quella sensazione strana. E ora che sto per uscire dalla bottega, sta tornando.
Spengo le luci ed esco, torno a casa e dopo essermi assicurato che mamma stia bene, vado da Marco, il mio compagno.
Ci vado sempre di notte perché oltre che essere impegnato con il lavoro, stiamo vivendo una storia clandestina, non possiamo farci vedere insieme, è troppo rischioso.
Se mi bandiscono dal paese è la fine.
"Ermal!"
"ciao amore"
Iniziamo a baciarci e facciamo l'amore sul divano.
Siamo coricati sul divano, ci stiamo accarezzando a vicenda.
"dovremmo farci vedere insieme"
"no Marco, te l'ho già detto"
"la portiamo con noi tua madre, tanto la malattia l'ha talmente presa che non sa neanche di esistere"
"no amore"
"Ermal ti prego. Scappiamo. Andiamo a New York, a San Francisco, qualsiasi posto dove possiamo essere liberi di essere ciò che siamo"
"spostiamoci in città. Le mentalità sono più aperte, possiamo provare"
"no Ermal. Qui in Italia non saremo mai liberi di amarci"
"e con quali soldi ci spostiamo?"
"lavorando di più. Ce li facciamo"
"ma amore, io dormo solo 3 ore ogni notte, non posso permettermi di andare avanti faticando di Più. È già tanto che sto bene fisicamente"
Si alza e io lo seguo. Ci rivestiamo e usciamo nella verandina a fumare.
"ci penserò va bene? Finché stiamo qui però dobbiamo farci vedere come due grandissimi amici"
"va bene"
Prova a baciarmi ma io mi scanso.
"non fuori.."
"non c'è nessuno"
"se qualcuno passasse in strada potreb-"
"chi vuoi che ci sia alle 3 del mattino?"
"hai ragione"
Ci baciamo e da un cespuglio lì vicino si sente un rumore.
"Marco che cos'era?"
"sarà stato un cane o un gatto randagio. Stai tranquillo"
"io vado a casa, fra meno di un'ora ho la sveglia"
"va bene amore. Buonanotte"
"notte"
Mi accarezza il fianco e io vado via. Mentre cammino verso casa mi sento costantemente osservato, ma in strada non c'è nessuno.
Solo io.
Un povero uomo di 30 anni che stanotte avrà solo mezz'ora di sonno e che domani potrebbe svegliarsi come potrebbe non farlo.
Sto per svoltare l'ultimo angolo, quando qualcosa mi tira per il braccio, sento roba umida toccarmi il naso e perdo completamente i sensi.
*****
Eii ❤️ un'altra fanfiction Metamoro, stavolta diversa dalle solite.
Vi avviso già che sarà breve, penso sarà intorno ai 10/15 capitoli massimo, forse un po' di più.
Ma volevo portare una storia che parlasse dei problemi che purtroppo esistono ancora oggi e nello stesso tempo ambientarla nel passato.
È un esperimento diciamo, voglio vedere cosa riesco a fare cimentandomi in un mondo che ho sempre definito "noioso".
Buona lettura ❤️
~Marti 🦅
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