Amicizia?
Alle domande assillanti di Esterina in merito all'esito dell'incontro, Rebecca si limitò a rispondere che avevano chiarito ciò che andava chiarito, e magari sarebbe potuta nascere una bella amicizia.
La madre non trovò nulla da obiettare: tutto ciò che favoriva la serenità della figlia, incontrava anche il suo consenso. Giulio Svaldi iniziò così a frequentare il salotto di casa Vicenti. Poco alla volta, il giovane stava conquistandosi le simpatie di tutti, perfino quelle di Esterina e di nonna Letizia. In un pomeriggio di metà marzo, mentre passeggiava con lei in cortile, lo sguardo del giovane si posò sul ventre rotondo di Rebecca. Imbarazzata, lei cercò più volte di dare alla conversazione un ritmo incalzante che lo distogliesse dal fissarle quelle accentuate rotondità. Lui la ascoltava e interagiva. Peccato solo che i suoi occhi non si scollassero da quel punto. Stanca, Rebecca sbottò di colpo: "Sono incinta: aspetto un bambino da Andrea!".
Gli occhi di Giulio si ingigantirono di stupore: due punte di azzurri iceberg: "Cosa? In... incinta? Andrea lo sa? Gliel'hai detto?"- balbettò
"No, non lo sa! Né mai dovrà scoprirlo. Se accadesse, saprei già chi sarebbe lo spifferatore. Intesi, Giulio?"- rispose Rebecca, calma ma decisa al tempo stesso.
"Sì ma... è il padre, ed è comunque giusto che sappia!"- osservò Giulio.
"No, non è giusto che sappia! – irruppe lei inviperita - "Primo perché non se lo merita, e secondo perché non gliene importerebbe nulla. Dovrei subire l'umiliazione di sentirmi dire che è un mio problema?".
"Certo che no! Però, Rebecca, vorrei che tu comprendessi una sola cosa: se parlando di pesante fardello alludevi alla creatura nel tuo grembo, sappi che non lo è affatto. Anzi, io sarei entusiasta di prendermi cura di lui e della sua meravigliosa madre. Sul serio: farei di tutto per rendervi felici entrambi!"- il giovane tornò su un argomento dolente.
"Giulio, ricordi cosa ci siamo ripetuti? Io apprezzo molto questa neonata amicizia, ma appunto, è giusto rimanga tale. Adesso devo dividermi tra ben altre battaglie e poi... la gente potrebbe malignare. Per la verità, sono in tanti quelli che hanno scrutato il mio ventre da qualsiasi angolazione, come hai appena fatto tu!"-spiegò Rebecca, concludendo con un sorriso, mosso dall'intento di sdrammatizzare. Ma Giulio Svaldi non rise affatto! Assunse anzi un'espressione tristissima. "Oh, capisco: la gente! La gente è capace di cucire una sorta di sinistro terrore addosso ai suoi simili. Ma c'è chi accetta di buon grado quest'abito. Pazienza!"- osservò.
"Credo che sia meglio salutarci, per questa sera!" - esclamò, e a capo chino, imboccò la strada di casa.
"Giulio, aspetta! Scusami! Io ..."- tentò di richiamarlo lei. Senza voltarsi, lui si limitò ad alzare in aria la mano, agitandola in segno di saluto: "Tranquilla, non fa niente!"- disse. Gli occhi di Rebecca si fecero lucidi: qualcosa, dentro di sé, continuava a ripeterle che Giulio a lei teneva davvero, e che non avrebbe meritato un trattamento simile. Si rimproverò tra sé, iniziando già a pensare al modo in cui potersi far perdonare.
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