Capitolo 25 - Scoperte
Entrai nella villa di Tommaso e mi trovai di fronte sua madre.
<< Salve >> la salutai, imbarazzata. << Mi ha detto di entrare suo marito >>.
<< Non preoccuparti, sei quasi di famiglia >> mi rassicurò, sorridendomi. << Alessandro mi ha detto di te e mio figlio >>.
<< Di me e chi? >> mi lasciai sfuggire, sovrappensiero.
Che stupida.
<< Ah, sì... mi perdoni, questo è un periodo un po' stressante per me >> mi giustificai.
Stressante?
I miei soliti eufemismi.
<< Sei proprio simpatica >> scoppiò a ridere, divertita.
Bene, Melissa.
Adesso sei diventata pure un fenomeno da baraccone.
<< Posso andare in bagno? >> chiesi.
Avevo davvero bisogno di stare un po' sola.
<< Certo >> acconsentì, cordiale. << In fondo a destra >>.
Chissà perché il bagno è sempre in fondo a destra, avrebbe detto Giacomo, rispolverando la sua passione per il comunismo.
Non potei evitare di sorridere.
<< Grazie >> mormorai distrattamente, allontanandomi.
Mi chiusi a chiave e mi sedetti sulla vasca da bagno, esausta.
Era successo tutto incredibilmente in fretta: il colloquio nello studio di Penna, l'incontro con Giacomo, il bacio sfrontato di Tommaso e la confessione a suo padre, in auto...
Si era rivelato un emerito idiota, Tommaso.
Esattamente come quel genio di suo cugino Federico.
Tendevo sempre a sopravvalutare le persone, era più forte di me...
E puntualmente rimanevo delusa.
Presi il cellulare dalla tasca e digitai il numero di Giacomo, certa che non mi avrebbe risposto.
E infatti era staccato.
Decisi di lasciare un messaggio in segreteria.
<< Ciao >> iniziai.
Secondi di silenzio.
<< So che non vuoi parlarmi, e ti capisco. Ti volevo solo dire che sono a casa di Tommaso, ma non farti strane idee... sono con suo padre, il medico che ha fatto l'autopsia a Giada. L'ho convinto a chiamare il signor De Fazio e... >>.
Fine del tempo a disposizione.
Chiamata interrotta.
Mi misi in piedi e iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro, cercando di dare ordine ai miei pensieri.
Chi mai avrebbe avuto motivo di falsificare l'autopsia?
A breve l'avrei comunicato al padre di Giada, quantomeno.
Non era stato saggio tenerlo per me fino a quel giorno...
Mi balenò in mente, repentina, un'intuizione: Davide.
Ma certo, che stupida a non ricordarlo fino a quel momento...
Davide aveva visto chi era stato a spingere Giada da quella finestra: me l'aveva "rivelato" (non proprio rivelato, visto che si era limitato a tacere) qualche mese prima.
Che stupida a dimenticarlo.
Composi spasmodicamente il suo numero e a rispondermi, anche in quel caso, fu la fredda registrazione della segreteria telefonica.
Poco male: avrei rivelato anche quel dettaglio, a breve, al signor De Fazio.
Mi avvicinai al lavabo e mi sciacquai il volto, quasi ad accertarmi di essere sveglia e non in preda ad un terribile incubo.
Sentivo che la mia abituale emicrania stava tornando a farmi visita.
Chissà se la signora Mancini aveva degli antinfiammatori nello scaffale del bagno...
Spalancai silenziosamente l'armadio e non riuscii quasi a credere ai miei occhi quando mi trovai di fronte un piccolo flacone con su scritto flunitrazepam.
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