Capitolo 6 - Elettra
<< "Ampia stanza al secondo piano di uno stabile di recente costruzione, a soli cinquanta metri dal policlinico universitario. L'appartamento consta di tre camere ed è provvisto di un bagno, riscaldamento autonomo, lavastoviglie, lavatrice e due condizionatori più posto auto. Prezzo: 250 euro". Questa sembra apposto, Giacomo. Che dici? >>.
Era dalle otto di quella mattina che non facevamo altro che visitare appartamenti in città, visto l'inizio imminente delle lezioni.
Giacomo mi rivolse un'occhiataccia.
<< Non capisco perché ti debba trasferire >> obiettò. << Sei troppo piccola per vivere da sola >>.
<< Ancora? Te l'avrò ripetuto un centinaio di volte da stamattina... a Medicina c'è l'obbligo di frequenza e questo semestre devo seguire tre materie di otto crediti l'uno. Significa che dovrò stare qui per quasi duecento ore in totale, e ci sono lezioni ogni giorno. Questi sei mesi saranno i più leggeri dei sei anni, fai tu... >> sbuffai.
<< Ti ho già detto che posso accompagnarti io a lezione >> insistette.
<< Ogni mattina? Le lezioni iniziano alle nove, quindi ti dovrai alzare tutti i giorni alle cinque, e finiscono spesso alle sei di sera >> gli feci notare.
<< Non importa, ti aspetterò >>.
Si ostinava a non capire...
<< Hai un lavoro, lo sai? Hai intenzione di licenziarti, forse? >>.
<< Non lo so, può darsi >> disse, sospirando. << Mely, non voglio perderti, non dopo quanto ho faticato per averti >>.
<< Ma non mi perderai, non essere così melodrammatico >> lo rassicurai. << Tornerò a casa nei weekend e per le feste >>.
<< E come farò cinque giorni a settimana senza di te? >> esclamò, triste.
<< Da quando soffri di sindrome dell'abbandono? >> lo presi in giro, ridendo. << Esistono i cellulari, sai? Ci sentiremo per telefono. Sono sicura che ci penserà pure mia madre ad assillarmi a chiamate, quindi... >>.
<< E se ti innamorassi di qualcun'altro? >> chiese.
Scoppiai istintivamente a ridere.
<< Ma dai, mi conosci. Non sono proprio il tipo, lo sai bene >> lo tranquillizzai, baciandolo su una guancia. << Per metà del tempo sarò a lezione, e l'altra metà la passerò a studiare... adesso possiamo andare a vedere l'appartamento? >>.
<< Ricattatrice >> fece lui.
<< Senti da che pulpito, occhi di Bambi >> lo punzecchiai, divertita.
Mise in moto l'auto ed entro pochi minuti arrivammo a destinazione. Ci si presentò dinnanzi un condominio piuttosto moderno, come anticipava l'annuncio, dipinto per metà di verde e per metà di rosso.
<< Che fantasia l'architetto, vero? >> dichiarò Giacomo, perplesso.
<< Dai, mette allegria >> gli feci notare.
<< Cosa ti ha detto la proprietaria? >> volle sapere il ragazzo.
<< Ha detto che lei era fuori città, e che ci avrebbe aperto la ragazza che ha affittato una delle tre stanze >> svelai. << L'appartamento è l'interno dodici >>.
Suonammo il citofono e a risponderci fu una voce femminile.
<< Ti ho già detto che non voglio più vederti, Matteo... o forse ti chiamavi Mattia? Comunque, stai fuori dalla mia vita! >>.
E interruppe bruscamente la conversazione.
<< E poi il pazzo sono io >> dichiarò Giacomo, sarcastico.
<< Suoniamo di nuovo >> proposi, un po' divertita un po' scioccata.
<< Mi chiamo Melissa, sono qui per vedere la casa! >> strillai non appena sentii alzare la cornetta del dispositivo.
<< Melissa... giusto, mi aveva parlato di te la signora rompi... ehm, la proprietaria >> dichiarò la ragazza, confusa. << Salite >>.
E salimmo fino al secondo piano, rigorosamente a piedi.
<< Avevo capito che la tua fobia riguardava solo i vecchi ascensori >> fece Giacomo quando fummo al secondo piano, ansimante.
<< In realtà odio tutti gli ascensori >> rivelai. << Ecco, l'interno è questo qui >>.
Dall'appartamento risuonavano le note di "Only Time" di Enya.
"Who can saywhere the road goes,
where the day flows?
Only time...
And who can say if your love grows,
as your heart chose?
Only time..."
<< È molto in tema con il nostro discorso di stamattina, non credi? >> osservò Giacomo.
Bussammo alla porta e ad aprirci fu una ragazza con lunghi capelli biondi piuttosto alta, che indossava un paio di short e la maglietta del pigiama.
<< Melissa? >> chiese.
Annuii.
<< E lui è tuo fratello? >>.
<< No, è il mio ragazzo >> lo presentai, sorridendo. << Giacomo >>.
<< Il tuo ragazzo...? Ah, peccato >> fece lei, sospirando. << Io sono Elettra >>.
<< Oh, che bel nome >> dissi, ammirata. << Come la figlia di Agamennone e... >>.
<< ... di Clitemnestra, sorella di Oreste. Sì, lo so >> mi interruppe lei, sbuffando. << Scusa, ma mia madre insegna greco all'università e mio padre fa l'archeologo, quindi sono un po' stufa di sentire parlare di mitologia >>.
Io e Giacomo ci rivolgemmo una rapida occhiata, perplessi.
<< Ma entrate, prego >> ci invitò, spalancando la porta di casa.
L'appartamento aveva un ingresso piuttosto ampio ed era molto luminoso.
<< Qui dormo io >> svelò la ragazza, indicando una stanza in fondo al corridoio.
<< Molto bella >> osservai, spostando lo sguardo dalle pareti, dipinte di viola e colme di poster di Winnie The Pooh e Enya, ai tre armadi da parete, spalancati e pieni di vestiti e scarpe.
<< Se non si è capito, sono una fan di Enya e della musica celtica >> rise Elettra.
<< E di Winnie the Pooh >> aggiunsi.
<< E quali sono le stanze in affitto? >> intervenne Giacomo.
<< Allora, una è questa qui >> fece lei, aprendo la porta accanto alla sua camera. << Ci stava il mio ex fino alla scorsa settimana, per questo è così disordinata, ma domani dovrebbe passare a ritirare la sua roba. Finalmente... >>.
<< Non preoccuparti, le lezioni inizieranno il prossimo lunedì >> la rassicurai.
<< Come vedi, c'è un balcone >> mi fece notare, alzando le serrande. << Cosa inizi? >>.
<< Medicina >> risposi, sedendomi sul letto (cosa che mi costò non poco, viste le condizioni in cui versava).
<< Io sono al terzo anno di Infermieristica Pediatrica >> rivelò, sorridente. << Amo i bambini >>.
<< Che bello >> esclamai, colpita. << E l'altra camera, invece? >>.
<< Ancora non è stata affittata >> dichiarò. << Serve al tuo ragazzo? >>.
<< No, lui lavora fuori città >> dissi, rimettendomi in piedi. << Allora, penso che la stanza vada bene. Possiamo vedere il resto della casa? >>.
<< Certo >> approvò Elettra, facendoci nuovamente strada verso il corridoio. << Questo è il bagno >>.
<< Fantastico, un solo bagno >> osservai, contrariata. << E pure con lo scaldabagno >>.
<< Non ti conviene averla come coinquilina >> si rivolse alla ragazza Giacomo. << Vi lascerà sempre senza acqua calda >>.
<< Grazie, amore >> lo sgridai. << Non ascoltarlo, mi adatterò >>.
<< Lo spero, visto che anche le mie docce durano ore >> svelò Elettra. << Questa qui è la cucina, e fuori c'è un altro balcone con la lavatrice >>.
<< C'è la lavastoviglie! >> constatai, ammirata.
<< Sì, ma non funziona, mi dispiace. Si é rotta qualche mese fa e la rompi... la simpaticissima e gentilissima padrona di casa pretende che paghi io la riparazione >> sbuffò la ragazza.
<< L'hai rotta tu? >> domandò Giacomo.
<< Io? Il mio ex... Ma che c'entra? La lavastoviglie è sua e dovrebbe pagare lei >> sentenziò Elettra, convinta che la sua affermazione fosse incontrovertibile.
<< Ma veramente... >> iniziò Giacomo, contrariato.
<< ... veramente noi dobbiamo andare >> lo interruppi, rapida. << Ci vediamo domenica sera, ok? Segnati il mio numero >>.
<< D'accordo. Magari mandami un sms prima di suonare, così sono sicura che non sia qualcun'altro >> si raccomandò la ragazza. << A presto, allora! >>.
Entro pochi minuti eravamo nuovamente in auto, diretti verso casa.
<< Quella ragazza ha l'aria di essere una svitata, Mely >> osservò Giacomo, accendendo l'autoradio.
<< Sembra apposto >> mentii io. << E poi io e i matti andiamo d'accordo, no? >> aggiunsi, assestandogli un bacio.
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