L'avvocato Ciliberti

Quella notte, rannicchiata sulla sua scomoda e logora branda, con l'umidità che le attraversava le ossa, Rebecca pianse. Pianse in silenzio, facendo attenzione affinché non fuoriuscisse un singolo singhiozzo, come voleva il regolamento imposto dalla "comandante" della cella. L'importante era che le lacrime animassero lo schermo del volto senza sonoro, come le pellicole al cinematografo. Solo così, Chiara non si sarebbe accorta della loro presenza. La Vicenti infilò la testa sotto quella specie di masso avrebbe dovuto fungere da cuscino. In questo modo, se qualche nota di dolore si fosse ostinata a fuoriuscire, ne sarebbe risultata attutita. Il mattino dopo, quei grandi occhioni erano stipati negli esigui spazi di due fessure, contornate da un impressionante gonfiore. Le tempie non smettevano di pulsare.

"Vicenti! Alzati, hai visite!"- strillò uno dei piantoni.

"Visite?"- domandò lei con voce roca.

"Un bel ragazzo che scommetto ti aiuterà a rifarti gli occhi!"- replicò la guardia carceraria, in tono canzonatorio. Quanto odiava quando qualcuno si rivolgeva a lei con quella pungente insolenza!

Ma chi poteva essere? Si palesò oltre le sbarre, il volto di uno uomo che pareva essere sulla trentina, ben vestito, e con in mano una valigetta in cuoio. La bellezza ignota che troneggiava al di là di quella piccola cella, avrebbe lasciato senza fiato chiunque, ma non Rebecca. Eccezion fatta per la curiosità di sapere perché fosse lì, la ragazza rimase indifferente. Chi espresse la sua ammirazione in modo davvero poco elegante, fischiando al pari d'un uomo, fu invece la sua compagna di cella.

"Ah, però! Quanto mi piacerebbe divertirmi con te, bel manzo!"- esclamò la Lonigro.

L'uomo la trucidò con lo sguardo, poi si rivolse alla Vicenti: "Signorina, permettetemi di presentarmi. Mi chiamo Rocco Ciliberti e sono il vostro avvocato. Sono qui per discutere con voi in merito a...."

"Non voglio nessun avvocato, e lo avevo già ribadito!"- lo interruppe acida Rebecca.

"Mi spiace per voi, ma legge prevede che debba averne uno anche chi non vorrebbe. Tra l'altro, credetemi, avrei fatto volentieri a meno di occuparmi del vostro caso, ma purtroppo mi è toccato!"- specificò l'avvocato.

"In che senso vi è toccato?"- volle sapere Rebecca.

"Nel senso che nessun altro legale d'ufficio ha voluto occuparsi di voi, pertanto, sono andati a pescare l'unico povero fesso che sapevano non si sarebbe negato!"- spiegò il Ciliberti, che subito proseguì: "La mia presenza, come immaginerete, è motivata dal vagliare assieme a voi la strategia ottimale per tirarvi fuori di qui, anche se non sarà di certo facile, considerata la gravità della vostra posizione. Frattanto, possiamo spostarci in sala colloqui!"

Rebecca lo seguì, scortata dalla guardia carceraria, ma si mostrò granitica: "Ascoltate, sarò molto chiara. Per me è meglio rimanere a marcire qui dentro, che tornare fuori dove ormai mi odiano tutti, dove non potrei più contare sull'affetto di nessuno. A quanto ho capito, voi già conoscete ogni singolo dettaglio della mia storia, pertanto, non c'è bisogno che io tenti una pietosa arrampicata sugli specchi per convincere voi o i giudici di un'innocenza che non mi appartiene. È obbligatorio che io sia assistita da un legale? E va bene, Ciliberti, però vedetevela voi! Adottate qualsiasi strategia vi sembri più efficace e opportuna, non mi interessa!"- si impuntò la giovane.

"Ma signorina... questo significa però impedirmi di lavorare! Se voi vi ponete in questo modo, abbiate pazienza, non ne caveremo un ragno dal buco. Sul serio, è la prima volta che mi capita una cliente che rifiuti di essere difesa da un legale. Inoltre, perdonate la mia franchezza, temo che non siate molto ferrata in materia di diritto, almeno non al punto da potervi difendere da sola in aula."- provò ad obiettare l'avvocato.

"E chi vi ha detto che io voglia difendermi da sola, Ciliberti? Io non voglio difendermi affatto! Lo capite che non me ne importa nulla? Ho perso la stima e l'affetto di mia madre, di mia nonna e dei miei amici, ma soprattutto l'amore della persona che io stessa ho condannato a morte. Semplificherò le cose a tutti: mi dichiarerò colpevole, firmerò ogni cosa che ci sarà da sottoscrivere. I giudici dovranno solo decidere la durata della condanna, non se io sia innocente o colpevole. Vi è più chiaro in questi termini?"- insistette Rebecca.

L'avvocato portò le mani ai capelli e rise d'incredulità: "E' assurdo! Voi mi state liquidando? Mi dispiace dovervi ribadire che non si può fare!"

"E allora, io vi ribadisco due sole parole: vedetevela voi! Avete studiato a lungo, quindi, questa è l'occasione per dimostrare di saper fare davvero il vostro lavoro. Dalla soluzione dei casi difficili si evince l'abilità di un avvocato, dico bene? Quindi, spiacente, ma non ho nient'altro da dirvi, Ciliberti. Vi auguro una buona giornata"- lo liquidò infatti la giovane.

"E va bene, Rebecca, ma sappiate che io non mi arrendo!" - ribatté Ciliberti.

"Guardia!"- strillò Rebecca per farsi ricondurre subito in cella.

L'avvocato, incredulo e deluso, allargò le braccia, facendole poi ricadere di botto lungo il corpo, e sbattendo i pami delle mani sulle gambe. Quel caso sarebbe stato il più ostico della sua carriera.

"Chi era, il tuo ragazzo? Eeeeh, scommetto che sarà dura rinunciare all'intimità con una bellezza di tale portata!"- esordì Chiara una volta che la sua compagna ebbe varcato la soglia della cella.

"Non s'era detto niente domande sulla vita privata? Il monito vale solo per me? Non la capisco questa storia, sai?"- rispose Rebecca.

Spiazzata, Chiara non seppe cosa rispondere, e fu lei a tacere. Le piaceva fare la comandina della situazione, imponendo regole alle sue sventurate compagne di cella, ma per contro, si accalorava nel momento in cui toccava a lei rispettarle. Le ragazze che in passato erano state rinchiuse con lei, nel momento in cui Chiara stuzzicava, cedevano alla tentazione di replicare con fervore, oppure di mostrarle la propria esasperazione e stanchezza. Cadevano così con estrema facilità nella trappola tesa dalla biondina, che null'altro desiderava se non proprio quel tipo di reazione. E presto, ne era sicura, avrebbe ceduto anche Rebecca, che sembrava così forte, fredda, distaccata. Rebecca che s'era fatta un baffo della sua strafottenza e delle sue battute al vetriolo. E forse, proprio per questo, iniziava a starle simpatica. Non era una rammollita frignona come le altre. Della fragile bambolina di porcellana, aveva solo le sembianze fisiche, ma dentro era una guerriera. Sì, Rebecca Vicenti aveva superato la prova.

SPAZIO A ME: Dunque, lettori e lettrici,  diciamo che la storia della nostra Rebecca e di tutti i personaggi a lei connessi è giunta ormai a buon punto. Ero davvero entusiasta di essere riuscita a "prendere il ritmo" (come si suol dire ) in termini di frequenza di aggiornamento e di idee. Ma purtroppo, proprio quando si è nel mezzo di una corsa, qualcosa finisce per rallentarci. Nuovi impegni lavorativi che purtroppo son sopraggiunti stanno assorbendomi ancora più tempo, perciò devo con mio rammarico comunicarvi che non so io stessa con quale frequenza riuscirò ad aggiornare.  Sappiate che malgrado la storia sia delineata quasi completamente nella mia mente, sta prendendo forma volta per volta qui su wattpad, nel senso che non c'è nulla di già scritto su word che basti solo inserire (sono una delle poche "folli" che scrive in questo modo, lo so). Proprio per questo motivo però, aggiornare è ancora più complicato. Cercherò tuttavia di fare il possibile.  Ad ogni modo, nel frattempo avrò modo di leggere i vostri commenti e soprattutto consigli.  Cosa vi incuriosisce di più, a questo punto della storia? Cosa pensate che accada di qui in poi? Non solo a Rebecca ma anche a tutti gli altri personaggi entrati in ballo? E come ve li immaginate questi personaggi dal punto di vista fisico?  Veniamo però alla domanda nodale: cosa non vi convince all'interno della storia?  Ci sono dei passaggi che avete trovato noiosi? Cosa andrebbe migliorato, d'ora in avanti? 

Esprimetevi pure in assoluta sincerità ;)  Io vi abbraccio forte e vi prometto che ci si legge il prima possibile.

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