Capitolo 27 - Peregrinaggi mentali

<< C-cosa...? >> balbettai, colta alla sprovvista.

Deglutii e mi feci forza.

<< Adesso bevo >> tentai di calmarlo.

Non poteva aver capito tutto, no...

Come avrebbe potuto?

Finsi di sorseggiare il tè.

<< Melissa, puoi smettere di fingere >> mi intimò Vittoria, mettendosi in piedi. << Sei proprio come tua madre >>.

<< Mia madre... ? >> ripetei meccanicamente, confusa.

Iniziavo a non capirci più nulla...

<< Sì, conosco tua madre >>.

Fece un sorrisetto beffardo.

<< La conoscevo molto bene, sai? Saremmo anche potute andare d'accordo, chissà... diventare amiche, magari. Peccato che poi mia sorella l'abbia allontanata da me >>.

Il suo tono era diventato duro: sembrava risentita.

Si avvicinò a me e mi mise nuovamente la tazza nelle mani.

<< Hai sentito mio marito, cara. Bevi, su >>.

Con il suo sguardo puntato addosso al mio era impossibile fingere di sorseggiare.

Trangugiai mestamente una piccola quantità di bevanda.

<< Brava, brava >> si complimentò la donna, sedendosi accanto a me.

Quel suo intenso profumo di cocco e vaniglia era quasi più intollerabile della brutta, bruttissima situazione in cui mi ero cacciata.

<< Perché l'ha fatto? >> chiesi. << Perché ha ucciso Giada? >>.

Le palpebre iniziavano lentamente a cadere giù, incredibilmente pesanti.

<< Io? >>.

Sembrava stupita da quella domanda.

<< Cosa ti fa credere che l'abbia uccisa io? >>.

La capacità di concentrazione era minima: sembrava così difficile trovare le parole giuste, usarle nella successione corretta...

Formulare una frase fu per me terribilmente complesso, preda dell'effetto ipnotico di quel farmaco.

<< Suo marito >> sussurrai. << Ha detto una cosa che me l'ha fatto capire >>.

Vittoria si voltò verso l'uomo, furente.

<< Cosa le hai detto? >> sbottò.

<< Io... io non le ho detto niente >> si difese lui.

Incredibile come sembrasse succube della moglie, letteralmente terrorizzato da lei.

Quasi faceva pena.

<< Sei proprio un idiota, Ale. Se non fosse per me, non saresti neppure entrato in ospedale. Figuriamoci poi diventare professore... >>.

<< Non mi ha detto nulla >>.

Inaspettatamente sentii la necessità di difenderlo.

Difficile descrivere come mi sentissi in quegli attimi: un po' come quando, tra i banchi di scuola, mi distraevo eccessivamente dalla spiegazione della professoressa e cadevo preda dei miei pensieri, in una sorta di stato di trance.

In quelle occasioni, però, ci pensava Giada a svegliarmi, dandomi uno scossone per evitare che l'insegnante si accorgesse dei miei peregrinaggi mentali.

Chi mi avrebbe svegliata quel giorno?

<< Ha solo detto... ha detto che si farebbe qualsiasi cosa per amore >> specificai, sforzandomi a restare sveglia. << Solo quello >>.

<< Bene >> si mise in piedi, risoluta. << Diciamo che la tua amica aveva scoperto dettagli della mia vita che avrebbe fatto meglio ad ignorare. Avrebbe rovinato me e mio marito, quella ragazzina... >>.

Mi obbligò a bere altro tè e si rivolse al marito.

<< Io ho pensato a Giada, tu pensa a lei >> le sentii mormorare.

Pochi istanti dopo tutto divenne nero.

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Ehilà!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Se vi va, lasciatemi un commento con le vostre impressioni :3
Koira <3

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