Capitolo 5 - Perdono

<< Ciao, Melissa >>.

L'inconfondibile e fin troppo familiare volto di Federico mi si presentò di fronte attraverso il finestrino semiaperto della sua auto.

<< Ciao >> lo salutai, tentando di nascondere il disprezzo che provavo.

Non c'era niente da fare: io e la sfiga eravamo proprio come Belen Rodriguez e i selfie.
Quante probabilità c'erano che passasse di lì proprio lui in quel momento?

<< Come stai? >> chiese, sorridendomi.

Come stai?
Non capivo se la sua intenzione fosse quella di temporeggiare in attesa di una mia disperata richiesta d'aiuto (che ovviamente non sarebbe mai arrivata, figuriamoci. A costo di rimanere lì tutto il giorno) o se veramente volesse fare conversazione nel bel mezzo del nulla.

<< Tutto bene, grazie >> dissi semplicemente, assecondandolo. << Come mai da queste parti? >>.

<< Sono stato al cimitero a portare dei fiori a Giada >> rivelò.

<< Anche io ci sono stata >>.

Silenzio.
Nessuno dei due sapeva cosa dire, evidentemente.

<< Cos'è successo a quel catorcio? Scommetto che è l'auto dello sfigato del tuo ragazzo. Ti ha lasciata a piedi, eh? >> ridacchiò. << Vuoi un passaggio? >>.

<< No, grazie >> dichiarai, risoluta. << Sto aspettando "quello sfigato", come l'hai chiamato tu >>.

<< Sicura di voler stare qui da sola? >> insistette lui. << È pieno di grilli, qui in giro >>.

<< Sopravvivrò >> lo rassicurai, chiedendomi come facesse a sapere della mia fobia per gli insetti.

<< Guarda che mi ricordo che hai paura dei grilli, Mely >> mi prese in giro. << Abbiamo fatto le elementari insieme, se non l'hai dimenticato. Sono stato io a salvarti da un grillo che ti aveva costretta a barricarti sulla casa sull'albero di mio cugino >>.

Era vero.
Avevo completamente rimosso quello spiacevole episodio.

<< Be', ormai sono cresciuta. Posso cavarmela da sola >>.

<< Perché devi essere così orgogliosa? Non vuoi mai aiuto, vuoi sempre fare tutto da sola... >> disse, esasperato. << Adesso non accetti neppure un passaggio da un vecchio amico? >>.

<< Giusto, un vecchio amico. Vecchio significa che non lo sei più, e sai bene perché >> gli voltai le spalle. << E poi di solito voi uomini non aprite il cofano e fingete di capirci qualcosa di motori? Tanto per dare l'impressione di rendervi utili? >>.

Scoppiò a ridere, divertito.

<< Ho capito >> dichiarò, scendendo dell'automobile. << Vediamo un po' se ci capisco qualcosa >>.

Si avvicinò alla Cinquecento e spalancò il cofano, dando un'attenta e prolungata occhiata al motore.

<< Allora? Qual è la diagnosi? >> domandai, sollevandomi sulle punte per vedere cosa ci fosse di tanto interessante.

<< Ti dirò che non ne ho la minima idea >> sentenziò, lievemente imbarazzato. << Potrebbe essere la frizione, ma non sono sicuro >>.

<< Prognosi? >>.

<< Riservata >> rise. << Non so cosa significhi esattamente, ma l'ho sentito dire al dottor House >>.

<< Ok, non preoccuparti. Aspetto Giacomo >> annunciai, sedendomi sul sedile del guidatore.

<< Come vuoi tu >> si arrese, risalendo sulla sua macchina.

A pochi metri di distanza scorsi una figura in avvicinamento: doveva essere Giacomo.

<< Ripensandoci... portami a casa >> esclamai istintivamente.

Odiavo Federico, ma in quel momento volevo solo ferire Giacomo. Sapevo che si sarebbe ingelosito vedendomi con il mio ex compagno di classe e, per quanto mi odiassi con tutto il cuore per quella scelta così azzardata, volevo solo ferirlo.

Esattamente come lui aveva ferito me, dopotutto.

<< Ok, sali >> mi spalancò la portiera.

Presi posto accanto a lui e scrissi rapidamente un sms a mio padre, informandolo di quello che era successo. Riflesso sullo specchietto retrovisore scorsi il volto malinconico del mio ragazzo, ed ebbi l'impressione che delle lacrime gli stessero rigando il volto.

Ma cosa stavo facendo?
No, non ero proprio quel tipo di persona.

<< Fermati, è arrivato Giacomo >> incitai Federico.

<< Ok >> accettò, leggermente confuso.

Scesi dall'auto e gli corsi incontro, abbracciandolo.

<< Scusami >> esclamai semplicemente, sentendomi in colpa.

<< Scusami tu, non so che mi è preso >> ribattè lui, deciso. << È un periodo davvero brutto per me questo, Mely, ma tu non ne hai nessuna colpa >>.

Iniziò ad accarezzarmi i capelli, premuroso.

<< È successo qualcosa che vuoi dirmi? A parte l'autopsia di Giada... >> lo incalzai.

<< No, nulla >> mi rassicurò. << Hai letto il messaggio di tuo padre sul gruppo "famiglia"? >>.

<< No, qui non c'è rete. Quale messaggio? >>.

<< Hai superato il test >> svelò, baciandomi. << Sono fiero di te >>.

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