Capitolo 16.
ETHAN.
Rigiro una freccetta tra le mie dita e guardo il centro dell'obiettivo. Sono in un bar a giocare a tiro a segno da non so quanto tempo. Chiudo un occhio e lancio la freccetta. Centro. Dei signori attorno a me battono le mani e alcune ragazze sorridono. É la diciottesima volta di seguito che non sbaglio. Allungo la mano verso il bancone e afferro il mio bicchiere, bevendo in fretta la birra. Asciugo le labbra con il dorso della mano e mi siedo su uno sgabello, adesso un ragazzo sta tentando di battere il mio record. Ordino un'altra birra e osservo il tizio che cerca di battermi. Dietro di lui però vedo qualcosa che non mi piace. Jamie e Chris sono seduti ad un tavolo e stanno ridendo. Bevo tutta la birra e torno a guardarli. Non riesco a smettere di fissare Jamie seduta davanti a quel coglione. Lui le accarezza la mano e ridono ancora. Come se si sentisse osservata, Jamie si gira verso di me e rimane per qualche istante a guardarmi, dunque si gira e finge di non avermi visto. La sua mano è ancora sotto la mano di Chris. Sento la rabbia salire fino al cervello e decido che devo distrarmi. Devo scordarmi Jamie, devo farmi passare questa fissazione per lei. Mi giro per non guardarli e mi ritrovo a sorridere ad una ragazza che immediatamente viene a sedersi accanto a me. Devo dimenticare Jamie. Sto per chiederle se vuole qualcosa da bere, ma è lei a fare il primo passo: «Ti sto guardando da un'ora», ammette, «Vuoi offrirmi da bere o no?». Corrugo la fronte e lei scoppia a ridere, rido anch'io e chiamo il barista che prende subito le nostre ordinazioni. Un'altra birra per me e un Malibù e cola per la signorina.
«Non sei dell'isola, vero?», la sua voce è bassa e sensuale. Si avvicina più a me con la sedia e si sporge un po' in avanti, così posso vedere molto bene il suo reggiseno in pizzo.
«No», ammetto, ma non ho intenzione di rivelare altro. Annuisce e beve un po' del suo drink. Anch'io bevo la mia birra e la guardo con la coda dell'occhio.
«Non guardarmi», ride, «Mi fai diventare rossa».
Sorrido malizioso e appoggio la birra sul bancone, «Credo che ci voglia ben altro per farti diventare rossa».
Sgrana gli occhi e si lecca le labbra, poi si alza in fretta e afferra la mia mano, trascinandomi fuori da quel bar. Arriviamo all'ingresso e si fionda sulle mie labbra, indietreggio fino a sbattere contro il muro. La sua mano si posiziona in fretta tra le mie gambe, «Dimmi che hai una stanza qui vicino», biascica sulle mie labbra, senza smettere un attimo di sfiorarmi. Intraprendente le ragazza.
Sposto la sua mano e mi guarda confusa.
«Vieni con me», dico, «Il mio hotel é qui vicino».
JAMIE.
Guardo con la coda dell'occhio lo sgabello su cui era seduto Ethan poco fa e mi accorgo che è andato via, quindi torno a prestare attenzione a quello che dice Chris. Ha insistito così tanto per uscire questa sera che non ho saputo dire di no. Inoltre, perché dovevo dire di no? Mangiamo due hamburger a testa e mandiamo giù un bel po' di coca cola. Niente alcool. Chris non beve, e nemmeno io da ieri sera. A mezzanotte e mezzo decidiamo di tornare all'hotel, durante il tragitto mi afferra la mano e mi infastidisco un po', forse perché mi suda la mano. Davanti alla mia camera sorride e si sporge verso di me, istintivamente faccio un passo indietro e sbatto contro la porta. Rido per alleggerire la tensione.
«Non voglio farti niente», sussurra, poi mi bacia sulla guancia, augurandomi la buonanotte. Ma io non ho assolutamente intenzione di dormire. Voglio parlare con Ethan, ho bisogno di parlare con lui per capire qualche cosa. Sono offesa per quello che mi ha detto, ma allo stesso tempo le sue parole vorticano in continuazione nella mia mente. Ha detto che pensa sempre al sapore delle mie labbra. Che significa? Perché? Stringo i pugni e appena Chris entra nella sua stanza corro all'ascensore, raggiungendo quella dannata suite presidenziale. Busso più volte e rimango bloccata sul posto quando ad aprirmi non è Ethan. Capelli rossi, occhi azzurri e due tette decisamente troppo grandi. No, non é Ethan. La ragazza mezza nuda mi guarda e sorride, «Tesoro», dice, «Non è il servizio in camera». Tesoro? Mi tremano le gambe e chiudo gli occhi per qualche istante, quando li riapro Ethan é dietro di lei, indossa solo i boxer. Ho i pugni chiusi e gli occhi appannati, perché mi sto arrabbiando tanto? Non è la prima conquista di Ethan e non sarà nemmeno l'ultima.
«Jamie», quasi sussurra, «Che ci fai qui?».
Mi metto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e indietreggio, «Non volevo disturbare», dico gelida.
«Non...», sta per dire qualcosa, ma la rossa tettona lo interrompe, «Tesoro, ti aspetto di là. Raggiungimi quando risolvi il problema». Io non sono un problema. Entra nella stanza ed Ethan esce, socchiudendo la porta alle sue spalle.
«Mi metto qualcosa addosso e arrivo», mi dice, ma lo blocco prima che possa tornare in camera.
«Non c'è bisogno», ringhio, «Sto andando via»
«Jamie...», si passa una mano tra i capelli, è nervoso, «Io...»
«Tu cosa, Ethan?».
Rimane in silenzio, non sa cosa dire e questo mi fa arrabbiare ancora di più. E perché diavolo mi sto arrabbiando?
«Buonanotte», faccio un passo indietro, «Anche se dubito che dormirai». Gli lancio un'occhiata disgustata e cammino verso l'ascensore con le lacrime agli occhi. Il problema é risolto, adesso può tornare a scoparsi quella cretina. "Io penso sempre al sapore delle tue labbra". Scommetto che ci stava proprio pensando. Che schifo.
Prenoto l'ascensore e aspetto che arrivi, nel frattempo Ethan mi raggiunge e quando entro nella cabina lui mi segue.
«Torna dalla tua amica», sibilo, «Il problema è risolto».
Mi guarda come se avessi detto la cosa più impensabile del mondo, «Il problema?», inarca un sopracciglio e si avvicina più a me, «Il problema non è risolto»
«Invece sì». Le porte dell'ascensore si aprono e cerco di uscire, ma Ethan si muove in fretta e mi incastra contro il muro. Le porte si richiudono.
«Sai qual'è il problema?», si inumidisce le labbra, «Il problema è che tu puoi stare con quel coglione tutto il tempo che vuoi ed io non devo dire niente, poi per una volta in cui sono io quello che sta con qualcun altro tu reagisci così»
«Così come?»
«Mi hai guardato come se fossi un essere viscido», ringhia, «Fatti due domande, Jamie»
«Ti ho guardato normalmente», so che sto mentendo.
«Normalmente?», adesso sta urlando, «Normalmente un cazzo, Jamie!». Le porte dell'ascensore si aprono e una signora ci guarda a bocca aperta, con una mano chiude gli occhi di sua figlia. Ethan le rivolge un'occhiataccia, forse non si rende conto di essere in boxer in un ascensore pubblico. Le porte si richiudono e torna a guardare me, «Dimmi che non ti ha fatto nessun effetto vedermi con lei», sibila, «Dimmi che non ti è dispiaciuto nemmeno un po'».
Mi è dispiaciuto.
«Non mi è dispiaciuto», dico invece.
«Stai mentendo», mette un dito sotto il mio mento e mi solleva il viso.
«No»
«Giuramelo».
Inarco un sopracciglio, «Lasciami andare»
«Scappa davanti alla realtà», fa un passo indietro, «Ma sappiamo entrambi le cose come stanno»
«Non mi da fastidio se ti vedo con altre ragazze, mi fa solo piacere», sono una grande attrice.
«Buon per te», sussurra, «Perché io vorrei solo morire quando ti vedo con lui». Le porte dell'ascensore si aprono e con le gambe che tremano esco, lui questa volta non mi segue.
ETHAN.
Appallottolo una camicia e la butto nella valigia, dunque faccio la stessa cosa con pantaloni e giacche. Non dovevo venire qui. É stato solo uno sbaglio. Sicuramente Jamie adesso è tra confetti e damigelle con quel cretino, non voglio vedere altro. Trascino la valigia fino all'ascensore e aspetto davanti all'hotel il mio taxi. Arriva dopo dieci minuti, apro il cofano e ci butto dentro la valigia. Prima di andare via lancio un'occhiata alle mie spalle e mi blocco a guardare Jamie mentre esce dall'hotel. Indossa un abito lungo blu. È elegante e bellissima. Dietro di lei arriva Chris e deglutisco nervosamente. Vorrei andare lì e spaccargli la faccia. Torno a guardare Jamie e questa volta mi accorgo che anche lei mi guarda. Non ci salutiamo, ci guardiamo e basta. Uno sguardo silenzioso. Ruoto gli occhi al cielo e salgo sul taxi. Lei non mi vuole. Non nel modo in cui la voglio io, almeno. Per il resto del viaggio sono di cattivo umore. Pessimo, direi. Penso che é solo per qualche ora, ma dopo una settimana sono ancora incazzato con il mondo.
Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie, Bob mi ha dato un bel po' di lavoro da svolgere e mi pizzicano gli occhi. È tardi ed io sono ancora nel suo ufficio davanti ad uno stupido computer. Sicuramente sono andati via tutti. Sospiro e torno al mio lavoro, quando finisco mi stupisco nel vedere ancora qualcuno dietro la propria scrivania. Saluto tutti distrattamente ed esco, un vento gelido mi ghiaccia il naso. Arrivo a casa e mi blocco davanti alla porta del mio appartamento. Un brivido attraversa la mia schiena e mi si mozza il fiato. Jamie è seduta sul tappeto. Accanto a lei, sul pavimento, ci sono due pizze e del gelato. La guardo senza dire niente, quindi è lei a parlare: «Ehy»
«Ehy», la saluto, si alza e si passa le mani sui jeans. Apro la porta e torno a guardare lei.
«Hai già cenato?», si sforza di farmi un sorriso e noto che ha delle profonde occhiaie. Sta male?
«Entra», sussurro, quindi afferra le pizze e il gelato e mi segue in silenzio. Accendo le luci e andiamo in cucina.
«Mi cambio e arrivo». Annuisce e mette il gelato in frigo, io vado in camera mia e chiudo la porta. Sospiro più volte mentre metto il pantalone del pigiama e la maglietta. Capisco che ci sto mettendo troppo e ordino a me stesso di tornare in cucina. Ho delle regole: non devo baciarla, non devo accarezzarla e soprattutto non devo guardarla come se fosse tutto ciò che più desidero al mondo. Quando torno in cucina lei ha già apparecchiato, guarda fuori dalla finestra e non si è accorta della mia presenza. Mi schiarisco la voce e si gira di scatto. Sembra nervosa. E quelle occhiaie...
«Stai male?», chiedo.
Si siede e scuote la testa in silenzio. Non sembra. Mi siedo anch'io e afferro un pezzo di pizza. Questo silenzio non mi piace per niente.
«Sei andato via senza salutarmi», bisbiglia, non mi guarda.
«Lo so».
Ancora silenzio.
«Il matrimonio è andato bene?»
«Sì sì».
Giuro di aver sentito volare una mosca. Forse sto diventando matto.
«Credo si stia mettendo a piovere, hai visto che freddo?», mi guarda e si stringe nelle spalle.
Sbatto un pugno contro il tavolo e sobbalza, «Andiamo, Jamie! Davvero? Stiamo parlando del tempo!?»
«Beh...»
«Ti sembra una conversazione normale questa?», mi alzo e mi passo una mano tra i capelli.
«Scusa», lo dice così piano che non sono sicuro di aver sentito bene.
«Scusa?»
«Non volevo ferirti quella sera...», si alza e torna a guardare fuori dalla finestra, «Posso chiederti una cosa?».
Mi mordo l'interno della guancia, «Dimmi».
Mi guarda e si passa una mano tra i capelli, ha gli occhi lucidi: «Possiamo fingere che tutto quello che è successo negli ultimi tempi non sia mai avvenuto?».
No. Mai.
«È meglio se dimentichiamo tutto e torniamo ad essere come prima, non credi sia meglio abbattere questo muro che si è venuto a creare? Abbiamo attraversato questo periodo un po' strano e ci ha fatto solo del male, no?», sembra cercare approvazione nei miei occhi, ma non la trova, quindi fingo di essere d'accordo con lei: «È come dici tu».
Fa un passo avanti e sorride, «Quindi... Possiamo smettere di comportarci come degli idioti?».
Non riesco a parlare adesso, quindi allargo le braccia e si fionda ad abbracciarmi, affondo il naso tra i suoi capelli e ispiro il suo profumo. Smettila, cazzo. Smetti di pensare a lei così.
«Finiamo la pizza? Muoio di fame», borbotto dopo un po', devo stare lontano da lei.
Scoppia a ridere e torna a tavola. Per il resto della serata tutto fila liscio, o almeno non ci sono più quei silenzi imbarazzanti. Decidiamo di mangiare il gelato e sento il suo sguardo addosso mentre mangio. La guardo anch'io e arrossisce, ridendo subito dopo.
«Che hai da guardare?», ridacchio.
«Hai del gelato sul naso».
Arriccio il naso e lei ride ancora, si sporge in avanti e mi pulisce con un tovagliolo.
«Grazie, mamma»
«Scemo».
Un tuono ci fa sobbalzare e subito dopo sentiamo il rumore della pioggia. Con il bicchiere di gelato in mano mi avvicino alla finestra: «Diluvia», dichiaro, dunque mi giro verso di lei e sobbalzo quando la trovo così vicina a me. Pensavo fosse rimasta seduta, invece mi ha seguito fino alla finestra.
«Lo dicevo io», sorride e mi toglie il bicchiere dalle mani.
«È il mio gelato quello!»
«Adesso è mio», annuncia ridendo. Prende il cucchiaino e lo infila in bocca in fretta.
«Come osi mangiare il mio gelato?», mi fingo offeso. Lei sorride ancora e continua a mangiarlo, «Ne vuoi un po'?», chiede poi, portando il cucchiaio vicino alle mie labbra.
Le afferro il polso e l'attiro a me, lei ride ancora più forte, continua a sventolare il cucchiaino davanti al mio viso.
Schiudo le labbra e mi imbocca, adesso ha smesso di ridere. Sento quella tensione nell'aria, so di certo che se non mi allontano la bacio. Ma lei prende dell'altro gelato e avvicina ancora il cucchiaio alle mie labbra, mangio quel dannato gelato e lei sorride.
Basta così.
«Basta», dico, e il mio tono risulta più arrogante di come avevo progettato.
Sbatte le palpebre più volte e fa un passo indietro, «Non c'è bisogno di arrabbiarsi»
«Non c'è bisogno di provocare se poi vuoi che rimanga tutto come prima», ribatto, sembra confusa.
«Non ti stavo provocando»
«Mi stavi imboccando», le faccio notare, «Non è per te una provocazione quella?».
Arrossisce e schiude le labbra per rispondere, ma il suono del campanello la interrompe. Le schiocco un'occhiataccia e vado a vedere chi è. Appena apro la porta rimango bloccato sull'uscio. Mi guarda con gli occhi socchiusi, ha in mano un borsone ed è completamente bagnata.
«Che ci fai tu qui?», domando, la mia rabbia trasparisce dal tono di voce.
«Fammi entrare, Ethan, voglio solo fare due chiacchiere».
Chiudo gli occhi quando sento Jamie che arriva alle mie spalle, guarda chi c'è sull'uscio e indietreggia velocemente.
«Chiudi la porta», sussurra, «Ti prego, non farla entrare».
E adesso non so proprio cosa fare.
Buonaseraa :)
Spero vi piaccia, lasciate un voto o un commento se vi va :)
Vi lascio con questa domanda: chi ci sarà dietro la porta? :P
Un bacio. ♡
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