Grand Hyatt

Hotel Grand Hyatt, Berlino, 6 Novembre 2005

Rita

Mi svegliò il telefono. Fuori stava calando la sera. Non mi ero nemmeno accorta di essermi addormentata. Era molto tempo che non dormivo così profondamente. Era strano, alienante. C'era un silenzio profondo nella stanza. Scorsi i messaggi sul telefono. -In piscina quando ti svegli- recitava il numero sconosciuto. Berger. Chiaro. Cancellai il messaggio, mi alzai, mi lavai la faccia ed indossai il costume pronta per la piscina. Infilai l'accappatoio al volo e mi diressi verso l'ascensore. Rimasi senza fiato a guardare la vista di Berlino dalle vetrate riflettersi sull'acqua chiara della piscina. Era un panorama davvero notevole. Berger era sdraiato su uno sdraio a lato della piscina con altri clienti. Non lo guardai nemmeno, appesi il mio accappatoio ed entrai nell'acqua calda. Mi immersi completamente e nuotai fino alla finestra. Odiavo nuotare. Questo Berger lo sapeva? Rimasi a guardare il cielo aspettando che si avvicinasse. Aspettò che la piscina si svuotasse quindi si alzò lentamente. Fece un paio di vasche prima di venire da me. Certamente aveva un bel fisico, molto più asciutto di quanto fosse stato Michael ai bei tempi, ma era migliorato molto dal ragazzino scheletrico che mi prestava sempre le penne e mi scriveva i bigliettini a scuola.

-Avevi qualche arretrato?- chiese avvicinandosi.

- Prova tu a far dormire mia figlia- gli risposi senza degnarlo di uno sguardo. Lui si guardò intorno.

-Ho sistemato tutto, ti hanno scritto per domani?- chiese lui.

-Si, quasi un'ora fa. Hanno confermato l'orario: 9:30. Marc non ci sarà, ci raggiungerà a fine settimana- aggiunsi. Lui mi guardò stupito. -Meglio per noi- alzai le spalle. Non sapevo come avrei reagito alla vista di quell'uomo. Mi voltai verso di lui concentrandomi sul braccialetto col panda. Stonava un po' su un'uomo della sua altezza.

- Avrai una settimana per ambientarti. La camera è ok?- chiese Berger.

-Mmh- mi rivoltai verso Berlino. Quando mi voltai  di nuovo era giusto dietro di me. Non potei che trattenere il fiato per un attimo. Era talmente vicino. Mi guardava come aveva sempre fatto: con ammirazione infinita. Sospirai. In un altra vita mi era piaciuto quello sguardo. Ero solo una bambina quando era successo. Ora mi faceva ribrezzo. Fece per accarezzarmi il volto, io gli bloccai la mano a dieci centimetri dalla mia faccia. Sorrisi. Se voleva vedere cosa ero diventata, cosa potevo essere, l'avrei accontato. Mi avvicinai al suo orecchio: lo sentivo fremere ad ogni mio sussurro.

-Con chi pensi di aver a che fare, Björn? Non ho più 8 anni. E non ce li hai più tu. Sei sposato e con figli.- gli ricordai. Lo costrinsi ad abbassare il braccio , ma non mollai la presa.

- Eh dai, Rita, in nome dei vecchi tempi... Solo una notte! Ho una camera libera senza telecamere...- aggiunse. Che pezzo di...Mi montò la rabbia. Strinsi i denti. Una notte? Per chi mi aveva preso? Un'altra me forse, in un'altra vita l'avrebbe fatto solo per fargli vedere chi era che comandava, chi portava i pantaloni. Forse no. Odiavo talmente tanto il suo sguardo. Quanto ero cambiata negli anni?

-Lo vedi questo ?- gli sventolai il braccialetto davanti alla faccia.

-E' carino- fece lui ridendo sornione.

- E' un regalo di Michael. Dimmi davvero con quale coraggio sei qui ora davanti a me mentre lui ci sta guardando dal GTAZ. Se ti avvicini di un centimetro schiaccio l'allarme che c'è nel braccialetto- lo minacciai. Lui rise.

-E poi? Michael arriva sul cavallo bianco?- il suo sguardo era cambiato. Ora si stava divertendo. La cosa mi fece ancora più arrabbiare. Mollai il braccio e serrai l'altra mano contro le sue palle e strinsi. Berger non credo si aspettasse un aggressione da parte mia. Irrigidì il corpo e smise di respirare e di parlare... e anche di ridere. - Rita ti prego...- disse diventando rosso in viso.

-Io non ho bisogno di eroi, non ho bisogno di qualcuno che mi difenda, sono uno US Marshall e lo sarò sempre. Quindi adesso prendi le tue piccole palle e le riporti a casa da tua moglie e dalle un bacio da parte mia- dissi baciandolo sulla guancia e lasciando la presa. La gente intorno a noi per ora non si era accorta di nulla. Feci qualche bracciata e uscii dalla piscina senza voltarmi.

Michael

Ero rimasto senza parole a guardare davanti a quella telecamera. E non ero il solo. Diversi uomini attorno a me scuotevano la testa. Vedere il loro capo cadere così in basso non era stato un bello spettacolo. Rita gli aveva dato la paga e questo nel profondo mi riempiva d'orgoglio. Quando uscì dalla piscina con le gambe a x scoppiai a ridere. La tensione si sciolse in sala.

- Tipa tosta tua moglie - si complimentò Christian , il ragazzo che mi stava aiutando nella fisioterapia. In palestra avevo fatto amicizia con un gruppo di militari della base che erano venuti a curiosare su questo hotel così bello in cui mia moglie doveva stare  finché era sotto copertura. Era stata una boccata d'aria rivedere gente, parlare, sudare... Certo nell'invitarli non mi aspettavo che Berger si spingesse a tanto.

- Lo riferirai?- chiese Diez un giovane gigante, ex giocatore di rugby, che mi dava quasi 15 centimetri in altezza anche da in piedi.

- Non ha senso, vedrai che starà alla larga - sospirai.

- Sei troppo buono, io lo distruggerei - disse Faust, un rosso malpelo con i capelli a spazzola.

- Se c'è una cosa che ho imparato su mia moglie è che non ha bisogno di essere protetta. Di Berger a me non interessa nulla. Vediamo come reagirà quando passerà all'azione invece che fare l'arredatore di interni - dissi calamitando una risata generale. Mi piacevano quei ragazzi. Erano brave persone e potevano davvero fare la differenza, avevano solo bisogno di un po' di organizzazione. E Berger non sembrava molto sveglio in questo. Avevo diretto squadre di uomini per anni. Forse Rita aveva ragione: potevo farlo ancora. Anche senza andare sul campo.

Poi dissi all'operatore: - mandami una copia del video e poi cancellalo dalle riprese -. Lui mi guardò stupito. Faust mi fece segno che approvava: - così si ragiona, amico, tienilo per le palle!-. Diez mi sorrise.

- Domani per la canoa, ti contiamo allora?- chiese Faust. Christian alzò gli occhi al cielo, ma non commentò. Io feci segno di ok.

- Se mi fa male qualcosa mi fermo. Che problema c'è? - alzai le spalle. Faust mi salutò e i ragazzi sciamarono dalla sala.

- Entro un'ora lo saprà tutta la caserma - ammisi soddisfatto.

- E solo tu hai le prove. Non sono un militare, ma ho capito il tuo gioco. Vuoi il posto di Berger, vero?- mi chiese Christian.

- Oh no, mi basta che mi tengano qui. Berger non durerà molto di suo - sospirai sincero.

- E' incredibile, qui dentro è come se riavessi le mie gambe - pensai ad alta voce.

- Ci sta, per loro tu sei un veterano dell'Iraq, ferito per aver scoperto troppo su un'organizzazione terroristica. Credo che diventerai popolare - ammise Christian.

- Su andiamo a finire coi massaggi e poi libero - aggiunse precedendomi fuori dalla sala riunioni.

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