Capitolo 28 - L'altro me

"L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati."
(Carl Jung).

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Ma allora era vero quello che avevo ipotizzato, le cose stavano veramente come pensavo.

Dannazione.

Melissa aveva preferito quel Tommaso a me.

Come aveva potuto?

Come aveva potuto farmi quello? Trattarmi come se tra noi due non ci fosse stato niente di importante?

Aveva persino osato baciarlo davanti a me, quasi a mo di sfida.

Forse non era la brava ragazza che pensavo; forse mi ero totalmente sbagliato sul suo conto.

Spalancai la porta di casa e, senza pensarci troppo su, mi lasciai cadere sul divano, più che intenzionato a non alzarmi per il resto della giornata. Probabilmente mi appisolai per qualche minuto, salvo poi essere bruscamente svegliato dalla suoneria del cellulare.

Era Melissa, ovviamente.

Figuriamoci se le avrei mai risposto.

Dopo pochi minuti fu il suono di un sms in arrivo a catturare la mia attenzione, informandomi di un nuovo messaggio in segreteria.

Ignorai anche quello.

Non avevo neppure voglia di sentire la voce di Melissa, non dopo tutto quello che mi aveva fatto.

Un dubbio mi balenò: e se fosse stato lasciato dal genetista di quella mattina?

Inaspettatamente i risultati del test che avevo fatto erano andati perduti, e il medico mi aveva assicurato che me li avrebbe comunicati per telefono quanto prima.

Tanto valeva provare a chiamare il numero indicato dall'sms per verificare.

Dopo il "bip" riconobbi l'inconfondibile e dolce voce della mia ex ragazza. Diceva di essere a casa di... di Tommaso?

"Ma non è come sembra".

Ma non è come sembra?

Non riuscivo a credere alle mie orecchie...

Non solo mi aveva tradito, non solo aveva avuto il coraggio di scambiarsi effusioni con quel tipo davanti ai miei occhi, ma addirittura era arrivata a chiamarmi per comunicarmi di essere a casa sua?

Riagganciai bruscamente, fuori di me, senza neanche ascoltare il resto del messaggio, e gettai il cellulare contro il muro, riducendolo in mille pezzi.

Sentivo che stavo perdendo il controllo di me, dei miei pensieri...

E delle mie azioni.

****

Che strana sensazione fare nuovamente capolino nella vita di quel perdente di Giacomo.

D'altra parte, io ero un po' come una brutta infezione per lui: non appena le sue difese calavano, sfumandosi, ecco che tornavo e prendevo nuovamente il controllo della sua altrimenti misera esistenza.

L'altro, mi chiamavano.

L'alter.

Che brutta parola...

Ero io quello forte e orgoglioso, sicuro di sé, non lui.

Io non mi sarei mai fatto abbindolare da quella Melissa, né tantomeno avrei permesso a Tommaso di avvicinarsi a lei.

Tommaso...

Quante ne avevamo combinate insieme da adolescenti.

Ma questo Giacomo l'host non poteva saperlo, né mai l'avrebbe scoperto.

Figuriamoci.

Se solo l'avesse anche minimamente sospettato, non avrebbe mai permesso alla sua cara ragazza di viverci insieme, né tantomeno di frequentarlo.

Per colpa di quello smidollato rischiavamo persino di finire in galera, o, peggio, in un istituto psichiatrico per pazzi criminali.

Ma non eravamo stati noi ad uccidere Giada, no.

A quella famosa e strameledettissima festa c'eravamo andati, sí, ma l'unico errore che avevamo commesso era stato assistere a discussioni a cui non avremmo mai dovuto assistere.

Sentire cose che sarebbe stato meglio ignorare.

E farsi scoprire, soprattutto.

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Ehilà!
Piccola intrusione solo per ricordarvi che l'host non ha memoria dei pensieri e delle azioni dell'alter!
Ovviamente il secondo POV è dell'alter, ho messo gli asterischi per farlo capire u.u
Grazie per la lettura! ^-^

P.S. Lo stupido wattpad mi ha cancellato il capitolo e ho dovuto riscriverlo daccapo u.u quindi, se ci sono errori, date la colpa a wattpad :D
Dasvidania!

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