Capitolo 5 - Parte II - Di un tradimento e di una detestata barba

Presente

«Sembra che tra te e Obi-Wan sia tornato il sereno» Zara commentò nei confronti di Satine, mentre l'aiutava ad acconciare i capelli. Qualche filo bianco, segno dell'inevitabile scorrere del tempo, era mimetizzato dalla lattescenza del manto dorato.

«Da tanto manca armonia fra noi, purtroppo» la duchessa sospirò, abbassando le palpebre «Ho ritenuto opportuno acconsentire alle richieste di Korkie e Anakin, accettando la scorta dei jedi. Nonostante la giovane età, i due ragazzi sono piuttosto assennati». Osservò il proprio viso nel riflesso argenteo dello specchio rettangolare della toeletta. Poche rughe d'espressione le segnavano il volto; tuttavia, si trovò invecchiata e stanca.

«Ho notato che hai piacere di indossare di nuovo il pettinino d'oro e avorio. Posso usare quello anche oggi?» da quando il cavaliere jedi aveva rimesso piede su Mandalore, Satine aveva tirato fuori l'accessorio dal portagioie in cui era riposto con grande cura.

Senza neanche attendere la risposta, Zara lo posizionò accuratamente fra le ciocche dei capelli biondi acconciate sulla nuca in un morbido ed elegante chignon.

«Sì, per favore» anch'ella lo considerava un prezioso talismano e lo riservava a poche occasioni speciali, per non sciuparlo. Lo era certamente il discorso che avrebbe dovuto tenere davanti al Senato.

«Sei pronta, coraggio» Kateryna le dette un materno bacio d'incoraggiamento sulla fronte. Aveva lasciato pure lei Mandalore per seguire la sua protetta su Coruscant, come suggerito da Skywalker; conosciuta la giovane donna su Draboon diciannove anni prima, non se ne era più separata, divenendone la seconda dama di compagnia, certo non per importanza né per affetto.

«Non mi sento affatto pronta» Satine era agitatissima, il cuore le batteva forte nel petto «Datemi un minuto» ripassò mentalmente la scaletta di argomenti preparata e oramai imparata a memoria. Con calma si alzò dalla poltroncina della toeletta, camminando verso la porta. Fuori da essa l'aspettavano Kenobi e Korkie, soldati provetti sugli attenti «Possiamo andare».

«Permetti?» il jedi le porse il braccio che lei afferrò, affettuosa ancora di salvezza in un mare di incertezze e di pericoli per la tanto agognata pace.

Gli occhi cerulei di Obi-Wan si soffermarono sullo scintillio dei cristalli sfaccettati del pettinino recato fra i capelli dalla nobile. Abbozzò un sorriso, che gli increspò l'incrocio delle labbra in maniera velata.

«Zia, la senatrice Amidala sarà dalla nostra parte e così Tal Merrik». Il senatore di Kalevala aveva manifestato la propria solidarietà alla duchessa tramite il nipote; Padmé attraverso Anakin, a cui la regina di Naboo era legata da una profonda e duratura amicizia. Un legame tanto viscerale che il jedi le aveva donato C-3PO, il suo droide protocollare di aspetto antropomorfo, assemblato sul pianeta Tatooine dal giovane proprietario con pezzi di robot gettati via.

«Me ne compiaccio» percepì il corpo di Kenobi particolarmente vicino al proprio, intanto che si avvicinavano alla sala del Senato. Un languore fuso a ricordi ed emozioni si propagò nei suoi fianchi, irradiandosi in ogni cellula del fisico, dalla punta dei capelli alle estremità delle dita dei piedi. Il calore fu amplificato dalla frase sussurratale all'orecchio «Sarò con te, Satine, te lo prometto, sai che puoi contare su di me».

Lo spazio in cui si riuniva il Senato, ubicato all'interno di una gigantesca costruzione a forma di fungo, aveva la configurazione di una semisfera, sui cui bordi stazionavano navette circolari coi diversi componenti dell'organo deliberante. Nel momento in cui uno dei senatori o degli ospiti da ascoltare prendeva la parola, la sua navicella si spostava al centro, affinché la figura dell'oratore fosse ben visibile da ogni prospettiva.

Kenobi salì sulla navetta destinata alla duchessa prima di quest'ultima e l'aiutò ad accomodarsi, posizionandosi in piedi, alle sue spalle. Osservò con la coda dell'occhio l'amico Skywalker fare lo stesso con Amidala.

Nel nucleo della struttura, un lungo e sottile cilindro fisso sorreggeva la piattaforma occupata da Palpatine - una volta senatore di Naboo, divenuto cancelliere supremo della Repubblica - che introdusse l'argomento all'ordine del giorno. Il chiacchiericcio dei senatori si interruppe, la voce grave dell'uomo, incappucciato da un lungo e appariscente mantello porpora, presentò brevemente la questione «Mi addolora doverlo dire. La Ronda della Morte è una significativa e mortale minaccia».

Invitata a parlare, Satine indirizzò la propria navetta al centro dello spazio vuoto del Senato, accompagnando la solennità delle parole con un inchino ossequioso alla platea in attesa.

Ritta, cercò i senatori uno a uno con lo sguardo per quanto la distanza lo permettesse, esprimendosi con sincerità e difendendo il proprio operato «Mandalore sta facendo enormi sforzi per rintracciare i leader del movimento terrorista. Comunque vi assicuro che non sono abbastanza forti per destabilizzare il nostro governo, credetemi. Risolveremo la cosa senza un conflitto. Se, al contrario, la Repubblica interferirà con gli affari interni del mio popolo, alimenterà ulteriormente il clima di violenza. Sono qui per riaffermare la nostra posizione di neutralità». La cara presenza di Obi-Wan al suo fianco era stata un analgesico naturale, si era rinfrancata e si era espressa con equilibrio.

Il senatore Tal Merrik, postosi accanto al cancelliere col mezzo assegnatogli, le rispose in tono moderato ma fermo «Sono parole di un'idealista, a cui possiamo dare scarso credito, duchessa. Mi spiace dirlo, siete una visionaria. In buona fede, ma una visionaria restate». Sistemò il mantello grigio ghiaccio, il cui cappuccio avvolgeva l'intero capo lasciando scoperto solamente il viso dagli arcigni tratti somatici.

Lei, stupita di una simile reazione manifestata proprio dall'uomo che avrebbe dovuto spalleggiarla, controbatté per le rime «Avete frainteso. Sono parole di una pacifista, invece. Sono portavoce di un popolo che ha scelto la politica della non violenza e continua a crederci».

«Non violenza, dite? Guardate! Si tratta di un filmato fatto pervenire stamattina al mio staff» un collaboratore di Palpatine prese un dischetto di forma rettangolare e lo inserì all'interno della console presente sulla navicella del cancelliere; un ologramma di un distinto uomo bruno iniziò a parlare.

La navetta di Padmé si accostò velocemente a quella di Satine. La senatrice, in un raffinato abito di velluto verde muschio, la interpellò «Duchessa, lo conoscete?».

«Certamente. Si tratta di un caro amico, il viceministro Jerec». Il viceministro del suo governo! Perplessa sul messaggio, la bionda si voltò verso Obi-Wan «Non ho la più pallida idea di cosa si tratti».

Lui le si approssimò, per darle ulteriore sostegno morale; la mano si posò con dolcezza sulla parte bassa della sua schiena, lievemente, carezzando la stoffa dell'abito avio chiaro «Ascoltiamo con attenzione cosa ha da dire, così lo capiremo».

«Sono le azioni del nostro governo ad averci portato a una guerra civile» le parole pesanti del viceministro sembrarono inficiare quanto appena affermato dalla duchessa di Mandalore.

Che si sentì punta sul vivo dall'evidente bugia. L'inquietudine e la difficoltà di confutarlo nell'immediato le giocarono un brutto scherzo di nervosismo; si ritrovò a reagire con veemenza, interrompendo la proiezione dell'ologramma «Ora basta, mi rifiuto di ascoltare ancora un messaggio falso, manipolato ad arte. Il viceministro Jerec è un uomo d'onore e di principi, non si sarebbe mai prestato a simili fandonie. Il governo mandaloriano non ha segreti per il suo popolo».

«Se solo fosse vero, mia cara duchessa... temo non lo sia. Si calmi e assista con noi al proseguo del filmato, è illuminante della realtà» il cancelliere la incalzò; l'attenzione convergette di nuovo sulla registrazione del viceministro «La Ronda della Morte è molto più potente di quanto pensiamo, per sconfiggerla dobbiamo chiedere l'intervento armato della Repubblica. Al contrario, la duchessa Satine mette davanti all'evidenza e alla razionalità il proprio orgoglio, addirittura rifiutando l'aiuto dei jedi».

«Non è vero, non è vero» Satine scattò, rabbiosa, mentre Kenobi cercava di trattenerla, perplesso. In fondo la sua presenza accanto alla nobile rafforzava esattamente la tesi contraria e non c'erano dubbi che l'amica avesse accettato di buon grado l'appoggio suo e di Anakin «Trattieniti, rischi di passare dalla parte del torto». I suoi interlocutori erano pacati, e il filmato molto convincente. In quell'esatto momento ebbe la consapevolezza che aver insistito perché Satine accettasse l'aiuto suo e di Anakin era stata una mossa suicida; lei aveva avuto ragione fin dall'inizio, la protezione l'avrebbe resa debole agli occhi dei suoi nemici ed era divenuta persino motivo di discussione.

«Il governo della duchessa Satine e la sua politica scellerata ci condurranno alla rovina, alla sconfitta. Seguire i suoi assurdi dettami di pace è un grave errore, da evitare. L'intervento della Repubblica è necessario, lo ribadisco e mi auguro prenderete atto di quanto accade, al più presto» il messaggio di Jerec si chiuse in modo perentorio.

«Il viceministro non avrebbe mai detto quelle cose. Se potessi confrontarmi con lui, sono certa che chiariremmo l'equivoco».

«Duchessa, sfortunatamente Jerec ha perso la vita in un attacco della Ronda della Morte, a Kalevala» Palpatine mise fine alle speranze della donna, che sospirò, portando la mano destra al torace. Una stilettata di dolore intercostale l'aveva trafitta; il viceministro era un caro amico, oltre che un fedele alleato politico. La sua scomparsa l'addolorò profondamente: era l'ennesima vittima della violenza della Ronda.

«Satine, è il momento di fare un passo indietro, permettete alla forza militare della Repubblica di proteggere il popolo di Mandalore affinché la morte di Jerec non sia stata vana; ragionate, duchessa testarda, prima che sia troppo tardi. E forse lo avete già fatto, il generale Kenobi vi ha scortato fino a Coruscant. Ciò significa che il viceministro ha visto giusto, e che voi avete cambiato idea perché avete paura di non sapere gestire il problema con le sole forze del vostro governo» Merrik argomentò al posto del cancelliere.

«Non ve lo permetterò; voi non venite a difendere, ma a occupare la nostra casa e a minare il nostro diritto all'autodeterminazione, ed essa è la pace e la non belligeranza. Trasformerete il nostro pianeta in un bersaglio militare e tutto ciò porterà la guerra su Mandalore, che deve, al contrario, rimanere un sistema neutrale» Satine tentò di far valere ancora le proprie ragioni.

Palpatine chiuse la seduta «Basta così, vi abbiamo ascoltato a sufficienza. La votazione sull'opportunità dell'intervento armato su Mandalore si svolgerà nella prossima riunione».

La duchessa iniziò a tremare, il corpo era stato assalito da un fremito che sembrava non volerla lasciare. Obi-Wan, scosso dell'accaduto e consapevole che lei stesse per scoppiare in un pianto dirotto, represse il proprio desiderio di cingerla in un abbraccio consolatorio. Fu cortese ma volutamente distaccato, nonostante la sofferenza di vederla in quello stato «Sei troppo tesa. Devi riacquistare la calma. Te lo dico da amico. Siamo sempre amici, no?».

Certo, amici, nulla di più. Sentirglielo ribadire la turbò oltremisura, nel tragitto con la navetta verso il basamento che conduceva alla struttura. Negli occhi spilli di lacrime la cui discesa non poteva permettersi, lo aggredì. Era un fiume in piena che aveva oltrepassato l'argine «Non sono nervosa, sono furibonda. La Repubblica vuole imporre le proprie decisioni su una popolazione pacifica e inerme. Non accetto più consigli da te. Amico... lo eri. Ora sei soltanto un ramingo, ogni giorno in un posto diverso con la spada laser brandita nella mano come fossi a una guerra perenne. Trovo sia davvero un paradosso, non ha senso; per quale razza di motivo dovrei ascoltare un tipo come te che confida nella violenza così frequentemente, un uomo che ha perso il suo credo nella pace, che indossa un'armatura con il fregio di una spada? Essermi fatta vedere accanto a te ha peggiorato le cose, lo sapevo e mi sono lasciata convincere» le loro scelte di vita li avevano separati, nei sentimenti e nei valori. Doveva rassegnarsi alla loro distanza, farsene una ragione. Nulla sarebbe stato più come prima, come lei ricordava.

«Metti da parte il rancore che hai nei miei confronti, per una buona volta. Influenza le tue riflessioni. Il rancore è sempre sbagliato, allontana dalla forza interiore che ognuno di noi possiede e che ci dà la stabilità spirituale» Kenobi prese tempo. Era sicuro che avrebbe abbassato i toni, alla vista del nipote con C-3PO; scopertolo in attesa di poterle parlare sulla piattaforma, infatti, si era un poco quietata. Almeno distratta, al suo cospetto. Non tanto quanto si augurava il jedi. Satine Kryze difficilmente cedeva l'ultima parola, con lui meno che mai, anche nella circostanza.

«Pensi sempre di essere al centro dell'universo, Obi-Wan? Non è così. Si tratta esclusivamente della mia udienza di oggi e di quanto succederà domani. È andata malissimo. I senatori avevano già deciso di votare contro di me prima che potessi esporre il mio pensiero. Le frasi del senatore di Kalevala hanno aggravato i loro dubbi. E il viceministro... dal filmato non sembrava lui, credimi, è stato un imbroglio architettato ai miei danni e, soprattutto, ai danni di Mandalore. Ed ora pare sia morto» gli occhi a terra, sfiduciata, Satine percorse lentamente il corridoio verso il proprio appartamento, il cadetto a porgerle il braccio.

«Troveremo una soluzione, non può finire così. Non abbatterti»

«Sei tanto caro» il cambiamento d'umore fu direttamente proporzionale al reciproco affetto.

Kenobi non poté non notare la luminosità nelle iridi della duchessa, la tenerezza di una madre mancata che si approcciava al proprio figlio acquisito. Il vincolo fra zia e nipote aveva un che di magico e misterioso, andava al di là della genealogia di famiglia. Lui stesso aveva esitato a chiedere della loro parentela all'amica di un tempo, giacché era più che sicuro che la sua unica sorella fosse Bo-Katan, della cui esistenza in vita non vi erano oggettive prove. Dubitava fortemente, poi, che una terrorista della Ronda della Morte avrebbe lasciato il proprio pargolo a una pacifista come la nobile signora che gli teneva testa costantemente. Bo-Katan, poi, aveva colore dei capelli e degli occhi molto diversi dal ragazzo, la cui somiglianza era spiccata con il lato dei Kryze ripreso dalla stessa Satine. Si rallegrò che fosse, comunque, la miglior medicina per un'anima così in pena.

«Zia, non è stata colpa tua, tutt'altro. Ti sei espressa in modo sincero, accorato. Piuttosto Merrik si è rivelato un tuo oppositore. Mi ha mentito spudoratamente. Ti giuro che si era rivolto a me in termini entusiastici sul tuo operato e la tua lealtà» Korkie sembrò volersi giustificare.

«Ti credo, non devi angosciarti» la duchessa si appoggiò stancamente al nipote.

La senatrice Amidala camminava con Anakin alla propria destra, davanti a loro, con C-3PO.

Satine sbatté le palpebre, sbalordita dallo sfiorarsi delle falangi delle mani della coppia, certamente voluto e non casuale. Il veloce contatto intercettato, segno d'inequivoca intimità, non la distrasse, comunque, dalle parole di Padme «Satine, la mattinata è stata davvero pesante. Aggiorniamoci più tardi davanti a una tazza di infuso, in un momento di ulteriore confronto» dato lo sconvolgimento dell'altra, la bruna aveva progettato di verificare le effettive intenzioni dei colleghi senatori. Un pizzico di diplomazia non avrebbe indirizzato con sicurezza il voto dell'assemblea a favore di Satine, ma lei poteva provare, in qualsiasi modo, a cercare voti, attraverso le proprie conoscenze «Korkie, avrei bisogno della tua collaborazione; Anakin, anche della tua, se non dispiace al maestro Kenobi che ti sottragga alle vostre incombenze» fece l'occhiolino a Obi-Wan, che, compresene le intenzioni, acconsentì.

«Certo, Anakin, vai pure» le loro strade si separarono temporaneamente.

Satine e Kenobi svoltarono a sinistra «Chiederò a Zara e Kateryna di predisporre quanto opportuno per un momento conviviale. Coinvolgerò i senatori con cui sono in ottimi rapporti per rappresentare personalmente la situazione di Mandalore». Le due donne la attendevano negli appartamenti assegnati, da dove avevano assistito alla seduta del Senato sui grandi schermi che trasmettevano le immagini dell'incontro.

«Mi sembra una buona idea. Dovresti anche riposare, sei pallida» Obi-Wan la consigliò, premurosamente. Sotto la pelle diafana emergeva un reticolato di vene blu, sintomo della carenza di sonno; ciocche bionde erano sfuggite dall'ordinato chignon.

«Prima parlerò con Tal Merrik, è lì» Satine lo indicò a pochi metri da sé. Detestava i tradimenti e la falsità. Lo avrebbe redarguito, si era comportato molto male.

«Lascia perdere, è fiato sprecato. Non merita nemmeno una parola».

«No, non lo è. Aspettami qui, preferisco farlo a quattr'occhi» con Obi lontano, sarebbe stata più libera di esprimersi e il senatore ugualmente. Non c'erano guardie né altri componenti del Senato o personale dell'Organo.

L'uomo le rivolse un sorriso rassicurante, l'esatto contrario del sentire dell'animo malevolo. Non appena fu a portata di mano, l'afferrò per il polso con violenza e l'attirò a sé, puntandole alla tempia la canna di una pistola laser, indossata alla cintura sotto la cappa.

«Satine» Kenobi gridò, la spada dalla lama azzurra già preparata ad attaccare.

«Suggerisco, jedi, di restare a debita distanza. La nostra cara duchessa verrà via con me e nessuno si farà del male» Merrik camminò all'indietro, la nobile sempre stretta al petto. Comunicò con qualcuno all'esterno attraverso il comlink al polso sinistro, che s'illuminò «Sono Merrik, pronto per il disimpegno». Si rivolse a Satine «Altezza, potete dire addio al vostro amico jedi».

«Obi-Wan» lei tentennò «Ė probabile che non ci si riveda mai più. Non so davvero come dirtelo...» non riusciva, non riusciva a esprimersi. Aveva atteso tutta la vita tenendo il segreto nel cuore, e ora doveva cedere e davanti a un terzo incomodo. Realizzò che non avrebbe potuto, non era nella sua indole «Non importa, sono certa che sai cosa voglia dirti, è la stessa cosa che tu non hai mai ammesso con me, e temo, nemmeno con te stesso. Mi spiace solo che finisca così. Almeno il tuo viso sarà ciò che porterò con me nell'aldilà, l'ultimo ricordo».

«Non è il momento né il posto adatto per le confessioni» Kenobi sussultò. Sì, aveva capito o almeno credeva... Si sentiva bloccato: se non ci fosse stata Satine nelle grinfie del senatore avrebbe cercato di strappargli di mano l'arma attraverso l'uso della Forza; ma la abbrancava e teneva le dita strette sul grilletto. Ciò era bastato a destrutturare le sicurezze sull'utilizzo dei propri poteri. Come previsto dal maestro Jinn, in tempi non sospetti.

«L'affetto che vi lega è commovente, sto per mettermi a piangere» Merrik si prese gioco di loro. Evidentemente c'era un legame speciale fra il jedi e la duchessa. Li rendeva più deboli, e lui ne avrebbe profittato «Dobbiamo andarcene, Satine, carissima».

«Sei un verme, Merrik» la duchessa lo guardò fisso negli occhi, poi d'impulso e, senza alcun timore, abbassò il viso e aprì la bocca per mollargli un morso con i denti, fin dentro la carne dell'avambraccio, attraverso la veste di grezzo cotone. Era una pacifista, ma non una codarda e si trattava di difendersi e di sopravvivere a un mostro che aveva attaccato una donna disarmata, brandendo una pistola laser. Voleva vivere... fino a pochi attimi prima si sentiva stanca, inerme, sfiduciata. Il pensiero di morire senza aver parlato con il suo jedi dei tanti vincoli mai ammessi le era insopportabile. Si coordinò, alzando la gamba sinistra e, in simultanea, affondando il tacco dello stivaletto azzurro nella punta della scarpa altrui a portata di piede. Si girò, velocemente, strappando la pistola al senatore e puntandogliela in faccia. La impugnava con due mani, tremando per il disgusto del contatto col metallo della detestata arma.

Tal era rimasto a metà strada fra il cavaliere e la sua katana dalla lama di luce e la duchessa di Mandalore, con un'espressione becera e fra le dita un cilindro nero di piccole dimensioni con un pulsante rosso sulla sommità, recuperato da sotto il proprio mantello. «Poco importa se soccomberò sotto i vostri colpi; pure se non ho portato a termine il mio compito e non vi consegnerò ai Separatisti, abbiamo vinto comunque. Fra pochi istanti, del Senato rimarranno solo polvere e detriti» esibiva in modo sfacciato il detonatore che avrebbe fatto saltare in aria il Senato e una smorfia idiota stampata sulle labbra.

«Mai, non te lo permetterò mai» Satine lo minacciò; l'oscillazione dell'impugnatura sulla pistola diventava sempre più evidente, non poteva fermarla in alcun modo. Un moto di disgusto e rabbia, di difficile gestione, le era salito in gola.

«Non credo proprio che mi sparerai, duchessa, dimostreresti a te stessa e all'universo intero quanto sono ipocriti gli ideali di pace a cui fai finta di tenere tanto, e che sei una vera bugiarda, nella vita politica e persino nella privata, a quanto pare. Falsa, sei totalmente falsa» Tal ebbe un frase cattiva per la donna e un'altra per il jedi «Kenobi, potresti uccidermi tu, che non sei affatto estraneo alla violenza. Saresti considerato un eroe da tutti quelli che sono qui, al Senato... beh, no, non da tutti; soltanto una persona ti biasimerebbe, colei che per te conta più del resto. O sbaglio?». Il tono della voce era alto, borioso, di autentica sfida.

Il dito della bionda sul grilletto della propria arma si muoveva a scatti. Con la coda dell'occhio cercava Obi-Wan che la fissava, impietrito, nella lucente uniforme bianca che pochi attimi prima lei aveva denigrato. Comprese che fosse stata lei stessa la remora per gettarsi contro il nemico. E che lo fosse ancora, al di là della delicatezza del momento.

«Allora, chi di voi due avrà il titolo di assassino a sangue freddo?» il senatore fece una domanda inutile.

«Nessuno di loro, spiacente» un'altra lama di luce azzurra si materializzò, alle sue spalle, stavolta, trafiggendolo da dietro e passando nel centro del petto; Merrik, annientato, aprì la mano in cui teneva il detonatore che Anakin afferrò al volo, d'istinto e coi riflessi pronti, prima che cadesse sullo stesso pavimento dove il senatore finì supino e privo di vita.

Skywalker sorrise all'amico, il ciuffo dei riccioli castani sceso sulla fronte «Ho avuto un presentimento e sono tornato indietro. Avevo visto giusto!».

Satine buttò a terra la pistola ed emise un sospiro di sollievo, reggendosi alla parete del corridoio con una mano «Menomale».

«Anakin» Kenobi lo pronunciò con uno sbuffo di disapprovazione e la testa che si muoveva a destra e a sinistra, in segno di diniego. Non avrebbe dovuto uccidere l'avversario, rifletté. Soprassedete a rimproverarlo, ripromettendosi di farlo più avanti e in separata sede. In fondo, lui era in una posizione di stallo, tra il terrore per il pericolo che Satine stava correndo e la conseguente difficoltà di attaccare Tal; l'intervento dell'amico era stato provvidenziale, ancorché l'abituale luce di determinazione e un vago compiacimento ne avevano illuminato lo sguardo di una sfumatura di oscurità, di un briciolo di piacere che non avrebbe dovuto esserci.

«Cosa c'è? Perché ti inquieti? Voleva far saltare in aria il Senato, ho risolto. Merrik non creerà più problemi» la spada laser ritirata da entrambi i jedi, il più giovane dei cavalieri difese il proprio operato, occupandosi prontamente anche delle guardie appena sopraggiunte che gli si erano rivolte «Generale Skywalker, abbiamo osservato l'azione scellerata del senatore Merrik dalle videocamere di sorveglianza, e in un controllo dello spazioporto riservato abbiamo anche rinvenuto una navetta pronta al decollo, con cui si sarebbe allontanato con la duchessa».

«Meglio individuare la bomba, l'avrà sistemata in qualche punto nevralgico» Anakin si allontanò per occuparsi personalmente della ricerca «Con permesso, Altezza, maestro Kenobi».

«Obi-Wan, io» Satine si era diretta dal jedi ma di nuovo il fiato le era morto in gola. Era rimasta quasi senza parole. Si sforzò di esprimere la propria riconoscenza «Perdonami, devo tornare ai compiti della diplomazia. Grazie a entrambi, a te e ad Anakin, soprattutto. Gli debbo la vita e non soltanto io» avrebbe dovuto approfondire la conversazione che avevano iniziato pochi minuti prima, ma non era riuscita. Il fato ci aveva messo lo zampino e né lei né Obi-Wan avevano confessato alcunché. Probabilmente era un cerchio chiuso e destinato a non riaprirsi.

«Certo, Altezza, a un'altra occasione» intuito che il confronto avrebbe, forse, avuto luogo in un imprecisato momento futuro, Kenobi inchinò la schiena, per commiato e autentica devozione. Si morse la lingua, trattenendo le frasi che il cuore palpitante premeva per far uscire dalle sue labbra.

Satine s'incamminò in direzione dei propri appartamenti. Percorsi un paio di metri, si voltò, improvvisamente, e tornò indietro. Fissò Obi-Wan negli occhi. Non può finire così. Se non posso dirgli nulla, almeno posso... La mano destra si alzò per posarsi sulla guancia del cavaliere, accarezzando la peluria ispida «Eppure ancora non sono convinta di questa barba».

Kenobi rise, emettendo uno sbuffo d'aria «Sentiamo. Cos'ha che non va?».

«Nasconde molta della bellezza del tuo viso» issata sulle punte degli stivali, posò un tenero bacio sulla gota sinistra del jedi, stampando sulla sua pelle tutto l'amore che poteva.

Glossario

Kalevala: pianeta situato nel sistema Mandalore, all'interno del settore Mandalore dei Territori dell'Orlo Esterno della galassia e anche il pianeta natale della Casa Kryze. Fu il luogo di nascita della Duchessa Satine Kryze.

Sheev Palpatine: noto anche col suo nome Sith di Darth Sidious o Lord Sidious e dopo la proclamazione dell'Impero Galattico, come l'Imperatore, è un personaggio immaginario e principale antagonista della saga fantascientifica di Guerre stellari. Compare nelle vesti del tirannico Imperatore della galassia nella trilogia originale e nella serie animata Star Wars Rebels, mentre come cancelliere della Repubblica nella trilogia prequel, nel film d'animazione Star Wars: The Clone Wars e nell'omonima serie animata. Inizialmente senatore carismatico di Naboo, in realtà Palpatine è Darth Sidious, il Signore Oscuro dei Sith, estinti secondo molti da mille anni. In breve tempo, con l'inganno e la manipolazione, riesce a diventare cancelliere supremo della Repubblica durante le guerre dei cloni.

Tal Merrik: principe maschio umano che rappresentava il suo pianeta natale di Kalevala nel Senato Galattico durante le Guerre dei Cloni e servì come membro del Consiglio dei Sistemi Neutrali del Senato Galattico. Merrik lavorò segretamente al fianco della Ronda della Morte, il gruppo di Mandaloriani che non erano d'accordo con i modi pacifisti dei Nuovi Mandaloriani, e che cercarono di usurpare la Duchessa Satine Kryze.

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