Capitolo 4 Di un apprendista ballerino e di una tisana per una squadra

Passato

«Sono vestito in maniera ridicola, maestro» Kenobi si lamentò, scuotendo la testa.

«Come credevi ci si abbigliasse per una serata danzante? In fondo è simile a ciò che indossi abitualmente ma in un'elegante sfumatura di blu» Qui-Gon aveva messo lo stesso vestito, aggiungendo una fusciacca bianca in vita a staccare la tinta unita e a reggere l'arma di cui era artista «D'altra parte sembrerebbe strano agli occhi altrui che danzassi io con una ragazza molto giovane come la duchessa. Tu, figliolo, darai meno nell'occhio, avete suppergiù la stessa età, diciannove e sedici anni».

«Sai che amo danzare meno che pilotare» Kenobi borbottò, accigliato.

«Non si tratta di un evento sociale organizzato per nostro diletto, ma di una serata legata agli impegni diplomatici di Satine. Non te l'ha detto? Avete trascorso molto tempo assieme» il jedi lo domandò, all'arrivo davanti alla porta della camera da letto della nobile «sei diventato la sua guardia del corpo personale e con ottimi risultati, sento elogi nei tuoi confronti da chiunque. Me ne rallegro». Il carattere solare e garbato del giovane padawan aveva conquistato l'intera corte, i domestici, e, soprattutto, i collaboratori politici della duchessa.

Obi-Wan rispose con accortezza. Ogni parola era più misurata del solito, da quando l'amicizia con Satine si era saldata fra le pieghe dell'anima in maniera assoluta «Me lo ha accennato, sì, inconsapevole della tua idea di affibbiarle me come compagno di danza. Sono un apprendista cavaliere jedi, non ballerino» l'idea di piroettare con la duchessa davanti a un pubblico non lo entusiasmava affatto, nonostante la circostanza rappresentasse una digressione al piattume della vita della corte. Il silenzio tombale del maestro lo spronò a terminare in linea di positiva coerenza con l'ennesimo compito affidatogli «Tuttavia se è per la sicurezza di Satine in un momento difficile come questo, in cui ogni giorno più di un attentato o un attacco dei membri della Ronda della Morte colpisce un avamposto o un obiettivo mandaloriano, metterò a disposizione della causa anche i miei piedi magici».

«Sono contenta di sentirti dire così. Vogliamo andare?» la fotocellula della porta a scorrimento automatico della stanza da letto precedette l'uscita di Satine, accompagnata da Zara. Un abito verde chiaro - con le maniche lunghe quasi al gomito con polsini aperti a forma di petalo e una gonna a tre pannelli a forma di petalo anch'essi con l'estremità smussata a formare un morbido tulipano - avvolgeva la figura sinuosa della giovane duchessa; i capelli erano acconciati in un'austera pettinatura raccolta realizzata per l'occasione, arricchita da molteplici pettinini di madreperla, acquamarina e topazio. Lunghi e pendenti orecchini diamantati slanciavano il collo sottile, ornato da un monile con il fregio della sua famiglia.

«Vostra Altezza» Kenobi le porse il braccio, conducendola lungo il corridoio. Con la bocca asciugata a causa della sua avvenenza, le bisbigliò all'orecchio, in un tono tanto basso che lo udì soltanto lei «Non sono degno di una dama della vostra bellezza».

«Questo è sicuro, Obi-Wan. Piuttosto fai attenzione a non pestarmi i piedi. Goffo come sei, mi ucciderai prima tu di un ordigno dei miei avversari» un sorriso radioso in risposta accompagnato da un battito perduto in fondo al cuore, si avvicinarono alla sala deputata per la serata «Sto scherzando. Non sei affatto male, me ne compiaccio». Il blu della stoffa esaltava la nuance degli occhi del padawan; lei stessa aveva scelto il cotone dalla raffinata tessitura per il confezionamento degli abiti di Obi-Wan e di Qui-Gon, affidato poi a un sarto dalle mani d'oro.

«La ringrazio, duchessa, non la deluderò» giocare fra loro avrebbe alleggerito la tensione palpabile che aleggiava nell'aria da giorni. La protezione della nobile e del suo entourage era stata organizzata nei dettagli; se si fossero divertiti anziché fingere di farlo, il tempo sarebbe volato e Satine avrebbe poggiato la testolina bionda sul proprio cuscino di piume senza colpoferire. Una magnifica testolina profumata di un aroma di accordi ghiacciati sposati a toni freschi e leggermente floreali di agrumi esotici, inebrianti nella sottonota cipriata.

Seguiti da Qui-Gon e da Zara, in un abito particolarmente raffinato dalla sfumatura bronzo antico, accedettero alla sala, effettuando dapprima un lungo giro di saluti.

Un'orchestra di suonatori di flauto, violino e clarinetto, collocata nel fondo della stanza, allietava l'atmosfera di suggestive progressioni di note; un ampio buffet imbandito delle eccellenze culinarie mandaloriane impressionava per la varietà e l'abbondanza delle pietanze, offerte da uno stuolo di servizievoli camerieri. Tutt'intorno candele aromatiche in giare di vetro profumavano l'ambiente di essenze rivitalizzanti; fiori altrettanto candidi in cilindrici vasi d'argento tingevano le mura di macchie di colore simili a morbidi cirri di un cielo terso «Hai pensato a tutto, Satine, non manca nulla. I tuoi ospiti mi paiono già conquistati. Fa parte anche questo dell'arte della diplomazia» sinceramente ammirato, Kenobi la elogiò.

La manina di Satine raggiunse il suo braccio «Ho imparato da mia madre i dettami dell'ospitalità più squisita; seguirli contribuisce a tenere viva la sua memoria. Comprendere cosa potrà piacere alle persone che verranno ricevute nella propria dimora significa metterle a proprio agio. Chi è sereno e ben nutrito nel corpo e nell'anima si rivela maggiormente disponibile al confronto» gli spiegò, poiché si era molto avvicinato alla motivazione del suo operato.

Ai lati della sala diverse coppie, terminato il gozzoviglio alimentare, si apprestavano al ballo.

La musica mandaloriana che Obi conosceva andava da ritmi tribali e più marziali ad altri più esaltanti oppure stornelli da taverna. I canti di guerra spesso venivano eseguiti dai soldati durante un assalto e associati a una danza in armatura completa. Fortunatamente la melodia suonata era differente, romantica e adatta all'evento.

«Attendono solo voi per cominciare» Zara li avvisò, notando il sorriso puro dipinto sul volto dell'amica, della cui meticolosa preparazione si era occupata. Lo sguardo del suo cavaliere aveva ripagato entrambe del tempo impiegato nella scelta dell'abito, nella complessa acconciatura dei capelli e, infine, nel leggero trucco del volto. Per la ragazza rappresentava il primo vero appuntamento della propria esistenza, e ne aveva condiviso le aspettative con la compagna del cuore.

«Certamente» Satine prese un profondo respiro «Sei pronto, jedi?».

Lui non se lo fece ripete. Le lasciò il braccio per afferrarle la mano, invitandola apertamente con l'altra al centro dello spazio che sarebbe diventato, di lì a poco, vera e propria pista da ballo. I piedini della sua dama si affrettarono, velocemente. La musica interrotta dai musicisti riprese al segno del sopracciglio alzato del padawan.

Il carattere fluente e orecchiabile della canzone suonata con un andamento spigliato rendeva coinvolgente l'abbraccio della coppia di ballerini.

La mano destra di Satine nella propria sinistra all'altezza della spalla, Obi-Wan aveva posato la sua destra sulla scapola femminile. Percepiva le punte delle dita della mano sinistra della duchessa tenersi teneramente alla sua spalla destra. La incoraggiò con allegria, conducendola sia in avanti sia in diagonale. Propose, entusiasta «Siamo solo noi due stasera, Satine e Obi-Wan. Tu non sei la duchessa di Mandalore, io non sono un apprendista jedi. Ci divertiremo! Saremo grandiosi!».

Lei annuì, divertita. All'unisono si mossero in senso antiorario, lungo una perfetta linea circolare tracciata idealmente sul pavimento di marmo lattescente cesellato di rosso amaranto, gli occhi negli occhi «Hai mentito, Obi, sei abilissimo». Avevano trascorso molto tempo assieme, anche nuotando vicini nello specchio dell'acqua dell'oasi, evitando di sfiorarsi, consapevolmente, tranne le poche volte che il padawan le prendeva le mani fra le proprie. Nel ballo, invece, il contatto era divenuto più intimo, inevitabilmente. 

«Tu più di me, comunque! Sono bravino e modesto, non mi piace vantarmi. Lo sai, no?».

«Sei un bugiardo, piuttosto. Quando mi restituirai il pettinino?» non perse l'occasione per chiederglielo, di nuovo.

«Quale pettinino?» Kenobi fece orecchie da mercante.

«Quello che mi hai rubato all'oasi» poteva essere stato soltanto lui, ne era certa. Lo reclamò in un tono suadente, confidando che la particolarità del momento lo convincesse a confessare di averglielo sottratto, probabilmente per un dispetto. Nessuna persona si incrociava per caso, nel cammino della vita e lei doveva ancora capire con esattezza che ruolo Obi-Wan avrebbe avuto nella sua.

«Mi stai dando del ladro, ti rendi conto? A un ballerino provetto, a un padawan in procinto di diventare il migliore dei jedi! Lo avrai perduto per disattenzione e incolpi me» aveva fissato sempre le iridi turchese acceso sia durante il confronto verbale sia nella danza, lo sguardo non era sceso sotto il gioiello che le ornava il collo. La profondità della scollatura segnava il perimetro interno degli sferici e candidi globi di carne, rendendola conturbante. Una tenaglia alla bocca dello stomaco di Obi-Wan segnalava che amica non fosse più il termine adatto a definire cosa Satine Kryze rappresentasse per lui e che probabilmente non lo era mai stato. Lei era una calamita, che lo attirava e lo spaventava al tempo stesso, di cui non poteva più fare a meno come l'aria spezzata che gli riempiva i polmoni, il malessere un sintomo che non aveva saputo definire, il punto fisso delle sue meditazioni quotidiane. Qualcosa che desiderava approfondire. Qualcosa di splendido su cui la mente vagò, perdendosi nelle elucubrazioni fra le note armonizzate e i giri continui dei piedi fino alla chiusura della melodia in scia a un interminabile applauso.

Di nuovo al centro della pista, leggermente accaldato dallo sforzo fisico e dal briciolo di emozione dell'esibizione, si inchinò in ringraziamento del pubblico elettrizzato, imitando la movenza della duchessa. Incrociò l'espressione orgogliosa del suo maestro nell'attimo in cui un rumore di pesanti passi di corsa, provenienti dal corridoio, arrivò alle orecchie di entrambi. Tolse dalla cintura l'inseparabile spada, armandola, prima che un manipolo di terroristi in uniformi col simbolo della Ronda della Morta effigiato sulle spalle entrasse nella sala, preannunciato dal lancio di una sfera di metallo scuro sul pavimento marmoreo.

«Attenzione» gridò, spingendo lateralmente la nobile con il palmo della mano aperta. In un balzo felino, si elevò, spingendosi contro di lei e abbracciandola con una cinta robusta per attutire l'urto dei loro due corpi col pavimento; aiutato dall'uso della Forza, la depositò sul marmo come fosse una piuma.

Un ordigno deflagrò; lo scoppio fu coperto dalle urla degli ospiti feriti dalle schegge e degli altri, che, obnubilati dalla paura, fuggivano in ogni direzione e, purtroppo, anche verso l'ingenua morte provocata dagli assassini ivi giunti per lo loro uccisione.

«Satine, stai bene?».

La voce chiusa in gola, la duchessa fece segno di sì con la testa. Sconvolta dalla vista dei suoi ospiti dilaniati dai frammenti dell'ordigno e dalle armi degli assalitori, alcune spade laser comprese, si sentì morire a propria volta. È colpa mia, sono venuti a uccidere me e invece...

«Resta qui e non muoverti per nessun motivo» Kenobi si raccomandò, saltando letteralmente al centro della pista. Avrebbe ballato, di un ballo diverso e molto meno sdolcinato di quello sostenuto nei minuti precedenti. Brandita la spada si ritrovò schiena a schiena col suo maestro, che gli ordinò, perentoriamente «Porta via la duchessa, ora, è più importante del resto e qui me la caverò da solo. La situazione sta precipitando ed è giunto il momento di mettere in atto il piano stabilito. Vi raggiungerò al piu presto». Qui-Gon, pronto all'assalto dei mandaloriani della Ronda della Morte, sollecitò il suo padawan ad allontanarsi. Numerosi, i terroristi si stavano già sfidando con i membri della guardia armata di palazzo, nettamente inferiori come capacità nel combattimento. Ciò che Jinn temeva accadesse, si era verificato con orribili conseguenze: tuttavia, lui e Kenobi avrebbero difeso la ragazza a qualsiasi costo. E, beh, si erano organizzati per portarla in salvo.

«Sì, maestro» Obi-Wan osservò con la coda dell'occhio Satine fissare incredula una delle figure dei componenti della Ronda, che, la propria spada laser nella mano, si avvicinava con fare minaccioso a Zara, inginocchiata a terra. Sembrava la puntasse con particolare accanimento.

«Ci penso io. Te la prendi con una servitrice disarmata, maledetto? Che coraggio!» il jedi volò a difendere la dama di compagnia della duchessa, affrontando l'avversario, che si voltò verso di lui per respingerlo.

«Obi, non posso abbandonare il pianeta, la mia corte, Zara, nel momento del bisogno; no, non puoi chiedermelo» Satine, ignara di essere oggetto di un piano di cui era venuta a conoscenza soltanto pochi istanti prima, si rifiutò di muoversi. Gli occhi saettavano ancora verso il mandaloriano che stava affrontando Qui-Gon, la cui armatura dai rilievi azzurri sulle scapole riluceva del pregiato acciaio beskar, incredibile materiale, capace di resistere a blaster e spade laser. L'emblema del mitosauro spiccava su entrambe le scapole. 

«Vai, Satine, invece. Non capisci? Devi restare in vita per noi, lottare per la pace. Scappa» Zara la spronò, indirizzando il proprio sguardo verso il muro, per un breve istante, nel punto nascosto dove sapeva esserci un passaggio segreto - recentemente approntato proprio su suggerimento del maestro Jinn - noto solo ai più fidati collaboratori della sua amica.

Kenobi prese la duchessa per il braccio, accompagnandola con delicatezza in direzione del pesante drappo realizzato a fiorami decorativi, posto sulla destra della sala.

L'entrata di un'ulteriore guarnigione di elementi della Ronda della Morte e le parole accorate di Zara avevano convinto Satine a seguirlo «E sia». Un'ultima triste occhiata alla schiena del mandaloriano dalla splendente corazza e scomparve misteriosamente nella notte, dietro una tenda rosso scuro, mano nella mano con Obi-Wan.

Presente

«Generale Kenobi, sarebbe meglio che tu e Skywalker lasciaste l'incarico affidatovi; a malincuore vi invito a separare la vostra strada dalla mia. Potete riferire al Consiglio dei Jedi che si è trattata di una mia richiesta esplicita che non avete potuto rifiutare, porgendo i miei ringraziamenti» Satine aveva lavorato fin dall'inizio del suo mandato affinché non si innescassero conflitti interni su Mandalore, perché il suo pianeta non fosse coinvolto nella guerra in atto. La presenza dei jedi rendeva tutto molto più complesso. Chiese ciò che non desiderava davvero, spinta da una causa superiore. Per di più, quanto avvenuto su Concordia l'aveva scossa. I lividi sul viso di Kenobi erano la prova che l'appoggio dei cavalieri al suo fianco avrebbe rappresentato anche un rischio per questi ultimi. E ciò per lei non era ammissibile.

Nel salone approntato per la colazione di pochi intimi, Zara serviva una tisana fumante da una teiera per infusi. La notte era trascorsa senza riposo: le chiacchiere della nobile, di ritorno dalla luna di Mandalore, avevano riempito gli spazi del sonno. Kateryna, altra fedelissima della duchessa - che Obi ben conosceva - aveva tentato invano di tranquillizzarla nella lunga veglia di preoccupazione.

«Sappiamo che Mandalore non sta organizzando un esercito e questa è l'informazione fatta pervenire al Consiglio dei Jedi, a cui abbiamo spiegato quanto accaduto. Siamo stati invitati a restare al vostro fianco».

«Ho accettato di investigare con te perché in caso contrario, la Repubblica avrebbe occupato Mandalore per sicurezza e costretto il mio amato popolo a entrare in guerra. Il compito affidatovi è pienamente terminato, sarebbe opportuno foste comandati per altre missioni».

«Vuoi davvero allontanarci?» Satine era stata fredda, scostante. Kenobi scosse la testa, inconsapevole se l'atteggiamento di distacco fosse legato esclusivamente a scelte di strategia politica o se dietro si nascondesse altro: no, non si sarebbe liberata della sua protezione con tanta facilità «La Ronda è estesa e possiede l'appoggio dei Separatisti, Satine, sarebbe una mossa sciocca».

«Non sono d'accordo, Obi-Wan, auspico di restare fuori da questo conflitto; credevo che tu mi capissi più degli altri» amaramente, ammise che non era più così, i topazi spenti sul volto del cavaliere, un senso di nausea alla bocca dello stomaco «Nel momento in cui ci affidiamo alle armi, abbiamo già perso. La guerra è un affronto alla vita stessa, per questo non posso che oppormi a essa. Sto lavorando per le migliaia di mondi che mi esortano a difendere la loro neutralità».

«Qualcuno potrebbe argomentare che la difesa più forte sia un attacco deciso e repentino» la duchessa era impallidita ulteriormente, Kenobi se ne dispiacque «Scusami, Satine, non volevo mancarti di rispetto».

«Sei una collezione di mezze verità e iperbolici discorsi, ti servono ancora per nascondere ciò che senti, dietro paroloni sterili» con un filo di voce, lo rimproverò «Un tempo i jedi non erano generali, erano dei semplici pacifisti, tu hai scordato persino questo, ti sei allontanato dalla tua strada. Per cosa? Per indossare un'armatura con un fregio sul braccio?».

«Lo siamo ancora, Altezza, combattiamo per la pace e siamo qui per proteggervi» Anakin calcò con foga il contenuto del compito loro assegnato.

«La Ronda della Morte e i Separatisti vogliono attentare alla tua vita e a Mandalore per costringerti a chiedere l'intervento militare della Repubblica. Noi vi tuteleremo da loro».

«Non ho chiesto nulla del genere, Obi-Wan».

«Lo so perfettamente, lo hai ripetuto cento volte, ma lo ha fatto la vostra corte».

«Non rammentavo che ti nascondessi dietro delle scuse».

«E io che tu scappassi davanti alle tue responsabilità» sbuffando, il cavaliere portò le mani al viso. Il confronto con Satine lo stava dilaniando.

«Zia, sei troppo coinvolta. Devi calmarti e ragionare a mente fredda» Korkie si era alzato dal suo posto e aveva circumnavigato il tavolo ovale; arrivatole accanto, aveva usato il cucchiaino d'argento per arricchire la bevanda bollente nella sua tazza di un paio di cucchiaini di miele di palma, passandogliela. Lo sciroppo dalle proprietà rilassanti avrebbe dolcificato l'infuso e, forse, placato la tempesta nel cuore della zia. Una tempesta che aveva un nome e un cognome: Obi-Wan Kenobi, il jedi leggendario che lui stesso, fin da bambino, conosceva attraverso le parole delle tre donne nella stanza.

Al gesto affettuoso, Satine accondiscese a gustare la tisana, afferrando la mano del caro nipote e baciandola sul dorso «Tenterò». Rigirò più volte il cucchiaino nel liquido caldo, pensierosa, accettando anche una fetta di pane di segale spalmata di composta di shuura, da una ciotolina semisferica di prezioso lapislazzulo. La marmellata era stata realizzata da Kateryna, con un'antica ricetta della sua famiglia.  

Kenobi strinse con forza la propria tazza, senza portarla alla bocca. Le nocche della mano destra erano divenute bianche per la tensione della presa. Temendo di sbilanciarsi in ulteriori frasi di contenuto molto personale che svelassero i propri sentimenti per Satine agli occhi altrui, preferì smettere di replicare. L'odore della composta di frutta lo trascinò in un luogo lontano, in un battibaleno. I piedi puntati sul pavimento, posò la tazza, traendo conforto dal talismano recato perennemente nella tasca sinistra dell'uniforme, con il respiro sospeso nel petto.

«Altezza, posso suggerire anch'io di prendere del tempo per riflettere sull'opportunità del proseguo della nostra presenza al vostro fianco, almeno fino a che non abbiate riferito al Senato? Potremmo andare tutti assieme, intendo noi sei. L'unione fa la forza» dato il punto di stallo cui erano arrivati e la fiacchezza dell'amico, Anakin si intromise in modo netto, proponendo che anche Zara, Korkie e Kateryna li accompagnassero. La nobile era, infatti, in procinto recarsi a Coruscant con loro due soltanto; lì sarebbe stata sentita dal Senato e avrebbe chiarito che la Ronda della Morte non rappresentava la maggior parte del popolo di Mandalore. L'astio palpabile fra la donna e Obi-Wan, o quanto meno una sorta di animosità repressa che tendeva a manifestarsi nonostante l'evidente tentativo di entrambi di coprirla, rischiava di far fallire la loro missione, mettere in pericolo la duchessa stessa e avversare la pace da lei tanto ricercata.

Il droide di Anakin, R2-D2, emise dei suoni ripetuti, acuti, e il suo proprietario intervenne per dargli voce «Scusa, R2, non offenderti; intendevo dire noi sette, Altezza».

Il capo chino, Satine toccò con la punta delle dita il pettinino dorato sulla sommità della nuca. Non era riuscita a togliersi dalla testa le due parole pronunciate da Obi, amore mio: l'avevano destabilizzata e confusa ulteriormente e forse, per la prima volta in vita sua, non ragionava con freddezza e buon senso... e non era l'unica. Un discorso di Qui-Gon Jinn di diversi anni prima era più attuale che mai, lei avrebbe potuto recitarlo a memoria. La Forza è solo un campo magnetico: se non può utilizzarla nelle giuste condizioni di equilibrio mentale e serenità, un jedi diventa un uomo qualunque. Può essere preso alla sprovvista, può essere ferito, può riportare danni fisici né più né meno di altri combattenti. «Va bene, Anakin, concordo, e sì, noi sette, R2. Grazie dei vostri consigli, ragazzi; quanto accaduto ieri sera su Concordia mi ha molto turbato, vi prego di perdonare le mie incertezze e i miei dubbi, mai legati al vostro valore e al vostro coraggio» le mani a reggersi ai braccioli della poltrona imbottita che l'accoglieva, provò a gestire al meglio le proprie emozioni. Subì, inaspettatamente, la comprensibile curiosità dell'altro.

«Obi-Wan è molto misterioso sui vostri trascorsi, ma ho compreso dalle vostre conversazioni che vi foste già conosciuti. Sbaglio?» era il punto focale del confronto continuo fra i due, della percepibile tensione, dell'atteggiamento indecifrabile di Kenobi. Vedere le cose prima che accadessero era prerogativa dei jedi, con la coppia per Skywalker era molto complicato. 

«Misterioso? Davvero? Strano, di solito il nostro jedi è trasparente come l'acqua fresca e cristallina di un'oasi sperduta, contornata da palme da dattero piene di frutti maturi» ironica, fece un riferimento che esclusivamente il diretto interessato poteva comprendere.

«Ci incontrammo nel corso di una missione prolungata, quando ero più giovane. Il maestro Qui-Gon e io passammo un anno su Mandalore per proteggere la duchessa dagli insorti che minacciavano il suo mondo; tutto qui, non ci sono segreti di sorta» Kenobi raccontò, confidando che la brama di notizie del ragazzo fosse placata dalla sua risposta. Sussurrò le parole in un tono carezzevole e sdolcinato, più dolce della polpa dei datteri che ben rammentava «Ci mandarono contro dei mercenari, si era sempre sul chi va là. Si viveva alla giornata, incerti su cosa ci avrebbe portato il futuro».

«Fu nel corso della Prima Guerra Civile Mandaloriana; Anakin, sapessi quante avventure abbiamo vissuto durante quel periodo. Vero, Obi-Wan?» Satine, destatasi dal proprio torpore d'infelicità, lo guardò, non con la coda dell'occhio; stavolta di uno sguardo pieno di affetto, che lui colse e contraccambiò.

Per il jedi gli altri commensali presenti sfumarono sullo sfondo della sala da pranzo, in trasparenza sulle colonne di marmo, scomparendo. Restò a fuoco solo la sua duchessa, il suo amore «Proprio come il brulicare di acari velenosi su Draboon, ricordate?» il cavaliere lo chiese, certo che l'episodio fosse scolpito anche nel suo cuore.

«Non potrei mai scordarlo, neanche se volessi» e non voglio né mai vorrò. Satine portò involontariamente la mano alle labbra. Cercò di fermare la mente e l'accelerato battito cardiaco, ma non poté.

Glossario:

Shuura: frutto che ricorda molto una pera. Giallo o color crema ha un gusto dolce e succoso. Si tratta di un frutto diffuso in tutta la Galassia, tanto che su Coruscant è utilizzato per preparare un famosissimo cocktail, molto diffuso tra i giovani.

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