Capitolo 33 - Quegli occhi

"L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi".
(Jim Morrison)

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15 Maggio 2015, 00.30

<< Tu... >>.

Una ragazza bionda sulla ventina mi puntò l'indice contro, fuori di sé.

Ma certo.

Era l'amica di Melissa, quella del falò in spiaggia.

<< Tu... tu sei il ragazzo di quella notte! Il ragazzo del falò >> sospirò profondamente. << E conosci il nuovo vicino di Melissa... perché conosci il nuovo vicino di Melissa? >>.

Era fuori di sé.
Cavolo, mi aveva persino visto parlare con Giacomo.

Non ci avrebbe messo molto a fare due più due.

<< Ma che dici, mi stai sicuramente confondendo con qualcun'altro >> tentai di convincerla. << Io non ti ho mai vista prima di oggi >>.

<< No, sono sicura di quello che dico. Io non dimentico mai un volto >> insistette lei, certa. << E ti ho visto prima, all'ingresso del locale: stavi spacciando >>.

Bene.

Sapeva persino che smerciavo droga.

<< Io lo sapevo che Melissa non avrebbe mai bevuto, ne ero sicura! Cosa le avevi fatto prendere? >> infierì, fuori di sé. << Questa volta non la passi liscia, no. Io ti denuncio. Mio padre fa il poliziotto >>.

Denuncia?

Poliziotto?

Oh mio Dio, non riuscivo a credere alle mie orecchie...

Quella ragazza mi avrebbe rovinato.

Avrebbe rovinato me e tutta la mia famiglia, se non glielo avessi impedito.

Ma come?

<< Giada >>.

Era Federico.

<< Cosa ci fai qui fuori? Dentro stiamo festeggiando >> annunciò, porgendole un bicchiere.

<< Entro subito, Fede >> assicurò lei, trangugiando una generosa quantità di alcol. << Conosci questo ragazzo? >>.

<< Sì, certo >> disse tranquillamente lui, destinandole uno dei suoi sorrisi più finti. << E' mio cugino Tommaso >>.

Che genio.

Le aveva persino rivelato il mio nome.

<< Tuo cugino?! >> sbottò Giada.

Per lo stupore il bicchiere le cadde di mano.

Sembrava confusa e impaurita al tempo stesso.

<< Fede, tuo cugino spaccia droga, lo sapevi? >> proseguì la ragazza, scioccata. << E credo che al falò del terzo anno ne abbia data a Melissa >>.

Federico mantenne un'espressione imperturbabile.

<< Fede! >> ribadì lei, scuotendolo con violenza. << Hai capito quello che ho detto? >>.

<< Sì, ho capito >> disse semplicemente lui, alzando le spalle. << Vuoi denunciarlo? >>.

Non riuscivo proprio a capire dove volesse arrivare mio cugino...

Perché diavolo si comportava in quel modo?

Come se nulla potesse perturbarlo neppure minimamente?

Iniziai ad intuire qualcosa quando lanciò un'occhiata al bicchiere in frantumi per terra. Fu un'occhiata abbastanza lunga da permettermi di comprendere ciò che aveva fatto ma sufficientemente breve da non farsi notare da Giada.

<< Forza, entriamo dentro >> esordì dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio. << Hai bisogno di un po' d'acqua, sei sudata e stravolta >>.

Ed effettivamente era sconvolta: sconvolta come può esserlo chi ha abusato di benzodiazepine.

Sconvolta come era mia madre quasi ogni sera, ormai da dieci anni o più.

<< Sì, non mi sento molto bene, in effetti >> accettò la proposta, sorreggendosi con un braccio a Federico.

15 Maggio 2015, 1.00

<< Cosa le hai messo nel bicchiere? >>.

Eravamo al secondo piano del locale, e Giada stava malissimo.

<< Le compresse di tua madre, quelle bianche che prende per dormire >> scrollò le spalle Federico. << Gliene avrò messe una decina, per essere sicuri che non ricordi niente >>.

<< Una decina?! >> ripetei, impressionato. << Sei impazzito o cosa? >>.

<< Guarda che l'ho fatto per te, dovresti ringraziarmi >> ribatté lui, incrociando le braccia. << E comunque non voglio essere coinvolto. Se tua madre chiede, sei stato tu a metterle le pasticche nel drink >>.

<< E adesso che dovremmo fare? Lasciarla qui da sola? >> chiesi, in preda al panico.

<< Guardala, si sta sporgendo dalla finestra >> la indicò Federico, ridendo. << Se tutto va bene, a breve non sarà più un nostro problema >>.

Aveva ragione: Giada si era accovacciata sulla finestra del bagno.

Non potevo lasciare che cadesse, no: non quando a malapena si reggeva in piedi.

<< Stai attenta! >> le strillai, correndo verso di lei e afferrandole un braccio. << Potresti cadere >>.

<< Ti farebbe comodo, vero? >> fece inaspettatamente la ragazza, sorridendo maliziosamente. << Almeno non ti denuncerei a mio padre >>.

Cavolo.

Si ricordava tutto.

Perché la compressa non aveva sortito effetto?

E cosa avrei dovuto fare?

<< Dai, scendi dalla finestra >> dissi, aiutandola a mettersi in piedi.

Davvero le avrei permesso di denunciarmi a suo padre?

Di rovinarmi la vita?

No.

Non l'avrei fatto.

Cinque secondi: questo fu il tempo che intercorse tra il baluginarmi in mente, potente, dell'idea e il tradurla in pratica.

Senza neanche pensarci troppo su, la spinsi.

L'ultima cosa che vidi, prima che cadesse all'indietro, furono i suoi grandi occhi chiari, le pupille dilatate per lo stupore di un atto tanto repentino e inatteso.

Mi avrebbero perseguitato ogni notte, quegli occhi.

****

Eccomi tornata, fanciulle/i!

Spero il capitolo vi sia piaciuto, ho sfruttato un'ora libera per lenire i miei sensi di colpa per non aver pubblicato per tanto tempo...

Un bacio,

Koira <3

P.S. Avevo quasi dimenticato che molte di voi vanno ancora a scuola! Buon inizio a tutte :*

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