Capitolo 8 "Ricordi"

E niente, oggi vi delizio con un altro capitolo. Spero vi piaccia perchè iniziamo ad entrare nel vivo del caso di Elena. Scrivere un giallo è difficile, soprattutto quando fa solo da cornice, però ci tenevo a mantenere la linea guida della Gazzola (anche se è insuperabile, ovviamente) e quella della fiction. In questo capitolo, vi avviso, non troveremo il punto di vista di Claudio, leggete fino alla fine del capitolo per capire. Che dire? Grazie per l'affetto, è proprio per questo che ho deciso di pubblicare questo capitolo, un po' più lungo del solito. Leggete e fatemi sapere se vi piace. Un abbraccio.

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Sono già passati 10 giorni da quando sono tornata in Istituto. Claudio lo vedo sempre di meno, solo in caso di lezioni, ma per il resto c'incrociamo davvero poco perché lui è sempre chiuso nel suo ufficio ed io sono sempre a lavorare, o dovrei dire sgobbare per la Wally. Per fortuna a rallegrarci è tornato Paolone che entrando dalla porta principale ha detto: "Cannoli per tutti signori!" sembrava un venditore ambulante ed ovviamente io e Lara siamo scoppiate a ridere. Ci era mancata la sua presenza. Quest'Istituto senza di lui è triste.

Arthur, invece, non lo vedo da quel giorno, ma ho saputo da Cordelia che è a Parigi per sbrigare delle commissioni importanti per il nuovo lavoro e che tra qualche giorno tornerà. Spero davvero di non incrociarlo, non ne ho la forza. E' deluso da me, ne sono certa.

Del caso di Elena solo poche notizie, ho dovuto scoprire da Anceschi prima e da Calligaris poi ciò che ha scoperto Claudio, e cioè che l'individuo a cui appartiene il liquido seminale non combacia con quello a cui appartiene la saliva rinvenuta sul viso di Elena ma soprattutto che i tossicologici erano tutti negativi. Per quanto riguarda il luogo della morte, la scientifica ha ritrovato le tracce di sangue della vittima su un tavolino di legno presente nel capannone vicino al campo dov'era stata trovata. Non riesco davvero a capire chi possa averla uccisa. Che ci facevi Elena qui da sola a Roma? Calligaris mi ha anche informato che la Polizia Postale non ha rinvenuto nessuna chat ambigua né nella messaggistica generale né in quelle archiviate o cancellate. Per quanto riguarda i tabulati, aveva chiamato più volte un numero intestato ad Ivan Mancini, che sarà interrogato questo pomeriggio da Calligaris e ovviamente io assisterò.

Ma la cosa più triste è che Claudio ha smesso di parlarmi, in generale. Io non voglio parlare di noi, anche se ne avremmo bisogno, ma lui mi esclude da tutto. Mi da solo tanto lavoro rognoso e non m'informa sugli aggiornamenti del caso. Ha mandato persino Ambra a depositare la Perizia in Procura. Non succedeva da tanto. Mi sento gelosa.

Ad ora di pranzo mi vedo con Silvia, ma è davvero un pranzo super veloce perché lei deve tornare in Tribunale, così ci organizziamo per una serata tutte donne: io, lei, Lara e Cordelia. Si, frequento ancora Cordelia, nonostante i rapporti con Arthur non sono rosei. Il motivo è che le voglio bene e che soprattutto mi sento in colpa per non esserle stata vicina quando è stata male per Lars ed ora vorrei tanto rimediare.

Nonostante tutto mi manca sempre Yukino. Con lei era nata un'amicizia profonda ed infatti ci sentiamo costantemente, anche se Marco non lo sa. Momentaneamente è andato a Milano per seguire un corso di fotografia e per dimenticare la sua amata.

Continuo a lavorare in maniera scrupolosa per la Wally e appena si fanno le 17 mi dirigo da Calligaris per assistere all'interrogatorio. Ivan Mancini ancora non arriva e quindi io parlo un po' con Calligaris del più e del meno, fin quando non veniamo interrotti dal suo arrivo. Ho l'impressione di averlo già visto, ma non so dove.

"Buongiorno signor Mancini. Venga, si accomodi."

Il giovane è molto distinto, educato e curato.

"Buongiorno Ispettore. Mi dica tutto."

"Dai tabulati telefonici della signorina Elena De Angelis è emerso che lei la sentiva spesso. Come mai?"

"Io ed Elena ci siamo conosciuti a Napoli circa 2 anni fa. Io ero lì per qualche giorno di vacanza, sa quando decide di staccare un po' la spina dalla solita monotonia? Beh io ne avevo abbastanza del mio lavoro qui e ho preferito svagarmi un po'."

"E perché proprio Napoli?"

"Perché di tutte le città italiane, Napoli era quella che non avevo mai visto. Elena l'ho conosciuta al bar dove lavorava. Io dovevo restare una settimana a Napoli e trascorrevo in quel bar la maggior parte del mio tempo perché mi ero invaghito di Elena. Era così bella, la guardavo come se non avessi mai visto niente di più speciale. Mi aveva colpito la sua timidezza, la sua delicatezza. Faceva la dura, però infondo era molto gentile e dolce. E così iniziammo a conoscerci meglio. Io andavo a Napoli sempre più spesso, fino a quando 1 anno fa ci siamo messi insieme. Io facevo sul serio con Elena, non avrei mai potuto ucciderla. Era venuta a Roma per me, per stare un po' insieme, perché andavo sempre io da lei, tra l'altro non aveva mai visitato la città e voleva approfittarne."dice e sembra convinto

"Quella sera vi eravate visti?"

"Si. Eravamo stati tutto il pomeriggio insieme, poi verso le 21, dopo aver preso un gelato l'avevo accompagnata al suo B&B, era stanca, il giorno dopo sarebbe dovuta tornare a Napoli." Una lacrima gli riga il viso

"L'ha solo accompagnata o è salito con lei?"

"Sono salito."

"Avete avuto rapporti sessuali?"

"Si. Poi alle 23 circa ho lasciato il B&B e sono tornato a casa mia."

"Lei vive da solo? In un appartamento suo o in un condominio?"

"Si, vivo solo. In un appartamento in zona Parioli."

"Lei che lavoro fa, signor Macini?"

"Sono imprenditore, ho varie imprese edili in società. Non so se conosce la Edil Costruzioni."

"Si, ne ho sentito parlare. Quindi non è lei il fondatore?"

"No, io sono subentrato dopo, un mio caro amico mi chiese circa 9 anni fa di entrare a far parte della società e così, dal momento che ero laureato in Ingegneria Edile, decisi di accettare."

"Bene, chi è questo suo amico, o dovrei dire chi è il suo socio."

"Fulvio Rossi. Ma non capisco perché mi fa queste domande." Chiede ma in maniera molto gentile

"E' semplicemente il mio lavoro. So che la Edil Costruzioni, oltre che occuparsi dell'edile, si occupa anche della vendita di immobili. Me lo conferma?"

"Si, abbiamo vari punti vendita dove proponiamo le nostre costruzioni."

"Va bene, abbiamo finito, può andare. Ovviamente si tenga a disposizione per qualsiasi delucidazione."

"Certo, arrivederci Ispettore."

Quando ormai Ivan Mancini è lontano, io e Calligaris iniziamo a confrontarci.

"Non so, ma ha qualcosa che non mi convince." Dice pensoso

"Crede davvero che abbia ucciso Elena?" chiedo

"Non so Alice, non riesco ad espormi sulla faccenda. Però non mi è sembrato pulito, ecco."

"A me invece ha dato l'aria di conoscerlo già."

"In che senso?"

"Non so, sa quando crede di aver già visto una persona ma non sa né dove, né quando l'ha vista?"

"Si, ma pensaci bene, potrebbe essere utile alle indagini. Non ha un alibi, non sappiamo se è davvero rientrato alle 23 a casa sua. Però non ha nemmeno un movente. Cosa avrebbe potuto indurlo ad uccidere? Domani ho un altro colloquio, con il proprietario del campo dov'è stata trovata Elena. Se vuoi partecipare, vieni. E' alle 15."

"Credo di non riuscire a venire, alle 15 sono in Istituto a lavorare. Poi mi aggiorna. Comunque penserò a dove posso aver visto Ivan. Ora mi scusi ma devo lasciarla, ho un impegno. Buona serata" dico serenamente

"Buona serata Alice."

Torno a casa e decido cosa mettere per la serata. Non sono dell'umore adatto, sto male. Mi manca Claudio, mi manca parlare con lui, mi manca il suo convocarmi nel suo ufficio, mi manca tutto di noi. Ma mi manca anche Arthur. Non riesco a capire davvero cosa voglio, eppure le sensazioni sono chiare. Ho bisogno di tempo. Me lo devo.

Opto per un vestitino blu, scollato sulla schiena. Siamo a inizio settembre, non fa molto freddo, però decido comunque di portare una giacca leggera, non si sa mai!

Mi trucco velocemente e nel frattempo Silvia è arrivata sotto casa. Scendo e ci dirigiamo verso questo locale molto in voga, soprattutto quest'estate perché ha fatto il rinnovo dei locali. Ha organizzato una serata per salutare l'estate, dal momento che ci avviamo verso l'autunno e ovviamente Silvia sa sempre tutto, così ha deciso di andare lì. Ma io ora vorrei essere altrove. E come d'improvviso vengo assalita dal ricordo di noi, di me stretta fra le sue braccia. E non sto parlando di Arthur.

"Ali mi dici a che pensi?" mi chiede Silvia

"Silvia io sto male. Non so più che pensare. Prima passo una notte indimenticabile con Claudio, poi viene Arthur, lui va via, parlo con Arthur e mi bacia, per poi sparire. Io non so più nulla. Mi sento solo tremendamente in colpa."

"Cosa hai provato quando Arthur ti ha baciata?"

"E' strano, non so spiegartelo. Mi sono sentita amata, nonostante tutto."

"Ecco vedi? Ti sei sentita amata, ma non hai amato! Con Claudio che senti? Le stesse cose?"

"No, con Claudio è diverso. Lui mi manda in tilt il cuore. Mi fa provare emozioni indescrivibili che non ho mai provato nemmeno con Arthur, forse solo all'inzio che stavamo insieme. Con lui è una sorta di alchimia, Silvia, non riesco davvero ad interrompere questo legame che c'è fra noi. E' come se ogni volta che siamo vicini ci fosse un'energia forte che mi scombussola i sensi. Però ho il dubbio che lui mi voglia solo tra le lenzuola. Non vuole altro e lo sta dimostrando in questi giorni, non mi rivolge la parola ed io mi sento sempre più propensa a chiedere un trasferimento."

"Alice ma sei impazzita? Non ci pensare nemmeno. Fuggire non serve a nulla e poi ti ho già detto che non puoi sapere ciò che lui vuole e prova. Hai detto che quando siete stati insieme era irriconoscibile. Magari Claudio pensa, forse, che tu vuoi ancora Arthur e per questo ha cambiato atteggiamento, per proteggersi. Lo sai benissimo com'è fatto. E poi quando Arthur è venuto, potevi anche lasciarlo lì e rincorrere Claudio. Perché non lo hai fatto?"

"Non me la sono sentita. Avevo paura di ferire Arthur. E poi lui è scappato infuriato, senza nemmeno ascoltarmi!"

"Di fronte ad una scena simile sarei scappata anche io, forse per paura di sapere la verità. Ma non pensare alla paura di ferire Arthur. Il tuo cuore cosa vuole?" chiede con decisione

"Non lo so."

"Andiamo bene! Dai ora non pensarci, divertiamoci."

Siamo arrivate fuori al locale, è sul mare e c'è una leggera brezza. Ho fatto bene a portare la giacca. Ci sediamo su dei divanetti all'esterno e trascorriamo una serata piacevole tra sole donne, divertendoci, canticchiando e ballando di tanto in tanto. Ma la mia mente è altrove. La mia mente sta ricordando di noi.

Narratore esterno

In un attimo i ricordi pervasero la sua mente e ciò le fece capire che mai nulla avesse toccato il suo cuore come quei ricordi. Il cuore, si ritrovò a pensare, nonostante sia un piccolo organo, può essere abitato da emozioni, che non controlliamo, e da ricordi, che a volte appaiono nitidi come se ciò che abbiamo già vissuto stesse accadendo in quel preciso istante. 

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