Capitolo 14 Post credit Di un frutteto di sogni e del figlio di un grande amore
Presente
Obi-Wan scese dallo Shuttle con il cuore gonfio di dolore. Da anni non tornava su Draboon. L'ultima volta era scappato dopo uno scontro terribile con i componenti della Ronda della Morte. Questi ultimi avevano infranto, con un assalto improvviso, i suoi sogni di ragazzino cristallizzati in un vacuo reticolo di speranza. A ciò aveva attribuito, col senno di poi, la determinazione pazzesca che lo aveva ispirato nel combattimento, la stessa aura di negatività colta dalla sua Satine.
Satine... dopo il suo assassinio per mano di Maul, Kenobi si era ritrovato imprigionato in una cella di vetro nelle carceri del palazzo della famiglia Kryze, in preda alla disperazione assoluta. A un passo dalla felicità, dalla decisione di intraprendere una vita diversa, aveva patito una sofferenza profonda e un senso di colpa che il passare dei giorni non aveva affatto assottigliato. Era stato esattamente il contrario. Lo choc iniziale si era trasformato in un peso perenne sull'anima.
Una profezia della duchessa - parole ascoltate proprio su Draboon - si era avverata, però, durante la sua chiusura di poche ore nella scatola di cemento, da cui era stato pure addolorato spettatore della costernazione di Korkie, Zara e Kateryna, costretti in un'analoga cella e a cui lui stesso aveva dovuto raccontare dell'omicidio di Satine.
Bo-Katan Kryze, il volto più rigido che mai, lo aveva liberato, con un'azione di forza compiuta con i compagni ribelli della Ronda della Morte. Mentre i prigionieri venivano trasferiti dalla cella a un'altra parte dell'edificio, la guerriera, sfuggita alla caccia dei due Sith, aveva attaccato il gruppo delle guardie. Messele al tappeto, con la collaborazione di Korkie e Kenobi, aveva riconsegnato a quest'ultimo la spada laser - custodita da uno dei componenti della guarnigione sconfitta - e gli aveva rammentato «Ha avuto ragione mia sorella, jedi, quando predisse che mi sarei sdebitata con te per avermi risparmiato la vita e lasciata andare. Lo sto facendo ora, il mio debito è saldato. Tuttavia, credo che se fosse dipeso da te, non avrei meritato clemenza. L'apertura mentale era caratteristica di Satine, sciocca pacifista, non tua» la voce tremante e il tempo usato al passato avevano fatto intendere al cavaliere che sapesse già della sua morte. Liberarlo rappresentava un compiuto disobbligarsi, ma significava, soprattutto, onorare la memoria della sorella perduta; non era soltanto una ripicca contro Darth Maul. Questo ritenne il jedi.
«La pace non è illusione, per difenderla combatteremo fino a che potremo» il giovane cadetto - sconvolto per il trapasso della zia - aveva risposto a Bo-Katan, seguito da Obi «Tua sorella era una leader, testarda e idealista ma sempre una grande leader». Poi Kenobi aveva portato in salvo gli altri tre. La loro incolumità era più importante di sconfiggere Maul. Non era vendetta che cercava, Obi. Aveva perso la sua duchessa, si era reso conto di non poter perdere anche ciò che restava della sua famiglia acquisita.
Nemmeno rifuggire al messaggio della saggia signora.
Qualche settimana più tardi, infatti, sulla frequenza fornita per contattarlo, gli erano state trasmesse le coordinate di un punto specifico della galassia. Il mittente era superfluo, dato il luogo dell'appuntamento: quello più amato dei tanti, troppi pianeti visitati.
Aveva deciso di affrontare il viaggio da solo, rifiutando la compagnia di Anakin, in un percorso personale di sconfitta. Nelle proprie inutili meditazioni quotidiane non cercava un equilibrio in se stesso o fra sé e la Forza intorno, soltanto colmare il vuoto lasciato dalla perdita del suo unico amore.
Sorvolò a bassa quota ciò che restava della casa di Kateryna. Nei vent'anni trascorsi, la guerra aveva portato disgrazie anche su Draboon. Passando sopra il capanno degli attrezzi gli parve di scorgere i pezzi di vetro di un soffitto trasparente di fantasticherie. La vista offuscata da una miriade di tenebre, lo attribuì a un'illusione ottica, a un ricordo dell'anima.
Il punto esatto segnalato dalle coordinate inviate era distante una mezz'ora di cammino dall'abitazione, lui avrebbe potuto arrivarci anche bendato. Lo individuò con facilità, nel volo, per la presenza di un'altra navetta accanto a cui atterrò con lo Shuttle.
Non poteva scorgersi nemmeno un'ombra dei rigogliosi filari del frutteto. Tre persone lo aspettavano, vicino a una piantina di shuure fiorite appena ricoperta. Un rettangolo di terra mossa da poco evidenziava la sepoltura di un feretro.
«Ragazzino, ce ne hai messo di tempo» andatagli incontro, Kateryna - in una mantella nera a lutto che ne sottolineava i solchi del viso tirato - lo prese per mano.
«Perdono, signora, la mia guida è divenuta più incerta via via che scendevo» infossò le scapole nella cappa marrone che copriva l'armatura da cavaliere, come recasse uno zaino pieno di pesanti macigni.
«È comprensibile. L'importante è che tu sia qui, Obi-Wan. Siamo riusciti a riavere il corpo di Satine, e lo abbiamo portato su Draboon per la vera sepoltura. Su Mandalore, forse un domani, sarà eretto un monumento a sua memoria, ma per onorarla abbiamo rispettato le sue volontà» Zara terse gli occhi con un fazzoletto di lino bianco, gonfi delle lacrime scese in continuazione da quando la sua amica non c'era più.
«Quali erano?» Obi ebbe quasi paura a domandarlo.
Fu Korkie a spiegare, con le braccia incrociate sul petto, tese nella propria uniforme da cadetto «Soleva ripetere che se le fosse accaduto qualcosa, voleva essere sepolta qui, nel posto che amava di più dopo l'oasi di Mandalore, con il pettinino d'oro con le farfalle d'avorio fra i capelli» un singhiozzo accorato quasi non gli permise di terminare e dovette coprire la bocca con una mano per soffocarlo «E l'abbiamo accontentata».
Obi-Wan cadde a terra in ginocchio davanti a quell'emozione, così simile alla sua. Prese dalla tasca dei propri pantaloni il pettinino gemello e lo chiuse fra i palmi delle mani giunti con la treccina da padawan, finalmente portata alla sua duchessa.
«Ragazzino, non so se potrà esserti di consolazione... Satine non ha potuto vivere la vita che voleva assieme a te ma almeno è morta fra le tue braccia, sei stato l'ultima immagine da trattenere con sé. Non è molto e ti sembrerà ingiusto...» nemmeno Kateryna poté finire, troppo affranta dalla perdita della seconda figlia, dolorosa al pari del primo lutto.
Zara si permise una riflessione, la stessa che le aveva permesso di arrivare fino a lì senza soccombere allo strazio «La morte è come l'amore, non ha una fine; forse sono una sciocca, penso che nulla finisca davvero. Vorrei esprimere a parole ciò che non si può spiegare. Accettare la morte non è facile, improvvisa poi, e per mano di un assassino, è impossibile. Ma vivere degnamente nel ricordo di chi non c'è più rappresenta il miglior modo per rendergli ossequio. Ed è ciò che farò io».
Nessuno rispose e si sentì in dovere di proseguire «Obi, Satine ci ha lasciato tanto. Sopravvivrà alla morte, non solo nelle nostre reminiscenze. E così il vostro amore. Vi racconterò una storia, sarà l'unica volta, ed entrambi dovrete giurare di non chiedermelo mai più e di mantenere uno stretto riserbo su ciò che ascolterete» si rivolse ai due uomini che, interessati, assentirono.
Avrebbe parlato lei; Kateryna non era in grado di proferire alcuna parola. Si era assunta il compito gravoso, lei, servitrice dalla pelle scura, sempre e solo vera sorella per Satine, rompendo un patto siglato col sangue dell'amicizia. Espose, con frasi semplici, un episodio accaduto dopo che il giovane padawan Obi-Wan Kenobi e il maestro Qui-Gon avevano lasciato il pianeta Mandalore, diciannove anni prima.
Satine corse nella stanza da bagno, la nausea che l'aveva colta era insopportabile.
Zara la raggiunse, la mano sulla fronte a reggerle il capo, nel momento in cui l'altra non poteva più tenere il pranzo nello stomaco «Passerà, liberati».
«Passerà, fra quanti mesi? Otto?» Kateryna lo domandò nel tono più dolce che conosceva. Satine da giorni era pallida, stanca, mangiava con difficoltà. Lei ci era già passata, e aveva riconosciuto i sintomi della malattia più bella che una donna potesse contrarre.
«Circa sette, se ho fatto bene i calcoli e secondo il parere del medico a cui mi sono rivolta» la duchessa confermò l'intuizione della donna, stupendola «Soffrirò ancora per poco, ho deciso per l'intervento» piante tutte le sue lacrime dopo che Kenobi l'aveva abbandonata, si era decisa. Avrebbe risolto il proprio problema e in modo definitivo. «Che senso avrebbe far crescere un bambino senza l'amore dei suoi genitori, un figlio che non ha deciso di venire alla luce?».
Zara se ne stupì, consapevole fosse un tentativo di giustificare ciò che non voleva «Non dici sul serio».
«Niente prediche, non fatemi sentire in colpa, ora l'ultima cosa che desidero è un figlio. Crescerebbe infelice, con due genitori che si odiano» non aveva confessato nulla al padawan, né del sentimento profondo che nutriva per lui, né della gravidanza appena sbocciata.
«Ti sbagli, Obi-Wan ti ama ancora e pure tu lo ami».
«Non è vero, Kateryna, mi ha lasciato per sempre e io non ho fatto nulla per trattenerlo. Ha scelto di essere un jedi, non un compagno o un genitore» non si rammaricava di non averlo forzato, stava provando a essere obiettiva e razionale.
«Non fare sciocchezze, ripensaci, optato per l'intervento non potrai tornare indietro».
«Lo so bene, non è una decisione che non ho ponderato, signora» i singulti erano tanto accorati da alterare la chiarezza del verbo.
«Lo sai bene e vuoi farlo lo stesso? Un giorno potresti pentirtene amaramente. Tieni il bambino, ti aiuteremo noi a crescerlo; fra qualche mese, non appena la pancia sarà evidente, ti nasconderemo per farlo nascere in segreto, lo alleveremo assieme a te dicendo che è tuo nipote, rimasto orfano, e se un domani vorrai, potrai raccontargli la verità e spiegargli chi è suo padre, e che è nato dall'amore» con una calata a mo' di filastrocca, Kateryna insistette, come avrebbe fatto con sua figlia.
«Non farlo, non farlo, rammenta che chi ama tornerà sempre» Zara provò il tutto per tutto, consapevole in fondo al cuore che un amore tanto grande non potesse chiudersi con un addio.
«C'è un motivo che può convincerti, Satine, ed eccolo: se Obi-Wan sapesse che ti sei liberata di vostro figlio, non ti perdonerebbe mai» la donna più anziana e saggia fu lapidaria nell'unico consiglio assennato.
«Voglio aggiungere qualcosa» Kateryna si permise di accennare alle confidenze di Satine «La tua sposa, Obi-Wan, ha ritenuto di non dirti nulla. Obi, un figlio illegittimo sarebbe stato uno scandalo per entrambi. Tu saresti stato espulso dall'Ordine dei Jedi che non avevi voluto lasciare nemmeno per il vostro amore, lei stessa sarebbe stata inondata dalla vergogna dell'opinione pubblica. Persino in punto di morte ha taciuto per proteggerti, Korkie, così suppongo. Con la sua morte, saresti divenuto l'erede diretto al trono di Mandalore e anche Maul avrebbe fatto di tutto per eliminarti, soprattutto se avesse conosciuto l'identità di tuo padre...».
Korkie, il cuore accelerato nel petto, fu il primo dei due uomini a parlare «L'ho sempre saputo in fodno all'anima... l'affetto che aveva per me era quello di una madre, non di una zia. Ho apprezzato anche il vostro, nel corso degli anni, mie signore, ma ciò che mi legava a mia mamma era speciale» deglutì lacrime amare, mai di fiele e di gioia come quelle di suo padre.
Che non poteva quasi respirare a causa del turbamento alla notizia appena ricevuta. Intuitivo come può esserlo un jedi, e tanto sciocco da non averlo compreso dall'atteggiamento di Satine, dal suo celare, dal colore degli occhi di Korkie? Sei un pessimo esempio, Obi-Wan, non sei stato un buon maestro per Ani e non lo sarai mai per nessuno.
Era padre: di un figlio nato con amore e dall'amore, cresciuto con altrettanto amore. Un figlio suo e di Satine. Non poteva crederci.
«Mi meraviglia che nessun altro abbia mai notato la vostra somiglianza. Siete due gocce d'acqua. Korkie è più giudizioso di te, Obi-Wan, se posso permettermi. Ha la tua saggezza e pure il tuo coraggio... il vostro, tuo e di Satine».
«Siamo state brave a custodire il segreto, come voleva Satine stessa» Zara fece diversi passi indietro. Lei e la signora avevano trascorso già minuti di sentita preghiera per l'amica, e ritenne opportuno un momento di privacy a padre e figlio.
«Avremo tempo per conoscerci. Tua madre soleva ripetere che eravamo solo noi due, Satine e Obi-Wan, era il suo modo per rendere reale il nostro legame e per trovare un briciolo di normalità in una strana vita di distanza e di incombenze. Probabilmente è stato l'unico suo pensiero sbagliato. Da due eravamo divenuti tre. Io, lei e te» Obi-Wan Kenobi, emozionato, tese la mano destra al figlio e lui la strinse, nel mezzo una treccina di capelli biondi e castani e un pettinino d'oro con farfalle d'avorio e di cristalli sfaccettati.
Il jedi girò il viso per un attimo verso le due donne, molteplici stille di sofferenza sulle guance a inzuppare la barba incolta.
La tristezza avrebbe velato per sempre lo sguardo di Obi-Wan, negli anni a venire, ovunque lui fosse andato... il dolore della perdita del suo grande amore e del rimpianto delle proprie scelte.
Il cadetto Korkie Kryze morì con onore pochi mesi dopo, durante uno scontro con la Ronda della Morte. Riposa accanto alla duchessa Satine di Mandalore, sul pianeta Dradoon, sotto una rigogliosa pianta di shuure, sepolto amorevolmente, la treccia dei capelli dei suoi genitori fra le dita. Alla sua sepoltura erano presenti solo tre persone: due madri adottive e un padre.
Zara e Kateryna, dopo aver cercato di professare la pace in nome della perduta amica Satine, decisero di tornare a vivere su Draboon, e, in sua memoria, ricostruirono la casa della saggia signora. Ogni giorno deposero un mazzo di fiori gialli sulle tombe della duchessa e di Korkie, immerse in un rigoglioso campo di shuure.
Bo-Katan Kryze spese la sua intera vita nel tentativo di reclamare Mandalore. Divenne sì Lady della Casa Kryze e Reggente di Mandalore ma la darksaber semplicemente donatale per motivi politici e non vinta in combattimento le recò un'orribile sfortuna. Perduto di nuovo Mandalore, fu coinvolta in un'alleanza con il componente dei Figli della Guardia Din Djarin. Quando quest'ultimo recuperò la spada oscura, Bo si rifiutò di prenderla, nonostante lui volesse cederla volontariamente, avendo la donna imparato i propri errori dal suo passato.
Darth Maul, moltissimi anni dopo, trovò la morte su Tatooine per mano di un anziano Obi-Wan, in esilio volontario sul pianeta remoto. Nello scontro, Kenobi riuscì con un singolo colpo a tagliare in due la spada laser del Sith, venuto a cercarlo, e a ferirlo mortalmente al petto.
Sul destino di Obi-Wan e di Anakin ritengo opportuno non dilungarmi. La storia del passaggio al Lato Oscuro di Skywalker è nota, così come l'influenza negativa del menzognero Palpatine, rivelatosi Darth Sidious, il signore dei Sith, lo stesso abietto essere che aveva tramato nell'ombra anche contro la duchessa Satine.
Nota dell'autrice
La ff del legame amoroso fra Obi-Wan e Satine ha seguito volontariamente il canone, con un epilogo triste e luttuoso. Desideravo raccontare un amore lungo vent'anni, sopravvissuto a scelte dogmatiche e al trascorrere del tempo. Era complesso ipotizzare una fine differente, alla luce di quanto c'è stato narrato della vita di Kenobi e degli eventi successivi alle Guerre dei Cloni.
La figura di Korkie non è canonicamente chiara. Tuttavia Bo-Katan non aveva figli e ho reperito solo un riferimento ambiguo a un fratello maschio della casata Kryze. Diversamente l'età del ragazzo, diciannove anni esatti nel momento in cui i due protagonisti si incontrano di nuovo, sembrerebbe far pensare che il cadetto sia davvero figlio di Obi e Satine.
Mi auguro che la lettura sia stata piacevole e coinvolgente come per me la scrittura, in molte parti rivelatasi di grande sofferenza emotiva (fazzolettini di carta impugnati peggio che pettinini con farfalle😥).
Come sempre, buona lettura e buona vita.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top