Capitolo 7 - Parte I - Di chi resta e di un bacio in un frutteto
Passato
«Restare da Kateryna è stata una valida opportunità e un'ottima alternativa al nostro piano iniziale. Buona intuizione» Qui-Gon commentò verso il suo padawan, asciugando la fronte madida di sudore con un telo di lino passatogli da Zara.
Obi-Wan aveva proposto che Satine restasse nascosta nella dimora che li aveva ospitati, sia perché si riprendesse appieno dalla reazione allergica sia affinché gestisse da lì le proprie incombenze politiche.
Kateryna si era offerta di mettere a disposizione la sua casa, piuttosto grande. Le tre donne dormivano nella stanza da letto a suo tempo occupata da lei e dal marito, la camera più piccola con un letto singolo era stata destinata al maestro Jinn, per età e rispetto. Il giovane Kenobi si era arrangiato nella capanna degli attrezzi. La duchessa avrebbe potuto così mantenere i contatti con i collaboratori attraverso canali di comunicazione riservati, tramite gli strumenti presenti nella navetta del jedi, debitamente occultata alla vista. Nel frattempo, si era diffusa la notizia del tragico schianto sul pianeta Draboon della navicella su cui viaggiava. Un incidente senza superstiti.
«La situazione su Mandalore non è ancora delle migliori, gli elementi della Ronda della Morte sono particolarmente motivati e aggressivi, accaniti. Il loro obbiettivo era uccidere Satine, sapere che sia morta dovrebbe farli quietare, almeno per un po'».
«Maestro, mia sorella mi ha notato venir via dalla sala del ballo con Obi-Wan. Siete sicuro che la storia regga?» la nobile bionda versò un bicchiere d'acqua al jedi, che aveva appena terminato di allenarsi con la spada col proprio padawan. I duelli con le katane di luce avevano una platea di spettatrici sempre al completo. La destrezza con cui i due uomini maneggiavano le loro spade le incantava, l'agilità dei corpi in movimento era fonte di continuo stupore, come i progressi continui dell'allievo, motivato, caparbio e instancabile.
Gli abiti dei cavalieri - i vestiti eleganti del ballo di Mandalore - erano stati barattati tramite le conoscenze di Kateryna. Entrambi avevano reperito una tunica chiara, stivali, e un mantello con cappuccio marrone. Nei momenti dedicati alle prolungate esercitazioni, si affrontavano a torso nudo, coi soli calzoni, la pelle a vista esposta al sole di Draboon coperta da un velo di unguento naturale di cera d'api e di olio di palma da cocco.
Kenobi rispose al posto del maestro, con un sorriso soddisfatto, accettando un bicchiere d'acqua da Zara «Non abbiamo alcuna sicurezza che fosse davvero Bo-Katan. La versione reggerà, si basa proprio sul fatto che, se fosse lei, ci avrebbe visto fuggire insieme o scomparire dietro la tenda. Geniale, no?». La sorella di Satine, combattuto con Qui-Gon in un lungo confronto senza vincitori né vinti, aveva lasciato il palazzo con gli altri mandaloriani della Ronda, grazie all'impegno della guardia della duchessa, guidata dal jedi; Kenobi e Satine, nel frattempo, avevano raggiungo lo Shuttle 634 attraverso il passaggio segreto che terminava nello spazioporto ed erano decollati indisturbati.
«La boria ti farà scoppiare, ragazzino, a meno che non ti pieghi io» Kateryna colpì Obi con uno schiaffetto sulla schiena «Mica crederai di aver terminato le fatiche della giornata con qualche affondo di spada? Devi guadagnarti vitto e alloggio».
«Chiamalo alloggio, mia arcigna signora... mi hai relegato in un angusto stanzino» era un bugigattolo con delle stuoie posizionate sul pavimento, pieno di oggetti accatastati, ma lui aveva trovato comunque uno spazio personale per meditare indisturbato. Un inconsueto lucernaio dava luce alla stanzetta senza finestre, permettendogli di osservare il cielo stellato dalla lastra di vetro. E di sognare.
«Obi-Wan, non esagerare. È un ripostiglio degli attrezzi che abbiamo adattato a camera da letto. Su, non lamentarti, ti è andata di lusso, per tutto: hai superato il problema dell'avaria allo Shuttle e delle punture degli acari, portando in salvo Satine. Direi che siamo più che soddisfatti, e non possiamo dolerci» lo stesso maestro jedi, allontanati i componenti della Ronda della Morte dal palazzo della duchessa, e organizzata una valida difesa della struttura, si era messo sulle tracce del proprio discepolo, recando con sé anche l'insistente Zara. Che, informata del piano, aveva predisposto un leggero bagaglio con gli effetti personali di Satine: pochi abiti e oggetti della toeletta, alcuni fermagli per capelli, il pettinino d'oro con farfalline d'avorio e cristalli trasparenti, tanto amato dalla proprietaria. Lo stesso che, in quel preciso momento, le ornava il capo; indossato frequentemente, ne aveva perso il gemello in maniera misteriosa.
«Sentiamo, che compito ho, oggi?».
Dal tavolo di pietra esterno, la padrona di casa, sghignazzando, prese un cestino intrecciato di ramoscelli di palma «Ragazzino, ti recherai fino al campo di pere shuura, per annaffiarlo e portarmi i frutti più maturi. Anzi, andate entrambi, tu e Satine, scansafatiche, uno peggio dell'altra».
La composta realizzata dalle mani della burbera signora aveva un sapore sublime, Obi ne era ghiotto e non avrebbe potuto farne a meno «E sia. Solo per gustare la marmellata che fai tu» Kenobi, terso il sudore con un telo e rindossata la casacca, eluse di dare il braccio alla duchessa. Lei, silenziosa, lo seguì, camminando alle sue spalle.
«Scordate questo, scansafatiche» Zara porse il cestino al padawan, salutandoli e rivolgendosi a Kateryna «Satine non è certo un tipo ozioso. Ha lavorato in modo diverso nella sua vita, pur non avendo mai svolto occupazioni umili o non essendosi impegnata materialmente in faccende domestiche».
«Non devi difenderla, la mia era solo una battuta per il ragazzino, mi diverto a punzecchiarlo e lui lo fa con me. No, la duchessa di Mandalore non si perde in chiacchiere, è evidente. Ma i giovani vanno sempre spronati a dare il meglio; vero, maestro?».
«Ovviamente, mia saggia signora» Qui-Gon osservava le due figure in movimento, nella tiepida lontananza di Draboon. Le dita grattavano l'epidermide del mento sotto la barba. Sospirò, profondamente; un'impercettibile scia di felicità sembrava avvolgere la coppia di ragazzi, un'aura colorata di una sfumatura il cui significato ravvisò con giudizio critico sulla sostanza e non sull'apparenza.
«Qualcosa ti preoccupa?» la giovane dalla pelle di luna lo interrogò. Lei stessa aveva scambiato uno sguardo con Kateryna, emblematico del timore di entrambe. Che la donna più adulta espresse a voce alta, al mutismo del jedi «Maestro, nella tranquillità di questa parte della Galassia, Satine e Obi-Wan potranno godere della libertà che non è permessa nei loro mondi. È un bene e fa parte della vita». Era certa che fosse stato uno dei motivi principali della saggia proposta di Obi di restare.
«Tale filosofia non appartiene all'essenza di un cavaliere. Obi-Wan ha perso il diritto di amare quando ha deciso di intraprendere un percorso che lo porterà a diventare un jedi».
«Mi spiace confutare la tua teoria. Non si perde mai il diritto di amare e di essere amati, fino all'ultimo respiro della vita terrena, e credimi, anche oltre. E ti ricordo che Kenobi non è ancora un jedi, potrebbe scegliere diversamente e dovresti soltanto prenderne atto» la frase di Kateryna tolse la replica a Jinn, nello stesso momento in cui aveva perso di vista la coppia oltre la collina.
La deforestazione conseguenza del caldo afoso era meno estesa su Draboon che su Mandalore, la temperatura più sopportabile e piacevolmente mite, alcune zone coperte da una florida vegetazione. Il pianeta si presentava con un aspetto differente della discarica a cielo aperto degli altri simili dell'Orlo; era stato anche il motivo della scelta da parte di Qui-Gon come nascondiglio iniziale per la nobile.
«Quanto manca al frutteto?».
«Pochi passi, duchessa scansafatiche» una decina di minuti di passeggiata nel paesaggio divenuto pianeggiante, il padawan aveva risposto alla prima domanda della sua amica. Si era fermato, deliberatamente, per poterla osservare, nelle curve femminili fasciate dal solito semplice abito indossato nelle occasioni informali.
Lei se ne era accorta, e l'aveva lasciato fare, senza accentuare l'ondeggiare dei fianchi e provocarlo in alcun modo, fino all'arrivo ai filari degli alberi di pere.
Le piante, dal portamento eretto, erano alte diversi metri. Le foglie di forma ellittica con margine appuntito, di un bel verde scuro e di consistenza coriacea - la pagina superiore lucida rispetto all'inferiore più opaca e chiara - non celavano i frutti gialli e maturi.
I tronchi delle prime erano segnati da profonde e numerose spaccature della corteccia in sezioni quadrangolari, le altre divenivano sempre più lisce poiché piantate successivamente. Da un pozzo circolare di una falda freatica si estraeva l'acqua per annaffiare il frutteto.
«Non vieni?» lei lo interpellò, timorosa, mordicchiando nervosamente l'unghia del pollice sinistro. Da quando Zara e Jinn erano entrati nella dimora di Kateryna, loro due non avevano più trascorso da soli alcun momento. Non si erano nemmeno azzardati.
Obi la raggiunse; il suo sguardo era tanto carico di bramosia che le guance della ragazza divennero rosee, bollenti dall'imbarazzo e dall'orgoglio di avergli provocato una simile reazione senza neppure averlo sfiorato.
«Perdonami, Satine, non riesco a smettere di pensare a te, è come se tutto ciò che avevo sempre sognato senza saperlo fosse divenuto realtà dinnanzi ai miei occhi increduli, ogni dettaglio è andato al suo posto e il mondo intorno a me ha avuto un senso» la strinse a sé, per la vita sottile, facendo aderire i loro corpi, tuffando il viso nel manto dei morbidi capelli «Non dimentico l'attimo in cui ci siamo spogliati della parvenza che ci accompagna, in cui io ero solo Obi-Wan e tu soltanto Satine, e non intendo quello del ballo».
«Eravamo spogliati di tutto, in verità» la duchessa sorrise: aveva perfettamente intuito la sensazione a cui il padawan faceva riferimento.
«Ti mostri sempre dura come una roccia, concentrata sul tuo ruolo istituzionale. Ma quando mi hai espresso i tuoi timori e durante il nostro bacio... eri vulnerabile, svestita della tua perenne sicurezza, eri... tu».
Lei si irrigidì. Kenobi aveva colto cosa si nascondesse nel suo animo, e non certo perché vi aveva scrutato con le proprie abilità ma perché vi aveva guardato attraverso le sottilità del cuore. Un cuore che aveva, da tempo, iniziato a battere in simultanea col suo. Considerò che l'avesse compresa meglio di chiunque e che difficilmente un'altra persona sarebbe stata al suo pari. Mai. Ciò la terrorizzò e la tranquillizzò.
I palmi delle mani sulle sue guance, il padawan le sollevò il viso, il ceruleo fu saldo nei suoi occhi «Se non mi vuoi al tuo fianco, se ritieni sia stato un errore, mi tirerò indietro, Satine, tornerò a essere una semplice sentinella venuta su Mandalore per proteggerti, un amico devoto e nulla più, te lo prometto. Basterebbe una tua parola e farei un passo indietro. Ma se non mi dici chiaramente di volermi alla larga da te, resterò qui» insicuro della piena corrispondenza di sentimenti, aveva bisogno di dichiarazioni. Vacillò, un suo diniego sarebbe stato una morte anticipata.
«Jedi, so che la Forza collega tutti gli esseri viventi e che coloro che vogliono intraprendere il tuo cammino sono individui sensibili, in grado di sondare le emozioni altrui. Non senti le mie?» Satine appressò le proprie labbra tremanti a quelle di Obi, sfiorandole, per sentirlo replicare «Allora non esiste alcuna possibilità di fuga, io sono tuo e tu sei mia. Siamo nostri».
La bocca schiusa della duchessa aprì al padawan l'ennesima porta di un meraviglioso mondo che conosceva poco e che stava scoprendo assieme a lei.
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