Capitolo 29 - Migliore di me

"Il guadagno altrui viene quasi sempre percepito come una perdita propria".
(Wilhelm Busch)

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15 Maggio 2015, 00.15

<< E tu che diavolo ci fai qui? >>.

Quell'idiota di Federico mi stava scrutando dalla testa ai piedi.

<< Che vuoi che ci faccia? >> gli rivolsi un'occhiata di sfida. << Sono venuto a divertirmi, no? Sbaglio o qui c'è una festa? >>.

<< Ma tu non sei invitato >> storse il naso il ragazzo, incrociando le braccia davanti al petto. << Non ti voglio a festeggiare i miei diciotto anni >>.

<< Lascialo stare, Fede >>.

A parlare era stato Tommaso.

<< Solo pochi minuti fa mi ha dato un pugno in faccia >> rivelò Federico, indignato dalla richiesta del cugino.

<< Non era in sé >> fu la sua eloquente risposta.

<< Come fai a sapere che adesso è l'alter? >> insistette il giovane, confuso.

<< Guardagli le pupille, idiota >> lo esortò Tommaso, seccato. << Sono dilatate. Quindi anche stasera gli hanno sostituito la pillola con l'ecstasy >>.

Federico mi osservò gli occhi, spostandosi rapidamente dal destro al sinistro.

<< Ok >> sentenziò infine. << Comunque tu non sei un medico, Tommy. Non è il caso che ti fai tanto il saputello, visto che sono anni che non riesci a superare il test d'ingresso >>.

<< Sul serio? >> feci io, divertito. << Ti consiglio di sederti accanto a Melissa Martini, la mia vicina di casa. Stai sicuro che quest'anno supererai la prova >>.

<< Melissa? >> ripeté lui, pensieroso.

<< Sì, quella Melissa >> si rivolse a lui il cugino. << Ancora ti ricordi di lei? >>.

<< In realtà non l'ho mai dimenticata >> dichiarò mestamente il ragazzo. << Da quando mia madre e la sua hanno litigato non ci siamo più parlati... però ricordo che era molto sveglia già da bambina >>.

<< Non direi, visto che era innamorata di te >> lo derise Federico, dandogli una pacca sulle spalle.

<< Potete farmi il favore di tornare in voi? >> intervenni, irritato. << Non interessa a nessuno il vostro passato >>.

<< Sì, certo >> sorrise Tommaso, bevendo un altro sorso del suo drink. << Vai tu a prendere la roba da tuo padre? >>.

<< Certo >> acconsentii.

<< È al secondo piano >>.

Mi avviai verso le scale e salii fino al piano indicato, impaziente.

<< Non vedo perché dovresti dirglielo >> sentii sussurrare a qualcuno.

Era una voce femminile, fin troppo familiare: la voce di Vittoria, la madre di Tommaso.

Mi avvicinai di più alla stanza da cui proveniva il suono.

<< Deve saperlo, Vicky >>.

Questa volta a parlare era stato... mio padre?

Sì, era proprio mio padre.

<< Ma perché? Hai detto che il rischio è del cinquanta per cento, giusto? Tommy non ha nessun sintomo, non vedo perché dovremmo rivelargli una notizia del genere e sconvolgerlo >> sbottò la donna, sospirando sonoramente. << E' più probabile che sia malato Giacomo, no? >>.

<< A lui abbiamo fatto il test poco dopo la nascita. E' stata Ludovica ad insistere >> rivelò mio padre, mettendosi in piedi.

<< Ok, glielo dirò. Ma alle mie condizioni e con i miei tempi. Non c'è bisogno di chiederti di non farlo sapere ad Alessandro, giusto? >>.

Indirizzò un'occhiata eloquente all'uomo.

<< Vicky, ho ucciso tua sorella mesi fa anche per questo. Sai che era più che intenzionata a parlare con tuo marito di tutto? Del bambino, intendo... della nostra relazione... di tutto >> fu la sua altrettanto efficace risposta.

<< Quasi dimenticavo quanto odiassi mia sorella >> palesò lei. << Si credeva migliore di me... e adesso è sottoterra. Chissà se troveranno mai il suo cadavere >>.

Non sembrava per nulla addolorata: dalle sue parole trapelava soltanto la più pura indifferenza.

<< Ti amo ancora, lo sai? Esattamente come ventisette anni fa >>.

La voce di mio padre era così flebile e imbarazzata che faticavo a credere che fosse veramente la sua.

Sembrava quasi che fosse doppiato da qualcun altro.

Si avvicinò lentamente alla donna e la cinse con le sue braccia.

<< Non mi ami >> dichiarò freddamente Vittoria, svincolandosi dalla presa. << Ami ancora Ludovica, è lampante. Altrimenti perché le avresti tolto la fede dal dito? >>.

Puntò lo sguardo verso l'anulare dell'uomo, su cui splendeva, un po' spento dagli anni, l'oro di un piccolo anello.

<< Non credevo che l'avresti notata >> esclamò lui, colpito.

<< Sei proprio un idiota ad indossarla, se vuoi sapere la mia opinione >> disse lei, sprezzante. << Non appena troveranno il cadavere arriveranno subito a te, e la fede nuziale confermerà le loro ipotesi >>.

Scoppiò a ridere.

<< Me ne libererò stanotte stessa >> le assicurò mio padre, a disagio.

<< Mamma! >>.

Questa volta a parlare era stato Tommaso.

Ed era completamente fuori di sé.

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