Una Libertà limitata
Erano passati vari minuti dal risveglio del Genio Alato di Torino. La reazione di Erika era stata istintivamente la più normale: farsi prendere dal panico all'inizio per poi calmarsi e cercare di capire cosa stava succedendo. Più il tempo passava e più capiva di essere di fronte ad evento senza pari.
Come spiegare altrimenti una statua che prende vita davanti ai propri occhi?
<< Da quando sai di avere il potere di svegliarti? >> chiese la giovane ragazza che cominciava ad entrare in confidenza con la statua.
<< Non lo so. Credo da sempre >> rispose la statua passandosi la mano sul mento.
<< Ma non sono sicuro. A volte sento un richiamo nella mia testa >>. Erika cercò di seguire il discorso del suo nuovo amico.
<< Questo richiamo mi porta a tenere sotto controllo la città, specialmente il Duomo. Sono sempre pervaso da questa sensazione di allerta >> spiegò dando uno sguardo ai palazzi illuminati. La ragazza cercò di ragionare.
La statua dorata sorrise dicendo che non si limitava a rimanere sulla cima della Mole Antonelliana.
<< Vuoi dire che ti metti a volare tranquillamente in mezzo ai palazzi?
Ma nessuno si accorge di nulla? >>. Poi si piegò verso di lei e sorridendo disse
<< Nessuno si accorge di nulla. Di solito mi dirigo sui tetti del Duomo e poi, come guidato da un istinto naturale, rimango ad aspettare che accada qualcosa. So di dovermi recare lì. E presto scoprirò anche il perché di questo mio comportamento >>.
Erika non rispose ma continuò a guardare quell'enorme statua di 6 metri di altezza che osservava la città con molta concentrazione. Infine questi volse il suo sguardo sulla ragazza e sorrise.
<< Ma stasera voglio fare un'eccezione >>. L'umana guardò incuriosita il suo amico non avendo afferrato il significato di quella frase ma quando vide la mano gigantesca della statua fermarsi davanti ai suoi occhi, capì che la stava invitando. In un attimo, Erika si trovò in braccio al Genio Alato: fu imbarazzante e allo stesso tempo irreale. Le ali dorate si aprirono provocando un rumore metallico quasi insopportabile: erano così immense che la ragazza si chiese se fosse davvero di 6 metri l'apertura alare. I colpi di scena non finirono. L'enorme statua si diresse sul bordo dell'edificio.
<< Aspetta un momento >> disse Erika presa dal panico
<< Non vorrai mica volare con me in braccio! Io non amo volare. Ehi aspetta un attimo. Aspetta! >>. Kyrea rimase divertito dalla reazione della ragazza, sicuro che una volta in volo avrebbe cambiato idea. Fu un attimo e si trovò a gridare sopra i tetti di Torino. Pareva non le finisse mai il fiato e benché presa dal panico più totale, non riuscì a non guardare in basso. Ciò non l'aiutò a tranquillizzarla.
Ma ben presto la paura divenne stupore. Volare non era affatto male. Passarono sopra il castello diretti verso Piazzale Susa. Poi virarono verso Piazza Statuto. Erika non gridava più ed il Genio Alato se ne accorse. Così puntò verso il grattacielo di fronte a loro: sorrise nel sentire nuovamente le grida della ragazza. Mancavano pochi metri prima di finire contro la parete del sesto piano ma all'ultimo momento, la statua si impennò. Erano a pochi centimetri dalla parete mentre la pressione dovuta alla velocità di salita si faceva sentire. In pochi secondi superarono il tetto del palazzo: un oceano di case illuminate si aprì davanti a loro. Alla giovane torinese mancò il fiato. Fu uno spettacolo incredibile. A questo punto il genio puntò verso Ovest. Erika guardò alla sua sinistra: un aereo stava sorvolando Torino in prossimità dell'aeroporto.
<< Sto volando >>, disse a bassa voce: << Sto volando >>.
L'aria a quell'altezza era di un gelido pungente. Sfregarsi le mani per ottenere un po' di calore non bastava. L'alternativa fu tornare a casa ma Erika non ne volle sapere di interrompere quello che parve un sogno incredibilmente bello. Così si tenne le lamentele per sé cercando di godersi quel panorama mozzafiato il più possibile.
<< E' bellissimo qui >> esclamò cercando di non balbettare per via del freddo.
<< Perché sei voluto venire proprio sul Monviso? >>. Kyrea sospirò fissando la pianura illuminata. Torino e le città che la circondavano, davano al cielo un colore amaranto particolare. Era persino possibile vedere all'orizzonte, la campagna lombarda e le piste illuminate dell'aeroporto di Malpensa.
<< Da qui lo spettacolo è davvero incredibile >> rispose la statua.
<< Desideravo passare un momento unico assieme alla persona che più di altre mi ha sempre ammirato ogni giorno di più >>. La ragazza sorrise ma non poté fare a meno di pensare alla triste sorte che aspettava sia la statua che la Mole.
Entrambi erano seduti sul ghiacciaio dal quale nasceva il fiume Po.
<< Non esagerare dai! >> disse Erika sentendosi molto importante. Kyrea non pareva scherzare.
<< Sto dicendo sul serio. In effetti, c'è un motivo se la demolizione della Mole è stata rimandata più volte >>. Il sorriso sulle labbra della giovane ragazza scomparve improvvisamente.
<< Che stai cercando di dirmi? >> chiese preoccupata. La statua abbassò lo sguardo.
<< Hai presente quando si è verificato quell'allagamento intorno alla Mole? >>. Erika fece un cenno col capo senza proferir parola. Kyrea sospirò.
<< Sei stato tu? Tu hai provocato l'allagamento? >>. Il tono della ragazza era molto preoccupato. Si era alzata in piedi e cominciò a balbettare ma non per il freddo: bensì per lo spavento.
<< E sei stato tu a provocare quelle esplosioni? Tutti quei morti? >> urlò provocando un'eco tra le montagne. Il Genio Alato rimase colpito dall'energia che Erika stava emanando in quel momento.
<< No! Quello non sono stato io a provocarlo. Io non posso uccidere persone! Salvarle sì ma ucciderle no >>. Tornò la calma. Il fiatone della ragazza diminuì progressivamente.
<< L'ho fatto perché dovevo rivelarmi a te per ringraziarti per tutte le volte che mi hai sostenuto. Per tutte quelle volte che mi sei venuta a trovare. Ma non sapevo come fare per rendere la Mole deserta >>. La ragazza si sedette di nuovo e piegò le ginocchia abbracciandole con le mani.
<< Non so come ho fatto ma evidentemente ho risvegliato alcuni miei poteri che si son manifestati attraverso l'allagamento. E così poi è successo ciò che hai visto. Tuttavia se non ci fosse stato quel tragico episodio di Piazza Castello, non sarei mai riuscito a svegliarmi in tempo. Ma la Mole è rimasta aperta i giorni successivi e io sapevo che non ti avrebbe fermato niente e nessuno se il tuo obiettivo era quello di vedermi un'ultima volta >>. Erika lo guardò profondamente. I suoi occhi verde smeraldo erano visibili al chiaro di luna. Niente intorno pareva più bello. La ragazza e la statua continuarono a parlare. Vi era un feeling che pareva legasse i due in un rapporto di amicizia che durava da una vita. E invece si erano appena conosciuti. Era davvero incredibile vedere un essere umano che parlava con un gigante d'oro con le ali. Pareva un sogno. E forse lo era. Tuttavia, il mistero dell'attentato rimase tale e non fu più menzionato dalla statua.
<< Qual è il tuo desiderio? Hai un sogno da realizzare? >>. Erika era del tutto impreparata ad una domanda del genere. Guardò le stelle poi si rivolse alla statua con occhi lucidi.
<< Essere felice e serena avendo la forza di affrontare ogni giorno le difficoltà che mi si presentano davanti. E per essere felice e serena ho bisogno anche di te! >>. La statua sorrise accarezzando la testa di lei.
<< E tu? Hai un sogno da realizzare? >>. Kyrea divenne serio. Alzò la testa osservando la volta celeste e sospirò.
<< Quanto vorrei essere una stella >>. Erika lo guardò con dolcezza.
<< Potrei guardare Torino e altre città allo stesso momento con l'intento di proteggere voi essere umani da..da.. >>. Non seppe che dire e ne fu turbato.
<< La tua è un'amnesia. Sei consapevole di avere un obiettivo ma ti sei dimenticato qual è >> ipotizzò Erika. Il Genio Alato si mise le mani in testa dalla disperazione maledicendosi. La ragazza lo osservò provando compassione. Poi si alzò in piedi e lo guardò dritto negli occhi.
<< Hai qualche ricordo appartenente alla tua vita prima che giungessi a Torino? >>. Kyrea chiuse gli occhi cominciando a pensare.
<< Ricordo solo che stavo cadendo dal cielo. Persi i sensi e quando mi svegliai, scoprii di essere intrappolato tra le rocce nelle profondità marine >>. La giovane ascoltò concentrata il racconto del suo amico.
<< Mi addormentai e passò molto tempo. Finché una luce mi destò. Mi presero con delle corde e mi trasportarono fino a riva. Quando mi risvegliai, mi ritrovai sopra la Mole>>. Erika capì che il suo ricordo, per quanto frammentato, coincideva con la storia che tutti sapevano. Era dunque tutto vero.
<< Solo che molte cose non tornano. Tu non puoi essere una statua. Sei qualcos'altro! >> disse curiosa la ragazza girando intorno a Kyrea e osservandolo dubbiosa. Una stella cadente passò sopra le loro teste: entrambi rimasero in silenzio ad ammirare quel breve spettacolo. Infine Erika si girò:.
<< Da dove vieni? Perché stavi cadendo dal cielo? Inseguivi qualcosa o qualcuno? Forse inseguivi ciò che ora l'istinto ti dice di controllare qui. Forse prendi vita ogni trenta notti per evitare di farti scoprire da noi umani. Chi sei veramente? >>.
Il Genio Alato rimase sconvolto da tutte quelle domande e ragionamenti. E rispose con una risata che fece bloccare l'amica dallo stupore.
<< Ma come io mi sto facendo in quattro per capire chi sei e tu mi ridi in faccia? >> disse con un sorriso stampato sulle labbra.
<< Vieni qui che ti pietrifico io ora! >>. Detto ciò si buttò su di lui facendogli il solletico come si fa tra fratelli o amici. Una statua poteva soffrire il solletico? Alla giovane ragazza non importò più di tanto. Vi era aria di serenità intorno a loro ed Erika avrebbe voluto vivere quel momento magico per l'intera notte. Ma non fu così. Si accorse ben presto che Kyrea non stava più ridendo e pareva preoccupato, forse addirittura spaventato. La statua si guardò le mani: tremavano.
<< Che ti succede? >> chiese l'amica con sguardo serio. In pochi secondi si ritrovò in braccio al Genio Alato che subito prese il volo in direzione del capoluogo piemontese.
<< Dobbiamo fare in fretta! >> gridò mentre volava a gran velocità.
<< Il tempo sta scadendo: sto tornando ad essere una statua! >>. Erika fu sconvolta dalla notizia. Non immaginava che il risveglio di Kyrea fosse così breve. Non ebbe il tempo di pensare a quando avrebbe potuto rivederlo che già stavano atterrando sulla guglia della Mole Antonelliana. Il volo fu davvero breve rispetto all'andata. Ma non poteva essere altrimenti. Una volta scesa dalle braccia del Genio Alato, la ragazza pareva molto nervosa.
<< Avrò la possibilità di vederti ancora sveglio? Cosa devo fare? Ti prego, voglio rimanere con te! >>. Il suo nervosismo divenne preoccupazione e la sua preoccupazione divenne disperazione. Il Genio Alato le accarezzò la testa-
<< Non preoccuparti. Se non avremo possibilità di parlare nuovamente, cerca di avere un buon ricordo di questa serata! Grazie ancora di tutto! >>.
Erika aveva il respiro affannato. Avrebbe voluto dire qualcosa e forse nemmeno lei sapeva esattamente come rispondere. Kyrea alzò la mano destra al cielo emulando il simbolo della pace e con la sinistra indicò il duomo. Lei rimase a guardare l'intera fase della trasformazione. Infine il Genio Alato aprì le sue immense ali e rimase immobile: era tornato ad essere una statua.
Il respiro di lei tornò progressivamente normale. E' stato tutto quanto un sogno ad occhi aperti? E' successo veramente? Rimase ancora una mezz'ora abbondante ad ammirare la città illuminata e la statua dorata. Niente da fare: rimaneva immobile. Il cellulare cominciò a suonare: sua madre la stava chiamando ma lei non rispose. Prese le scale per andare all'ascensore di cristallo e, pensierosa, cominciò a sperare che tutto ciò che aveva vissuto non fosse un sogno pregando di rivivere quell'esperienza il più presto possibile.
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