16. Sto scappando da me stessa...
Il lavoro con Alessio procede veramente bene, abbiamo una sintonia che poche volte mi è capitata nella mia vita lavorativa. Con lui basta poco a capirci, a prendere decisioni, a eseguire una scadenza, a dare un riscontro alle richieste dei clienti, come dice lui noi due viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda.
È una grande fortuna trovare persone così speciali e io, “terrorizzata” dalla sfiga di turno, non riesco a vivermi a pieno questo rapporto.
Ho rifiutato diversi inviti di Alessio per una cena o un aperitivo.
Ho sempre mille impegni con Netflix e le serate di lettura in solitudine che ovviamente a lui non ho detto.
Mi sono inventata che ho le serate impegnate con gli amici che non vedo da tanto e per molti weekend sarò molto occupata.
Oggi, che è venerdì, dovevo correre a casa a prepararmi per una serata con Daniel. Per la prima volta avevo detto la verità. Realmente dovevo incontrarmi con Daniel, ma il fato si è stufato dei miei impegni inventati o veri che siano. Mentre io aspettavo l’ascensore per scendere Alessio è arrivato al piano con una pizza in mano.
“Dato che mi hai dato buca per stasera, mi sono preso una pizza e proseguo con il lavoro. Nel caso terminasse prima la tua cena sai dove trovarmi” disse mentre le porte dell’ascensore stavano per chiudersi.
Ma la chiusura non avvenne in quanto il suo braccio si introdusse bloccandola, entrò nell’ascensore e rischiacciò il tasto T mentre io lo osservavo sorpresa.
«ti accompagno giù, ti va?»
«ok» risposi accennando un sorriso che si spense nell’immediato a causa del rumore dell’ascensore.
«che succede?» urlai impanicata.
La mia paura più grande, il mio terrore, rimanere bloccata in un ascensore.
«si sarà bloccato, ora riparte vedrai» rispose tranquillissimo Alessio.
Ovviamente non ripartì in quanto è passata un’ora e noi siamo ancora qui.
«hai paura?» domanda avvicinandosi più del dovuto al mio collo dove sento il suo fiato e lo spazio si riduce ancora di più.
«sì» affermo con un filo di voce.
Inizia a sbottonarsi la camicia e la temperatura del mio corpo inizia ad aumentare.
«Alessio che stai facendo?»
«non mi dire che ti faccio qualche effetto per così poco?»
A stento mando giù la saliva bloccata in gola e cerco di dare una risposta convincente: «nessun effetto, tranquillo.»
«peccato!
Dai siediti, mangiamo la pizza.»
Annuncia appoggiando la sua camicia sotto la scatola della pizza.
«scommetto che il pic-nic in ascensore non lo avevi mai fatto, vero?»
Affermo con il capo mentre cerco di non pensare che l’ascensore è bloccato.
«per non pensare alla causa di questa serata “particolare” proporrei di cercare di conoscerci meglio, cosa ne dici?» chiede puntando i suoi occhi ai miei.
Uno sguardo che faccio fatica a sostenere. Non è da me, non sono così, eppure con lui sento che solo guardandomi sgretola le parti da me costruite con fatica.
Lui con poco sta demolendo tanto.
Come fa?
Come ci riesce?
«mi sembra che ci conosciamo abbastanza, il giusto per il nostro lavoro» dico distogliendo lo sguardo.
«secondo te io voglio approfondire il nostro rapporto lavorativo oppure intendo altro?»
Riporto il mio sguardo al suo rimanendo in silenzio di fronte alla sua domanda.
«Julia sappi una cosa, non ho mai invitato nessuna collega per una cena o aperitivo. Il massimo sono stati i pranzi di lavoro.»
Avvolge le mie mani alle sue.
«hai qualcosa di diverso, hai quella luce che mi ha illuminato appena ti ho incontrata. Hai.. » non lo lascio terminare la frase. Appoggio la mia mano alla sua bocca.
«non ne vale la pena Alessio, sono un completo disastro. Non roviniamo la nostra sintonia lavorativa.»
Mi alzo in piedi e inizio a battere le mani alla porta.
«c’è qualcuno?» urlo, per farmi sentire dall’esterno.
«ci sono io» annuncia Alessio avvolgendomi alle spalle. Mi immobilizzo di fronte al suo contatto, mentre lui mi rivolta nella sua direzione.
«non ti sto chiedendo di sposarmi, ma di darci una possibilità. Qualche aperitivo e qualche cena, poi il resto si vedrà. Ti va?»
Arriccio lo sguardo mentre lui porta le mani in segno di preghiera.
«andata, qualche cena e aperitivo, il resto si vedrà» dico con un mezzo sorriso.
Mi avvolge tra le sue braccia lasciandomi una scia di baci al collo.
Ci accomodiamo abbracciati in un angolo dell’ascensore mentre lui continua a stringermi a se stesso.
È una sensazione strana, ma piacevole. Una sensazione che non provavo da tanto. Mi sento un’adolescente di fronte al suo primo amore.
Forse perché l’amore non ha età e in qualunque istante ti fa sentire così, come se stessi volando.
Le farfalle allo stomaco volano in qualunque momento della tua vita basta incontrare la persona giusta.
La luce magica negli occhi può risplendere in qualunque istante basta lo sguardo giusto che la accende.
Il primo amore si può rivivere all’infinito perché le relazioni non sono una uguale all’altra, c’è sempre qualcosa di diverso, qualcosa di magico, qualcosa di unico.
«hai il profumo di casa» sussurra al mio orecchio mentre un brivido percorre tutto il mio corpo.
«il mio passato non è semplice e le storie d’amore sono un po' di anni che non mi appartengono. Dall’esterno posso sembrare il classico ragazzo che si cambia una donna al giorno, ma in realtà è una maschera.»
Continuo ad ascoltarlo in silenzio, mentre lui parla di se stesso.
«anche tu hai una maschera, vorrei capire a cosa è dovuta. Vorrei capire perché ti inventi appuntamenti per evitare il mio contatto, vorrei capire perché mi tieni distante e quando io ti sfioro tu sei inerte. Perché Julia? Da cosa stai scappando?»
Un’analisi perfetta di me.
Con una domanda ha scosso tutto.
“Da cosa stai scappando?”
Sto scappando da me stessa, da quella parte di me che si innamora e perde la testa e poi viene abbandonata e soffre. Soffre tanto.
Sto scappando dalla sofferenza, dalla tristezza costante, dai pensieri negativi che un’altra ferita mi può causare.
Sto scappando da un eventuale nuovo abbandono.
Quando vieni ferito diventi iperprotettivo delle tue emozioni e per paura le chiudi nella cassaforte del tuo cuore e poi butti la chiave dove nemmeno tu possa ritrovarla. Così per assicurarti che ciò che hai vissuto non possa più ricapitare.
È realmente così?
Una volta rinchiusi i sentimenti sono al sicuro?
Se la risposta è sì, allora questi due occhi verdi, che mi esplorano nell’anima, cosa sono?
Avranno trovato la mia chiave?
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