Capitolo IV

Non so per quanto volai, volevo solo mettere quanta più distanza fra me e Fairy Tail.

Mio malgrado, non riuscii a fare altro che a pensare a Romeo, cosa che non mi agevolava di certo il dolore che provavo. E non mi riferisco a quello fisico.

Ripensai a come, dopo la battaglia di Tartaros, avevamo cominciato a parlarci sempre più frequentemente, diventando in seguito grandi amici.

Fin dal primo giorno in cui ero entrata a far parte di Fairy Tail, ero rimasta affascinata dal suo modo di fare coraggioso e spavaldo, totalmente diverso dal mio carattere timido, goffo e impacciato. Lo ammiravo molto.

Forse essendo gli unici della nostra età all'interno della gilda, diventammo affiatati, e prima che me ne rendessi conto era diventato una delle persone a cui tenevo di più al mondo.

Passavamo molto tempo insieme, e a volte eravamo addirittura andati a svolgere degli incarichi insieme; ed è inutile dire quanti guai combinavamo, ma ci divertivamo sempre un mondo.

Tuttavia nutrivo sempre una sorta di timore quando ero in sua presenza, e solo più avanti mi resi conto di che cosa si trattasse.

Mi ero presa una cotta per quel bel corvino.

Ovviamente non lo dissi a nessuno, nemmeno a Charle, sapendo che era solo una cosa passeggera, e che presto quel nuovo sentimento sarebbe sparito.

Beh, mi sbagliavo alla grande.

Quella cotta non diminuì di intensità, anzi, tutt'altro: un bel giorno mi resi conto che, dopo mesi che trascorrevo costantemente il tempo con lui, la cotta era diventata qualcosa di più.

Mi ero finalmente resa conto di amare Romeo.

Ma come darmi torto? Era bello, divertente, forte, e, se la situazione lo richiedeva, riusciva a diventare addirittura serio. Era carino soprattutto quando si imbarazzava per qualche commento da parte di Mira nei nostri confronti.

Era inevitabile che il mio sentimento si sarebbe evoluto in quel modo.

Però, anche se non riuscivo a nascondere i battiti veloci del mio cuore quando si trovava vicino a me, celai gelosamente quel segreto.

Pensai a tutto questo mentre mi trovavo ancora in aria, lasciando che salate lacrime si perdessero tra le nuvole candide che mi circondavano. Cercai di smettere di farle scendere, ma non fecero che aumentare quando mi tornò in mente il modo in cui aveva gridato il mio nome mentre fuggivo.

Perché, si, a quanto pare era quello che ero: una piagnucolona che non sapeva risolvere da sola i propri problemi, un'inutile ragazzina che scappava invece di affrontarli a testa alta.

In quel momento mi pentii di non avergli mai svelato quello che provavo per lui, anche se di sicuro non mi ricambiava, perché probabilmente non lo avrei più potuto fare.

Quando sentii le forze venir meno, cercai con uno sguardo annebbiato un posto dove scendere per riposare.

Per fortuna le voci nella mia testa avevano cessato di assillarmi, e le fitte, anche se continuavano a perforarmi il capo in modo regolare, erano meno dolorose.

Individuai una piccola grotta deserta, quindi mi affrettai ad atterrare all'ingresso di essa per evitare di cadere a terra da un'altezza alquanto discutibile.

Barcollai pericolosamente mentre entravo nella caverna, e niente poté impedirmi di accasciarmi al suolo, esausta da tutto, e sprofondare in un sonno tormentato dai demoni del mio cuore.

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