La strada giusta per la rinascita.
Una volta a casa, lontana da quell'ambiente ospedaliero che aveva sempre detestato con tutta sé stessa, Rebecca continuava a pensare e ripensare sulle parole di donna Ginevra. Come fare per essere di aiuto agli altri? Rebecca ripensò all'impegno dei dottori Valenti e Dubois. Il primo si era adoperato tanto per il suo bene, anche a costo di guadagnarsi la sua antipatia. Entrambi, sia lui che il collega d'oltralpe, avevano tentato l'impossibile per strappare alla morte il povero Beppe, con ogni mezzo di cui la scienza umana potesse disporre. Quell'impegno non si poteva dimenticare.
"Ah, se solo alle donne non fosse preclusa la professione medica! Certo, c'è stata quella tale... come si chiama? Montessori, ma mica le hanno reso la vita facile. Poi io non ce l'avrei la sua forza, devo essere onesta"- ammise Rebecca parlando tra sé. Infatti, non aveva la minima voglia di diventare zimbello di colleghi uomini, di soffrirci, di logorarsene... insomma, niente altre e alte montagne da scalare. Il pensiero della giovane volò alle infermiere che l'avevano assistita nei momenti più critici della sua vita.
"Ma certo: diventare infermiera! Ecco la cosa giusta. In fondo si tratta di un "medico non ufficiale" che è sempre e comunque utile nel salvare delle vite e nel risollevare lo spirito degli ammalati!"- si disse Rebecca, d'un tratto sicura di quale dovesse essere la sua strada. L'illuminazione le era venuta all'improvviso, come sussurrata da chissà quale voce che solo lei era in grado di intercettare. Aveva già infilato il soprabito per correre dai dottori Valenti e Dubois e parlarne con loro, ma bussavano alla porta e purtroppo bisognava che Nadia andasse ad aprire. "Chiunque sia, se chiede di me, congedalo dicendogli che sto uscendo, e chiedendogli di rimandare la visita a un secondo momento"- raccomandò la giovane alla domestica.
"Sarà fatto!"- annuì quella.
La Vicenti si diresse verso il nosocomio, per esporre la sua intenzione ai dottori Valenti e Dubois, sicura che avrebbero potuto e saputo aiutarla.
"Rebecca, prego, accomodatevi! Cosa vi porta qui?"- l'accolse il Valenti, non appena ebbe bussato e rivelato chi fosse.
"Salve, dottore! Dunque, ve lo dirò con parole semplici: vorrei che mi spiegaste quale procedura formativa si deve seguire per poter diventare infermiera".
"Perdonatemi, come avete detto?"- domandò incredulo il Valenti.
"Avete capito benissimo, dottore: è mia ferrea intenzione vestire quel camice. Ne avrei parlato anche col vostro collega Dubois, sempre che sia ancora in Italia"- puntualizzò Rebecca.
"Beh, sì, il collega è ancora in sede, e anzi dovrebbe arrivare a breve a darmi il cambio. Ad ogni modo, signorina, diventare infermiera non è un gioco. Io... beh, posso ben comprendere che voi ne abbiate bisogno per provare a riparare in qualche modo agli errori commessi, ma è un lavoro che si deve fare con passione e soprattutto con impegno, non è come allungare una cospicua offerta al parroco a fine messa per potersi sentire in pace."- spiegò Valenti.
"Oh, insomma, capisco che ormai risulti difficile a tutti prendermi sul serio però..."- tentò di dire Rebecca. In quell'istante sopraggiunse però il medico francese: "Bonsoire caro collega!"- esordì Dubois, notando subito la presenza della Vicenti. "Oh, bonsoir mademoiselle Vicenti!"- disse rivolto alla ragazza.
"La signorina s'è messa in testa di diventare infermiera"- proruppe con una certa irruenza l'altro medico.
"Dite sul serio?"- domandò stupito Dubois
" Sì, non sono mai stata più seria in vita mia. Mi sono permessa di rivolgermi a voi perché trovo siate le persone più indicate a fornirmi delle direttive sull'intero iter formativo, e magari seguirmi passo dopo passo durante lo stesso!"- spiegò Rebecca.
"Vedete, collega, io ho cercato di spiegarle che non sarebbe un'ottima idea, e che..."- iniziò ad argomentare il Valenti, subito interrotto dal suo collega.
"Forse sarebbe meglio che ne discutessimo prima noi due, per poi dare una risposta a mademoiselle Rebecca, la quale sicuramente capirà, accettando che la decisione ben ponderata. Dico bene mademoiselle?"- asserì Dubois.
"Chiaro che sì!"- esclamò la ragazza-
"Ma certo, saggia proposta, collega!"- annuì il Valenti.
"Molto bene, mademoiselle, allora la contatteremo noi entro qualche giorno"- concluse Dubois.
Rebecca assunse un'espressione alquanto delusa: "Quando dicono così, il no è scontato!"- pensò tra sé e alzandosi dalla sedia all'unisono con l'amica Chiara, si congedò.
"Vi ringrazio!"- esclamò soltanto, con un sorriso forzato e sofferto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top