Capitolo 39 - The darkness inside you

10 Giugno 1988

"You with the sad eyes
don't be discouraged.
Oh, I realize,
it's hard to take courage.
In a word full of people,
you can lose sight of it all.
And the darkness inside you
can make you feel so small".

Spensi distrattamente la radio e mi lasciai cadere sul letto.
Cyndi Lauper aveva ragione a cantare che "l'oscurità dentro di te può farti sentire così piccolo".
Era proprio così che mi sentivo in quel momento: piccola.

Piccola e sola.

Il test di gravidanza parlava chiaro: beta-HCG positivo.

"Lei è incinta, signorina. Congratulazioni", aveva detto il ginecologo quella mattina, destinandomi un fastidiosissimo sorriso a trentadue denti.

Come se avessi bisogno della sua insulsa opinione da medico.
Era evidente che fossi incinta: un ritardo di oltre venti giorni, la nausea al risveglio, l'aumento di appetito...

Non ci voleva un genio per capirlo.

Ed era evidente anche chi fosse il padre del nascituro: Luca.

D'altronde nei mesi precedenti mi ero concessa solamente a lui, illudendomi che il nostro fosse uno di quegli amori narrati nelle pagine dei romanzi, nei film hollywoodiani e nelle canzoni smielate degli Spandau Ballet.

L'inconfondibile e familiare suono della porta di casa che veniva aperta mi catapultò nella realtà.

Doveva essere Ludovica.

<< Ludo >> la salutai, raggiungendola al piano inferiore.
<< Ti ho già detto che non ti non voglio più parlare >> fu categorica lei, dandomi le spalle.

Avrei forse dovuto rivelarle della gravidanza?

Luca era il suo ex ragazzo, dopotutto.

Aveva il diritto di saperlo, ed io la necessità assoluta di confessarlo a qualcuno.

<< C'è una cosa che devi sapere >> iniziai, non poco a disagio.

Dalla notte in cui ci aveva trovati a letto insieme, poco più di un mese prima, mia sorella a malapena mi rivolgeva la parola. E lo faceva più che altro per insultarmi.

Ma come biasimarla?

Per quanto fossi storicamente innamorata di Luca, loro due stavano insieme da ormai quattro anni. Dal quarto anno delle superiori, precisamente.

Al tempo io avevo poco più di quindici anni, ma ero già perdutamente invaghita del suo ragazzo. Occhi azzurri, carnagione scura e fisico scolpito: agli occhi di un'adolescente, insomma, la perfezione.

<< Non mi interessa quello che hai da dirmi, Vittoria >> mi interruppe Ludovica, irritata. << Sono passata da casa solo per fare la valigia: domani mi trasferisco nell'appartamento di Luca >>.

Cosa?

Stavano ancora insieme, quindi?

<< L'appartamento di... ma se vive con sua madre! >> esclamai, confusa. << E voi non vi eravate lasciati? >>.

<< Sì, per colpa tua. E' sempre e solo colpa tua quello che succede. Hai per caso intenzione di crescere, un giorno? Che ne so, tra una ceretta e un taglio di capelli, per esempio? Hai diciannove anni. Non sei più una ragazzina, eppure ti comporti esattamente come se lo fossi... >> proruppe, fuori di sé.

Non avevo mai visto mia sorella così infuriata: solitamente era tranquilla e dolce...

Non la riconoscevo più.

<< Sempre e solo colpa mia? >> ripetei meccanicamente, trattenendo le lacrime. << Guarda che è stato il tuo fidanzato perfetto a provarci con me, se vuoi saperlo >>.

Per un istante parve pensare seriamente a quello che avevo detto.

Ma fu solo un istante.

<< Era vulnerabile in quel periodo, lo sai bene. Ha perso sua sorella solo due anni fa... e tu hai la cattiva abitudine di usare la gente per il tuo tornaconto >>.

<< Certo, sempre a difenderlo... mai una volta che tu prenda le mie parti >> la accusai. << Sai che ti dico? Vattene. Vai a vivere con lui. Sposalo pure. Avrai il marito che ti meriti >>.

Senza darle il tempo di replicare, mi precipitai di corsa al piano superiore e mi lasciai cadere sul letto, sbattendomi la porta alle spalle.

Non l'avrei rivista per oltre quindici anni.

18 Febbraio 1989

<< Credo che sia arrivato il momento, Ale >>.

Mi contorsi per il dolore all'ennesima contrazione, più forte delle precedenti.

<< Sei sicura? Dovresti essere solo al settimo mese... >> disse l'uomo, perplesso.

Peccato che in realtà fossi al nono inoltrato.

Ero stata costretta a mentire ad Alessandro sulla data del concepimento: mi avrebbe mai sposata, altrimenti?

<< Sì, sono sicura >> insistetti, certa che il bambino stesse per nascere. << Sarà un prematuro >>.

Mi aiutò a salire in auto e mi accompagnò di corsa all'ospedale più vicino.

Era eccitato come mai prima di allora, e la cosa non poté che farmi sentire in colpa.

Mi tornarono in mente le parole di Ludovica:

"Hai la cattiva abitudine di usare la gente per il tuo tornaconto".

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Ciao lettrici!
Per chi non la conoscesse, ascolti la canzone che è stupenda *-*
Un abbraccio,
Koira :*

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