Capitolo 12 - Oreste
"T'innamorerai, forse non di me,
starai ferma lì
e succederà da sé... da sé...
Della libertà degli amici tuoi
te ne fregherai,
quando t'innamorerai... vedrai".
Quella mattina mi diede il buongiorno una canzone di Marco Masini.
O meglio, in realtà ero sveglia già da un pezzo, intenta a fissare il soffitto e a pensare al referto dell'autopsia di Giada.
Mi chiedevo insistentemente perché avesse in circolo quel farmaco, e chi glielo avesse fatto assumere per poi... ucciderla.
Per di più, avevo come l'impressione che Giacomo mi stesse nascondendo qualcosa: lo sentivo troppo distante al telefono, e mi scriveva pochissimo...
<< Melissa, sveglia! >> buttò quasi giù la porta della mia stanza Elettra.
Entrò di gran carriera e allargò le tende, alzando le tapparelle e spalancando la finestra che dava sul balcone.
<< Sei troppo gentile a svegliarmi ogni mattina >> la ringraziai, mettendomi a sedere. << Ma oggi dovevamo ascoltare "Zombie", cosa c'entra Masini? >>.
<< Stamattina ha scelto Tommy, non è colpa mia >> si giustificò la ragazza.
<< Ma questa canzone è deprimente >> brontolai.
<< Non più del tuo cane, Mely. Non ha fatto che piangere tutta la notte >> protestò lei, sbuffando. << Se la padrona di casa lo sapesse, ci sfratterebbe tutti e tre... >>.
<< Non le converrebbe, visto che non ci ha neppure fatto firmare un contratto per questa casa >> dissi, tirando fuori dall'armadio un paio di vestiti. << E il cane si chiama Oreste >>.
<< Oreste? Cosa ti avevo detto riguardo al mio controverso e non proprio roseo rapporto con la mitologia? >> si lamentò Elettra.
<< E' un nome carino, dai >> le sorrisi, dirigendomi verso la cucina. << E adesso dov'è finita la caffettiera che avevo preparato? >>.
<< Non guardare me, ieri sono andata a letto alle nove >> si discolpò la ragazza. << Chiedi a mister bicipiti scolpiti >>.
<< Buongiorno, fanciulle >> salutò Tommaso con fare pomposo. << Cosa c'è che non va? >>.
<< Avevo preparato una caffettiera ieri sera per colazione >> lo informai, irritata. << Peccato sia scomparsa >>.
<< L'avrà bevuto Sasha >> alzò le spalle.
<< Chi? Il cane si chiama Oreste ed è un maschio >> dissi, confusa.
<< Quale cane... Sasha. La tipa che abbiamo conosciuto ieri al supermercato >>.
<< La commessa? E che è venuta a fare a casa nostr... ho capito >> sbuffai. << Siete veramente due ottimi coinquilini >>.
<< E tu, che hai portato quel cane trovato per strada? La signora del piano di sopra si lamentava del rumore stamattina >> sbottò Tommaso, addentando un biscotto.
<< Ma sei senza pietà, è solo un cucciolo ed era ridotto pelle e ossa >> lo rimproverai. << Sicuramente qualche idiota ha abbandonato lui e i suoi fratelli per strada, dopo che il suo cane ha partorito... chissà quanti altri ce ne sono in quel vicolo, tutti soli... >>.
<< Vuoi portarli tutti qui? >> chiese Elettra, versandomi del latte nella tazza. << Non c'è abbastanza spazio >>.
<< Potremmo sfrattare qualcuno >> proposi, ridendo. << Qualcuno che ha già saltato il suo turno per le pulizie, per esempio >>.
<< Molto divertente >> fece una smorfia Tommaso. << Qualcuno deve aver sabotato il sorteggio, visto che sono arrivato appena ieri e già dovrei pulire io tutta la casa >>.
<< Sì, sicuramente è stato così >> feci l'occhiolino ad Elettra. << Io vado a farmi la doccia >>.
<< Ricordati la divisa, oggi siamo al pronto soccorso! >> mi strillò dietro il ragazzo. << E siamo nello stesso gruppo >>.
Stupendo.
Erano quasi le nove quando raggiungemmo l'università.
<< Che volete? >> ci accolse molto sgarbatamente - io e i miei soliti eufemismi... - l'infermiera del triage.
<< Dobbiamo frequentare, siamo al primo anno >> svelò Tommaso, sorridendole.
Ci aprì la porta scorrevole ed eccoci al pronto soccorso.
<< Voi due >> si rivolse a noi un medico dall'aria burbera. << Primo anno, eh? Fate una bella cosa, raccoglietevi l'anamnesi dei pazienti in sala uno, due e tre >>.
Wow, davvero eccitante.
<< Ok >> dissi. << Dove possiamo mettere la divisa? >>.
<< Lo spogliatoio è a destra, in fondo al corridoio >>.
Entrai nella stanza che il dottore aveva indicato e mi cambiai rapidamente.
<< Tu non ti cambi? >> domandai a Tommaso, una volta uscita.
<< Divertente raccogliere anamnesi >> borbottò il ragazzo, togliendosi la t-shirt al centro del corridoio (per poco un'anziana non svenne per lo shock) e indossando la tonaca.
<< Spero che almeno tu abbia la decenza di non cambiarti i pantaloni >> lo rimproverai.
<< Potrei anche farlo, mia cara >> minacciò, ridacchiando.
Le ore successive trascorsero lente, lentissime, cadenzate dai racconti enfatici (che avrebbero fatto invidia ad Omero in persona) degli anziani sulle loro cadute o i loro malori.
Il pronto soccorso di prima mattina era ben lungi da come veniva descritto in fiction televisive come E.R. e Dr. House.
<< Insomma, com'è che è svenuta stamattina? >> chiese Tommaso ad una signora per la milionesima volta.
<< Fammi parlare, ragazzo. Sono uscita per comprare la frutta... sapete, io adoro la frutta. Insomma, era finita e sono andata al supermercato per comprarla. Stavo attraversando la strada - sapete, prima di attraversare mi sono guardata intorno, visto che in questa città guidano come pazzi - e poi... >>.
<< E' svenuta? >> intervenni, scrivendolo su un block notes.
<< No, ancora no... ho attraversato tranquillamente, e poi... >> quasi si indignò per averla interrotta.
<< E se ce ne andassimo? >> propose Tommaso, sbadigliando.
<< Sei proprio un maleducato, la signora ci sta parlando >> lo sgridai, facendogli cenno di abbassare la voce.
<< Sì, e da due ore ormai >>.
<< E dove vorresti andare? >> chiesi.
<< E' una sorpresa >> fece il misterioso. << Allora? Mi segui? >>.
<< Dopo aver finito con la signora >> acconsentii.
<< Non te ne pentirai >> mi assicurò, sorridendomi.
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