Aghnar Hotel

Iraq, Najaf, 29 agosto 2004

Michael

-Gira a destra alla prossima- Dennis mi indicò sporgendosi verso il parabrezza della jeep blindata.  La città di Najaf stava lentamente scomparendo nella penombra. I passanti si affrettavano verso casa in vista del coprifuoco. Il sole stava sprofondando nell'Eufrate . Gli edifici lanciavano lunghe ombre sulle strade.

Mi soffermai sul display della jeep che nonostante l'avvinarsi della sera segnava ancora 35°. L'intera giornata di viaggio su quella jeep mi aveva prosciugato. 

-Però la trattano bene questa dottoressa- sorrise il mio amico indicando l'hotel.

-Per ora è una zona tra le più sicure, il resto non conta. Qualsiasi albergo diventa orribile senza elettricità ed acqua calda, per quanto fosse accettabile prima -  gli risposi arrestando il mezzo. 

Scesi guardandomi attorno. Scaricai le borse dalla jeep. C'era molta polvere sul pavimento ma nessun segno della battaglia di pochi giorni prima a parte un paio di vetrate scheggiate. Entrammo nella hall illuminata. - Sembra che qui l'elettricità sia tornata- aggiunse Dennis dandomi una pacca sulla spalla come se fosse il nostro giorno fortunato. Forse era davvero così.

Dovevamo scortare la dottoressa in una base nella periferia il giorno seguente. Gli ordini erano di non lasciarla uscire per nessun motivo e di mimetizzarla come un militare.   Quindi potevamo farci una doccia, dormire in un letto vero, con lenzuola pulite o quasi. Mangiare tranquilli e farci una bella dormita. La dottoressa Groitgang era in Iraq da più tempo di noi da quanto mi avevano detto, sicuramente sapeva le regole. 

Alla reception c'era molta fila: quasi tutti giornalisti occidentali. Appoggiai i borsoni a terra. Dennis attirò la mia attenzione verso il bar.

-Non è una buona idea ubriacarci il giorno prima di una missione- sospirai.

-Nemmeno una birra? Andiamo, amico!- mi tentò Dennis.

- Una sola, adesso, poi niente alcool. - risposi categorico.   In fondo non avevamo ancora preso servizio. Lui sorrise trascinendomi verso il bancone.

Lasciammo le borse in un angolo e ci sedemmo sugli sgabelli. La birra fresca scendeva in gola come oro puro. Era una sensazione davvero meravigliosa.   Mi sentii subito meglio. Forse Dennis stavolta aveva fatto centro.  

- Sai com'è questa dottoressa?- chiese Dennis guardandosi attorno. Mi voltai verso la sala ma non vedevo nessuna persona vagamente somigliante alla vecchia foto in uniforme che mi avevano mostrato: una  giovane ragazzina mora con molti piercing alle orecchie e al naso.

- Ehi guarda quella- attirò la mia attenzione Dennis ridendo.

Una cascata di capelli biondi era scesa dall'ascensore con un telefono in mano, un completo giacca pantaloni color senape, camicia bianca e due tacchi a spillo neri. Un foulard che sostitiva l'hijab lasciato sbarazzino sul colletto della camicia parzialmente aperto. Se in America avessimo assistito alla stessa scena probabilmente nemmeno ci saremmo voltati, ma erano più dei sei mesi che non vedevamo una donna vestita come tale. 

-Lascia perdere Dennis, non ne vale la pena, quella ha scritto guai sul passaporto, poi sei sposato- gli risposi concentrandomi sulla birra.

- Io si, ma tu no. Dai puoi anche fare qualche pazzia ogni tanto. Non hai nessuno che ti aspetta a casa...- disse lui battendo contro il tavolo. Guardai l'orologio. La Groitgang era in ritardo.

-Vai, se arriva la dottoressa ti copro- aggiunse Dennis spingendomi giù dalla sedia.

La donna si era accomodata su un divanetto nella hall e parlava ancora fitto al telefono. Mi avvicinai con fare circospetto. La cosa che mi colpì di più fu la sua voce roca, ma femminile che stava dicendo al telefono in maneria decisa : - quei test vanno rifatti. I risultati che mi hai mandato non sono coerenti- . Tentennai nel vederla adirata, forse non era un buon momento per attaccare bottone o forse mi ero dimenticato come si faceva.

-Non ho detto questo, ma non possiamo accontentarci di un probabilmente, non visto quello con cui abbiamo a che fare- aggiunse la donna severa.

-Se incominci ora la procedura finisce prima del mio arrivo domani, non siamo in vacanza qui, ti ricordo - aggiunse chiudendo in malo modo la conversazione. Poi si tolse il foulard, passandosi una mano sul collo sudato, quindi allargò leggermente lo scollo della camicia.

A vedere i suoi morbidi capelli muoversi suadenti mi si mosse qualcosa dentro che era immobile da ben più di sei mei. Decisi di buttarmi.  - Caldo infernale, oggi- aggiunsi stando alle sue spalle e indicando il sole che tramontava all'orizzonte. Lei si girò verso la finestra distrattamente.

- Già , ma non è una scusa per non fare il proprio dovere-  aggiunse guardandomi dritto negli occhi.

-Posso?- chiesi intimorito. I suoi occhi mi silurarono, poi fece un sospiro.

- Mi dispiace, sono qui per lavoro, non ho tempo per queste cose- disse indicandomi.

-Queste cose?- feci allibito. La donna si alzò in piedi. Era alta poco meno di me.

-Sì, fare conversazione, fingere di trovarsi vagamente interessanti e finire a letto in qualche squallida suite. Davvero, sei molto carino, ma non è giornata, non prenderla sul personale. - aggiunse battendomi sulla spalla. Sentii Dennis dietro di noi che sputava la birra scoppiando a ridere. Perchè mi ero fatto coinvolgere in questa cosa?

-In realtà io cercavo una persona e mi stavo domandano se l'avesse vista. E' un'altra ospite dell'hotel...- aggiunsi cercando di salvarmi in corner. Lei alzò le spalle.

-E' difficile, sono arrivata giusto ieri- scosse la testa e si rimise seduta senza degnarmi di uno sguardo. Abbassai le spalle trattenendo la rabbia. Chi cavolo si credeva di essere questa? Poi gli occhi mi ricaddero sul suo decoltè e di nuovo sentii quella pessima reazione. Mi voltai verso Dennis che si stava asciugando la faccia e mi faceva segno di insistere, probabilmente per farsi altre quattro risate alle mie spalle.  Presi di tasca la foto che mi avevano dato e la lasciai andare sul tavolino. La donna si era concentrata di nuovo sul telefono poi guardò la foto e poi me.

-Mi sta prendendo in giro? Pensa che sia un siparietto divertente da raccontare ai suoi commilitoni?- fece la donna adirata.

-Siparietto? No, assolutamente- feci per rispondere.

-Ho visto il suo amico laggiù al bar, non sono scema. -rispose la donna. Mi voltai appena in tempo per vedere Dennis  che faceva segno dell'okay facendomi sentire ancora più in imbarazzo.

- Se siete quelli della scorta sedetevi senza fare manfrine e richiami quel suo collega imbecille al bar, per favore. Se non siete voi, quella è la porta. - aggiunse indicando l'uscita dell'albergo.   Io rimasi un attimo sbigottito. Guardai la foto, guardai lei. Furono gli occhi e le labbra a rivelarmi la verità. Avevo davanti una versione molto più adulta e tremendamente più sexy della dottoressa Rita Groitgang.

- Siamo noi... mi scusi, non l'avevo riconosciuta, dalla foto, sa, insomma  qui è mora e... - feci pre giustifcarmi.

- Va bene, va bene. - sospirò. - Mi scusi per aver pensato, insomma... che avesse altre intezioni, di solito si identificano e si mettono sull'attenti- concluse lei facendomi segno di sedermi.  Mi rimproverai per essere stato così poco professionale. Mi augurai solo che non facesse rapporto.  Feci segno a Dennis di raggiungerci. 

-Michael Vane, vice maresciallo degli US Marshall di Boston- aggiunsi mentre mi sedevo.  -Boston? Ottimo, conosco bene il suo capo, Thomas Bert.- annuì la donna.

-Si, è il mio superiore.  La dottoressa Groitgang, presumo. - aggiunsi mentre Dennis ci raggiungeva quindi ultimai le presentazioni.

-Potete chiamarmi Rita, va benissimo. In fondo sono una di voi, almeno formalmente- sospirò la donna.

- Formalmente?- chiese incuriosito Dennis.

- Già sono stata prestata come supporto interdipartimentimentale sulla ricerca e il trattamento delle armi chimiche-  disse  Rita rilassandosi sulla sedia.

- Wow, sembra roba grossa- aggiunse Dennis. Io gli lanciai un'occhiataccia.

Rita mi ignorò e aggiunse guardandoci a turno: -Ve la metterò in maniera semplice. Sono venuta qui ad organizzare il trasporto di questi pacchetti speciali dalla base fuori Najaf a località ovviamente segreta, fuori dall'Iraq e sotto controllo Americano. E vorrei che tutto filasse liscio. Stiamo cercando di stabilizzare... le sostanze e se i test sono positivi procederemo domani dopo il mio rientro alla base al trasporto. Il vostro compito è riportare me alla base e attendere che arrivino le squadre per il trasporto, dopodiché io procedo col carico e noi ci salutiamo. Domande?- disse Rita guardandoci a turno negli occhi.

- Nessuna, tutto cristallino- dissi imbarazzato.

- Dennis, vero? Potrei farti rapporto per quella birra... chiuderò un'occhio, ma non ne voglio vedere altre. Non serve che vi ricordi l'importanza di questa missione, giusto?- aggiunse poi.

Io ero rimasto incantato a guardarla. Mi sentivo in soggezzione peggio che coi miei capi: come faceva quella donna ad essere così autoritaria? Non ci aveva nemmeno detto il suo grado. Sempre se ne aveva uno. Dennis posò la birra a terra. Rita gli indicò un cestino con un sorriso. Ora capivo quel povero disperato con cui era prima al telefono e che avrebbe passato la notte a fare test su sostanze pericolosissime. Non lo invidiavo: io avevo un letto vero su cui dormire. La dottoressa non sembrava aver bisogno di protezione ne di voler scappare dalla finestra. Sarebbe stata una consegna facile.

- Avete già preso la chiave della vostra camera?-  chiese poi Rita.

-Vado io-si offrì Dennis prima che io potessi dire qualcosa.

- Deve essere strano fare un lavoro come il tuo...- mi lasciai scappare.

- Strano? Affatto. E' quello per cui ho studiato, lo so fare bene, sono una delle migliori al mondo. Uno di quei pacchetti ha la mia firma sopra-  aggiunse sorridendo. Io la guardai sbalordito.

- Aspetta , aspetta, vuol dire che tu hai ... inventato ... un'arma biologica?- le chiesi surrando.

- Il governo me l'ha chiesto - alzò le spalle indifferente.  - Se ti chiedono di portare un fucile lo fai, non ti lamenti, sei un militare , è ovvio. E' esattamente la stessa cosa.- aggiunse lei divertita dal mio stupore. 

-Io vado a sistemarmi prima di cena, vi aspetto a scendere, sono alla camera 253 - aggiunse Rita alzandosi. La salutai maldestramente e mi stesi sul divanetto ad aspettare Dennis.  

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