Capitolo 15.
JAMIE.
Non so cosa mi prende. Non so nemmeno cosa sto facendo, ma mi piace e non voglio fermarmi. Ethan fa scorrere le sue mani sotto la mia maglietta e afferra i miei fianchi, mi spinge verso il suo bacino e sento la sua eccitazione.
«Guarda l'effetto che hai su di me... Jamie...», parla a fatica ed io sto andando a fuoco. Mi fiondo sulle sue labbra e le nostre lingue si scontrano. Mi gira la testa, voglio Ethan, sento caldo. Mi scappa un gemito quando da sotto la maglietta slaccia il mio reggiseno.
Afferro la maglietta e la tolgo, il suo sguardo brucia su tutto il mio corpo. Le bratelle del reggiseno scivolano sulle mie braccia, sto per togliere anche quello, ma Ethan mi spinge via e si mette seduto. Cerco di prendere fiato e chiudo gli occhi.
«Vestiti», si schiarisce la voce, «Non voglio, non così».
Annuisco, cerco di allacciare il reggiseno, ma non ci riesco. Ho gli occhi pieni di lacrime. Perché voglio piangere? Ethan si avvicina e lo allaccia per me, poi mi aiuta ad indossare la maglietta. Prende le mie scarpe che giacevano sulla sabbia e mi aiuta a reggermi in piedi. Ha ancora la camicia aperta e non la chiude nemmeno prima di entrare nell'hotel. È tardi e nella hall ormai non c'è più nessuno. Ho la nausea.
«Ricordi il numero della tua camera?», sussurra al mio orecchio mentre entriamo in ascensore. 37. O 47?
Faccio segno di no con la testa e lo sento sospirare. Voglio piangere. Raggiungiamo la sua camera e mi aiuta a mettermi sul letto. Sta per sfilarmi la maglietta, ma con lo sguardo basso lo blocco, dicendogli che faccio da sola. Annuisce e si chiude in bagno. Ne approfitto per lasciar sfuggire qualche lacrima. Che mi è preso? Gli sono praticamente saltata addosso. E mi ha rifiutata. Niente alcool per un pezzo. Mi fa un brutto effetto. In intimo mi infilo sotto il lenzuolo e asciugo in fretta le lacrime. Ethan esce dal bagno con il pantalone del pigiama, sospira ancora prima di mettersi a letto.
Ci diamo le spalle ed io cerco di non pensare a quello che é successo, ma le lacrime scendono giù da sole e piango in silenzio.
«Jamie», bisbiglia.
«Mh?», è tutto quello che riesco a dire. «Vieni qui», afferra i miei fianchi e mi attira a sè, circondando il mio stomaco con il suo braccio. Il suo petto preme contro la mia schiena, mi lascia un bacio sulla guancia umida.
«Non piangere», mi dice, «Per favore».
Tiro su col naso e annuisco, tra le sue braccia mi calmo un po'. Non so nemmeno perché sto piangendo. Mi accarezza la pancia con un dito e mi provoca la pelle d'oca. Mi addormento così, con le carezze di Ethan e con il suo sapore sulle labbra.
Quando mi sveglio allungo la mano accanto a me e di Ethan non c'è traccia. Mi metto seduta lentamente e chiudo gli occhi, mi fa male la testa. Mi massaggio le tempie, dunque sospiro e mi guardo intorno. Ricordo quello che è successo ieri sera, vagamente, ma purtroppo lo ricordo ancora. Sul comodino c'è una spremuta d'arancia e un'aspirina. Mando giù l'aspirina e bevo la spremuta, poi mi alzo piano piano. Vado in bagno e guardo la mia faccia, disgustata. Che brutta cera. Mi lavo la faccia e torno nella stanza. Solo adesso mi accorgo che non é una semplice stanza.
«Wow», sussurro, davanti a questa suite lussuosissima. Come diavolo ha fatto a pagarla? Lo chiederò dopo. Mi guardo intorno per cercare i miei vestiti, ma non riesco a trovarli. Vedo che sono le dieci del mattino ed io avevo appuntamento con Chris alle nove. Cavolo. Cerco sotto al letto, nell'armadio, ma non c'è traccia nè dei miei vestiti, nè delle mie scarpe. Devo tornare alla mia camera. Sulla sedia c'è una camicia di Ethan e indosso quella. In corridoio non c'è nessuno e scappo in fretta verso le scale, scendo al mio piano e cerco la porta della mia camera.
Sento dei passi veloci dietro di me e mi blocco con la paura di voltarmi.
«Sì può sapere che cazzo ti passa per la testa?», è Ethan.
Assottiglio gli occhi e mi giro verso di lui, è incazzato. Indossa una camicia bianca su un paio di pantaloni blu. È elegante.
Vedendo che non gli rispondo mi afferra un braccio e lo stringe un po', «Vai in giro così? Mezza nuda?», alza il tono della voce.
«Non trovavo i vestiti», dico, sono ancora mezza rincoglionita.
Vedo la rabbia sul suo volto, deglutisce più volte e poi mi trascina fino alla camera numero 37. Oh, la mia camera.
Un click alle mie spalle mi fa gelare sul posto. Mi giro lentamente ed Ethan fa lo stesso, senza lasciare la presa sul mio braccio.
Chris è uscito dalla sua stanza e ci guarda con la bocca aperta. Sembra scioccato.
«Non é come sembra», mugugno.
«Invece è proprio come sembra», dice Ethan, e vorrei strozzarlo.
ETHAN.
L'idiota sbatte le palpebre in continuazione, la sua faccia mi fa quasi pena. Sembra che voglia mettersi a piangere da un momento all'altro. Il suo sguardo va da me a Jamie e viceversa.
«Che cosa ci fa lui qui?», è la prima cosa che riesce a dire.
«È qui per lavoro», è Jamie a parlare in fretta.
Chris annuisce, non sembra molto convinto, «Vorrei delle spiegazioni», sussurra poi.
«Fa due più due», lo provoco, indicando Jamie scalza e con solo una camicia maschile addosso. Guardo le sue gambe nude e mi metto davanti a lei per coprire la visuale a quel demente.
«Chris, io...», Jamie non sa cosa dire. Probabilmente non si é ancora ripresa dal sonno e scommetto che ha un bel mal di testa. Sospiro, mi pentirò sicuramente di quello che sto per fare.
«Jamie, entra in camera e va a vestirti, spiego io cos'è successo».
Lei mi guarda con sospetto, i suoi occhi sembrano urlarmi di non combinare cazzate. Annuisco e lei entra in camera, dunque mi volto verso coso. Com'è che si chiamava? A parte idiota, ovviamente.
«Posso entrare?», dico, non riesco a non avere un tono scocciato.
Si fa da parte ed entro nella stanza, così piccola e modesta rispetto alla mia. Mi siedo su una poltroncina e lui davanti a me, sul bordo del letto.
Sto cominciando a raccontare una balla, ma Chris parla prima di me, «A me piace Jamie», dice tutto d'un fiato, «Mi piace troppo, forse».
Mordo l'interno della mia guancia e stringo i pugni. Voglio spaccargli la faccia.
«E allora?», ringhio.
«E allora vorrei chiederti di lasciarmi campo libero almeno per questi due giorni».
Inarco un sopracciglio, «Mi stai chiedendo di stare alla larga da lei?».
Corruga la fronte, «Non proprio, ma... Sì».
Questo é troppo. Mi alzo in fretta e mi dirigo verso la porta per evitare di tornare indietro e saltargli addosso, «Scordalo», sibilo, poi esco. Incontro Jamie in corridoio, «Digli che eri rimasta fuori per sbaglio e che quella é una camicia di tuo fratello che indossi per dormire. È talmente idiota che ci casca in pieno», e detto questo torno alla mia suite. Incazzato nero. Chiamo Bob per distrarmi e non gli racconto niente in particolare, poi mi dice che mi ha organizzato davvero una riunione che potrebbe essere utile per l'azienda. Dopo pranzo mi presento a quella riunione e per essere la prima riunione a cui partecipo posso dire di essermela cavata bene. Esco dall'edificio in cui si è svolta e mi allargo la cravatta, camminando verso l'hotel. Per strada incontro Jamie e Chris, seguiti da una signora ed una ragazza.
Saluto con un cenno della mano, ma Jamie mi ferma e mi presenta alle due. La mamma e la sorella di Chris. Sua madre mi guarda dalla testa ai piedi e sorride, «Però, complimenti alla mamma», mi dice e scoppio a ridere.
Chris sembra infastidito e mi fa piacere.
«Jamie, posso parlarti un attimo?».
Lei schiude le labbra e sembra irrigidirsi all'istante. So che ha pensato a ieri sera.
«Andate avanti», sussurra, «Vi raggiungo dopo». Chris sospira e comincia ad allontanarsi, seguito dalle altre. Jamie incrocia le braccia al petto e si stringe nelle spalle, «Di cosa vuoi parlarmi?»
«Volevo solo portarti via da quella insolita riunione di famiglia», ammetto. Mi da fastidio vederla con loro. Con lui.
«Perché?», ignoro la sua domanda.
«Chris mi ha chiesto di stare lontano da te».
Sbatte le palpebre, «Davvero?».
Annuisco e lei scrolla le spalle, «Non importa»
«Andiamo a prendere un gelato?».
Scoppia a ridere, «Metterai su la pancia con tutto il gelato che mangi».
Trattengo il fiato e lei continua a ridere. Siamo così bravi a fingere che niente sia successo. Però é successo. E non posso dimenticare quel bacio.
«Ti guardano tutti», mi fa notare mentre camminiamo.
«Sono bello», scherzo e lei ruota gli occhi al cielo.
«Sembri un uomo d'affari»
«Lo sono», faccio l'occhiolino, dunque mi da una spinta e ride.
«E hai la suite presidenziale», aggiunge.
«Uno scapolo d'oro», commento ancora.
«La madre di Chris sembrava volerti saltare addosso».
Scoppio a ridere ed entro in una gelateria, ci sediamo ad un tavolo e tolgo la giacca, appoggiandola sullo schienale della sedia.
Jamie mi osserva in silenzio, poi distoglie in fretta lo sguardo. Dopo avere ordinato cala uno strano silenzio.
«Jamie, per quanto riguarda ieri sera...», comincio, non so cosa dire in realtà.
«Non è successo niente», dice in fretta, «Eravamo un po' ubriachi».
Annuisco, «Già»
«Già», ripete.
«È bella quest'isola»
«Sì, andiamo in spiaggia dopo. Vuoi venire?». Ci penso un po' su, «Va bene». Non lascerei lei in costume sola con Chris per niente al mondo.
JAMIE.
Sono in acqua da quasi un'ora. Non c'è molto caldo, ma ho voluto fare un bagno lo stesso. All'inizio è stato un po' brusco il contatto con l'acqua, ma poi mi sono abituata. Lamentandosi per il freddo anche Chris mi ha raggiunta e adesso mi schizza, ridendo.
Io vado sott'acqua e quando riemergo mi afferra la testa e mi spinge nuovamente giù. È la prima volta che lo sento ridere così di gusto. Quando torno a galla ho il fiatone e lui si avvicina a me, «Hai bevuto?»
«No»
«Meno male, mi sarei sentito il colpa».
Sorrido e guardo la spiaggia, Ethan non è ancora arrivato. C'è la madre di Chris che prende il sole e sua sorella che sta facendo una passeggiata con il suo ragazzo.
«Al sole i tuoi occhi sono ancora più belli», sussurra, accarezzandomi la guancia.
Deglutisco, non so se spostarmi o lasciarlo fare.
«Grazie».
Mi accarezza ancora la guancia e si avvicina più a me. So cosa vuole fare. Ci siamo baciati una sola volta sotto effetto del vino, ma adesso a mente lucida non riesco ad avvicinarmi e la mia mente malata ripensa al bacio di Ethan.
Lascio un bacio sulla guancia a Chris e mi allontano sorridendo, «Gara di nuoto?», propongo. Boccheggia per qualche istante, poi acconsente, «Gara di nuoto».
Quando torniamo in hotel aspetto che Chris entri nella sua stanza e con ancora la tovaglia in mano e le infradito ai piedi mi infilo nell'ascensore e salgo in fretta all'ultimo piano. Ethan non è venuto in spiaggia e vorrei sapere il perché.
Busso alla sua porta una, due, tre volte, poi apre. Lui mi guarda dalla testa ai piedi ed io faccio lo stesso. Indossa solamente un asciugamano allacciato alla vita e deglutisco. Perché deve avere un corpo così perfetto?
«Ciao», dico.
«Ciao», non sembra contento di vedermi.
«Posso entrare?».
Sbuffa e si fa da parte, entro e chiude la porta alle sue spalle. Che accoglienza.
Mi guardo intorno e visto che ho ancora il costume bagnato decido di rimanere in piedi, questa stanza è così perfetta che non vorrei rovinare nulla.
«Perché non sei venuto in spiaggia?».
Si appoggia ad un elegante mobile ed incrocia le braccia al petto, mi perdo un attimo a guardare i suoi addominali.
«Ho avuto da fare», risponde freddamente, «Poi dalla finestra ho visto che tu e il carciofo eravate molto in sintonia e non ho voluto disturbare»
«Carciofo?», ridacchio, lui però non sembra apprezzare il mio tentativo di alleggerire la tensione. Mi schiarisco la voce, «Ho aspettato che ti facessi vivo per tutto il tempo, potevi almeno dirmi che avevi da fare»
«Non penso ti sia dispiaciuto più di tanto»
«Sì invece».
Si passa una mano tra i capelli ancora umidi e sospira, è nervoso.
«Sicuramente coso era contentissimo», sibila, adesso non mi guarda.
«Ethan, si può sapere che hai?»
«Niente», apre la porta e mi indica l'uscita, «Se non ti dispiace, vorrei che tu mi lasciassi da solo adesso. Devo prepararmi per uscire».
Boccheggio e sbatto le palpebre più del dovuto.
«Mi stai cacciando davvero?», dico amaramente.
«Tanto c'è il principe azzurro che ti aspetta di là».
Mi avvicino a lui e impongo a me stessa di guardarlo dritta in quegli occhi neri, «Oggi il principe azzurro ha cercato di baciarmi», ringhio, lui non risponde e continuo, «Ed io non l'ho lasciato fare. E sai perché?».
Si muove nervosamente sul posto, «Perché vuoi farlo aspettare prima di dargliela?».
Gonfio le guancie e lo spingo, facendolo sbattere contro la porta, «Perché pensavo ancora al sapore delle tue labbra!», urlo con le lacrime agli occhi e vado via. Mentre mi dirigo verso l'ascensore sento i suoi passi veloci dietro di me, quindi aumento la mia velocità e mi ritrovo a correre per il corridoio, seguita da un Ethan mezzo nudo che mi ordina di fermarmi. Arrivo all'ascensore e spingo una signora per farmi spazio ed entrare. Ethan arriva col fiatone e mentre le porte si chiudono, mi guarda dritto negli occhi e dice, «Io ci penso sempre al sapore delle tue labbra». L'ascensore comincia a scendere e sento addosso gli occhi di tutti, ho le guance che vanno a fuoco. La signora che ho spinto prima mi guarda e sorride, «Al posto tuo tornerei al piano di sopra», dice, e tutti gli altri scoppiano a ridere. Tutti tranne me.
Ma salveeeee.
Come va? Passato bene ferragosto? Ho aggiornato il prima possibile e vi comunico che adesso ho nuovamente internet, quindi finalmente posso aggiornare da casa mia anche se a voi non frega da dove aggiorno ahaha ma comunque, spero vi piaccia, fatemi sapere, un bacio ♡
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